mercoledì 29 settembre 2010

SPIELBERG C&BMISSION • I Predatori dell'Arca Perduta (1981)

I Predatori dell'Arca Perduta (1981)
Trama: Pa pa pa paaaa pa pa paaaa pa pa pa paaaa pa pa paa pa paaa!

Vi avverto che non sarò breve, sedetevi e prendetevi una mezz'ora. Però salterò a piè pari tutte le pippe sulla magia de ArcaPerduta. Cioè non voglio dire cose tipo Indiana personaggio storico, film storico, film mitico, nostra infanzia ma anche nuovo modo di fare avventura, Spilbi♥Lucas meglio dei gemelli Derrick col pallone, no non voglio perché dai, a trenta anni dal film, le abbiamo sentite tutte. 
No davvero è che parlare di Indiana Jones è come parlare di Dio, anzi di più perché DIo non è poi tanto sicuro che esiste, Indiana invece sì.
Allora questo è il cinema che ci ha formato. Allora facciamo che io avevo la mamma e poi come papà c'era  Indiana Jones, sempre in viaggio per lavoro, (fratello? Martin McFly of course), rendo l'idea?
Che vi devo dire, no davvero ma che vi devo dire di Indiana Jones? Dai tanto sapete tutto, poi soprattutto Predatori. Niente, tutto. Che poi tutti gli altri tre sono altre cose, tempiomaledetto più luna park, ultimacrociata più "autoreferenziale", teschiocristallo più famo un po' de soldi.
Non voglio dire che ogni volta che salite su l'aereo voi vi immaginate il viaggio così:
con tanto di linea rossa.
Non voglio dire che ogni inquadratura del film è talmente "esatta" che ancora ce le propinano:
Non voglio neanche dire che qui stiamo ai livelli di subliminale. Se io vi metto queste facce:
Così, senza dirvi nulla, voi LO SAPETE chi sono, e se parliamo di "gregari" non succede poi spesso (c'è gente che vive una vita da "carattere" e nessuno sa chi è. Se vi dico Stephen Tobolowsky ad esempio? Ecco.)
Lungi da me dirvi che io ogni volta che vi immagino leggere C&B vi immagino così:

Insomma non voglio dire tipo niente di ArcaPerduta e vi metto una cosa che se fossimo un blog serio verio scriverei ESCLUSIVA! Cioè tipo una di quelle cose che HO FATTO IO E CE L'HO SOLO IO! Insomma una di quelle cose che TUTTI gli altri se le sognano la notte, e pensate un po', C&B CE L'HA! E pensate un altro po', ve la regalo, tanto sono sicuro che non l'avete letta quando fu pubblicata sulla rivista tempo fa (altrimenti non avrebbe chiuso quella rivista, concilia?). Quindi ecco qui, GRANDI MA GRANDI DAVVERO ESCLUSIVE CHICKEN&BROCCOLI:
DREW STRUZAN – The Art of Cinema Poster.
POCO TEMPO FA, IN UNA GALASSIA VICINA VICINA….
Un’intervista esclusiva a Drew Struzan: un mito vivente, colui che ha realizzato le locandine di Indiana Jones, Ritorno al Futuro e Hook… e non dite di non conoscerlo, perché scommettiamo che se in questo preciso istante chiudete gli occhi e pensate a Guerre Stellari la sua locandina vi apparirà chiara davanti, e scorrerà potente nelle vostre vene!
L’occasione è di quelle che capitano raramente. Stai per parlare con Drew Struzan e ti immagini un grande saggio; ti immagini racconti di riunioni interminabili con i potenti dell’industria cinematografica hollywoodiana; ti immagini che dall’altra parte del filo in realtà ci sia un’entità astratta, un calcolatore che ti risponderà con fare supponente e voce monocorde alla HAL9000 alle tue domande intinte di reale ammirazione e (quasi) reverenza per un uomo che è leggenda… ma una leggenda che nessuno conosce! La professione dell’illustratore è per antonomasia priva di ribalta. Difficilmente un illustratore sarà fermato dai fans per strada (a meno che non sia una fiera del fumetto e il fan in questione un nerd con fondi di bottiglia al posto degli occhiali e calzoni troppo corti). Ma al tempo stesso non c’è professione capace di entrare nell’immaginario collettivo come quella dell’illustratore (lo sapete che il Babbo Natale come lo conosciamo noi, barba bianca e casacca rossa, è apparso la prima volta nel 1931 ad opera di Haddon H. Sundblom su alcune pubblicità della Coca-Cola? Be', ora lo sapete!). Se poi parliamo di illustrazioni per locandine di film siamo davvero ai livelli di isteria collettiva. L’esempio più eclatante ha un solo nome, scritto a caratteri cubitali in un accecante giallo su sfondo stellato: STAR WARS. Più di una serie di film, molto di più. Potremmo chiamarla religione senza paura di smentite. E se George Lucas è il suo profeta, Drew Struzan è colui ne ha creato la bandiera. Con le sue illustrazioni iperrealistiche Struzan ha caratterizzato decenni di locandine filmiche americane, è entrato in tutte le stanze dei cinefili, è stato riprodotto migliaia e migliaia di volte… ma ad un caro prezzo, il prezzo che molti illustratori devono pagare: l’essere praticamente degli sconosciuti. Quest’intervista sottolinea con divertita professionalità, tra sfumature new age e ricordi inediti, proprio questo lato del suo lavoro, il lato oscuro delle locandine.
Come ogni grande storia che si rispetti dobbiamo cominciare dal principio: in una galassia lontana lontana c’era un giovane illustratore chiamato Drew. Quando capì per la prima volta che l’illustrazione sarebbe stata la sua vita? Quali erano le sue ispirazioni e le sue aspirazioni? Come iniziò a lavorare per l’industria cinematografica?
All’inizio il Creatore disse: “Creerò l’uomo a mia immagine”. La sua immagine però non era fisica perché era puro Spirito. “La Sua immagine” era il suo carattere, la sua personalità, e la moltitudine delle sue abilità. Si era messo in testa di crearne miliardi, e tutti diversi. Iniziò quindi a dividere i lati del suo caratter e ele sue capacità tra gli uomini così che nessun uomo fosse tutto, ma che avesse bisogno degli altri. C’era bisogno di famiglie con padri, madri e figli. Certi sarebbero stati agricoltori, altri lavoratori, pionieri, e ancora altri: artisti, scrittori e musicisti. Io sono uno di questi ultimi. Mi sono ritrovato tra uno dei pochi che hanno il dono della creatività, e ne sono felice. Non ho mai deciso di fare l’artista. Non ho avuto bisogno di trovare ispirazione all’esterno. Sono cio che sono, da sempre. Certo, ho studiato le forme classiche e gli artisti del passato. Mi ricordo che quando sono entrato all’università, mi chiesero se volevo fare Illustrazioni o Arte; da candido diciottenne qual’ero chiesi quale fosse la differenza. Mi dissero che l’artista dipinge cio che vuole, l’illustratore lo fa per soldi. Forse ero naif, ma non stupido, allora scelsi illustrazioni. Dovevo pur mangiare! Non sono stato ispirato da altri illustratori e non ho scelto di fare poster per film. Ero semplicemente a Los Angeles e qual è l’industria più fiorente da quelle parti? Il mio primo poster fu per The Black Bird del 1972, un film di satira con Gorge Siegel… fu il mio primo poster pubblicato.
Nella tua carriera hai una produzione impressionante di movie poster, e ogni film è stato un blockbuster. Il tuo lavoro più famoso però, volente o nolente, rimane quello fatto per la saga di Star Wars. Come ci si sente a far parte di questo mito? E ci sono aneddotti che forse in pochi conoscono?
