venerdì 30 agosto 2013

JAPAN CINEMA CHRONICLES • Lost in Translation (ロスト・イン・トランスレーション)

Lost in Translation (ロスト・イン・トランスレーション)
Trama: Make it a Bill Murray time

Sofia Coppola è la regista della solitudine (Le vergini suicide, Maria Antonietta, Somewhere), sarà per quello che probabilmente è stato il suo stile di vita da bambina/adolescente, col padre sempre in giro a fare film, che ok, da una parte poveretta, ma dall'altra anche sticazzi, tuo padre è Francis Ford, ce mettevo 'a firma a sta da solo nella villa di Francis Ford, co fuori le vigne. Ma va va...
Ma sta di fatto che Sofia se c'è una cosa che sa raccontare è, appunto, lo stare soli, quel misto di malinconia e indipendenza che è proprio della solitudine, non sempre un male che viene per nuocere, del tipo che una cosa è stare da soli, una cosa è essere soli.
Tra tutti i film con protagonisti gente da sola o sola (e anche sòla nel caso di Somewhere) è proprio in Lost in Traslation che Sofia ha trasmesso con maggiore evidenza parti di sè nel personaggio di Scarlett, abbandonata dai genitori (la telefonata alla madre) e dal ragazzo (Giovanni Ribisi ancora giovane) in una città talmente carica di input e cose e persone e suoni e colori che, se ti senti abbandonato (che è diverso ancora da solo), può davvero trasformarsi  in un non-luogo perfetto, dove davvero puoi sentirti "perso" (tralasciando le menate della "solitudine in mezzo alla gente" e robe buone per qualche status di FB, quando hai 15 anni, e ti fai "stupide foto ai piedi" [cit.]- 
L'evidenza dei fatti sta ad esempio nel ragazzo fotografo che se la trascina non si sa perché in capo al mondo per poi andare a lavorare sempre, e che non ti ricordi che all'epoca Sofia stava con Spike Jonze? Che magari la convinceva pure a fare questo:

Ma deve essere un bel cagacazzi.
Quindi sì, LiT vince tantissimo perché lo senti che Sofia ci ha messo il cuore (nonostante dia l'idea di una perennemente imbronciata) ed è per questo che funziona, anche perché devo dire una cosa sulla messa in scena, che quando lo vidi mi colpì così tanto.
Senza nulla togliere - sapete che non sono mai per la filosofia del "lo facevo pure io" - ma una volta vista Tokyo (e l'ho vista 14 giorni, figurati,ne avrò vista 1/100esimo) ecco che, paradossalmente, molte delle scene diventano automaticamente "facili"; perché sono esattamente le cose che ti colpiscono di Tokyo, cose che lì sono semplicemente normali ma per un occhio non a mandorla appaiono davvero fuori dal mondo. Ma poi rifletti un attimo e ti dici: ah ecco, allora noi facciamo questo effetto a loro e quando vediamo i giapponesi che fotografano tutto, non dobbiamo stupirci, perché anche noi andiamo e diventiamo i "loro" giapponesi e facciamo più foto in 14 giorni che in un anno (numerazione Instagram canta) e non ti vergogni per niente, mentre vedi il film sull'aereo del ritorno a vedere che proprio come nel film anche tu hai fatto tanto cose a Tokyo! 
E l'incrocio con tremila persone che passano a Shibuya? celo
E i ragazzi ai videogiochi strambi e le vecchine al pachinko? celo 

E le insegne tutte una sull'altra? celo

E i matti che cantano e ballano per strada? celo
E il cibo mattissimo e buonissimo? celo



[Sono caramelle... (ノಠ益ಠ)]
E le ragazze coi kimono ma il telefonino? celo



E Tokyo dall'alto? celo
E il bagno assurdo? celo

E le strade piene di insegne luminose e non? celo

E il karaoke? celo 
E i templi con la gente che prega e i momenti di pace assoluta? celo

E c'ho pure le mutandine quelle indossate con le foto e quelle dei manga

Per non parlare della gente che dorme strana sulla metro! Di quella ce n'ho a bizzeffe:



Attenzione, non è che ho fatto un tour sui luoghi del film, anzi, la cosa più cinematografica che ho fatto è stata andare a vedere la mostra di Harry Potter, pensa te.
E ho fatto pure lo smistamento delle case che quando quello (che poi sembra Voldemort) ha chiesto chi lo voleva fare io ho alzato la mano e scalzando orde di ragazzini jappi sono salito sullo sgabellino, manco in un film dei Fratelli Farrelly s'era visto qualcosa di così scorretto. Stiamo a questi livelli.
Che poi tutto si collega! nel fantastico! mondo del cinema!... O semplicemente nel mio cervello malato che cerca connessioni romantiche dove invece ci sono solo contratti e accordi con agenti. Tipo: nel prossimo film di Sofia c'è proprio hermione che stanca e annoiata della sua vita da strega (te credo sposata con quel cagacazzi di RonRon), si mette a fare la ladra

La Coppola è decisa: vuole raccontar il nulla, l'opulenza che non dà la felicità; non è un caso che Bill e Scarlett si mettono a guardare Marcello e Anitona per i vicoli di Roma, al posto dei programmi alla Mai Dire Banzai

Lost in Translation rimane un film originale e romanticissimo, lontano dalle storie d'amore a cui siamo assueffatti; e nonostante le scene di Tokyo siano quelle che ci si aspettano, non diventano una cartolina, e se lo sono, fanno da sfondo a due protagonisti perfetti, anche se la bilancia pende 99 a 1 dalla parte di Bill Murray. Questa sì che fu un'ingiustizia agli Oscar, una di quelle volte di qualcuno che DOVEVA vincere l'oscar e invece no. Lo vince Sean Penn, per brindare a un incontro:

Le ingiustizie degli oscar bruciano sempre, tipo quella dello scorso febbraio per Joaquin Phoenix... vedi come si ricollega tutto, sono pazzo: Sogia Coppola che ora è sposata con il cantante dei Phoenix e Joaquin Phoenix non vince un oscar e però forse nel prossimo film

E chi è il regista? Spike Jonze! E di chi è la voce del computer? Di Scarlett Johansson! Poi dici che ti chiudi a casa tipo hikikomori. Ok. forse sono stato troppo in un paese di matti col botto. 
Facciamo che ci vediamo qualche illustraposter va
Ma poi questo giapponese, sì è vero, non ci si capisce NENTE. Ma lo sai che dopo un po' sublimi e tutte le scritte diventano pattern e tutte le parole suoni, e tu ti senti libero da informazioni inutili, e che bello che è. Inoltre Io sono CERTO che in realtà il giapponese è un incrocio tra il romanesco e il napoletano, solo pronunciati in maniera marziale. Sono sicuro di avere sentito chiaramente frasi come: "Stattentoooatttè", "Machastaddi", "Oh mo te sandalo" "Chittafattofaa" "Movengolaa!" "Noonmesfruguiààà"... giuro. Lost in romanesco insomma.
Ma cosa gli avrà detto Scarlett alla fine?

Questo?

No ok, io lo so, gli ha detto: "Scusa, so che in città è arrivato Ciebbì. Scarlett tu sei simpatica e burrosa e tutto quanto, ma lui è Ciebbì. Capisci no? Mi vado a divertire con lui, andiamo al cinema, a vedere la gente ballare, a mangiare il cibo mattissimo e tutte le cose. Dai, ti compriamo delle mutandine."
Dai, è stata una settimana filo-Giapponese. Ma non ci si poteva aspettare altro; le recensioni le avete lette, un modo tra il furbo e il patetico per farvi l'effetto "diapositive delle vacanze" ve lo siete sorbito, in Giappone vi è venuta voglia di andare, facciamo che dalla prossima settimana si torna ad essere i soliti provincialotti e sfaticati di sempre.
Ciao Giappone, ciao Giapponesi, io vi voglio più bene da oggi e spero che non vi succeda mai niente tipo quelle cose nucleari che ogni tanto vi capitano, anche se so che, visto che per esempio per combattere il terrorismo usate loro:
...siete in una botte di ferro sempre. 
Arigato gozaimasu. Spero che ci rivediamo presto, saluti da Roma.

