venerdì 28 giugno 2013

Lupetti di paglia

Padroni di casa
Trama: Mastandrea & Germano vs Redneck & Gianni Morandi: 2 a 2 al grido di "Forza Roma, Forza Lupi, so iniziati i tempi cupi".

Un inusuale, bislacco, originale, strambo film italiano, ad opera di Edoardo Gabbriellini aka Ovosodo.
Ora, l'ho detto molte volte: l'horror (o il noir) italiano al cinema sfrutta troppo poco e male il sottobosco rurale di cui siamo pieni. Certo, l'Italia non è l'America, e se dillà ci sono le distese di niente e ogni tanto una pompa di benzina che sembra abbandonata ma abbandonata non è (e sarebbe stato meglio, visto che chi la abita il più delle volte ti prende e ti scuoia), diqquà quelle distese non sono così ampie, ma il nulla eccome se c'è. 
L'avete mai fatte le strade provinciali della costa toscana di notte? Ogni tanto spuntano dei distributori illuminati a giorno nuovi di zecca, vuoti che ti attirano come quella cosa che fa scoppiare le zanzare, e sembrano perfetti per avere quella strana sensazione di "ma chi me lo doveva dire di morire qui, nel Kansas sperduto, solo". 
Stesso dicasi per l'entroterra siculo, quello padano, quello trentino, quello [insert regione italiana tranne Vaticano here] strade che che come vasi sanguigni si intersecano  all'autostrada tutta bella asfaltata. E lì stanno i rurali, gli italiani che dietro il dialetto e i prodotti tipici su cui ogni tanto una troupe televisiva punta i riflettori in un programma della domenica mattina, nascondono la propria natura ferina, più preponderante che nelle città o nei centri urbani più abitati, forse proprio perché quello che in città ci manca tanto, il "contatto con la natura", loro lo vivono quotidianamante, e se è vero che l'"ommo è na bestia", la teoria antievoluzionista arriva dritta al punto. Homo homini lupus, sempre.
E quando ci proviamo, in Italia, a fare i film di rednek, non è che ci riusciamo proprio, qualcuno meglio, qualcuno peggio proprio.
Mastandrea e Germano sono due piastrellisti romani de roma che arrivano da Gianni Morandi, cantante (e vai di meta) con moglie paraplegica a carico e ansia da imminente rentrée. I due sono due gonzi qualunque buttati in una ruralità qualunque alle prese con una storia qualunque. E, con in mente per tutto il tempo Cane di Paglia, ecco che tutto quello che era qualunque un secondo prima diventa ansiotico un secondo dopo: l'autoctono che vessi al bar o che batti a ping pong (bellissima scena quella, pare una sfida a singolar tenzone ma al posto degli schioppi le racchettine, Mastandrea grande nella sua nonchalance sbruffona) il giorno, la sera viene e ti massacra.
E questo è un punto - secondo il ruralverso che tanto mi piace - a favorissimo del film. Gli altri sono il dinamico duo Masta-ermano, che fanno ottimamente il loro lavoro di tipi medi, come lo fanno loro mi sa nessun'altro: recitare la naturalezza e la "mediezza" è sempre più difficile che fare i paraplegici (vero Valeria Bruni Tedeschi? che due volte in una settimana non te se po' sopportà. Ma non stavi in Francia? Ma che è? Ma tornace).
