lunedì 31 ottobre 2011

FFR2011 • FOCUS UK • Tyrranosaur

FFR 2011 • FOCUS UK • PUNK & PATRIOTS
Si ritorna in pompa magna per la seconda visione cercando di scartare sulla destra per evitare la folla di ragazzine IMPAZZITE per il mio arrivo. Madonna guarda la vita di noi sex symbol non è per niente facile... A. Erano lì per Scamarcio? Erano lì per il più sfigato deivampiri sfigati di Twilight? A. Ma io non ne sarei tanto sicuro eh...
Allora io mi vedo il film UK, tiè, e come un vero Piccolo Lord (o Piccolo Lard) inglese guardo e passo e non mi curar di loro. Perché questa volta si tratta di filmone!
Tyrannosaur
Trama: Il dolore è una canzone triste cantata in un pub. O un tirannosauro che sale le scale.

L'incipit di questo film è uno dei più crudi, secchi, micidiali, violenti che io ricordi. Tempo trenta secondi netti e già Considine ti ha lanciato addosso un macigno che ti blocca al sedile per tutto il film, e non contento non se lo riprende neanche a proiezione finita, neanche dopo i due minuti buoni di applausi, peraltro meritati.
Nessuna pietà per il suo protagonista, Joseph, nessuna scusante, nessun perdono: tempo trenta secondi e già tu spettatore lo vorresti strozzare a mani nude, perché quello che fa durante questi primi trenta secondi è aberrante, si potrebbe dire "bestiale", ma offenderebbe le bestie. E lo capite da voi quanto, a questo punto della questione (dopo trenta secondi di film), sia difficile per Considine cercare di farci, se non proprio amare, almeno concepire un qualche sentimento per Joseph, il protagonista, appunto.
E la potenza di Tyrannosaur sta proprio qui. 
Parlando per assunti: affezionarsi al protagonista (foss'anche un serial killer, o un eroe negativo) è un processo quasi naturale; l'immedesimazione è forse una delle basi inconsce del nostro Essere spettatori. Decidere quindi di distruggere subito questo processo di immedesimazione è una scommessa da fare con la massima cautela, hai tutto da perdere se non riesci poi a fare un bel film. 
Considine è alla sua prima regia, e, ce ne fossero di esordi così, mica come quegli attori che si inventano registi e poi fanno Music Graffiti. Considine vince quella scommessa, nonostante fosse dato 100 a 1: gestisce alla perfezione gli elementi classici del English Suburbia Drama... esiste per davvero questa definizione? Comunque avete capito: quei film nella suburbia inglese con le case a mattoncini, carte da parati assurde e moquette con peli alti così nei bagni, le strade vuote, litri di birra nei pub e tutti a cantare la canzone gælica triste, deli gestiti da immigrati, violenza, razzismo, ancora litri di birra nei pub e criminali di neanche mezza tacca che delegano la loro "potenza" a cani molossi addestrati ad azzannare.
Si ha l'impressione che l'estetica della violenza, pur se moderatamente mostrata (ma quella che c'è fa paura e appesantisce ancora di più il macigno che ci portiamo dietro già dai primi trenta secondi) sia propria della suburbia inglese. Forse è vero per tutte le suburbie, le periferie, ma quella inglese è più che perfetta: sembra scritto sui piani degli architetti che in quei luoghi debbano succedere le cose più atroci, le violenze più inaudite, tutte chiuse dentro casette coi tavolini pieni di ammenicoli in ceramica e centrini broccati.
Il film, nonostante tutto, parla di sentimenti, sembra assurdo ma è così. E di nuovo tre (di nuovo rispetto al film di ieri) sono i protagonisti.
Su tutti - e di più - un Peter Mullan GROSSO come una casa; un fascio di muscoli compressi in un'altezza risibile che da solo solleva il film, solleva la sala, sembra poter sollevare l'intero Auditorium con la sola forza di uno sguardo. Non danno dei premi alle miglior interpretazioni al FFR, vero? Be', dovrebbero istituirli anche solo quest'anno per darlo a Mullan. Lo conoscete, anche perché è stato pure lui (come metà degli attori inglesi in vita) un po' magico, ma la sua carriera va ben oltre il "dove l'ho già visto questo"; Mullan è anche un regista e suo fu quel Magdalene, altro bel macigno. Joseph/Mullan è un essere abbietto, nullafacente e nullatenente, un debosciato mezzo alcolista completamente violento; al tempo stesso risulta umano, quasi buono, fa una pena enorme; e poi ci sono quelle due scene, appunto l'inizio e la fine, che sono due specchi messi uno di fronte all'altro, che creano quel tipo di effetto infinito da cui sembra impossibile uscire, due specchi uno di fronte all'altro formano il tuo destino, e tu sei bloccato lì, impossibile scorgere la fine, impossibile uscirne. Mullan è un tirannosauro.
Gli altri due sono una perfetta, mesta, allucinata Olivia Colman:
e il di le marito, il laido e schifoso (nel senso che come può fare lui gli "schifosi" forse nessun altro) Eddie Marsan:
che già qui lo avevamo decantato. Il personaggio più disturbante del film, un viscido marito che piscia in testa alla moglie (e non in senso figurato... e ho detto tutto). Tutti e tre perfetti, anzi uno più ancora che perfetto.
Considine dimostra in Tyrannosaur (e vi stupirete quando scoprirete che il nome deriva proprio dalla fonte più ovvia) di conoscere bene il peso specifico di tutte quelle caratteristiche che fanno un English Suburbia Drama, e senza chiedere il permesso te le scaglia addosso, prendendo bene la mira. Tyrannosaur è un altro di quei film UK che ben dimostra che gli inglesi veri non sono così:
o così:
Sono più così:
o così:

Tornano le lezioni non richieste di Inglese dal vostro Prof. preferito (Proferito) C&B [pron: si-anth-bee]!
Cunt
La parola cunt, che trattandosi di inglese e sapendo quanto per gli inglesi siano importanti tutte le cose di sangue reale, può essere facilmente confusa con un titolo nobiliare (Cunt di Montecristo, Cunt Dracula, Cunt Tacchia) è invece uno dei peggiori e più comuni epiteti offensivi che si possano rivolgere (sputacchiando) a chicchesia. Letteralmente trattasi di apparato riproduttivo femminile, ma può essere lanciato addosso a gente di ogni sesso, età, colore e religione, basta che siano dei deficienti totali. Certo, usare una parola che significa "donna" per dare del cretino (chiaramente "cretino" è un eufenismo) a qualcuno la dice lunga sulla considerazione goduta dalle donne nella testa di chi etimologicamente crea le parolacce. Le creano forse a Fuckingham Palace [cit. dal film]?

domenica 30 ottobre 2011

FFR 2011 • FOCUS UK • The Deep Blue Sea

FFR 2011 • FOCUS UK • PUNK & PATRIOTS
E ricomincia l'inatteso (più che altro per loro) reportaggio di C&B al Festival del Film di Roma. Ma infatti mi sa tanto che si sono sbagliati e non volevano invitare Chicken&Broccoli, ma qualcun altro:
Quindi C&B = = a Peter Seller in Hollywood Party. Evvaicosì. 
Prima minima breve considerazione utile come è d'uopo: Dove diavolo avete nascosto Julianne Moore? No perché lo sapete che io vengo (!) solo e soltanto per Julianne Moore!!!
Seconda breve considerazione inutile: più ci pensavo - a questo focus UK - e più mi si focalizzava di fronte un logo alternativo (lo sapete che qui dalle mie parti il senso più fino è la vista (pensa l'artri), e la vista si mischia alla mia innata dislessia: insomma non riesco proprio a non ridistribuire parole e lettere a casaccio. Quindi dicevo, c'era qualcosa che non mi tornava, poi l'ho capita, ho capito come doveva davvero chiamarsi questo focus: FOK US. Sì, ecco. Chi ha visto anche solo un film in inglese stretto, capirà da solo le implicazioni fighissime di chiamarlo FOK US. Fine della seconda considerazione inutile.
Terza breve considerazione inutile: quest'anno attori, attrici e Carolina Crescentini vengono accolti sul tappeto rosso da cavoli e mele. 
A parte il fatto che io l'avevo detto l'altranno che sarebbe stato uno splendore con gli ortaggi
ma mi chiedo, visto l'ottobrata niente male che sta facendo, ci hanno pensato che tra 4/5 giorni tutto l'auditorium sarà investito da una puzza di marcio che "no, non viene dal cadavere di..." Ok. La smetto, lo so sto tirando la corda. Passiamo al primo film del Focus, ed eccolo qui:
The Deep Blue Sea
Trama: Take a woman / Say you love her / write for her love songs / send her roses / poems / give her juice of your heart / let she feel important / giev her the best / the best you have / try to be a sweet lover / be always there / resolve her trouble.... AND TAKE IN DA ASS!|

Questo film racconta un sentimento, un sentire. Questo film, attraverso un triangolo amoroso dal classico impianto: donna divisa tra due uomini, uno mesto e "sicuro", l'altro passionale e imprevedibile, è denso si quel sentimento capace di farti diventare un altro, quando lo provi. Quando lo provi, qeul sentimento, saresti capace di attraversare i deserti a piedi scalzi, scalare le montagne più alte del mondo, attraversare a nuoto le distanze infinite che ti separano dall'altrove, guidare come un pazzo a fari spenti nella notte e parlare con un pescatore per ore e ore, un pescatore greco. Un sentimento talmente potente, esplosivo, unico, che quando lo provi, se davvero è di quel tipo puro e cristallino che capita di provare davvero poche volte nella vita, solo allora sai che nulla sarà come prima, che niente e nessuno potrà capire quello che hai provato. Un sentimento capace di dividere il mondo in due, tu da una parte, tutti gli altri dall'altra, divisi da un confine invisibile. Un sentimento forte come nessun altro.
La noia.
Ecco, The Deep Blue Sea, che altro dire, è noioso. Partiamo dall'inizio, cercando di non annoiarvi. L'inizio è l'unica cosa un po' movimentata del film; e per movimentata intendo sette minuti secchi di concerto di viola, violoncello, violino manco violenti in sottofondo e una serie di "diapositive" (scene poco più movimentate di un quadro appeso storto) temporalmente disordinate che ci presenta come si è venuto a creare questo Teorema. E il film poteva finire qui perché le scene sono effettivamente e formalmente impeccabili, ma inizia già a germogliare (giàrmoglia) in noi il seme della noia.
Come ogni Teorema Pitagorico o  Teorema Ferrandinico si va sempre in fila per tre, tre lati, tre angoli, tre personaggini i cuoi cuori si incrociano, scontrano, distruggono, spezzano. Oddio questo dovrebbe accadere se non ci fosse Noia. Ok, eccoli qui, i tre pinguani piagnoni.
Quell'iPazia di Rachel Weisz fa una tizia che sta in mezzo a questo triangolo che, indovina, non è un triangolo, per il semplice fatto che lei, la Palla di Verdura (dicasi Palla di Verdura - nomenclatura © di un'amica mia - quella donna che magari non è brutta, non è fastidiosa, non è capace di farti arrabbiare, non è stupida del tutto... ma che, questo sì, ha la personalità di un bolo di spinaci insipido cotto al vapore, che magari lo mangi, ma il sapore, il gusto, quella è tutta un'altra cosa. La Palla di Verdura la metti per riempire il piatto ma finisce che poi a fine pasto sta ancora lì, intonsa. Oppure da bambini la Palla di Verdura finiva dritta dritta sotto i cuscini per poi essere recuperata e buttata nel gabinetto in seguito)...dicevo...la Palla di Verdura (che come potete vedere dalla foto fuma come una caposala, e già dà fastidio) non è "divisa", è semplicemente una che mette le corna al marito. E non è che "dio mio cosa ho fatto mio marito il buon uomo mi pento è stato un errore" no ma de che, lei è proprio convinta: lei vuole Loki! Oki? Lo vuole e ci va a vivere insieme e non ci pensa neanche un secondo a tornare da lui:
Certo, la scelta dell'attore del marito tradito in questo caso si rivela proprio fallimentare: che non lo sai che per far interpretare il cateto debole del triangolo (quello cornuto e mazziato, quello tristo e solitario, quello che "ti amo talmente tanto che se so che lui ti rende felice sono felice anche io" - sì, certo) devi scegliere proprio il più bravo dei tre! Ve la ricordate Uiuoua Rider ne L'età dell'Innocenza? Non la volevate ammazzare verso la fine del film? Ve la ricordate la moglie in Match Point? Non l'avreste sparata a lei la fucilata in faccia? Ecco, per interpretare il cornutaccio devi scegliere un grande, deve essere il meglio dei tre. Invece qui, tra i tre, il cuckold è proprio il più scialbo, inutile... noioso. 
Film del genere sono di solito costruiti nell'attesa di una risoluzione finale piuttosto tragica. Il regista del film, Terence (Trent) Davies - presente in sala - ci dice a noi pubblico, prima della proiezioni: "Perché la protagonista quando alla fine del film lascia andare via il suo amato, soffrendo, è perché lo ama. E amare vuol dire anche lasciare andare via." A parte che "grazie tante per averci detto il finale del film, asshole", ma poi NON È VERO! Se io ti amo, cazzo, TU NON TE VAI NEANCHE MORTA! CAPITO! Ma non erano proprio i film ad averci insegnato che il tuo amore lo devi inseguire pure se si va a rifugiare in un igloo con un Masai o in un tepee con un Mariachi? E invece lei no, lo lascia andare (aò, l'ha fatto lui lo spoiler, evidentemente non era poi così importante non saperlo) e piange e si dispera e se vole ammazza' (poi tra volere e fare...). Ah, queste donne, prima di leggono tutti i libri 101 motivi per cui le donne amano gli stronzi ma poi si sposano coi mesti e poi li cornificano cogli stronzi di cui sopra e poi appena la cosa succede davvero, tac, li lasciano andare, gli stronzi e se ne stanno al protette dal sole sotto l'ombra del cesto di corna del marito. E dire che qui lo stronzo della situazione (che poi è la parte migliore del film è nienteporopoponzipò di meno che LOKI!

