lunedì 16 dicembre 2013

Colin Fint

Il mondo di Arthur Newman

Trama: Mondo nane

Te l'ho detto 1000 volte e te lo ripeto la 1000eunesima: tu le cose le devi venire a comprare con me tu devi fidarti ciecamente di quello che trovi scritto su questo cineblog sito! Anche se non l'ha scritto il sottoscritto sotto dittatura.
Ad esempio se tu leggi questo, scritto dalla beneamata Alabama... te la ricordi Alabama? Quante risate ci facevano fare lei e i suoi amici con gli occhi a mandorla, riso alla cantonese proprio, chissà che fine ha fatto... comunque, se vieni qui e leggi che un film FA SCHIFO, allora fidati no? E fidati! Non fare come me che nonostante avessi letto attentamente le avvertenze aut. min. ric. l'ho visto lo stesso, a distanza di un anno, perdipiù e mi ha fatto schifo. Non posso dire che non mi era stato detto, il passo è molto breve dal re al cassonetto.
No perché Arthur Newman, in italia finemente titolato Il mondo di Arthur Newman - che quanti danni ha fatto Amelie e il suo mondo non si contano - è veamente un brutto film.
La storia è questa, un uomo che si chiama NEW-MAN (poi dici i titolisti italici, e agli anagrafisti americani non ci pensi?) ha voglia di cambiare vita, di essere un uomo nuovo, di gettarsi alle spalle una vita banale e senza emozioni, abbandonando il figlio che tanto già lo schifa e una ragazze che tanto è la frigida Anne Eche, e intraprendere una carriera da... rubaidentità. Cioè non era proprio il suo proposito iniziale, ma intanto si fa fare una carta d'identità col nome di un morto, ritira tutti i soldi in banca, finge il suo suicidio, e parte con la macchina decappottabile. 
Si chiama crisi di mezza età, io personalmente ce l'ho già avuta, per dire, e non sono andato in giro a fingere il mio suicidio.
Nel mezzo del cammin si ritrova nella selva oscura di Emily Blunt, che, ma guarda un po' che originalità, fa la borderline pazzerella capace di passare dalla felicità scatenata tipo "dai facciamo finta di essere altre persone entriamo nelle loro case e vestiamoci da loro e ti faccio un pompino" a "che brutta la vita fa schifo la odio l'unico modo che abbiamo per dimenticarci per qualche minuto le nostre orride vite è entrare nelle case degli altri  e vestirci da loro e ti faccio un pompino".
Ora, fossi stato in Arthur Newman, francamente, anche io avrei dato spago alle voglie di Emily, fossero felici o tristi, finivano comunque bene, mi pare. Ma il problema è, per me che invece ho solo visto il film, che se tu mi vuoi raccontare la storia di due che, delusi dalla propria esistenza, decidono di vivere le vite altrui, idea che sulla carta funzionissima, non puoi sprecare mezzora per presentarmi i personaggi (quelli bravi i personaggi me li presentano in 5 minuti aiutami a dire 4), poi altri venti minuti per farmi vedere la scelta della prima coppia, che comunque ha il solo fine di una scopata con l'accento russo, poi mi metti altre tre coppie (senza alternare tipologie o modalità; chessò fammi un moribondo e la moglie al capezzale, fammi due bambini, fammi una coppia interraziale, insomma fammi qualcosa di o-ri-gi-na-le) e comunque finiscono tutte con delle scopate... insomma, è solo una coppia di scemi che gli piace scopare nelle case altrui. Eddai. Insomma, riuscire a farmi sembrare inutili e fuori contesto delle scene di sesso con Emily Blunt, ce ne vuole.


Emily Butt Blunt fa quello che può, come avete visto, per alzare... l'asticella d'interesse, ma è pur vero che so bone tutte (nel senso di bone proprio, perfino Lisbeth Salander) con il trucco pesante e i vestiti strapponi.
Il vero cigolio del film viene tutto dalle spalle e dalle espressioni di mestizia di Colin Firth. Voi non vi fidavate, quando urlavo sconvolto, alle 4 della mattina di qualche anno fa, maledicendo il suo oscar e chi glielo aveva regalato: Colin Firth è e rimane un attore medio, banale, insipido. Ha fatto bene quando faceva le commediole forse, ha fatto bene in A Single Man, lo ammetto, ma l'oscar. NO. Non è un caso che da quando ha rubato la statuetta abbia fatto brutti film, anzi, ha fatto il peggior film dell'anno, o uno di loro.
Arthur Newman è un film che a raccontarlo funziona, peccato che svolgimento, recitazione e regia siano quando di più piatto e insignificante si possa immaginare.

Nessun commento:

Posta un commento