venerdì 30 settembre 2016

• CHICKENBROCCOLISCOPE - HARRY POTTER SAGA by NICOZ •

Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di NICOZ dedicato alla saga di
HARRY POTTER

CB ANTEPRIMA • Liberami

Quella di Liberami sarà una recensione molto personale, di quelle volte che sembro più parlare dei fatti miei che del film.
Ma, dopo le mani avanti, facciamo un passo indietro.
La domanda e la perplessità con cui vi avevo lasciato l'altro ieri, quel quesito folle che faceva più o meno così: "tu non sei del giro?", mi ha dato da pensare. 
No, posso ben dire che non sono del giro, già non mi sento particolarmente inserito in nessun giro, quello cinematografico poi, proprio per nulla. 
Forse sono del giro della presa in, ma di "gente di cinema" ne frequento poca.
A volte succede che amici - quelli che puoi definire amici, che conosci personalmente, magari ci hai collaborato, insomma che ok non avete fatto mille vacanze insieme, ma non è la gente di facebook che insomma, lì si broccola più che altro - fanno un film.
È successo con LRNZ e LRNZ (sì, lo so, ditelo a loro che esistono anche le vocali), oppure magari conosci qualcuno che ha fatto gli storyboard di quel film, o di quell'altro. Ma insomma, del giro non ci sei.
E poi arriva Liberami.
Questa volta è successa una di quelle cose che esulano da tutto, da giri, da amicizie, da tutto. Succede che un amico, quelli veri, vince il Festival di Venezia, quello vero.
Zvetkov lo avete conosciuto anche voi. Lo avete letto, o almeno avete provato a farlo, qui e qui, qui e qui.
Poi è sparito, perché, a suo dire, stava facendo un film.
Immaginatevi la scena. 
Ci siamo io che conosco Andrea Sanguigni (il suo vero nome, anche se è vero pure Zvetkov) da 15 anni e lui che conosce me da altrettanti (non è così scontato se ci pensi).
Abbiamo lavorato insieme a progetti che esistevano prima di ChickenBroccoli, o anche durante. Abbiamo parlato tanto (è forse la persona con cui ho parlato di più? Mia madre esclusa a priori visto che tanto parla solo lei quando ci vediamo e io mi limito ad annuire e fare "m.mh." per far vedere che sto attento.). È una di quelle persone che quando le senti parlare, quando vi scrivete, anche fosse un messaggio su whatsapp, ti dà la precisa idea del perché l'italiano è una lingua bellissima, e ti fa venire il dubbio che tu sei un po' analfabeta.
Poi un giorno Andrea si ritira in Sicilia. Non ci sentiamo per molto tempo. Io colpevole, lui colpevole, tutti colpevoli.
A un certo punto, qualche settimana fa, mi arriva un messaggio che mi dice che sono uno stronzo. Io dico "aaah. eccone un'altra". Poi no, era lui. Il messaggio continuava con l'annunciazione della partecipazione a Venezia, nella sezione Nuovi Orizzonti, del documentario da lui sceneggiato (e come operatore in parte girato) sugli esorcismi, girato da Federica Di Giacomo. 
Io, col mio solito aplomb rispondo: ma stronzo ce sar Bravo. Senza nessun filtro. Bravo
Quel documentaio era, ed è:
Liberami
Trama: Mizziga al diavoletto

Liberami racconta l'opera (pia?) di Padre Cataldo (e di altri sacerdoti), un esorcista siciliano che catalizza intorno a sé "posseduti" di ogni genere. C'è la donna che pian piano pare tarantolata e finisce all'angolo della chiesa urlante mentre il prete la bagna con acqua santa, c'è la ragazzina timida che piano piano strabuzza gli occhi e iniza a sbavare urlando cose ignominiose all'indirizzo del padre, c'è il ragazzo pieno di piercing e tatuaggi che giustifica i continui scatti di rabbia come il tentativo del demone che lo possiede di uscire dal suo corpo.

La domanda che lo spettatore si fa, e se lo sono fatti anche regista e sceneggiatore, sin da minuto 1 è una e una soltanto: questi sono matti?
Ma la risposta, che a minuto 1 è formata dalle stesse parole della domanda ma senza punto interrogativo, diventa via via sempre meno sicura. 
Sono davvero matti? Schizofrenici? Esauriti? Sono alla ricerca di un'attenzione che probabilmente non hanno mai ricevuto in vita loro? O magari proprio perché ne hanno ricevute di ignobili cercano di, come dire, distogliere l'attenzione? Oppure. Oppure?
Ma attenzione, non esiste, in Liberami, il tentativo di assecondare la via della possessione, che viene continuamente stemperata con degli sprazzi di ironia (involontaria o meno) di esplosiva ilarità - ci sono momenti in cui si ride, davvero, senza filtri, anche se l'humus del documentario è prettamente inquietante, e un po' penoso - e neanche però di negarlo in assoluto. 

