lunedì 18 aprile 2011

Il Papa Uomo

Habemus Papam
Trama: Il Papa ha attacchi di Papanico e prega uno psicologo di fargli ritrovare la Sua Sanità mentale.

Habemus Moretti. E lontanissimo dal Moretti della Nutella gigante, da quello con la cuffia da pallanuoto e delle "parole importanti", da quello di "mi si nota di più". Lontano il Moretti antipatico e spocchioso che abbiamo imparato ad amare (e altri a odiare, Moretti non ha mezze misure). Oggi Moretti trova la sua dimensione più pura, più autoriale, più stupendamente personale. Oggi Moretti regala all'Itaglia, anche se non lo merita, il suo Cinema. Moretti definisce oggi (e con lui pochissimi altri, che si contano sulle dita di una mano monca) cosa può e deve essere il Cinema Italiano. Un Cinema che può raccontare una storia senza effetti speciali, senza turbinanti regie, senza star hollywoodiane. Un Cinema che può raccontare quella italica "speciale normalità" che tanti altri (registi? sceneggiatori?) inseguono e di cui, effettivamente, l'Itaglia è pregna: un agglomerato informe di quei famosi "tic", "manie", "debolezze" che ci rendono bersaglio idiota di registi amerigani ancora più idioti, ma che sono il vero e più profondo genio del BelPaese. Ecco allora il vescovato di Moretti, un gruppo di uomini in tonaca rossa, più uno in tonaca bianca, che ci ricordano con la loro stessa esistenza esattamente il contrario di quello che dovrebbero: ci ricordano che Dio non esiste. L'unica cosa che esiste è l'Uomo. I preti, i vescovi, i cardinali, il Papa, sono "solo" uomini. Moretti, con un'intelligenza apolitica stupendamente liberata da macchiette e da comicità forzata (nonostante si rida, e molto, durante il film) e con un rispetto raro e adulto, ci regala dei personaggi che resteranno in testa per molto molto tempo, non solo il Papa in crisi d'identità, ma tutti gli altri caratteri che traspaiono sotto le papaline e le preghiere mormorate.
Leggo in questi giorni di come Avvenire si sia scagliato con una cieca crociata verso il "boicottaggio" del film, sottolineando (ancora) la sua ottusità... ma come? La Chiesa non dovrebbe predicare libertà, osannare il bene? Le mani allargate in un abbraccio al mondo come il Cristo di Rio? E invece ecco il credo della stupidità, che avrà l'unico merito di ottenere l'effetto contrario. Come potergli spiegare che invece il film di Moretti potrebbe avere proprio il risultato che loro non si aspettano: quello di avvicinare alla Chiesa e non di inquinarla: mostrando i preti, i vescovi, il Papa, per quello che sono: Uomini, Uomini e basta, Moretti non li rende forse un po' più vicini? Non li terge da quella polvere e da quell'odore stantio di legno vecchio, l'odore delle chiese? Non era questa la forza tanto amata di Wojtyla? Il papa che diceva "semo romani", che lasciava, per esempio, che la sua passione per la neve convivesse tranquillamente con la sua passione per Dio? Portava i Moon Boot sotto il vestito? Pure a Dio magari gli piace sciare, perché no? Pure a Dio piacciono le bombe alla crema di quella cornetteria notturna vicino Piazza Cavour, a chi non piacerebbero? E anche questo è un merito grandissimo di Moretti, quello di saperci raccontare l'"itaglianità", ma nella maniera pura e semplice di un cervello pensante e non di un comico di zelig con l'accento marcato.
Moretti stesso si mischia a questa sorta di "scolaresca" di prelati, che si lasciano andare nell'organizzazione di un torneo di pallavolo con l'entusiasmo di bambini in parrocchia, perché non si tratta di cedere a tentazioni, di mancare di rispetto all'Altrissimo, di blasfemie o peccati mortali: si tratta di vivere.
