mercoledì 28 settembre 2016

CB ANTEPRIMA • Cafè Society

Giusto ieri inauguravo questa rubrica, DEFICENT DELL'ATTENZIONE, perché, a ritorno da Treviso - dove a proposito tutto è andato oltre le più verdi aspettative. No non sto ammiccando..
qualcuno mi ha detto che viviamo nel getto delle mie recensioni, cioè insomma che SCRIVO TROPPO?! IO!? IO SCRIVERE TROPPO?!
Voi siete pazzi. 
Cioè voi state dicendo che scrivo troppo? Non capisco il vostro punto di vista, è come dire che una cosa bellissima dura troppo. 
Allora. Mettiamo il caso che muori. Arriva coso, lì, Dio, e ti dice: «Adesso tu puoi fare la cosa che preferisci al mondo e la puoi fare per sempre senza che quella cosa ti stanchi mai. Esatto! Nessuna fregatura! Vuoi mangiare per sempre? Lo puoi fare, provando sempre lo stesso gusto e nessuna controindicazione di peso e salute. Vuoi vedere una partita di calcio infinita? Ecco Totti! Vuoi fare giardinaggio? Ecco il letame! Vuoi viaggiare in tutto il mondo per sempre? Ecco il biglietto! E attenzione, non ti stancherai, non ti pentirai, no fregatura, sarai felice di quella cosa per sempre. L'ho pensata bene eh? Sono Dio mica per caso a bello...»
Dai sarebbe bellissimo!
Voi direste mai che mangiare la vostra pasta preferita è troppo? Direste mai, che ne so, stare su un'amaca a dondolare su una spiaggia caraibica è troppo? Direste mai che baciare la persona che vi piace è troppo? 
Ecco, e allora come fate a dire che CB scrive troppo? Perché CB È il vostro sito preferito, no?
Ovviamente io chiederei di vedere film per sempre. 
Insomma scrivo troppo. E allora, per non affaticare le vostre stanche membra ho inaugurato DEFICENT DELL'ATTENZIONE, una rubrica che doveva essere molto veloce da scrivere e da leggere, mi sembrava un'ottima idea.
La prima reazione in assoluto che ho avuto è stata questa: 
"Dài questa recensione l'hai proprio tirata via."
E allora ditelo. Che volete farmi scapocciare. 
Per fortuna mi salva una delle prime regole del CB Club. Parlare solo del CB Club, ma facendo finta che non ci sia nessuno ad ascoltarmi.
Soprattutto quelli che mi hanno invitato all'anteprima di:
Café Society
Trama: Hollywoody

Che Woody abbia la chiarissima intenzione di morire sul set di un suo film, è lampante (fa un film all'anno DAL 1978, e dice che lo ammette pure in più di un'intervista (ma le interviste le fa sul set? Perché se muore mentre sta dicendo "voglio morire sul seARJHH." TUMP. ...Signor Woody? Signor Allen? Presto prendi tutto e andiamo via, diremo che lo abbiamo lasciato addormentato...), e allora via di film in film, fino a quando lo troveranno steso e crederanno a uno scherzo.
Il film dell'anno di Allen è di quelli ambientati in una delle sue epoche preferite, gli anni 30. 
Dalle Radio Days alla Rosa purpurea del Cairo, da Pallottole su Broadway alle escursioni spaziotemporali di Midnight in Paris fino a quello di due anni fa, quando appaiono lustrini, macchine bombate, gagster con abiti inamidati, Woody rende sempre benissimo. Gli piace da matti e si vede, come li costruisce lui, gli anni 30, quasi nessuno (non ci è riuscito così bene neanche Lurhmann con Il Grande Gatsby con un budget che da solo Woody ci campava 10 anni di film).
Quindi tutta la parte scenografica e fotografica (se poi ti affiidi a Storaro, c'è poco da preoccuparsi, anche se per la prima volta in vita tua usi cineprese digitali, forse è il primo film che riesce ad essere "caldo" nonostatne la freddezza del digitale) è bella e bellissima.
Vestiti, pettinature, scene, locali, ville con piscine, studi cinematografici, che bello dev'essere stato vivere la Golden Age hollywoodiana.
Purtroppo quella che viviamo noi è la Grey Age Allewoodyana, perché ormai l'altalena non è più tra film belli oppure meno belli, ma tra film  "salvabili"  e film "insomma". 
Come dicevo anni fa, è praticamente impossibile per Woody fare un film propriamente brutto (Non ho visto quello a Roma...), ma certo i fasti di tanti anni fa sono ampiamente superati.
Cafè Society è un film che arranca, che non trova facilmente un legame tra una scena e l'altra, che racconta un ventaglio temporale troppo ampio - si parla di anni, minimo 4, ma potrebbero essere 10 - ma non ti fa mai veramente capire di che momento nella vita dei proganisti stiamo parlando. Dà troppe volte per scontato l'assunto "e dopo tanto tempo le persone sono cambiate", mentre non sembrano molto cambiate sullo schermo. Il montaggio sembra costantemente in difficoltà, come gli fossero mancati dei pezzi.
E poi questa società dei cafè non è mai veramente una parte integrante del film, i protagonisti ci si muovono dentro e sono vestiti come si addice all'epoca, ma non la "vivono" mai veramente, e quindi non la trasmettono allo spettatore. 
Non c'è la magia di proiettarsi lì con loro. Mai.
Anzi i protagonisti si muovono tutti un po' spaesati e, incredibilmente, la vera catalizzatrice di attenzione è la biondissima Blake Lively, una che fino a uno squalo fa non sapevo neanche chi fosse (mai interessate le bionde, come tutte more e le rosse e le more che diventano rosse di Hollywood sanno già) che mangia in testa (non solo per l'altezza ma per la vispa vitalità) a quella scrocchiazeppi un po' burinella di Kristen Stewart

Insomma un Woody minore in un decennio minore.
Comunque questa cosa di voler continuare a lavorare fino a schiattare la condivido tantissimo. Voglio farlo anche io. Ve lo immaginate il giorno in cui entrate qui e iniziate a leggere una recensione che finiscAARHGGF!
TUMP.






No, sono scivolato, tutto a posto.
Comunque alla fine dell'anteprima mi è successa una cosa bellissima che mi ha proiettato nella mia personale Café Society. Ero lì appoggiato alla mia Vespa con fare annitrentesco, quando una signora mi approccia e mi fa:
- Scusi ma lei sa se viene?
- Viene? Ma chi signora?
- Woody!
- Woody Allen?
- Sì... sa se viene dopo?
- Ma guardi. Non mi ha chiamato questa volta. Lui non chiama mai...
- Ah. Ma perché lei non è del giro?
(Le gif che ho usato in questa recensione - lunga abbastanza? corta il giusto? - sono state attentamente scelte per rappresentare solo attori che non hanno MAI lavorato con Woody, che è tipo il gioco più difficile del mondo. Provate voi a trovarne altri.)

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