E poi Gianni. Vedere Gianni interpretare un personaggio tra il cattivone e lo stramboide al posto dei suoi soliti padri di famiglia piloti, cantanti, allenatori[insert lavoro qualunque tranne scienziato nucleare here] che risalgono la china perché uno su mille ce la fa ma quell'uno è sempre lui, è... bislacco. E piacevole. Che comunque guarda che Gianni è strano eh. Guarda che Gianni con tutta quella storia di andare in giro a 100 all'ora chissà quanti Autovelox s'è bruciato. Guarda che Gianni è strano, che non vi siete mai chiesti che cosa volesse dire Gianni quando chiedeva di farsi mandare dalla mamma a prendere il latte...  se, mo' se chiama latte. E poi Banane, Lamponi e poi... poi quella cosa di google. Ma si è mai spiegata "quella cosa" di Google? Certo che sfiga... fosse vero? Dài è una leggenda merdopoli... metropolitana... DEVE esserlo.
Comunque Gianni qui ci fa una bella figura. Thò. Sarà che è stato per decenni il fidanzatino d'Italia e ormai l'abbiamo metabolizzato come brav'uomo, ma vederlo fare quello che fa a Valeria Bruni Tedeschi dà un certo gusto (dite che c'entra pure il fatto che lo faccia proprio a lei?). C'era un ragasso, che come lui faceva ratatatatata.
Certo, purtroppo il film poi ad un certo punto (in bianco) si sbrindella, ed è un peccato perché lo fa velocissimamente. Ci sono cinque minuti di totale vuoto strutturale, gente che si dirige verso posti che non hai mai visto e non sai come hanno saputo che proprio lì avrebbero trovato la persona cercata, situazioni che vengono lanciate verso un qualche finale tragico (non che non sia tragico quello che si vede, ma si poteva, già che si era fatto 30, esagerare di più, arrivare almeno a 30 e 1/2, 30 e lode), e invece rimangono lì, nel fermo immagine finale della faccia, espressiva ok, di Mastandrea, lasciando un amaro in bocca che non  è quello giusto, è quello del "cazzo che peccato, per una volta che si era osato". Certo "Peccato, ma meglio di niente" è anche meglio di "mavvaffanculo" e basta, ma l'amaro lucano in bocca rimane.
Nota di merito alla locandina che secondo me è la parte del film che deve essere costata più coraggio e fatica a chi l'ha imposta, perché una locandina così nel panorama delle locandine italiche deve essere stata imposta per forza, al produttore o a un distributore qualunque che avrebbero di certo preferito i faccioni dei protagonisti.
Io comunque dovessi di', il David a Mastandrea glielo davo per questo più che per l'altro (quale dei due scegliete voi).
Io un altro film a Gabbriellini glielo farei fare. Il seguito di questo magari.
Giunga. Giunga. Giù. Giunga. Giunga. Giù.