FuckyeahTomHiddlestonOk? L'oki? (ma scusate la vedo solo io un po' di somiglianza con Micheal Fassbender, almeno come attitude... il sorriso.) Lui, che a parte che è LOKI, ed ha già vinto il premio dei meglio badass da vari anni a questa parte, è anche un vero campioncino di sguardling:

Decido OGGI che TomLokhiddleston è MEGLIO di Gosling! Deciso. Fatto. Chiuso. Ed è pure bravo (peccato non sia aiutato, nel caso di questo film, dalla scrittura: il suo personaggio non è troppo stronzo, non è spietato, è solo un semplice, come li chiamano? Ah sì, uomini). E insomma lei, l'iPazia, è costretta a scegliere tra PotreiesseretuoBabbo.Natale e Loki. E la chiami "scelta"?

Noia. Aspetta! C'è una cosa davvero splendida nel film. Le carte da parati. Quelle belle carte da parati Anni50 inglesi! Belle! (Il bello è che le case attuali ancora non le hanno cambiate mai quelle carte da parati. Andare in UK per credere).
Chiudiamo che mi sta predendo la noia. Durante il film c'è uno scambio che da solo racchiude (o potrebbe racchiudere) tutto quello che questo film non riesce proprio a trasmettere: il marito chiede a iPazia: "What happened to you?" e lei risponde: "Love happened". Capite quanto solo queste poche parole siano abbastanza per aprire un mondo intero di film che ci hanno strappato il cuore e quello continuava a pulsare, film che ci hanno stillato le lacrime con delle lame ghiacciate, amori da film che ricordiamo con maggiore intensità di quelli vissuti in prima persona. 
"What happened to you, C&B?"
"Noia happened".
Comunque questo è il trailer del film, magari a voi la noia piace:

Io continuo a preferire "l'altro" Deep Blue Sea, quello con gli squali che saltano da dietro e mangiano i Samuel 25/17!
Per chiudere, visto che la cosa più bella dei film inglesi è sentirli parlare in quell'inglese bellissimo che allora in america che parlano? Non parlano inglese, parlano proprio un'altra lingua, più brutta. Insomma evviva l'inglese quello vero, che C&B vi insegna da oggi con il famoso...
Affair
Uno se li immagina tutti presi dai loro affari, quelli della City, in cravatta e mocassini lucidissimi, con le 24ore zeppe di documenti, a fare tanti tanti affairs. E invece no! Affair vuol dire una cosa sola: che non passerai della porte per un bel po'! Quindi care amiche, se i vostri fidanzati sono inglesi e quando vi dicono "Sweetheart, i'm in office for close important affairs" vuol dire che potete pure chiamare il fabbro per cambiare la serratura della porta. Poi magari vi fate controllare il buco della serratura, dal fabbro, no dico, così...

venerdì 28 ottobre 2011

FFR2011 Extra • The Dark Side of the Sun

The Dark Side of the Sun
Trama:  - Mamma andiamo al mare? - No.