Non sono ferventi cristiani che cercano di canonizzare gli spettatori, gli autori, ma neanche darwiniani convinti che vogliono smascherare gli impostori.
Sono documentaristi, e Liberami è un esempio perfetto di documentario: ci racconta, senza dare una chiara definizione di quello che vede, la realtà. Se c'è una cosa che proprio non si può afferrare, è la definizione di realtà. E il peggior documentarista che esiste è quello che dice allo spettatore: la realtà è così.
Un gran lavoro di montaggio, un ancora più grande lavoro in loco (le messe con annessi esorcismi di gruppo ci sono tre volte a settimana, se il demoniaccio entra lunedi, magari per venerdì l'hai debellato, dài), e soprattutto la sensazione che esiste, ora e qui, un certo paradossale, a volte tragico e altre spassoso, moderno medioevo, in cui i "posseduti" prima rantolano e sbraitano in chiesa, poi prendono la macchina e vanno a mangiare le arancine. Il diavolo fa le pentole e pure i coperti.


Forse c'è una risposta che sta nel mezzo tra la possessione demoniaca e la malattia mentale, e Liberami si pone proprio lì in mezzo, senza pena né supponenza, senza superiorità atea né misticismo martire, sta lì e ti apre una finestra su qualcosa che non avevi mai pensato esistesse davvero al di fuori di Hollywood e dei suoi famosi esorcismi.
Il risultato più gravoso che Liberami ti appiccica addosso è però una sensazione che poi ti "possiede" una volta uscito dalla sala, in Vespa verso casa, sul letto mentre fissi il soffitto, nei sogni quando dormi, ti istilla un dubbio che, è il caso di dirlo, serpeggia: questo documentario non ti fa credere in Dio, ma di certo ti fa credere un po' di più nel Diavolo.
Volevamo organizzare un'intervista con Andrea, ma io ero troppo impegnato per dare un po' di tempo a un vincitore di Leone a Venezia, quindi mi sono fatto mandare alcune foto, che vedrete solo qui, scattate durante le riprese - molto lunghe, di quella lungaggine che ti fa pensare di gettare la spugna più e più volte, e anche qui un grande plauso per non averlo fatto, in cinque anni di lavorazione -  e che non vedrete in nessun altro sito. Nel giro le chiamano esclusive:

Liberami è uscito ieri. Dovete, dobbiamo, andarlo a vedere, per far continuare la sua corsa nelle sale, e poi, chissà... 
Non mi aspetto meno di un messaggio che reciterà "Sei sempre lo stesso stronzo. Sto partendo per Los Angeles." 

giovedì 29 settembre 2016

• CHICKENBROCCOLISCOPE - NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE by ISOÌ •


Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di ISOÌ dedicato a
NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE

mercoledì 28 settembre 2016

• CHICKENBROCCOLISCOPE - CLERKS. COMMESSI by IRENE RINALDI •

Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cultEsposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione 
poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di IRENE RINALDI dedicato a
CLERKS - COMMESSI

CB ANTEPRIMA • Cafè Society

Giusto ieri inauguravo questa rubrica, DEFICENT DELL'ATTENZIONE, perché, a ritorno da Treviso - dove a proposito tutto è andato oltre le più verdi aspettative. No non sto ammiccando..
qualcuno mi ha detto che viviamo nel getto delle mie recensioni, cioè insomma che SCRIVO TROPPO?! IO!? IO SCRIVERE TROPPO?!
Voi siete pazzi. 
Cioè voi state dicendo che scrivo troppo? Non capisco il vostro punto di vista, è come dire che una cosa bellissima dura troppo. 
Allora. Mettiamo il caso che muori. Arriva coso, lì, Dio, e ti dice: «Adesso tu puoi fare la cosa che preferisci al mondo e la puoi fare per sempre senza che quella cosa ti stanchi mai. Esatto! Nessuna fregatura! Vuoi mangiare per sempre? Lo puoi fare, provando sempre lo stesso gusto e nessuna controindicazione di peso e salute. Vuoi vedere una partita di calcio infinita? Ecco Totti! Vuoi fare giardinaggio? Ecco il letame! Vuoi viaggiare in tutto il mondo per sempre? Ecco il biglietto! E attenzione, non ti stancherai, non ti pentirai, no fregatura, sarai felice di quella cosa per sempre. L'ho pensata bene eh? Sono Dio mica per caso a bello...»
Dai sarebbe bellissimo!
Voi direste mai che mangiare la vostra pasta preferita è troppo? Direste mai, che ne so, stare su un'amaca a dondolare su una spiaggia caraibica è troppo? Direste mai che baciare la persona che vi piace è troppo? 
Ecco, e allora come fate a dire che CB scrive troppo? Perché CB È il vostro sito preferito, no?
Ovviamente io chiederei di vedere film per sempre. 
Insomma scrivo troppo. E allora, per non affaticare le vostre stanche membra ho inaugurato DEFICENT DELL'ATTENZIONE, una rubrica che doveva essere molto veloce da scrivere e da leggere, mi sembrava un'ottima idea.
La prima reazione in assoluto che ho avuto è stata questa: 
"Dài questa recensione l'hai proprio tirata via."
E allora ditelo. Che volete farmi scapocciare. 
Per fortuna mi salva una delle prime regole del CB Club. Parlare solo del CB Club, ma facendo finta che non ci sia nessuno ad ascoltarmi.
Soprattutto quelli che mi hanno invitato all'anteprima di:
Café Society
Trama: Hollywoody