giovedì 27 giugno 2013

Colit Farrell

Dead Man Down - Il sapore della vendetta
Trama: Noomi Cose Città


Fa schifo al cazzo.

Non ci pensate neanche a vederlo.
L'unica cosa che mi è venuta in mente è che siccome che lui è uno che ce capisce di armi, questo mi dà la sponda finalmente di mettere una cosa strafiga che avevo messo da parte da un po'. Armi. Armi. Armi.
Quante e quali riconoscete? Ci sparamo un quizzone nei commenti? 
Comunque magari una a caso di queste sarebbe carino usarla su chi ha pensato/prodotto/girato 'sto film, per assaporare il sapore della vendetta del titolo, che sapore avrà 'sta vendetta poi, secondo me un miscuglio di mesh mellow, astice e mozzarella burrata andata a male. Mo' non è che se hai fatto la trilogia originale di spettatori che odiano i registi e sei stata Lisbeth Salander - personaggio che ancora è capace di accendere flame a distanza di ann, oh non ci stanno proprio che Lisbeth Salander è un personaggio per limitati di mente, non se ne vogliono proprio fare una ragione - puoi fare i film in america inutili come questo come ti pare e piace.

mercoledì 26 giugno 2013

Alza la cornetta, una cassa ti aspetta

The Call
Trama e recensione insieme:
- Pronto, 911, come posso aiutarla?
- aaahhh ggghhh ooohhh uuuhhh
- Pronto? C'è qualcuno che la sta aggredendo? Non può parlare? Lei è rinchiuso in un cofano di una macchina imbavagliato strafatto di narcotizzante e sta cercando di dirmi che è in pericolo?
- oooh ohhh oh ooooouuuhhh
- La prego! Mi faccia capire qual è questo pericolo in modo da poterla aiutare! Sono pur sempre Hale Berry, l'attrice il cui unico smalto è quello nero, appunto. Non ho fatto praticamente nulla in carriera se non qualche X-Men in cui mi confondevo con gli altri, mostrare le tette in un film-cazzata facendole pagare il costo della mia villa a Miami, e non scordiamoci fare Catwoman che con Catwoman quasi che abbiamo rischiato di non avere mai più cinecomics mai mai più nella storia del Cinema e poi cos'altro, ah già, vincere un oscar solo perché era troppo tempo che Whoopie non vinceva un oscar e poi comunque falla tu una scena di sesso con Billy Bob Troton me ne dovevano dare due di oscar, eppoi niente ho buttato alle ortiche la mia già traballante carriera con dei film che infatti nessuno si ricorda neanche i cineblogger più autistici forse si ricordano quello dello squalo ma forse anche no, ma ora sono tornata! Infatti ero in quel pasticciaccio brutto di via lattea dei sorelli Whachosky! E facevo dieci personaggi! Mica male per una che ha due espressioni, e le mostro fiera entrambe anche in questo film, con o senza microfonino. E proprio questo dovrebbe essere un film che mi riporta in auge, infatti faccio un'eroina senza macchia e senza paura che se ne sta tutto il giorno a scaldare la sedia (sembre con un bel culetto) al 911 ma ad un certo punto mannaggia a quando ho alzato la cornetta mi sento un bell'omicidio in diretta, ma io che sono fica che faccio? Non cambio lavoro e vado a fare hot-dog all'angolo tra la 5th Ave e Rockfeller, no... io rimango e becco di nuovo un'altra vittima dello stesso assassino ma che chiamano tutte me questa? Ma questa volta non mi lascio sfuggire l'occasione di fare la fica tenendola al telefono cercando di venderle dei prodotti di bellezza e se mi ricordo salvarle la vita, questa volta la salvo per davvero va. E sai chi è la ragazzina rapita? Quella che avevate tanto tanto adorato in Little Miss Sunshine

Solo che col cavolo che è rimasta tutta paffutella e simpatica come un tempo! No, lei è rimasta solo paffutella

E  questa mi chiama, e io la salvo, ma mica solo usando il telefono... no, io ad un certo punto non si sa come arrivo proprio dove è rapita e la salvo dal matto, uno di quegli attori che gli hanno detto che per fare i matti devi essere tutto isterico e sudato e con la bocca perennemente spalancata che più che matto sembra in preda ad un atroce attacco di diarrea, certo lo capisco pure con quel tronco conico di ragazzetta che s'è rapito, se ne va pure in giro in reggipetto blu
E insomma... 
Allora dicevamo... per cosa ha chiamato?
- oooOOOHHHHHH. Certo cazzo uno chiama l'144 per fasse 'na raspetta e guarda se se deve beccà sta cagacazzi...

lunedì 24 giugno 2013

Servillo del potere

Viva la libertà
Trama: Servillo bifronte (e mi è appena venuto in mente il titolo post migliore EVER per un altro film con Servillo che faceva il cuoco: Il pranzo è Servillo. Mannaggia.)