Il che non fa per niente ridere. Perché Dark Side of the Sun è un film che parla di una cosa che se solo ci pensi un secondo di più stai male, tipo per sempre.
Parla di XP. Per spiegarvi l'XP, intanto, copio/incollo le parole usate nel comunicato stampa:
Lo Xeroderma Pigmentosum è una malattia, estremamente rara, che consiste principalmente in una deficienza della Nucleotide Excision Repair (NER), ossia della capacità delle cellule umane di riparare i danni provocati dall'esposizione ai raggi ultravioletti. Questo comporta nei pazienti di XP un'esposizione ai tumori della pelle mille volte superiore rispetto a quella di un soggetto sano. Non si può guarire da questa malattia. I raggi ultravioletti, principalmente provenienti dal sole, ma anche generati da alcuni sistemi di illuminazione artificiale, sono sempre e comunque dannosi per i malati; non esiste un livello di esposizione sicura ai raggi ultravioletti e i danni sono cumulativi: maggiore è l'esposizione, peggiori le conseguenze. Le aspettative di vita di un malato di XP sono molto basse. Questo costringe i malati a una vita letteralmente rovesciata, che si svolge principalmente di notte. Dove finisce la giornata di un bambino sano comincia quella di un bambino affetto da XP.
Capite? Riuscite solo a immaginare una vita vissuta combattendo contro un nemico grande 1.392.000 Km che per 12 ore al giorno sta lì, instancabile, immenso, bruciante, che ti guarda ardere senza pietà. E così, tutta. la. vita. No, non lo possiamo immaginare, perché è una di quelle cose che non ci pensi proprio: arriva Marzo e la prima cosa che tu pensi è "Bello! Da adesso tutte le domeniche al parco!". Invece chi ha l'XP non lo pensa. Chi ha l'XP non vive il sole. Di loro parla TDSotS, un documentario. E lo fa documentando un progetto, il Camp Sundown, una sorta di campo estivo dove bambini di tutto il mondo, affetti da XP, sono accolti per recuperare il senso stesso di gruppo, di amicizia, di "società". Quando sono al Camp Sundown, i bambini vivono la notte, la scoprono, si lasciano avvolgere dall'oscurità e capiscono che la loro è una vita privata di luce, ma piena di calore. 
Di questo racconta il documentario, di come un bambino può stupirsi di fronte ad un gufo, o giocare con le lucciole, senza sentirsi diverso, malato, disperato. Di come la fantasia di un bambino vince qualsiasi malattia, qualsiasi tragedia. Di come un bambino vive (e vivrà sempre) in un cartone animato romantico e bellissimo. 
Un cartone animato che nel film c'è. E che fa di TDSotS una produzione diversa e coraggiosa, un film che può essesere con cognizione di causa preso come un faro da seguire nell'oscurità produttiva in cui vive il cinema italiano. Ed è della parte a cartoni animati, gli inserti d'animazione che voglio parlare, e tanto.
L'animazione è stata diretta da LRNZ (Lorenzo Ceccotti, qui il suo sito, nuovo). Un artista (del fumetto, dell'illustrazione, dell'animazione) che conosco (ho fatto i conti, stupendomi) da 13 anni. Vicini, anche se non insieme, ci siamo affacciati nel mondo del fumetto che poi è diventato illustrazione e grafica che poi sono diventati lavoro (e la parola Arte non la metto che a me non mi si addice, a lui sì); e per tutti questi ultimi 13 ci siamo incrociati, tante volte. Come avrete capito C&B, nella sua vita extra-film (sì, ho una vita extra-film) fa le cose di carta, le chiamano riviste o magazine. Facendo un rapido calcolo non c'è stato un singolo progetto dove non abbia chiesto a LRNZ di partecipare, di arricchire una o più pagine con il suo stile. Neanche uno. Mi ricordo l'incipit di una mail che gli spedii tempo fa: "Ogni giorno in Italia giorno una rivista viene stampata e si mette a correre dietro a LRNZ". Ecco, LRNZ è uno di quelli che "vai sul sicuro". Hai la pagina, gli dai le misure, e sai che lui quella pagina te la trasforma in un capolavoro. Una volta ne ho scritto, brevemente, così:
Lorenzo Ceccotti ha tutte le caratteristiche di un supereroe. Prima di tutto ha due personalità. Una la “indossa” nei luoghi pubblici, con le persone che conosce poco: tranquilla e taciturna. Poi c’è l'identità segreta (che porta il suo nome con qualche vocale in meno); è questa che crea illustrazioni che mozzano il fiato ai cattivi (gusti) e come implosioni siderali sbaragliano centomila nemici in un colpo solo. Lrnz è l’identità segreta di Lorenzo Ceccotti. O forse è più vero il contrario.
E un'altra volta abbiamo fatto un'intervista, 2 stralci:
Nei tuoi disegni ci sono spesso creature gigantesche e distruttive, ma con eleganza. Da dove vengono i tuoi giganti? 
Mi piace raccontare cose belle. Trovo la bellezza di un fiorellino piccolissimo pari alla bellezza di un’onda anomala. Detto questo mi piace lavorare con la stilizzazione, non tanto grafica quanto della messa in scena. Esaltare con un fuoriscala un elemento piuttosto che un altro mi consente di arrivare a una rappresentazione simbolica senza abbandonare uno stile figurativo. Posso avere un approccio che sposta le gerarchie semantiche sul piano grafico compositivo senza perdere l’uso della prospettiva, ad esempio; è come unire la tecnica narrativa dei dipinti rupestri preistorici ai canoni del disegno rinascimentale. Poi è innegabile che una cosa gigante è sempre, sempre, sempre interessante. Gamberetti giganti? Interessantissimi! 

Viene facile ipotizzare anche un’ascendenza giapponese per i tuoi giganti… 
Totale, e infatti la loro tecnica di composizione va oltre la nostra banale rappresentazione secondo i canoni prospettici rinascimentali. I giapponesi hanno il puro segnale con il massimo abbattimento di rumore, senza incappare nella stilizzazione sterile. Il dettaglio dove serve.
Per farvi capire, queste sono alcune cose di LRNZ:
E poi non fate finta di non conoscerlo perché l'avete visti tutti i cartelloni della Festa del Cinema di Roma del 2009 (a proposito):
E se proprio non vi basta, sappiate che LRNZ ha scritto quello che è e rimane il miglior fumetto breve erotico mai scritto (sì, altro che Manara), questo.
Quindi le vite si incrociano e ricordo un giorno di vari mesi fa, quando incontrandolo per caso mi ha detto: "Oh. Faccio il mio primo film d'animazione". Ricordo di aver visto quello sguardo e sentito quel tono solo un'altra volta in vita mia, quando un (altro) mio amico mi ha detto che aspettava un figlio. Voluto. Ecco, questo è l'autore del cartoon contenuto nel documentario. E ti accorgi che questa definizione è sbagliata, perché TDSotD è un documentario contenuto in un film d'animazione, NON è un film dal vero con inserti cartoon, è un cartoon con inserti documentaristici. E il motivo è semplice: la parte animata è di gran lunga più potente di quella filmata.
Una recensione di un documentario del genere non è semplice, prima di tutto perché sono coinvolte persone che conosci e rispetti, ma proprio per questo sai di poter dire esattamente quello che pensi. Ed eccolo qui.
Un documentario su "poveri bambini malati" ha di per sè un rischio "ricatattorio" grosso come una casa, e per fortuna il regista - Carlo Shalom Hintermann - dribbla la tristezza pornografica del dolore mostrandoci bambini, a loro modo e con i loro tempi, felici. Basta la condizione in sè, il pensiero, quel secondo in più di cui parlavo all'inizio, per farti stritolare il cuore; ma quelli che vedi sullo schermo sono bambini che vivono, non sono bambini reietti, sono una società. Purtroppo però è il documentario in sè a funzionare poco, forse è proprio la scelta di non farci sfiorare, se non in maniera fin troppo blanda, la tragedia? (Non ho appena detto il contrario?) Le idee si confondono perché il materiale è difficile, delicato. 