Che Woody abbia la chiarissima intenzione di morire sul set di un suo film, è lampante (fa un film all'anno DAL 1978, e dice che lo ammette pure in più di un'intervista (ma le interviste le fa sul set? Perché se muore mentre sta dicendo "voglio morire sul seARJHH." TUMP. ...Signor Woody? Signor Allen? Presto prendi tutto e andiamo via, diremo che lo abbiamo lasciato addormentato...), e allora via di film in film, fino a quando lo troveranno steso e crederanno a uno scherzo.
Il film dell'anno di Allen è di quelli ambientati in una delle sue epoche preferite, gli anni 30. 
Dalle Radio Days alla Rosa purpurea del Cairo, da Pallottole su Broadway alle escursioni spaziotemporali di Midnight in Paris fino a quello di due anni fa, quando appaiono lustrini, macchine bombate, gagster con abiti inamidati, Woody rende sempre benissimo. Gli piace da matti e si vede, come li costruisce lui, gli anni 30, quasi nessuno (non ci è riuscito così bene neanche Lurhmann con Il Grande Gatsby con un budget che da solo Woody ci campava 10 anni di film).
Quindi tutta la parte scenografica e fotografica (se poi ti affiidi a Storaro, c'è poco da preoccuparsi, anche se per la prima volta in vita tua usi cineprese digitali, forse è il primo film che riesce ad essere "caldo" nonostatne la freddezza del digitale) è bella e bellissima.
Vestiti, pettinature, scene, locali, ville con piscine, studi cinematografici, che bello dev'essere stato vivere la Golden Age hollywoodiana.
Purtroppo quella che viviamo noi è la Grey Age Allewoodyana, perché ormai l'altalena non è più tra film belli oppure meno belli, ma tra film  "salvabili"  e film "insomma". 
Come dicevo anni fa, è praticamente impossibile per Woody fare un film propriamente brutto (Non ho visto quello a Roma...), ma certo i fasti di tanti anni fa sono ampiamente superati.
Cafè Society è un film che arranca, che non trova facilmente un legame tra una scena e l'altra, che racconta un ventaglio temporale troppo ampio - si parla di anni, minimo 4, ma potrebbero essere 10 - ma non ti fa mai veramente capire di che momento nella vita dei proganisti stiamo parlando. Dà troppe volte per scontato l'assunto "e dopo tanto tempo le persone sono cambiate", mentre non sembrano molto cambiate sullo schermo. Il montaggio sembra costantemente in difficoltà, come gli fossero mancati dei pezzi.
E poi questa società dei cafè non è mai veramente una parte integrante del film, i protagonisti ci si muovono dentro e sono vestiti come si addice all'epoca, ma non la "vivono" mai veramente, e quindi non la trasmettono allo spettatore. 
Non c'è la magia di proiettarsi lì con loro. Mai.
Anzi i protagonisti si muovono tutti un po' spaesati e, incredibilmente, la vera catalizzatrice di attenzione è la biondissima Blake Lively, una che fino a uno squalo fa non sapevo neanche chi fosse (mai interessate le bionde, come tutte more e le rosse e le more che diventano rosse di Hollywood sanno già) che mangia in testa (non solo per l'altezza ma per la vispa vitalità) a quella scrocchiazeppi un po' burinella di Kristen Stewart

Insomma un Woody minore in un decennio minore.
Comunque questa cosa di voler continuare a lavorare fino a schiattare la condivido tantissimo. Voglio farlo anche io. Ve lo immaginate il giorno in cui entrate qui e iniziate a leggere una recensione che finiscAARHGGF!
TUMP.






