lunedì 18 aprile 2016

Accorsi corse

Veloce come il vento
Trama: Giulia corre

VACCA BOIA CHE ROBA, RAGASSI!
Ma io dico, che diavolo sta succedendo al cinema italiano? Sta diventando mica bello ne? No perché siamo a mese 4 del 2016 e c'è stato almeno un sorpresone al mese.
Non essere cattivo, Lo chiamavano Jeeg Robot, persino Perfetti sconosciuti... tutti film mad e in itaGlia che hanno fatto parlare di loro, hanno incassato, e, novità delle novità, erano pure belli! 
E ora arriva di corsa Accorsi (!) nel suo ruolo della vita. Sì, più di Jack Frusciante, di Radiofreccia e degli ultimi baci. Oddio, forse non importante come il Maxibon
Diciamo secondo ruolo della vita, mo dai.
Drogato (mi è anche un po' piaciuto pensare che era Freccia che non era morto e dato il nome si era lanciato nelle corse. Vabbè cose mie...), spigliato, disperato (che di disperati ne siamo rimasti in pochi), e per una volta in perfetta sincronia col suo dialetto: Accorsi - fa strano dirlo, per uno che bene o male ha sempre e solo recitato se stesso, alle volte meglio, alle volte peggio - trova la profondità che gli è sempre mancata, quella vera che gliela leggi in faccia. E trova la credibilità che gli è sempre mancanta, altrove soffocata sotto urla mucciniane o sospiri ozpetekeschi.
Bologna di provincia (quella un po' meccanica, appunto, che accorsi ha già esplorato mille anni fa), una ragazza corre in macchina e va filata come il vento. Alla fine di una gara il padre, che le fa anche da allenatore, si accascia al suolo e muore, lasciandola sola con una macchina da guidare, un fratellino da accudire, una casa impegnata da salvare. Praticamente una missione impossibile.
Per mantenere la famiglia unita, Giulia è costretta ad accogliere in casa il fratello maggiore, un bucatino, e la di lui ragazza, un'altra fattona di ultima categoria. La convivenza è da subito insopportabile. Non fosse che il fratello fattello è un ex campione di corse pure lui (la corsa nel sangue, ora sostituita dallo speed della droga), che, all'inizio per tornaconto personale poi perché dalle passioni non ti liberi mai, ne diventerà il nuovo allenatore e... e... eddai che lo immaginate da voi.
Ebbene sì. La storia è proprio la più classica delle classiche, dei film sportivi ma anche dei film di fratelli che si detestano ma la famiglia è più forte.
La protagonista, scoperta adolescente, tiene testa a un Accorsi perfetto, sempre sudaticcio, rovinato, sopra le righe ma umanissimo. 
Tutto il resto va esattamente come deve andare e per tutto il tempo te ne stai lì col sorrisone sulla faccia perché, DIO BONO, questo film è una bomba. Un bomba non perché è il massimo dell'originalità o il massimo dell'autorialità, anzi, ma una bomba perché finalmente anche nel raccontare un interno di famiglia disperata (quante cavolo ne abbiamo viste di famiglia disperate nei film italiani? E giù tutti i piagnistei...) non si lascia andare mai al compatimento. Testa alta che qua fuori è un brutto mondo, parafrasando.
C'è lo sport (sembra di vedere Rush in salsa emiliana, Rush al ragù) e per una volta è perfetto: motori rombanti, corse bellissime da guardare, piloti con lo sguardo truce, volanti che prendono fuoco, incidenti paurosi, inseguimenti adrenalinici, tragedie sfiorate, questo film regge botta a un dannatissimo Fast & Furious qualunque e ti riempie il cuore pensare che è tutto italiano, che allora, dannazione, si può fare. Sbatti il pugno sul tavolo e gridi  "LO VEDI CASSO! LO VEDI VACCA BOIA CHE SE VUOI CI RIESCI! DAI CASSO! CORRI! FANNE ALTRI DI FILM ITALIANI BELLI! DAI CE LA FAI BOIAAA!!"
Poi oh, già lo sento il mormorio dei più antipatici che sottolineano quanto il film sia debitore dalla scrittura e dall'andamento tipico dei film di questo genere, ma americani. 
È vero. Ci sono scene quasi trasmutate da mille film di sport hollywoodiani - su tutti il video musicale dell'allenamento di Giulia; sapete no, il video musicale di allenamento? Il training montage. Vi serve un ripasso?