Ma la verità è che la parte documentaristica non "entra dentro", non scalfisce, funziona poco, sfiata alla costante ricerca di una poesia che non riesce a trovare, inciampa in sequenze troppo "ammiccanti" e a volte un po' troppo "teatrali" (la scena delle lampade luminose che volano è fin troppo didascalica e l'averla evidentemente coreografata - uno al centro tutti gli altri in cerchio - distrugge in qualche modo la quinta della realtà documentata). Il che è un peccato perché la forza del materiale di partenza era prepotente e poteva venire fuori qualcosa di davvero memorabile (senza falsi buonismi o lacrime da sabato sera in TV). E poi c'è la parte a cartoni animati. 
LRNZ non nasconde - non l'ha MAI fatto - il suo Amore, direi simbiotico, per autori come Otomo, Nagai e soprattutto Miyazaki, e il character design dei personaggi è frutto di quell'Amore. 
Ma c'è un dato che prevalica l'amore o l'omaggio o la similitudine: è la Realtà stessa che regala a LRNZ l'occasione di omaggiare l'animazione giapponese. Tra i ragazzi che frequentano il Camp Sundown, infatti, ci sono PROPRIO TUTTI i caratteri che abbiamo imparato a conoscere quando stavamo incollati davanti ai cartoni animati giapponesi negli Anni80: c'è il ciccio bonaccione:
C'è la ragazzina magrolina ma dal carattere forte:
C'è la chiacchierona:
Sono loro che diventano protagonisti della sezione animata (e i piccoli doppiano sè stessi), ma prima di tutto, esistono davvero. Questo è oltre la finzione cinematografica, oltre il documentario; è una cosa, pare banale, vera. Loro sono veri. E quindi si superano anche le sequenze che raccontano forse troppo, un po' di parole in meno, forse, ma è tutto perdonato, perché in ogni singolo frame prevalica l'amore per quello che si sta facendo. Si vede. Si sente.
Un'ultima cosa mi viene in mente. Lo sforzo produttivo di un'operazione del genere - 4 (QUATTRO) animatori che MERITANO UNO PER UNO I NOMI E I COGNOMI in ogni dove, anche qui: 
Pamela Poltronieri - Albo Ramiro Rossin 
Giorgia Velluso - Mariachiara Di Giorgio
sono riusciti a creare un prodotto così definito, completo, anche se con alcune minuscole incertezze, ma innegabilmente potente, riuscito... professionale - a cosa porterà? La traccia è segnata, qualcuno inizierà a seguirla? Fa un po' specie, in effetti, pensare che la comunicazione del film debba fare leva sugli inserti animati come fossero qualcosa di "unico", "speciale", "incredibile", "wow novità!"... la dice lunga sulla povertà d'intenti in cui navighiamo (al cinema intendo). C'è da chiedersi se siamo finalmente davanti al momento in cui qualcosa (e qualcuno) ha capito che l'animazione ha la stessa identica dignità di quello che i critici chiamano Cinema. Che l'animazione è Cinema. La domanda forse è retorica, perché qualcosa mi dice che tra qualche anno incontrerò LRNZ dopo una lunghissima pausa e mi racconterà di come negli ultimi due/tre anni ha lavorato in Giappone o in America o in Cina, o sul lato oscuro del Sole, al suo primo lungometraggio animato, con la sua equipe; e lo farà sempre con lo stesso sguardo che regala a tutto quello che fa.
Ma queste sono solo parole. The Dark Side of the Sun è un film che merita tutto il successo possibile perché trasuda passione ogni secondo, e getta una luce - che però non uccide - su un gruppo di ragazzini coraggiosi, molto più coraggiosi di quelli dei film di Spielberg. 
Un film che ci racconta di bambini, che possono sembrare piccoli e soli. E invece sono piccoli Soli. E il loro calore è più forte di mille Supernova.
• Il film sarà proiettato il 3 Novembre durante la FFR2011, andateci •

giovedì 27 ottobre 2011

SIAMO SERIAL • Finale

Previously on... Siamo Serial: nani e conigliette, serial serial killer e cameriere tettone, dinosauri e Jim Calviziel. Mi sembra giusto concludere il trittico iniziato a settembre con un post postilla sulle serie (più o meno nuove) che ci accompagneranno per i prossimi mesi, forse anni, forse 10 minuti.
American Horror Story
Clichè. Topoi. Cose che "dove l'ho già visto?".Cose che "vabbè questo è uguale uguale": chiamateli come vi pare, ma gli ingredienti di questo nuovo serial horrorifico (dai creatori di quella bella cosa, almeno fino a stagione 4 di Nip/Tuck) sono esattamente quelli di tutti gli horror famosi che di certo avete visto: da Shining ad Amityville, da Rosemary's Baby a Poltergeist fino a spruzzatine di guinea pig  (?). Il però, interessante anzichenò, è che tutti questi ingredienti sono proprio la forza del serial: ci stanno, rassicurano e vedi un po' FANNO PAURA! Con tre puntate fatte e una decina to go, questa serie è accolta a braccia aperte (staccate dal corpo, of course) e per una regia abbastanza illuminata con stacchi repentini e scenette horror niente male (anche se bisogna dire che la terza puntata subisce un abbassamento della colonnina un po' grave) e per una manciata di attori molto ma molto ben messi: Jessica Lange (e la gente invecchia) inquieta e lei:
be', lei fa quello che deve fare. E poi altre cosette interessanti:

Continuerò a vederla? BU! ...certamente...
Homeland
Parla di un soldato rossomalpelo con la boccuccia a culo di gallina che rimane imprigionato per otto lunghi anni in balia di quei cattivoni dei terroristi. Lo liberano e lui dice "grazie, ma adesso sto con loro!" e inizia a fare la cellula spiona dall'interno... almeno questo è quello che crede Giulietta Danes nelle prime puntate della serie, che di certo di dipanerà facendoci per metà credere che lui è un figlio di troia pronto a scatenare un nuovo 9/11 e l'altra metà facendoci ricredere, dicendoci che sì aiutava i terroristi, ma facendoli andare dalla parte meno grave, cioè come dire che gli indicava la strada, ma quella sbagliata. 
La serie è bella, ma un po' statica, gli attori bravi, ma non mi piacciono poi molto, cioè non mi ci affeziono (cosa che quando un personaggio è bello basta una scena che è una!) però regia e sceneggiatura valgono.
Continuerò a vederla? Sì, ma aspetto che finisce per vederla tutta insieme così non mi perdo i pezzi.
Once Upon a Time
Adesso io dico, il plot della serie: i personaggi delle fiabe sono costretti a vivere nel nostro mondo, immemori del loro essere personaggi delle fiabe, mantenendo quindi i loro caratteri prominenti: il grillo parlante rompe i coglioni, la regina cattiva è cattiva, Biancaneve è buona, Geppetto parla come Super Mario, la nonnina accudisce Cappuccetto è nipote ribelle e via favoleggiando... In mezzo a loro (per un intreccio della torre che non vi dico) c'è un umana, o una mezzosangue, o un prescelta chiamatela come vi pare deve salvarli eccetera. 
A parte che riunire tutti i personaggi mi sa tanto dell'odiato Shrek, ma la cosa che mi perplime è non leggere da nessuna parte la notizia del causa legale che i creatori di Fables hanno intentato contro il serial, perché ci deve essere una causa legale,  la STESSA storia (nonché poi quella di American Gods di Gaiman, ma questa è un'altra storia). Ma senza le cover di James Jean:
Il fumetto (e chiamiamo le cose con il loro nome, è un FUMETTO, no 'ste cazzo di graphic novel) l'ho iniziato anni fa, ma mollato presto, non mi piacevano i disegni (è pure vero che se le copertine te le fa James Jean, gli interni poi non possono che essere peggio...). La serie (per ora solo il pilot) ha potenzialità di intrattenimento alte, per ora sono apparsi pochi personaggi, compresa una fatina minuscola con due tette così: vedremo chi arriverà (Oz? Ma quelli di Oz perché non se li cagano mai? Sono i meglio! No come quel culo di Cenerentola), perch ci sono forti possibilità che abbiano già messo in campo i quattro disperati che hanno potuto pagare (compreso Robert "begbie" Carlyle nei panni di Tremotino... ma chi è Tremotino? Chi è?) e tutti si risolva in una puttanata di dimensioni bibliche favolose.
Continuerò a vederlo: Sì perché comunque merita una o anche due possibilità, cosa che invece non merita...
Grimm
Che fa CAGARE! Che, lo ammetto, non sono neanche riuscito a finire, che a noi i mostroni coi dentoni che fanno le facce girandosi all'improvviso c'hanno pure rotto che un Buffy reload se lo possono anche tenere grazie.
Continuerò a vederlo? Ma intendi almeno il finale del primo episodio?
Lo so, manca Boss e Enlightened: il primo è di Van Sant, ma del Van Sant buono o di quello cattivo? Il secondo c'è Laura Dern, che al contrario di Lynch io detesto, va da sè che...
• Dopodiché sono anche ricominciate alcune serie che per un motivo o per l'altro mi ci sono affezionato, che comunque vedrò •
The Walking Dead - S2
Niente, questa serie non trova il passo giusto, il passo strascicante da zombie.
Non dico che lo abbandono, perché gli zombi rimangono fatti molto bene (meglio anche di molti film) ma questa estenuante concentrazione sui personaggi (sì ho capito, serie tv e tante puntate a qualcuno ti dovrai pure affezionare prima che se lo scanni un non-morto) ma non me ne piace uno che è uno, anzi uno sì, il vecchietto, sacrificabile alla prima occasione. Invece il triangolo protagonista cardine (sceriffo che si ostina ad andare in giro con la divisa che ormai puzzerà più di un cadavare - moglie O-DIO-SA! - altro poliziotto pugile innamorato) è noiosissimo, manco il triangolo umana-vampiro-uomolupo era così. 
Continuerò a vederlo? Ma alla fine sì, chi sono io per andare contro ad un'orda di zombi?
Downton Abbey - S2
Ecco LA serie che nell'ultimo biennio ha regalato la miglior sceneggiatura possibile. Questo ormai  pretendiamo da una serie: che sia Cinema, addirittura meglio. Come sapete DwnAbb non è altro che una sorta di spin-off di quel capolavoro di scrittura che era Godsford Park (infatti stesso creatore/scrittore) e la maestria palese nel mettere in bocca ai personaggi veri e propri minuetti formali di botta-risposta ai limiti della scherma (e schermaglia) è qualcosa di quasi poetico. E poi c'è il personaggio più bello, Bates, che l'amore proprio te lo strappa dal cuore: sarebbe bello un mondo dove un personaggio come Bates fa innamorare le ragazzine e no i vampiri diamantiferi o quelli che fanno sguardling a tuttel'ore; Bates è l'amore allo stato naturale. Vi ho detto che la moglie è O-DIO-SA?
Continuerà a vederla? Finché la faranno io sono lì. Spero per sempre.
Bored to Death - S3
Rimane un gran piacere. Divertente (puntate corte, perfette per non lasciare un momento di noia riempitiva) e, di nuovo, tre protagonisti in stato di grazia (si dice così, che ci volete fa): Schwartzman, Galifinakis (che nel primo episodio si fa un pezzo di uno/due secondi che vale TUTTO Hangover 2) e su tutti un Ted Danson GIGANTE. GINORMICO.
BtoD è uno dei pochi esempi di "autobiografia egocentrica" (quando uno sceneggiatore dà il suo stesso nome al personaggio, pur non essendo storie vissute veramente, o almeno non nella loro intierezza) che non ti dà fastidio.
Continuerò a vederlo? Per forza di cose.
Hung - S3
Questa serie è un mero passatempo. Il protagonista è simpatico, mentre l'altra è O-DIO-SA, ma il merito maggiore (lo è sempre stato) è che in Hung c'è un MARE DI TETTE! Ma guarda che il mio è interesse sociologico, mica penserete che. Sto scrivendo infatti la mia tesi "Forme e potenze sociologiche senili nel media televisivo applicato", ma che ne sapete voi...
Continuerò a vederlo? E te? te?
• Ora, voglio finirla con le serie con una scoperta che ho fatto io e che quando fai queste scoperte a serie iniziate, o già finite, puoi essere solo che contento, perché almeno puoi metterti lì e vederti qualcosa come 40 episodi unodiseguitoallaltro:
Breaking Bad
Ma voi l'avete visto BB? Ma la GRANDEZZA di BB? Ne vogliamo parlare? La crescita esponenziale dei due protagonisti?! Ne vogliamo parlare? La bellezza e l'impertubabilità della faccia di "Heisenberg", ne vogliamo parlare? Di Tuco? Ne vogliamo parlare? No, non parliamone perché è una settimana che mi sto facendo ci BB come fosse metanfetamina (ma senza il problema delle croste in faccia, giusto qualche piaghetta da decubito qui e lì). BB è LA serie da vedere, con 4 stagioni andate e la 5 a venire (credo si sappia già sarà l'ultima, e già so che quando vedrò l'ultimo minuto dell'ultima puntata sarà un momento topico (non nel senso di Hung). Spero infatti che almeno la moglie faccia una brutta fine, perché è O-DIO-SA! E poi - per chi l'ha vista - quanto ridere questo?
[clicca]
Messaggio a reti unificate: SONO RIUSCITO A DARE VIA IL TELEVISORE!
Quello che VOI non avete voluto anche quendo ve n'è stata data l'occasione! Ma ho scordato di dare il telecomando, che ora mi guarda sconsolato come uno scheletro di dinosauro in un museo... c'è un messaggio recondito in tutto ciò?

