sabato 19 febbraio 2011

Aperto Tomba

Burke & Hare - Ladri di cadaveri
Trama: Donne! È arrivato il becchino. Dissottera tibie, pelli, pellicine, pelli da seta, coltelli da farabutto! Donne è arrivato il becchino e il cassamortaio; aggiustiamo i cadaverelli; il cassamortaio, donne! Ripariamo corpi a gasse: abbiamo i pezzi di ricambio per i vostri corpi a gasse. Se avete perdite di gasse noi le aggiustiamo, se la cugina fa fumo fatuo noi togliamo il sangue dalla vostra cugina a gasse. Lavoro subito, immediato. È arrivato il becchino e il cassamortaio!

Si parlava tempo fa dei registi vecchi, di chi regge il colpo e chi proprio no. Mi pare si spalassero chili di merda su Ridley Scott e Brian De Palma, mentre si prendeva come mito immortale (almeno finché non morirà) Haneke. Ecco, qui siamo a metà strada tra la merda e il mito. John Landis ci ha cresciuto, a tutti, a me e voi. Con Una poltrona per due, con Un lupo mannaro americano a Londra, con Il pricipe cerca moglie, a voi anche con Blues Brothers (che a me non è mai "entrato dentro") e nonostante tutto a tutti anche con questo:

Poi sono arrivati Sylvester Stallone e Ornella Muti a rovinare tutto. Da lì, un viaggio sulle montagne russe ma senza la risalita.
Con Burke & Hare Landis torna, alla veneranda di 61, dalle sue parti preferite: una coppia di interpreti scoppiettanti e una commedia grottesca e cattiva. Peccato che i 61 anni si facciano sentire, e manco poco. Pegg e Serkins, che altrove hanno dimostrato di essere le facce giuste per il grottesco spinto al massimo; vi bastino queste due locandine che sono altrettanti comandamenti di recupero:
qui non sono serviti bene, non proprio sacrificati del tutto, ma c'è qualcosa che non fila, che si stoppa, non arriverei a dire che annoia, ma poco ci manca. Il grottesco, quando lo tratti, devi proprio spingerlo fortissimo. Non puoi tirarti indietro. Devi essere scorretto ai limiti dell'antipatia, come insegnavano i Monthy Pyton, come insegnava Mel Brooks, come hanno imparato bene il primissimo Mr. Bean, i tipi di Psychoville e quelli di Little Britain. Fa piacere però vedere la comparsata di Christopher Lee, che da quando l'ho visto in The Resident speravo che non ci lasciasse le penne con quello come ultimo ricordo.
Il trattare cadaveri, corpi umani, muscoli scoperti, disserzioni e studi anatomici ante litteram mi fa venire in mente tantissimi artisti che si divertono a farci vedere come siamo dentro. Primo fra tutti, ne accennammo qualche giorno fa, Gunther Van Hagen. EHI! Ma devo per forza averne scritto qualcosa...fammi vedere...ah sì, infatti: 
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Ghunter Van Hagen ti mostra spietato come sei fatto all'interno. Ti ricorda che in fondo non sei altro che un paonazzo ammasso di mollicci intestini che cooperano per una manciata di anni e finiscono, nonostante i tuoi sforzi, mangiati dai vermi. Il suo processo di plastilinazione blocca la putrefazione e fa del tuo cadavere una statua; sezionata in tante listelle a volte, in posa a mo’ di tennista in altre. La cosa che però maggiormente infastidisce se sei uno spettatore è l’odore che ti punge il naso: un senso che batte la vista e ti ricorda che la statua che hai di fronte sei tu... dentro.
Ed ecco un po' di immagini anonime artistiche anatomiche atomiche:
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