Il nodo narrativo di Viva la libertà è veramente vecchio come il cucco. Lo scambio di persona rivelatore di una capacità inaspettata, che dimostra come in un ambiente (qualunque esso sia) è più facile che ci si trovi più a proprio agio l'anomalia (il matto, il guitto, il malato, insomma l'opposto) di chi invece ci è nato e cresciuto.
Secondo i miei studi distratti credo che i Menecmi sia il primo esempio, ma poi da Il principe e il povero fino a Johnny Stecchino, quella dell'"opposto" che entra in una situazione, la ribalta, ne scoperchia le magagne e ne esce vittorioso è ormai nell'immaginario collettivo quanto se non più del "ragazzo ama ragazza" (di certo regala molti più spunti). Se vogliamo entrare nell'ambiente politico basta pensare a Dittatore uno e Dittatore due o a Dave. E poi se la vuoi tirare un po' è lo stesso presupposto di roba con Bud Spencer/Terence Hill o Jodie Foster.
E ora abbiamo due Servillo (oddio, quindi tre Servillo? Ed ecco che sono diventati DEL TUTTO INUTILI i casting per i post-cinquantenni. Fatevene una ragione.): uno è il leader della sinistra itaGliana, l'altro il gemello, guarda un po' un po' pazzo, e sotto psicofarmaci. Succede che il primo se ne scappa all'estero depresso (e ripara a casa della sempre odiosa - E MAI FRANCIOSA! - Valeria Bruni Tedeschi - A SOEUR BRUNI! CAMBIATEVE COGNOME! MA CHI VE VOLE! SE C'ERA LUI (Garibaldi intendo) sai da quanto vi aveva tolto la nazionalità! - e poi comunque il metodo migliore per guarire dalla depressione proprio) e il portaborse è costretto a mettere a capo dell'opposizione prossima alle elezioni proprio il gemello picchiatello che - TA DA! - riesce mille volte meglio del fratello politico, parlando come mangna e non col mangna magna, dicendo quello che il popolo vuole dire e non quello che vuole sentirsi dire, appunto, la verità. La veritaaaaà! Comportamento bordeline che ovviamente gli regala i favori del pubblico e, più o meno, della classe politica tutta. 
Elezioni alle porte, vittoria in tasca, nodi famigliari quasi risolti e domanda sulla punta della lingua: per governare ci vuole un matto, o governare rende matti? La risposta è nel faccione di Toni Servillo nella scena finale. Toni Servillo nella più grande interpretazione della sua carriera: una TROTTOLA!
Quindi se per Servillo le cose vanno bene (come sempre, forse è ora che Toni provi a fare qualcosa di completamente diverso), e vanno bene pure per Mastandrea - che comunque nonostante abbia vinto troppi premi quest'anno, gli si vuole un bene dell'anima sempre a prescindere - la veritaaaà è che le cose non vanno altrettanto bene per il film, che, nonostante abbia almeno il merito di mettere in scena una sorta di favola fantapolitica o comunque una storia che non siamo tanto abituati ad accettare se non in una commediola amerigana, non riesce a sollevarsi da una diffusa apatia, un discontinuo grigiore, una critica troppo superficiale.
E siccome c'ho il trip Disneyano ecco a voi Topolino (ma non sarà mica doppiato da Servillo?) che dice la sua a proposito di scambi di persona rivelatori:

venerdì 21 giugno 2013

I Re Maghi

Lo avevate notato che mi piacciono i trend. Ora li chiamano #hashtag, ma non fatevi infinocchiare (!), sono sempre le solite vecchie mode, quelle che manco te ne accorgi e "Hansel va un casino quest'anno".
Per fare un trend, proprio per fare l'albero, ci vogliono almeno tre esempi. Per ora, nel 2013, abbiamo le Streghe. E siccome i trend non viaggiano mai da soli, alle streghe corrispondono i Maghi.
Ed ecco che prossima settimana arrivano Maghi 3, che non sono fantastici (e speriamo neanche buffoni come Oz(io) nè comici e macchiettistici come SteveSteveJim, sono, invece una sorta di Ocean's [insert numero here] meete Tower Heis = Maghi Rapinatori.
Guarda poster!
[ehm]
Guarda trailer!

Guarda contenuto speciale!

Gaurda sito! Guarda facebook!!! Guarda Twitter!!!
Ebbene io con un mirabile trucco da Mago Ciebbì:
me ne andrò all'anteprima e l'aspetto per almeno tre motivi: Mark Ruffalo. Woody Harrelson. Jesse... no, dai, Mark Ruffalo di nuovo. E se non mi piace, invece di scrivere la recensione negativa, PUF faccio il numero della sparizione!
Per chiudere il trend, anche a Bollywood se ne sono accorti:

giovedì 20 giugno 2013

Harlem Globe Trottola

Inception
Trama: Tom Hardy dentro Cillian Murphy dento Leonardo Di Caprio dentro dentro Ken Watanabe dentro Joseph Gordon-Levitt dentro Ellen Page tutti dentro Marillon Cotillard.