mercoledì 26 ottobre 2011

Harry potter di sangue

Harry Potter e i doni della morte - Parte II
Trama: 
No. La verità è che ancora non riesco a parlarne. Come non fossi stato capace di elaborare la perdita. Harry Potter non c'è più e io (noi) ci sosteniamo a vicenda facendoci pot pot sulla schiena, alternando momenti di profondo sconforto - pensando che MAI E POI MAI vorremmo che la Rowling, vinta dall'amore per il suo personaggi, dalla nostalgia e dal denaro (non necessariamente in quest'ordine) riprenda in mano la mitologia potteriana e ricominci con un'altra sestina+1 di libri (e quindi di film) - ad altri momenti in cui DOBBIAMO AVERE NUOVI HARRY POTTER, come una droga, che ci viene la voglia di andare a leggere le fanfiction quasi fosse un placebo.
Quindi ho (ri)visto il capitolo finale, che io non lo so come potete solo pensare di vivere senza aver letto e visto tutti gli Harry Potter, perché, oltre la cieca passione da loser, questo è anche un gran film. Con le scene belle, al ralenti e epiche, con Voldemort che grida "Avaadaakedavraa". E poi c'è Piton.
Quindi magari, la recensione quella bella ciccia la facciamo quando l'avrò visto la terza volta (magari domani, chissà) intanto vi faccio fare il ripasso, per chi gli fosse sfuggito che nonostante le pose da coolcinemahunter che mi do, in realtà sono proprio come tutti gli altri: uno sfigato che vorrebbe essere andato a scuola a Hogwarts e tutto il resto, elfi domestici compresi. Eccoli qui, in ordine: Pietra - Camera - Prigioniero - Calice - Ordine - Principe - Doni 1 - Doni 2.

