lunedì 13 aprile 2015

In medium stat virtus

Magic in the Moonlight
Trama: EmmaP3

L'intento di Woody ormai è chiaro. Morire mentre gira un film. E lavorare con quanti più attori possibile prima di andarsene. È l'uomo che ha lavorato con più attori nella storia del cinema? Credo proprio di sì. Non mi viene in mente nessuno che non abbia lavorato con Woody. No, non è vero me ne vengono in mente ma sono di più quelli che ci hanno lavorato.
Magic in the Moonlight è il film annuale di Woody. Come Natale, il compleanno, il CUD, ogni anno arriva anche il film di Woody. Non che sia una novità, per carità, ne fa uno all'anno dal 1977 (saltando l'82), quindi non è tanto questo, quanto il fatto che ultimamente ha imbroccato anche sonori tonfi, su tutti quello italiano che non ho visto perché più voci di cui la più autorevole di tutte mi ha detto che neanche io avrei resistito a tale mostruosità.
MitM fa parte di quelli buoni, dell'ultimo corso però.
È carino, è leggero, riserva alcune battute davvero "alleniane" - al solito il personaggio maschile è una summa di caratteristiche di Woody e diventa praticamente un suo portavoce - ha un'ambientazione dalla quale non si può rimanere che affascinati - la Francia del sud, quella delle ville al mare, negli anni 20 - e fila liscio come l'olio che serve a profumare i potpourri.
Non è memorabile, questo no, ma è carino, è scritto bene (la stessa cosa l'abbiamo detta per Blue Jasmine, ma almeno qui non c'è la paranoia) e gli attori come al solito servono bene quello che Allen gli offre sul piatto d'argento.
Emma Stone sfoggia ad ogni scena un vestito diverso e, mai così occhiuta, è una medium truffaldina (o forse no?) perfetta per quando Allen è in vena di ragazzine magroline e un po' spaurite, del tipo Mia Farrow per capirsi. Ed è tutto un tripudio di cappellini, fascette, completini, costumini ed è sempre perfetta.



Non voglio proprio sapere come la sta vivendo Garfield, lei candidata all'oscar e sempre più lanciata, lui licenziato per colpa di un dittatore nord-coreano. Questa foto della premiere di MinM secondo me la dice lunga
Addirittura Colit Firth, a detta di molti, ma soprattutto a detta mia, uno degli attori più sopravvalutati di sempre (vogliamo ricordare questo? E questo? E questo? E questo?) si cala con eleganza - almeno quella - nel acchiappa-truffatori con perfetto fisique du role.
Insomma sono carini, tifi per loro, e ti viene voglia pure a te di vivere in una villa nel sud della Francia andando in giro in cabriolet
Il reparto costumi è la cosa più bella, quando Allen si muove in questi anni (Radio Days, Pallottole su Broadway, anche se erano più avanti nei decenni, le parti nel tempo di Midnight in Paris) ci si muove proprio come nessun altro.
Quindi Allen, che non è proprio come il vino, che più invecchia più diventa buono, riesce una volta ancora a non perdere in qualità, sia di scrittura che di messa in scena, come dire, era talmente oltre ogni lega nei suoi anni migliori (il ventennio 80/90) che anche se ora è tutto un po' più di routine (la storia in sé non è che sia così originale), riesce sempre ad essere una spanna sopra tanti, non più tutti, ma tanti, e con decenni e decenni di meno.
Dovete sapere che in questa cosa dei maghi smascherati mi ci incastro sempre. Dopo i novanta minuti scarsi di MitM ho invece passato ore a vedere James Randi che prendeva a pezze in faccia Uri Gellar e altri finti medium, fatelo anche voi:

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