Sì, terza visione in due anni, eunno eddue ettre, pochi hanno avuto questo onore (Essere guardati da Ciebbì, un brivido riservato a pochi) e, nonostante sappiamo tutti che Inception è un inception di Satoshi Kon e del suo Paprika, ma proprio tanto, quel tanto che stroppia e che ti chiedi come stanno andando le cause tra avvocati amerigani col capello da cowboy e avvocati giapponesi con gli occhi a fessura. Quel tipo di "ispirazione" che non lo chiami PLAGIO solo per educazione
e solo perché comunque Inception è una ficata punto e basta. Paprika è una ficata. Ma anche Inception. Essì, lo so anche che oltre a Kon ci sta un minestrone di altre mille cose che noi magari neanche sappiamo tra letteratura sci-fi (penso soprattutto a Philip K. Dick) e roba più pop tipo Matrix e
eeehh te l'eri scordato quanto era caruccio Dennis Quaid sobrio eh?
Be', com'è come non è, Inception non si tocca. 
Cast stellare con una tale quantità di manzi che ti viene voglia di rivedere i tuoi gusti sessuali per poterti gasare di vederli tutti insieme (tra questo, Rock'n'Rolla e Ocean's Trilogy non se sa...), mentre invece il comparto femminile tra Ellen Puffo Page e Marillon Carillon proprio non marca bene. I manzi, au contrair... te l'immagini tutti insieme alle anteprime

E poi tutto il resto, mega elenco di roba spettacolare, dalle architetture dei sogni tipo la "parigi accartocciata" (e qui ho il piacere di avere il © su Parigi Accartocciata)

a la scena dell'hotel che se sei Gordon-Levitt puoi dirti felice di essere vissuto anche solo per aver fatto quella scena:

e i meme. La quantità inusitata di meme, tra cui l'inarrivabile e lapalissiano primo:

Non mi lancerò in una galleria di Inception posteristici che abbiamo già dato e in tre anni ne saranno spuntati a migliaia, ma ultimo per ordine di tempo ci sta sto matto turco di nome Murat Palta che ha fatto i film in stile Ottomanno, ma con solo due mani, bravo oh. Il primo è Inception e particolari, gli altri ci clicchi e indovini, dai sono facili.
 
Non mi lancio in alte discussione seriose, le ho fatte alla prima botta e alla seconda, come ho fatto anche per Paprika alla prima e alla seconda botta, qui chiudo con una gif folle di Marionception

e comunque potrei non aver davvero scritto tutto questo. Forse C&B è tutto un cineblog, dentro un cineblog dentro un cineblog TROTTOLA

Ad ogni modo quando finalmente Ciebbì mi farà diventare ricco andrò tutto il giorno in giro a dire:

♰ James Gandolfini ♰

♰ James Gandolfini ♰
Qui sopra no.