martedì 25 ottobre 2011

✦ BIZZARRO MAGAZINE • KABOOM! ✦

Dimenticate tutte le cose sceme tipo gli attori, i registi, i film, che qui sto per dirvi una cosa SERIA! Una cosa vera! Una cosa talmente seria e vera che voi sborserete 14 euro così, senza pensarci due volte! Parliamo di carta stampata! Recita l'adagio "Carta eri e carta ritornerai", e si adatta per benino a C&B, visto che lui con la carta e la tipografia ci paga le bollette e i biglietti del cinema.
Quindi ecco che esce una nuova rivista di cinema, pensata, scritta, fatta, rilegata dagli amici di Bizzarro Cinema. La grafica l'hanno fatta i ragazzi di Passenger Press, gente brava (e quasi che anche la grafica doveva essere di C&B, poi ha chiamato Julianne offrendo un week end di amore sessuale e, be', sapete come vanno queste cose).
Andiamo per ordine. Questa è la cover di BIZZARRO MAGAZINE • KABOOM!, la nuova rivista di cinema in questione. Il primo numero è dedicato al Cinema Post-Apocalittico:
All'anima della cover! Infatti vale la pena vederla distesa:
Quanto bella è? Roba che ti fa pensare "Bella! Me lo compro! Eccoti i soldi per la pelliccia! - Eccoti il numero!" La cover l'ha fatta GABZ, uno di quelli che o te lo fai amico e gli fai fare le cover delle tue riviste o lo odi per quanto è bravo (altre cose sue le trovate pure nel CineDesign). Dopo la cover, un po' di ufficio stampa:
✦ ✦ 
KABOOM! Cinema post-apocalittico e dintorni.
Primo volume della collana Bizzarro Magazine
Edito da Laboratorio Bizzarro Edizioni,
in collaborazione con Passenger Press e BizzarroCinema.it
La neonata Laboratorio Bizzarro Edizioni esordisce a fine ottobre con Bizzarro Magazine, una nuova collana editoriale di monografie a metà strada tra libro e rivista, che unisce assieme saggistica, fumetti, racconti, illustrazioni, stimoli e invenzioni. Tema del primo volume, KABOOM! : il dopo apocalisse e la fine del mondo. Ogni tema un viaggio, lungo centinaia di pagine…
All’interno: quattro fumetti formato trailer (Massimo Dall'Oglio, Christian G. Marra, Alexander Kostenko, Camme Fantaman), il dizionario essenziale del cinema post-apocalittico in 100 titoli fondamentali, due racconti per immaginare la “fine”, dieci consigli steampunk per sopravvivere all'apocalisse, foto rare, illustrazioni esclusive da tutto il mondo, approfondimenti su Ken il Guerriero, Wasteland, End Time Movies, Il medioevo prossimo venturo e tanto altro. Prefazione di Enrico Caria.
Bizzarro Magazine Vol.1 – KABOOM! sarà disponibile da fine ottobre sia su carta che su iPad e prossimamente anche su Android, Pc/Mac, Smartphone. Le copie cartacee del volume, a tiratura limitata, si potranno acquistare direttamente dal sito della casa editrice (ad un prezzo scontato), ma anche in un piccolo circuito di librerie selezionate e specializzate (la lista verrà pubblicata presto direttamente sul sito della Laboratorio Bizzarro Edizioni).
UNO SGUARDO ALL’INTERNO NEL DETTAGLIO
Dalla Prefazione: “Ma dico io, con tutti i problemi che abbiamo (non qui e ora, ma dal Pleistocene Inferiore all’Olocene Subatlantico), possibile che ci siano tanti esseri umani che ancora si spremono le meningi per partorire improbabili storielle ambientate in un futuro catastrofico? Per non parlare di quei milioni di esseri umani che per leggere o guardare queste storielle sono disposti a spendere tempo e soldi...”
I curatori • Daniele 'Danno' Silipo. Nato a Catanzaro nel 1983, vive e lavora a Roma da diversi anni, dove – dopo essersi beccato una laurea in Dams – svolge principalmente l’attività di “appassionato di cinema a tempo pieno”. Fondatore/direttore, assieme ad Alessandra Sciamanna, del sito web BizzarroCinema.it e della casa editrice Laboratorio Bizzarro Edizioni. É tra gli organizzatori della rassegna permanente “Cinematografo Poverania”, progetto dedicato al cinema no-budget italiano e di “Distribuzione Indipendente”, l'alternativa ai grandi multiplex. In qualità di critico cinematografico (?), collabora stabilmente con il mensile “Il Mucchio Selvaggio”. / Alessandra Sciamanna. Nata a Roma nel 1984, assieme a Daniele Silipo ne ha combinate di ogni: ha fondato prima il sito BizzarroCinema.it e poi Laboratorio Bizzarro Edizioni, ha organizzato la mostra permanente del cinema no budget italiano “Cinematografo Poverania” e la distribuzione cinematografica più chic della Penisola “Distribuzione Indipendente”. Ha scritto cose un po' ovunque. Quando le chiedono «Che lavoro fai?» risponde «Faccio, faccio!». Collabora stabilmente con il mensile “Il Mucchio Selvaggio”. Sulle spalle ha un'inquietante laurea in Dams.
HANNO COLLABORATO A BIZ MAG VOL.1 – KABOOM!
Saggi/Articoli/Recensioni/Racconti • Marco Andreoletti, Andrea Avvenengo, Gianluca Casseri, Roberto Carlo Deri, Jacopo Coccia, Enrico Croce, Gianfranco de Turris, Marco Figoni, Caterina Gangemi, Alberto Genovese, Margaret Killjoy, Adriano Monti Buzzetti, Davide Pessach, Emanuele Rauco, Luca Romanelli, Alessandra Sciamanna, Senesi Michele Man Chi,  Daniele Silipo, Paolo Simeone, Paolo Villa.
Fumetti • Marco “Camme Fantaman” Camellini, Massimo Dall'Oglio, Alexander Kostenko, Christian G. Marra
Special Guest • Cinema Asiatico a cura di AsianFeast.org / Manuale del perfetto uomo post-apocalittico a cura di Chicken&Broccoli 
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Proprio tipo Trova l'intruso. Sì esatto, ripeto per chi non avesse inteso, ci sta C&B, che si è intrufolato chissà come e ha creato (testi e grafica) una pagina intiera chiamata così: "Manuale del perfetto Uomo Post-Apocalittico". Chiaramente non la metto qui che non vi conosco a voi che pur di non sborsare quei pulciosi 14 euro poi VE LA LEGGETE SU INTERNET! Male! Sbaglio! La pagina è pensata per la carta, in odorama d'inchiostro! Leggetevela lì! E come? Comprandola. (vi fa paura questa parola eh? "comprare...") FATELO! Perché dentro oltre ai testi di gente che ne sa di cinema (no come C&B) ci sono immagini di artisti veri, tipo LRNZ:
E Nicola Verlato? Non conoscete Nicola Verlato? Conosciatelo, COMPRANDOLO!
Il volume sarà presente a LUCCA COMICS & GAMES, allo stand Passenger Press, quindi voi andateci dribblando obesi vestiti da Sailor Moon e Meretrici vestite da Heidi e accattatevillo. Se non andate a Lucca, potete ordinarlo andando sul sito del Laboratorio Bizzarro, la (nuova) casa editrice che ha prodotto il magazine. Fatelo! Anche perché sto cercando di convincerli (anche mezzo roipnol dentro delle birre gentilmente offerte) di pubblicare il prossimo ilCHICKENBROCCOLETTI 2012! Ne va della vostra vita! KABOOM! L'HO GIÀ DETTO DI COMPRARLO? Su questo sito!