giovedì 29 agosto 2013

JAPAN CINEMA CHRONICLES • White House Down (ホワイトハウス・ダウン)

White House Down (ホワイトハウス・ダウン)
Trama: Cassa Bianca

Be' ma guarda che ormai Hollywood sta avantissimo, talmente avanti che i reboot li fa anche dopo due mesi da quello originale... Come? Ah quindi White House Down NON è il reboot di Olympus Has Fallen? Ma scusa fammi leggere un po' le trame da wiki
OHF: The film depicts a North Korean-led guerrilla assault on the White House, and focuses on a Secret Service agent who tries to stop them.
WHD: Action film about an assault on the White House by a paramilitary group and a cop recently rejected to get a job for the Secret Service who tries to stop them.
Ah ok, ho capito, diversissimi. Certo! In uno la minaccia sono i koreani nell'altro viene dall'interno. Capito.
Insomma, un altro caso dell'annoso problema altrimenti noto come fuga di notizie; Bug's Life e Z la formica, Armageddon e Deep Impact, Vulcano e Dante's Peak, Red Planet e Mission to Mars, Nemo e Shark Tale, The cave e The descent, Madagascar e The Wild, Capote e Infamous, The prestige e The illusionist, Happy Feet e Surf's Up, Friends with benefits e Trombamici o come si chiamava, Biancaneve e Biancaneve e il cacciatore, Hitchcock e The girl... insomma, questi più che preoccuparsi tanto dei terroristi che gli vanno a rompere le uova nei panieri della Casa Bianca dovrebbero sta attenti alle miriade di spioni che ci sono negli uffici delle major.
Ma quando succedono queste cose di film uguale uguale, di solito ce n'è uno bello e uno brutto, tipo Nemo capolavoro, Shark Tale 'na merda, Armageddon fico, Deep Impact noia, Hitchcock gigione The girl bello e via così.
In questo caso invece, merda uno, merda l'altro: i questo caso hanno il quid di averci messo Obama Django Jamie Foxx come presidente nero buono e giusto ma anche figaccione e uno spogliarellista

come salvatore dell'amata Ameriga, ma per il resto, stesso fallimento cinematografico. Un po' come il loro gusto nel vestire

(Se Channing si vestiva di nero però era la Classe).
Questo fallimento però brucia (!) anche di più perché è di Emmerich, uno che coi disastri ci ha fatto film tutt'altro che disastrosi, meteoriti, ghiaccio, fine del mondo, una gioia per chi come me è affamato di scene in cui il genere umano sparisce. Vedere sì e no un'esplosioncina di un palazzetto bianco è riduttivo, non so magari lui voleva essere più intimo, casalingo appunto, ma questa cosa della Casa Bianca - più un disastro aereo ma fatto proprio male - è troppo poco. Poi l'aveva già fatto con gli alieni:

E infatti non si lascia sfuggire l'occasione e si autocita (addirittura in sceneggiatura, cioè proprio con una battuta del tipo "quella che avete visto in Independence Day") e non solo nella singola scena

Inside jokes dal fiato corto.
Insomma, un altro remake di Die Hard, canotta compresa a uso e consumo delle gambe ripetutamente accavallate delle spettatrici (pure in giappone)
E neanche averlo visto in giappone - che poi lo so che uno pensa, ahò ma che ce sei Ito (!) affà? A vede i firm?) ha aiutato a perdonarlo.
E non si può neanche perdonare il fatto che se tu nel cast hai James Wood, poi gli fai fare il cattivo. Ma insomma, ma che pensi che non appena io vedo James Wood alla prima scena non so già che - ma vaaaa! - il cattivo è lui, ennamo! Sorprendimi! Fammi che ne so, che era lo stesso presidente il cattivo finale! Dai! Stupiscimi Hollywood... Dai che ce la fai... Fammi non ti dico un film originale, ma almeno un finale... No eh? Evvabbèdai.
Sai come si dice in Giappone in questi casi?
Mavvaffanculo.