No, sono scivolato, tutto a posto.
Comunque alla fine dell'anteprima mi è successa una cosa bellissima che mi ha proiettato nella mia personale Café Society. Ero lì appoggiato alla mia Vespa con fare annitrentesco, quando una signora mi approccia e mi fa:
- Scusi ma lei sa se viene?
- Viene? Ma chi signora?
- Woody!
- Woody Allen?
- Sì... sa se viene dopo?
- Ma guardi. Non mi ha chiamato questa volta. Lui non chiama mai...
- Ah. Ma perché lei non è del giro?
(Le gif che ho usato in questa recensione - lunga abbastanza? corta il giusto? - sono state attentamente scelte per rappresentare solo attori che non hanno MAI lavorato con Woody, che è tipo il gioco più difficile del mondo. Provate voi a trovarne altri.)

martedì 27 settembre 2016

• CHICKENBROCCOLISCOPE - AMERICAN BEAUTY by RINO LIONETTO •


Il 17 Settembre ha inaugurato CHICKENBROCCOLISCOPE, una mostra di cinema e illustrazione a cielo aperto promossa dal TREVISO COMIC BOOK FESTIVAL e curata da CHICKENBROCCOLI.
Piazza Martiri di Belfiore a Treviso si è trasformata in un angolo di Hollywood grazie alle illustrazioni di 14 grandi artisti italiani alle prese con 14 film cult.
Esposte in grande formato per un mese e mezzo, le opere sono accompagnate dalle recensioni di ChickenBroccoli e le informazioni sull'artista.
Ora potete acquistare la versione poster delle opere in mostra! 
Questo è il poster di RINO LIONETTO dedicato a
AMERICAN BEAUTY
Specifiche cartotecniche: • Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 

DEFICENT DELL'ATTENZIONE - Demolition

Benvenuti dentro una nuova rubrica che si chiama DEFICENT DELL'ATTENZIONE. Praticamente si tratta di recensioni che non ci metto più di dieci minuti a scriverle io e più di quattro minuti a leggerle voi. Esatto, sembra incredibile ma ci metto molti ma molti più minuti di dieci minuti per scrivere le mie recensioni, e quei 2 minuti sono diventati preziosissimi.
Questa è un'epoca in cui regna il deficit dell'attenzione, in cui non abbiamo tempo di leggere recensioni lunghe, in cui ci sembra sempre che il contenuto successivo sia più interessante di quello attuale, in cui difficilmente un discorso riesce a considerarsi veramente buona lettura.
Demolition
Trama: Demolition Man

Demolition è un film sull'elaborazione del lutto. 
A Jake Gyllénà°Lh§ muore la moglie. Non l'adorata moglie, non l'amata moglie, praticamente la sconosciuta moglie, più che altro, per sua stessa ammissione "la facile moglie" (dove facile vuole dire quelle volte che fai le cose non tanto perché ne sei convinto ma perché sono facili, non ti devi sbattere più di tanto).
Jake non piange, non ride, non sente nulla. Lei muore, lui torna in ufficio. Non perché si è liberato di un peso, ma neanche per reagire a un dolore enorme. Tanto da fare le prove di pianto al funerale
Non fosse che qualcuno gli dice una frase: "per ricostruire bisogna prima distruggere". 
Jake prende la cosa un po' troppo alla lettera e inizia a smontare troppo. Diventa una puntata vivente di Fatti a fette:
Distruggere cose per scoprire come sono fatte dentro diventa la sua ragione di vita, si comincia col frigo di finisce con la casa, l'intento inconscio, ovviamente, è distruggersi per capirsi.
Ovviamente questo andamento o ti porta al suicidio (autodistruzione) o alla rinascita o a Naomi Watts nel suo solito ruolo di donna borderline che vive una vita un po' trista ma ha un gran cuore, questa volta alle prese con un figlio preadolescente (forse) gay 
e fichissimo (tieniamo a mente quell'attor giovine...).
Il rapporto con la donna, ma ancora di più col pischello, costringerà Jake a ridere di nuovo, o per la prima volta. Costringerà in senso letterale:
Il film è bello, non stupendo, soprattutto per un finale troppo buonista e "americano oddio non facciamolo finire iperdepresso che poi la gente inizia a distruggere l'America".
E soprattutto non scordiamo che Jake ha il suo pubblico femminile che non va deluso quindi facciamo la scena di lui che sbrocca e balla fichissimo in mezzo alla gente
Jake bello ma che balla, è bravo (molto meglio di quando si pompa, ma peggio di quando il film ha più sprint) , sta facendo le prove generali per l'oscar, prima o poi. Naomi col pilota automatico. Il regista - quello di Dallas Buyers Club - si perde sempre in un certo timore, inizia a esplorare i sentimenti (alla maniera di Inarritu per capirsi) e poi rovina un po' tutto tirando il freno a mano fermando la tragedia, che purtroppo di solito è più plausibile della rinascita.
Gif sorniona (ma anche un po' Deficent) di Jake per farvi passare altri 2 minuti su ChickenBroccoli.