La quantità di scene divertenti fa il pari con quelle pesantemente dense, mai buoniste e al tempo stesso mai accusatorie o vessanti. Non c'è un filo di critica in Moretti, e questa forse è la più alta prova della sua definitiva maturità e grandezza: da Moretti ti aspetti una visione caustica, un girotondo di frecciatine e dissacranti maschere, ti aspetti un "Papa! Di' qualcosa di santo!", e invece il suo sguardo è "umilmente" umano. Moretti scende dal piedistallo (dove molta intellighenzia itagliana l'ha messo anni fa e dove a volte lui stesso sembra non stare a proprio agio - penso alle centellinate e sempre sobrie apparizioni televisive) e regala un film incredibile. Così miracolosamente bello e al tempo stesso così dannatamente Italiano, e ancora meglio, così romano. In tutte le scene in cui il Papa cammina per la Capitale, e a conti fatti, la visita davvero per la prima volta, perso nella sua depressione, Roma riesce a dare il meglio di sè, non nel Colosseo "sparato" a tutto schermo tanto per ricordarci che Roma è anche Impero come fanno gli Amerigani, meno che mai con le buffonate delle mani a conchiglia che fanno "ma che stai addì": la Roma di Moretti accoglie un anziano un po' sperduto, gli tende una mano con un telefono cellulare dato in prestito o un bicchiere d'acqua fferto alla COIN, e quelli sono i gesti santi, sono quelle ragazze le "persone buone", nonostante non vestano di nero, non preghino ogni mattina e gli unici voti li hanno presi a scuola.
Il Papa morettiano, che rappresenta per tutti IL signore in Terra, diventa "solo" UN signore a terra. Un film estatico, implacabile e umanissimo, con un finale puramente emozionante.
Come avrete capito da qualche tempo C&B ha la gravidanza isterica, e pensa ad un pargolo per casa e pensa al nome, e non si sa come, uno dei nomi che più gli ronzano in testa è Benedetta/Benedetto. E al solo suono di questo nome si scatena l'Inferno "Ma per l'amore del cielo! Manco sei battezzato e vuoi chiamare tuo figlio come il Papa?". Eppure come spiegare che C&B crede che si possa essere benedetti in senso laico, benedetti da quello che ti dicono e insegnano i tuoi genitori (e non intendo tipo "Hai detto ciao?"), benedetti laicamente da un carattere aperto e leggero, benedetti da una manciata di anni (un'80ina bastano e avanzano) senza troppi strazi. Oggi ho trovato il modo di spiegarlo, il modo è il nuovo film di Moretti.
Il prossimo 1° Maggio torneranno milioni di fedeli a Roma e si stringeranno tutti intorno alle mura vaticane come fossero un'orda di orchi intorno al Fosso di Helm e io ripenso a quando, anni fa, "è morto il Papa", un evento che a tutti gli effetti invertì i ruoli di Roma e il Vaticano: l'ambiente chiuso e impermeabile alla "vita fuori" (così perfettamente raccontato da questo film) del Vaticano, dove c'è "la farmacia che ha le medicine che non si trovano", esplodeva fuori dalle mura e invadeva Roma, facendo chiudere strade solo il giorno prima praticate solo da automobili ad alta velocità e trasfromandole in piccoli Cammini di Santiago (i sottopassaggi del Lungotevere - i romani sanno di cosa sto parlando - pieni di gente che camminava. Un miracolo?) e un'orda di giornalisti. Ecco alcune foto scattate all'epoca dall'autore (evaso ed evasivo) di Cicuta&Broccoli:

Ed ecco il vero significato di quella frase banale che trovi sui depliant dei viaggi santi in pullman e cestini del pranzo: "Roma come non l'avete mai vista".
Non troppo tempo fa vedevo un'intervista di repertorio a Vittorio DeSica, che divideva senza mezzi termini i film in Film Utili e Film Inutili (e lo vedevo in un film inutile, pensa): ecco, in una filmografia, quella itagliana, fatta consapevolmente e colpevolmente al 99% di Film Inutili, ecco che Habemus Papam diventa un Film Utilissimo, utile a farci capire che in Itaglia fare Cinema si può, fare Film che raccontano l'italianità e lo fanno con un lessico internazionale (lo stesso parlato dai cardinali di tante nazionalità diverse) si può. Moretti lo fa, Sorrentino lo fa. Chi altro? Lo sa Dio.

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