Come mi sento ad essere associate ad un mito moderno? A questo fenomeno internazionale? Non lo so ancora. L’arte è la mia prima passione. Essere parte dell’universo creato da Lucas è un onore, ma, a dire la verità, non mi cambia la vita. Quel che sono riuscito ad aggiungere al mito è la mia arte, e ho sempre cercato di accontentare i fans con visione sempre più ispirate. Sono conosciuto come l’artista di Star Wars, ma ce ne sono tanti! In verità non mi piace stare in mezzo al pubblico. Mi ricordo di una volta… avevo appena finito di fare il poster Hook di Steven Spielberg Io e mia moglie siamo stati invitati alla prima. C’era di tutto e di più: cibo di ogni genere, musica, giochi per bambini e tutte le star immaginabili. Io ero seduto in un angoletto guardando la gente che passava. Mia moglie, ad un certo punto, disse: “Ma quello non è George Lucas?” (Avevo appena finito di disegnare l’illustrazione della copertina di Creative Impulse, la sua biografia). Era li, come me, in silenzio, anonimo. Lei mi costrinse ad andare a presentarmi. Ci siamo salutati velocemente. C’era tanto rumore e non si sentiva nulla. Lavoravo per Star Wars dal 1977 e fu la prima volta che lo vidi… era il 1991! Poi a tavola, dal tavolo vicino ho sentito dire: “George Lucas è tutto contento. Ha appena conosciuto Drew Struzan per la prima volta!” Questo descrive il mio posto in questo mondo? Tutti sembrano di conoscere il mio lavoro, ma non me. Ma dopo tutto, questa è l’arte!
Hai lavorato con alcune delle più grandi personalità di Hollywood. Come funziona la collaborazione con I registi? Ti senti imporre le idée altrui a volte o il processo creativo è un lavoro fatto spalla a spalla?
In effetti la maggior parte delle volte si tratta di lavorare con i direttori creativi negli studios. Altre volte con agenzie di design. Ma quando lavoro con i registi, quelle sono sicuramente le occasioni più entusiasmanti. E’ bello vivere da vicino l’ispirazione e la passione per un progetto. Cosi posso sentirmi più sicuro quando creo. Di solito quando lavoro direttamente con il regista, è perché mi ha cercato lui. Vuol dire che apprezza il mio lavoro, e non c’è miglior modo di lavorare che con il rispetto reciproco. Come artisti, ci capiamo subito. Inoltre, avere un'unica visione porta al miglior risultato. Una volta ero nel mio studio e squillò il telefono: “Pronto, Drew? Mi chiamo Frank Darbont!. Ho appena ricevuto la mia copia limitata di Creature from the Black Lagoon. Dovevo chiamarti per dirti quanto è bello. Mi piacerebbe incontrarti…” E cosi ci siamo conosciuti. E’ una persona eccezionale, e un grande collezionista d’arte. Abbiamo lavorato insieme su l’art dei DVD de Le ali della Libertà e de Il Miglio Verde.
Qual  è il tuo poster più amato, quello da cui ancora non riesci a staccare gli occhi quando lo vedi? E quale il più noioso e “odiato”?
No, avere un poster preferito sarebbe una noia totale! Avere qualcosa di nuovo è l’unica cosa stimolante! Non potrei mai dire quali sono i preferiti, o meno preferiti… E poi dopo averti raccontato della gioia di poter lavorare con registi e per film così importanti come poteri dirti un mio favorito… semplicemente non esiste!. Chi ha il cuore cosi piccolo da non poter avere spazio per amare tutti? Ricordo i bei film, i registi, le opportunità, l’esperienze, gli amici, l’arte creata, e alla fine posso solo rispondere di avere una bella vita!
Passiamo alle tue tecniche. Com’è il tuo processo creativo? Come lavori per la creazione dei poster, fai molti schizzi, molte proposte prima di trovare la visione giusta?
Ogni lavoro è diverso. Difficilmente ho lo stesso processo creativo. Non ci sono regole. Ogni progetto comporta committenti e studios diversi, persone diverse, situazioni diverse, e quindi differenti idee e concetti. A volte mi danno un paragrafo e tre foto da un film e mi chiedono di dargli un’idea. Altre volte invece mi fanno vedere il set, il film finito oppure lavoro, come dicevo, direttamente con i registi. Ho fatto dei lavori che dovevano essere completati in una notte, e altri durati dai 6 agli 11 mesi. Niente è uguale e prevedibile!
Negli ultimi 10-15 anni il computer ha soppiantato tantissime professionalità nel mondo del cinema. L’illustratore è una di queste. L’illustrazione per i poster dovrà per forza diventare computerizzata per continuare a vivere?
Ha senso la paura che l’illustrazione per i film e i poster dipinti siano arti che stanno scomparendo. C’è da preoccuparsi e questo l’avevamo già capito. Un arte per sopravvivere ha bisogno di mecenati e gente che l’apprezzi, e che quindi l’acquisti. Certo i cambiamenti ci sono sempre stati, e quelli buoni portano in avanti. Solo il tempo deciderà se l’avvento del computer potrà convivere con l’illustrazione classica. Il vero problema dell’artista oggi non è il semplicemente cambiamento, ma la perdita specifica di una professionalità.
La classica domanda finale! Su quail progetti stai lavorando? Quale sarà il tuo prossimo movieposter?
Non è il mio stile annunciare i miei lavori. Il futuro? E chi lo sa! Ho dei desideri e anche la forza necessaria per farli diventare realtà, ma non m’illudo che tempo e circostanze avverse potrebbero ostacolarmi. Voglio continuare a fare illustrazioni, a dipingere; e ho dei sogni a cui nessuno crederebbe! Ben venga, il futuro! Non sarà cosa ho fatto o voluto fare, ma chi sarò diventato. Il carattere di un uomo è l’unica cosa che si può controllare e io ci sto lavorando sodo.
Ora sono passati un paio d'anni. Intanto a Struzan quella mattacchiona di Hollywood ha dedicato un documentario. Ecco il trailer:
Ora, pensare che persone tipo Spilbi e Martin McFly parlano così di te. Be'... certo  pure Steve Gutenberg (?) e Thomas Jane (? sì sì è per The mist).
Scusate ma la pappagorgia a minuto 1:02 è ©IndustrialLight&Magic, o è un Hutt? (Prese in giro dei potenti della terra dove sono più fragili, se lo può permettere solo C&B).
Comunque tutto questo per dirvi che C&B da piccolo in cameretta aveva appese in batteria, le locandine versioni giganti di Ritorno al futuro I, II, III sul letto, a coprire almeno due muri. No così tanto per dire.
Adesso, se quello che avete letto non vi ha interessato allora non so che cazzo vi può interessare, debosciati lettori anticommenti. tsk.
Allora vi meritate questo che è carino:

Ma è solo una cosetta tra le mille. Tipo il videogioco vero originale di quando uscì il film, (poi la volta dopo gli stessi hanno fatto E.T. che ha mandato in bancarotta l'Atari).

Bellezza. In teoria si può giocare qui, se solo capissi come. 
Bellezza anche quelli avventura clicca.prendi. 
Insomma bello tutto. Indiana Jones è Indiana Jones. Io voglio cambiare il mio nome sul passaporto con Indiana Jones, posso?
Momento Spielberghiano? Ma che so domande?
Ho qui il radiocomando della palla de pietra, c'è costata più dello squalo meccanico. Che faccio vado?

2 commenti:

  1. Ok, ecco i miei due centesimi: io avevo il videogioco di Indy per Amiga 500, comprato a PortaPortese a 5000 lire il floppy col nome scritto a penna.
    Questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=y6cq5WDBluM&feature=player_embedded#!

    Ho consumato i dischetti, li ho corrosi, credo che intorno ai 10 anni non facessi ALTRO da mattina a sera (unica interruzione la scuola).

    Poi in seguito mi feci regalare (magari verso i 13 anni, implorando) il NUOVO VIDEOGIOCO ORIGINALE di Indy, che si chiamava THE FATE OF ATLANTIS, cioè una cosa di cui non c'era il film ma creata da zero per l'amiga... capisci, ORIGINALE, la scatola la tenevo tipo santa reliquia, credo che sopra ci fosse un'illustrazione del tuo amico, qui...
    Vado a giocarci e niente, era di quelli prendi-usa-lancia e non mi piaceva, preferivo il platform squallidone lentissimo con lui che si muove a scatti e i pugni che fanno WHACK! WHACK!

    Poi quando l'amiga è stato sostituito da un pc vero ho smesso di giocare. E sono passata ai manga. Era meglio restare con Indy? Non lo sapremo mai.

    Certo che l'amore viscerale totale immortale che all'epoca noialtri provavamo per Indy, Marty McFly e i Goonies chi non lo ha provato non lo può capire.

    C&B AMARCORD, sempre straziante.

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  2. giocare a fate of atlantis ORA e per sempre.
    Certo che l'amore viscerale totale immortale che all'epoca noialtri provavamo per Indy, Marty McFly e i Goonies chi non lo ha provato non lo può capire. sul mio epitaffio grazie.
    C&B AMARCORD. il nuovo sito.definitivo.

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