mercoledì 29 aprile 2015

Just a Perfect Gay

Pride

Trama: Pride & Prejudice

Quando mi capita di vedere film con tematiche omosessuali (e in questo 2015 la tematica è quantomai trendarola, tra personaggi gay, pellicole di gay vecchi con John love Doc Octupus anche se nel cast non c'è Gay Oldman e film transgender, tutta roba che non ho visto ma vedrò) mi capita sempre di pensare per quale motivo c'è ancora bisogno di fare film che sottolineino (eh?) la difficile vita degli omosessuali worldwide. Sarà che il problema è talmente lontano da me, cioè per spiegarmi meglio che sennò così sembro uno di quelli che aggiungono i "ma" dopo frasi tipo "a me non danno mica fastidio ma", "io non sono razzista ma", intendo dire che è una problematica che non riesco proprio a elaborare, come se mi dicessero che nel mondo una piccola minoranza vive malissimo la sua triste condizione di proprietari di macchine gialle o di avere nell'armadio solo scarpe con la chiusura a velcro piuttosto che con i lacci (sto cercando degli altri esempi di cose totalmente stupide, inutili, superficiali, tipo che ne so avere un cineblog dove scrivere ogni giorno una recensione di film). Capito che intendo?
Ovviamente ogni volta poi mi rispondo che questa sensazione è un miscuglio perfetto tra un certo libertarismo che mi pervade (della serie "facciamo tutti quello che cazzo di pare con i propri genitali". ovviamente - inciso - tutti belli consenzienti e felici e pieni di umori) e un'ignoranza sul tema: non sono gay (cosa ormai riprovata da quella volta che Channing Tatum mi sventolò il batacchio sotto il naso) e non posso sapere davvero cosa vuol dire esserlo, e quindi, già, dovrei stare solo che zitto.
Eppure continuo a pensare che certe volte - solo certe volte eh - molte voci di quelle che a volte mi sembrano autoproclamate minoranze siano troppo sonore e incazzate, quando oh, datte 'na calmata che non ce ne frega poi più di tanto dei tuoi gusti sessuali, basta che tu non sia una brutta persona in senso generale. Dico cazzate?
Forse sì. Infatti come sempre quando inizito questi discorsi poi mi incarto, un po' mi sento scemo (sempre per quella cosa della superficialità di cui sopra) e mi mordo la lingua perché mi pare di sparare sentenze su quello che non conosco. 
Passiamo al film che in quei panni mi sento più a mio agio. 
Pride è un film del 1999... 
ah non è del 1999? 
Ah dello scorso anno? 
No perché mi sembrava proprio proprio del 1999, sai uno di tutta quella serie di film inglesi con le minoranze del terziario che si ribellano all'odiata Meryl Streep Margherita Thatcher e iniziano a fare tutti dei cortei e alla fine nel loro piccolo riescono a raggiungere quei diritti tanto inseguiti e meritati. Sai tipo Full Monty, Grazie Signora Tatcher e altri che ora manco mi vengono in mente ma vi assicuro che sono un vero genere cinematografico a sé stante, e assestante scene tutte un po' uguali (incontri iniziali pieni di diffidenza, bevute al bar con canzoni annesse, scena finale di corteo e vittoria con fermo immagine dei protagonisti che magari sollevano di peso il leader che ride (il rider, quindi)

e personaggi tutti un po' uguali tra cui il giovane irruento e quello invece dolce che scopre che fuori dalla sua stanza c'è un mondo

il vecchio saggio

la vecchina tutta té e centrini che si rivela una badass e fa il dito medio ai potenti


In Pride c'è tutto questo, proprio come sembra scritto su una sorta di 10 comandamenti per il perfetto film inglese sulla classe meno abbiente.
La storia - vera veramente - è quella di un gruppo di omosessuali che nel 1985 prese a cuore la lotta politica dei minatori gallesi, ovviamente mettete in una stanza un gruppo di gay londinesi e di minatori gallesi e succederà quello che succederà: sguardi truci, scenette esagerate dal più estroverso dei gay che la manovra Hair (ballare sui tavoli):


e inevitabilmente il minatore che si rivelerà omosessuale entro la fine del film.
Ripeto. Tutto visto. Tutto scritto. Eppure, ancora una volta, una storia del genere funziona, l'empatia con i personaggi (iconografici e risaputi) è totale, l'accento inglese e gallese come al solito adorabile, gli attori tutti perfetti, guidati dai più che veterani e stupendi Billy Nighy e Imelda - non sono solo la Umbridge - Staulton

e seguiti dal Misfits quello bravo

il Moriarty di Sherlock con Cucumberbatch

che peraltro realizzano un sogno:

Insomma, un film che non rimarrà in nessun ricordo da qui a qualche settimana, ma nonostante tutto, nonostante le scene di canti in coro stratelefonate, nonostante i personaggi scontati sia tra i gay che tra le lesbiche

che tra i minatori (ovvia la presenza dell'omofobo oltranzista che entro fine film difenderà i diritti dei gay come fossero suoi, cosa che in effetti sono) e nonostante sappia troppo di 1999, alla fine fa emozionare, in maniera sincera e pura. 
Comunque le scarpe con la chiusura a velcro non mi danno fastidio ma.
Illustrazione fica (si può dire fica o è sessista?)

E foto dei veri protagonisti di 30 anni fa:

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