venerdì 10 aprile 2015

Di male in Pegg

Sia chiaro. Simon Pegg ci piace. Lui (e il ciccio.compagno Nick Frost) li amiamo tanto dai tempi dei morti dementi e di tutta la Trilogia del Cornetto che ne conseguì. Abbiamo gioito che anche Hollywood si accorgesse di loro (anche se con film non proprio imprescindibili, o i n film dove neanche si vedevano) e anche quando si muovono da soli sono sotanzialmente su livelli abbastanza alti (Frost contro alieni che usano aquafresh e Pegg come comic relief delle serie Star Trek e Mission Impossible).
Solo che mi sa che negli ultimi tempi a Pegg gli si è un pochino bevuto il cervelletto, o qualtomeno non gli funzionava tanto bene quella parte di cervello d'attore/autore che gli ha fatto accettare due film veramente indecorosi se confrontati con il resto della sua carriera.
Uno è:
Hector and the Search of Happiness

Trama: L'importanza di chiamarsi Hector

Vi ricordate Walter Mitty, quel tentativo di Ben Stiller di fare un film fantasioso on the road con un personaggio stra-ordinario (nel sendo di super ordinario, per nulla speciale), che cerca di spezzare la sua grigia routine intraprendendo un viaggio verso una destinazione più o meno sconosciuta e durante il viaggio attravenso avventure rocambolesche e incontri tra i più inaspettati scoprirà se stesso e tutto quanto? Ecco, U-GU-A-LE. Solo con Simon Pegg e dove il fine ultimo del viaggio è la ricerca della (mucciniana) felicità.
Pegg è un psichiatra annoiato:
con una moglie fatta così:
(e che neanche cerca di ammazzarlo, dovrebbe baciare per terra...) che però ad un certo punto parte, si veste da sfigato con quei gilet pieni di tasche da fotografo anche se fotografo non è, e parte per la Cina, a vedere cos'è la felicità in Cina. Alla PRIMA sera quasi va a letto con una cinese. Ah, bravo, e ce voleva tanto, bastava andare al centro massaggi sotto casa.
Dalla Cina all'Africa passando per monaci tibetani con Skype, milionari che hanno soldi ma non sono felici, criminali che hanno potere ma non sono felici, vecchie fiamme che hanno figli e sono felici e una sequela interminabile di banalità messe in fila una dopo l'altra che rendono il film qualcosa a metà tra un diario di una quindicenne e un libro di Federico Moccia (che è un po' la stessa cosa in effetti).
Questa tanto anelata felicità viene messa dal protagonista - che si segna tutto perché ci vuole scrivere un libro che per carità è un best-seller annunciato se tanto mi dà tanto - per punti elenco durante il film. I punti sono questi:
Ora, magari sono un vecchio arido e ormai col cuore rinsecchito io, ma io non ha mai letto tante cazzate di seguito. Dài, è come quando qualcuno mette sui social quei meme tipo "Realizza i tuoi sogni!", "Lavora per vivere, non vivere per lavorare!", "Fai diventare la tua passione il tuo lavoro!"... ECCERTO! Perché infatti non lo sapevamo già?! Veramente mi mettono il nervoso quando le leggo... mi rendono davvero infelice.
Come infelice è tutto questo film, carico di sorrisi finti, di assoluti sulla gioia che un bacio perugina in confronto è Freud, di banalità sui popoli (quello cinese e quello africano in particolare) da denuncia e con l'asticella del ridere costantemente a livello zero. Fa ridere questo gioco di parole?
A-penis. Happiness. Bah.
E poi cosa diavolo c'è di male a godere della propria fantastica routine. Io sarei sfelicissimo senza la mia routine. Appena mi cambia anche solo di dieci minuti impazzisco. Inoltre è lunghissimo. E il finale più banale di tutto il resto del film. E la passione di Pegg per TinTin (che per tutto il film disegna su questa moleskine e i disegni prendono vita sullo schermo in animazioni...) gli prende troppo la mano e diventa pure un po' ridicola.
Ma attenzione, perché Pegg ha fatto di peggio. Ha accettato infatti di partecipare a:
Kill Me Three Times
Trama: Pulp friction

Che è un patetico film pulp, ridicolo, brutto, incomprensibile, noioso, recitato da attori misconosciuti o terzi attori di attori famosi (c'è il terzo fratello Thor. Quindi ora abbiamo Thor, Thorino e Thoretto...) e realizzato oltre il tempo massimo di qualsiasi cosa pulp che ci si possa anche solo permettere di pensare. Inoltre si svolge in Australia e non si vede neanche un koala.
Da che si riconosce che è pulp? A parte che per TUTTO il tempo c'è questa insopportabile musica surf di schitarrate e OOHH AAHH; a parte che ci sono tutte storie di soldi, tradimenti e killer che prima di ucciderti ti dicono la ricetta dei muffin perfetti; a parte che Simon Pegg si è ritagliato la parte - credo ai suoi occhi... solo ai suoi... superfiga - del killer spietato
che gli si addice quanto potrebbe addicergli (!) quella del... del... killer spietato. Veramente la sua peggior parte. Roba che come agente segreto ci sta benissimo in confronto.
Ma la cosa che lo fa più pulp di tutto è che i titoli di testa sono fatti così:
MA CHE DAVERO?! Ma ancora mi fai sta roba? Ma stiamo scherzando? Era già vecchia in Rock'n'Rolla ragazzi. Basta questo a renderlo un film inguardabile.
Che poi, per riprendere il discorso sulla felicità e chiudere, ma qualcuno pensa sul serio che si possa davvero essere felici? Maddài. Sempre pensato che la felicità andasse a braccetto con quell'altra cosa che ci hanno fatto credere che esisteva, dai quella cosa che inizia con la A e finisce a more. No perché per come la vedo io, se sei anche un benché minimo intelligente, profondo, critico non puoi pensare che esista, davvero, la felicità. Non parlo di stare a pensare ai bambini africani che muoiono di fame e quindi tristezza (come invece ci propina un banale Pegg), parlo proprio di un senso concreto di comprensione che la felicità non può essere continua, che non si possa mai rispondere "sì" ad una (criminale) domanda come "sei felice?". Posso anche credere a sporadici momenti di felicità (che personalmente preferisco sempre chiamare "calma", quei momenti in cui davvero non senti di dover fare qualcos'altro rispetto a quello che stai facendo in quell'istante), ma insomma, la Felicità... ma che è? Ma che stiamo davvero in una sceneggiatura di Muccino? SVEGLIA!!11!
Di certo mi rendono felici queste foto di attori che ridono sul set:
Che dite forse me dovrei fa 'na risata ogni tanto?

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