martedì 10 maggio 2011

Città di Rio

RIO
Trama: 
Il commento che ho sentito più spesso riguardo a RIO (l'ho sentito tre volte tre, tutte e tre le volte al bar. Dovete sapere che lo sport preferito di C&B è proprio non lasciarsi scappare le popolari ed estemporanee recensioni di sconosciuti che ogni tanto capita di sentire in giro. Il bar è luogo preposto. Può capitare infatti che bere un caffè duri anche un quarto d'ora se vicino c'è qualcuno che si lancia in un "ieri sono andato al cinema a vedere [film, di solito brutto]), il commento, dicevo, è stato: "be' carino RIO, ti viene proprio voglia di andare a Rio de Janeiro". E a me, con il cucchiaino che gira vorticosamente nella tazzina producendo il caratteristico rumore nevrotico, mi verrebbe da dire: "Ah sì! E CITY OF GOD invece l'hai visto?!?! 

EMMO' VEDIAMO SE C'HAI TANTA VOGLIA DI ANDARE A RIO!"
Insomma, Rio è niente più che un ripetitivo passatempo. Ancora memore di un abominio in CGI come Gnomeo e Giulietta, di certo possiamo dire che siamo su un gradino superiore (di una scala che va da 1 a infinito e dove Gnomeo sta sul primo piolo, Rio sul quarto, la Pixar l'ha costruita, la scala), sia come characters design che come andamento generale. Bisogna dire che il regista (già autore a quattro mani di Robots (hai presente Robots? Ecco.) e regista dei tre Era Glaciale (il primo a metà) non si sforza minimamente per uscire dal selciato e rimane nel (minuscolo) recinto delle cose che funzionano per forza, dei deja vu (le scimmiette IDENTICHE ai lemuri di Madagascar), il protagonista addomesticato che riscopre la sua vera natura eccetera. 'na cosetta sciapa e insipida 'nsomma.
Il film è ambiento a Rio (si era capito?) e durante la visione pensavo (alle volte lo fa anche C&B) di quanto sia labile il confine tra "omaggio" e "brochure da agenzia di viaggi". Mi veniva naturale fare il paragone con la Parigi di Ratatouille, che a tutti gli effetti È Parigi (con la Torre, le baguetta, il lungoSenna e la Nouvelle Cousine) ma non è MAI una cartolina, una montagnola di luoghi comuni, Parigi in quel film è una protagonista muta, un set teatrale che accoglie i protagonisti e la loro storia (e, ricordiamo, la Pixar è straAmerigana). In RIO la città è solo un pretesto per mettere in fila tutte quelle foto da iStock che escono quando metti "brazil", calcio e favelas felici (!), carneval, samba, spiagge e chiaramente:
Il davanti non si vede. Chissà, poteva essere un altro uccello protagonista. E la cosa che mette un po' di saudade è che in questo caso il regista è proprio brasiliano! Brutta storia la banalità, parla tutte le lingue. Ci regala quello che sappiamo di Rio come fosse un servizio di tre minuti su un TG estivo, sceglie protagonisti banali e crea dei buchi di sceneggiatura grossi come crateri (il più maestoso è questo: Rio, il pappagallino, viene rapito da cucciolo per essere venduto. La sua gabbia cade dal camion in un minuscolo paesino del Minnesota e Rio viene adottato da una bambina. Tra i due si crea un rapporto madre/figlio e diventano inseparabili. Negli anni, lei apre una libreria. Poi ad un certo punto arriva dal Brasile un ornitologo e dice che Rio è l'ultimo maschio della sua specie. Come faceva a sapere che in un paesino del Minnesota c'era 'sto pappagallo non si sa. E dire che sarebbe stato così facile, bastava che lei avesse Facebook e mettesse delle foto dell'uccello (!) e lui le vedesse ed eccetera. Invece lui semplicemente"appare" ed eccetera. 
Sul fronte doppiaggio andiamo leggermente meglio rispetto a DIALETTI, certo Victoria Cabello qualche lezione di recitazione in più l'avrebbe dovuta fare, anche per cambiare intonazione almeno quattro volte, invece delle solite due che usa per tutto il film.
A proposito di uccelli, la scelta del pappagallo brasiliano blu mi ha fatto pensare all'operazione elementare che avete visto sopra. Che poi non si ricordavano di quel disastro volante che era stato Valiant? Ok, Rio è leggermente più carino, ma tranquillamente evitabile nel caso abbiate di meglio da fare, tipo chessò, riordinare la libreria o giocare ad Angry Birds Rio (che poi, 10.000.000 di download aiutami a dire diecimilionididownload. a 0,79 cent uno. fatte du conti. hai rifatto i soldi del film prima ancora che uscisse.).
Concludiamo questo viaggio a Marina di Rio con quello che mi sembra essere la vera ispirazione per questo fillm (aka scopiazzatura):

(mettete da parte il romanticismo nostalgico però, nonostante sia un corto belissimo fu tutta un'operazione commerciale post-bellica per ingraziarsi il sudamerica un po' troppo pro-nazi. Poi infatti chissà dove l'hanno beccato Eichmann).
Ma forse sono io. Non mi è venuta per niente "voglia di andare in Brasile" vedendo Rio e non mi sono goduto praticamente nulla, perso nel trovare rimandi, somiglianza, pennuti turchesi in CGI molto migliori:

Evvabbeddai, è lo scotto da pagare quando si sa TUTTO.

3 commenti:

  1. Insomma, al solito siamo alle solite.
    Visto uno, visti tutti.

    Jon

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  2. in questo caso si buon ben dire. recupera Dragon Trainer...

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  3. City of God mi ha fatto ridere solo in un punto all'inizio poi m'ha fatto stare a pugni e denti stretti per tutto il resto del tempo. Tremendo!!

    Isa

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