No volevo dire questo ripasso:

E anche il personaggio di Accorsi, molto simile, per dirne uno, al Bale di The Fighter. Ma sai che, ma magari avercene di personaggi capaci di catalizzare l'attenzione così per tutto il sacrosanto tempo. Magari avercene di film che hanno imparato cos'è l'intrattenimento e il ritmo dai film americani e li trasportano in italia. Dico altolà a Margherita Buy che piange e a Laura Morante che si isterizza, dico benvenuti film di genere italiani!
Non c'è un momento di stanca che è uno, e perlappunto l'italianità c'è e si sente. Veloce come il vento riesce in quello in cui tanti film hollywoodiani di sport riescono (e quasi tutti quelli italiani miseramente falliscono): ti appassiona! E ti fa appassionare a uno sport di cui generalmente non te ne frega nulla. Hai detto poco. Usciti dal cinema ti viene proprio voglia di andare a Vallelunga a sentirli per davvero, quei rombi di tuono.
Io penso di aver capito cosa è successo, perché siamo in un momento così positivo del cinema italiano, in cui ci possiamo andare in giro a testa alta a dire a un francese qualunque che anche noi abbiamo un film fantasy, un cinecomics, un film criminale che a me non è piaciuto molto ma sempre meglio di Distretto di polizia e un film di corse come si devono, che non ci fanno sfigurare (manca solo un bell'horror degno di questo genere): è successo che quelli che negli ultimi dieci anni hanno letto tutte le lamentele ormai quasi ridondanti circa lo schifo che ormai era diventato il cinema italico (non dico che lo schifo non ci sia ancora eh...) sono diventati grandi, e magari sono diventati registi, sono diventati sceneggiatori, o meglio ancora produttori (che sono quelli senza i quali i film non si fanno), ed è arrivato il loro momento, e ci credono, e ci riescono a fare delle cose che combattono quello stato di lamentela perpetua che rimbalza sui social, sul web, dapertutto. Una questione generazionale, dunque. Unita alla consapevolezza che finalmente si possono fare bei film di genere in Italia, darli a quelli che come loro si sono lamentati per anni (gli spettatori), ed essere premiati, perché la gente ci andrà davvero a vederli.
Io ci sono andato. Correte al cinema anche voi.
Speriamo che questo anno pieno di genere e di bei film porti anche altri a credere in un film di Santamaria che cade nel Tevere e diventa super o di Accorsi che prende il volante e in bolognese urla SOCC'MEL superando tutti. Speriamo davvero. 
Perché altra nota positiva è che, guarda un po', forse anche i parrucconi della critica, che di solito di fronte alle ondate di film di genere fanno quelli del tipo "so' periodi, poi passa. sai quanti ne ho visti de periodi cos'? Eee. Poi passa...", stanno iniziando a ricredersi.
Pensate alle candidature ai David di quest'anno. QuesteQuanto sono belle da guardare queste candidature? Sono bellissime.
Comunque i David ci sono proprio stasera. E, a quanto sembra, è anche la prima volta che qualcuno crede nella forza comunicativa giovanile (indi al genere) di premi cinematografici come già in tutto il resto del mondo, Burundi e provincia compreso, già fanno. Già dalle annunciazioni delle candidature si capiva che volevano fare gli Oscar.


Certo hanno un po' esagerato. Stessa regia, stessa grafica, stesse posizioni. Ma va bene, dai. Poi la serata la fanno presentare da uno che sembra saperci fare (Cattelan, e non a gentaglia tipo Ruffini), fanno la serata in diretta su SKY, e addirittura fanno delle grafiche con i candidati! Insomma sembra che ci siamo. Io per la prima volta in vita mia me li vedrò, e forse vi beccate pure un livetwitting, va.
Veloce come il vento forse è arrivato in ritardo (ma come era veloce.. vabbè.) per questi David, ma spero che tra un anno non ce lo saremo scordati, perché Accorsi un bel David se lo merita proprio. Me ne accorsi io, se ne accorgeranno loro.
DAI RAGASSI VACCA BOIA CHE CE LA FACCIAMO CASSO!

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