mercoledì 19 giugno 2013

Toy History

Toy Story 1 - 2 - 3
Trama: Andy se n'è andato e non ritorna più

Rivedere in a row la trilogia di Toy Story sortisce esattamente l'effetto che volevano sortire Lasseter e compagnia bella... oddio "bella" non tanto di persona
[Cacchio sembra che si siano disegnati l'un l'altro...] quanto più di testa e di società, insomma pezzi da museo.
Col primo TS ti prende la nostalgia canaglia di pensare che sono passati quasi 20 anni (!) e che a rivederlo ora, ora che i capelli li fanno perfetti, che la regia dei cartoon la fanno i grandi registi, che alcune "furberie" della Pixar sono pure uscite fuori (guarda e scandalizzati), e che, volente o nolente, siamo già a parlare di una Golden Age Pixar, mentre ora abbiamo sdoganato i seguiti bruttissimi di quelli brutti e gli spin off bruttissimissimi dei seguiti bruttissimi di quelli brutti.
Col secondo ritrovi i vecchi amici, non sono cambiati tanto, sono sempre loro e ti fanno ridere, magari un po' meno di prima, di quando c'era la novità stupefacente del primo film d'animazione digitale fatto bene, fatto almeno con dei poligoni che non sembrassero solo lattine di coca-cola ambulanti. Certo i nuovi personaggi non sono proprio azzeccatissimi (Stinky Pete mai piaciuto), ma rimane un bel guardare, alto livello.
E poi arriva il terzo, non li vedevi da dieci anni, e questa volta sono cambiati sì. Te li ricordavi meno "perfetti", meno... tridimensionali. Ma poco importa se l'aspetto "vintage" dei primi due non è più quello di una volta, ora hai una di quelle storie che ti prendono proprio il cuore, hai nuovi personaggi eccezionali e dalle molteplici letture (tralasciando il ridicolo doppiaggio italiano, che ammettiamo pure che Frizzi abbia fatto un buon lavoro con Woody, ma Gerry Scotti? Ma Faletti? Ma si dài, facciamo doppiare i cartoni animati al mio portiere... cioè intendo proprio facciamolo, farebbe di certo un lavoro migliore). 
E poi nel 3 hai quella scena... questa scena:
No scusate, intendevo questa:
Ma tu ti rendi conto vero? Ne avevo già tessuto talmente tante lodi che manco Penelope, ma rivederla mette ancora un'emozione enorme: i giocattoli, i nostri giocattoli, che accettano, uniti, la morte. Va al di fuori dell'umana concezione. 
Perché Toy Story ha, molto più di tutti gli altri Pixar, il coraggio di andare a ravanare in un posto oscuro e buio, l'infanzia, un posto dove ci siamo formati per davvero, dove gli adulti che siamo si costruiscono, e nonostante i colori pastello, Toy Story mette in campo cattiverie e spietatezze uniche (non solo Sid o Lotso, ma anche lo stesso Andy, continuamente alle prese con le sue dimenticanze o preferenze, un "papà/padrone" veramente ma veramente di merda, che viene salvato in corner dal finale del terzo). 
Rivedi quella scena e DEVI andare a recuperare TUTTI i giocattoli che negli anni hai buttato, regalato, scordato. Chissà dove sono ora tutti i soldati Fast Food che avevo, forse combattono ancora la loro Guerra al colesterolo. E tutte le mie Micro Machine? Quante ne avevo. Le immagino correre che manco Fast&Furious in piste di rottami. E le mie Barbie... ehm.
Toy Story è una serie di cartoni film irripetibile, non ce n'è. Niente a che vedere con la candida cretineria di Wall-E o con le buffe superavventure de Gli Incredibili, sì certo, i Pixar diqquà e i Pixar dillà, ma Toy Story è, proprio come il titolo, la Storia della Pixar, e del Cinema.
Rivedetelo mille volte, ricercate tutti giocattoli che avete e accettate il fatto che - lo dicevamo qualche giorno fa - mentre vivi "i giorni della tua vita", che vanno dagli 0 ai 10/11 anni, non te ne accorgi nemmeno e quando crescerai starai tutto il fottuto tempo perso nei ricordi, nella nostalgia di quando eri innocente e ti bastava una collezione di pupazzi soldato a forma di hot-dog e delle macchinine minuscole per stare ore e ore nella tua stanza a giocare. Come quella battuta di Woody...
...«Gli uomini escono dal corpo di una donna e passano tutta la vita a cercare di rientrarci», ecco, noi tutti, uomini e donne, stiamo tutta l'infanzia ad aspettare di "diventare grandi" ("quando sarai grande capirai", ricordatemi di non dire MAI questa frase a nessuno sotto i 15 anni) e poi, una volta grandi per davvero, cerchiamo solo modi di tornare piccoli: uno di questi è continuare a vedere Toy Story e farsi venire il cuore in gola quando tutti si prendono la mano prima di morire bruciati.
E anche fare "io l'avevo visto" riguardando tutti gli easter eggs che i mattacchioni della Pixar si divertono a mettere nei loro film.
E anche riempire i cineblog di cose belle ToyStoresche:
 [Ridere. Clicca.]
Che dite, ho baciato troppo il culo a Lasseter?
C'è chi lo odia e lo disegna così:
C'ho proprio la faccia come il broccolo, ce l'avevo anche nel 1996:
Ci aspetta l'università dei mostri. Vediamo un po' come sarà (tralasciando che a doppiare ci sono I Soliti Idioti. Volete il numero del mio portiere?):