martedì 12 gennaio 2016

Vivere in cattività

Non essere cattivo
Trama: Califostia

Di Caligari ho visto due film su tre, sui tre che ha realizzato nella sua carriera.
Amore tossico e Non essere cattivo, che, in un volo pindarico post mortem, formano una alfa e un'omega di un unico discorso atroce sulla periferia.
Ma non parlo di periferia geografica - anche se, ovviamente, quello è il non-luogo dove si svolgono i fatti, dove si consumano i drammi, dove si muovono i personaggi tristi - quanto più di periferia mentale.
I due protagonisti di Non essere cattivi - attori INCREDIBILI, talmente perfetti da farti rituffare nel bel mezzo del Neorealismo, quando gli attori non erano attori ma persone prese per la strada a cui si richiedeva di essere loro stessi - sono chiusi in gabbie invisibili e invivibili da cui non puoi fuggire mai, perché devi fare il doppio, il triplo, il dodecainfinito sforzo per affrancarti, per migliorare, perché è la cattiva strada (che ha ben poco a che fare con il "lato oscuro") è sempre la più facile, ma è anche quella che non lascia scampo.
Non essere cattivo racconta nulla e racconta tutto: è, come direbbe il più navigato dei recensori, "uno spaccato della provincia criminale ai margini della capitale". 
Ci sono due amici, fratelli con sangue diverso anzi, che vivacchiano, sopravvivono, si fanno, rapinano, tentano di lavorare, si fanno di nuovo, si innamorano persino, ma più che altro tentano di "svoltare", proprio come quella famosa scena, che Caligari (auto)cita all'inizio del film:

C'è una cosa di fondamentale importanza da dire di Non essere cattivo: è un Film vero. Vero come può essere un documentario, ma potente come sanno essere i film di fiction.
Ed è vero perché - da questo dovrebbe ripartire tutto il cinema "criminale" che ora fa molto pubblico - si scorda (senza rinnegarlo, o meglio, non è quello il modo di raccontare il crimine che interessava a Caligari) di tutto quello che è venuto da Romanzo Criminale in poi: la serie, Gomorra, tutti quei film che provano a raccontare il crimine come fanno gli ameriggani, magari alcuni ci riescono pure, per carità, ma quanto "veri" sono?. Sembra una cosa da nulla ma non lo è proprio per nulla, una cosa da nulla. 
E poi ripensi a tutte le difficoltà produttive che questo film ha avuto - altra cosa che lo riporta indietro nel tempo di decenni, in un'epoca, quella in cui viviamo, in cui trovi la dicitura "film ritenuto di interesse culturale e patrocinato coi soldi del MiBac o di qualche altro immanicato" anche sui film di Barbareschi o della Morante - con Mastandrea che si sbatte a destra e manca per trovare fondi, che scrive a Scorsese (ha mai risposto Martino? No ve'?), ecco che pensi alla graniula di osanna piovute sul film solo dopo la morte del regista, e pensi alla scelta del film per partecipare agli Oscar, ed ecco che ti sembra tutto una gran presa per il culo. 
Quelle cose che stai lì a pensare: tutti bbravi, adesso, ma prima?
Chiariamo, le osanna e la candidatura, Non essere cattivo, se le meritano eccome (anche se, per come sono io, queste storie di periferia triste non riescono quasi mai a spappolarmi il cuore, lo colpiscono, non lo maciullano), perché è un Film con la F maiuscola.
I protagonisti - Luca Marinelli, 1984 e Alessandro Borghi, 1986 - sono davvero incredibili, difficile pensare che quello che dicono fosse scritto su un copione e non frutto di improvvisazioni. Anche solo per le facce assurde
Uno dei due è anche in Suburra, il che lo fa contemporaneamente mezza tacca e boss della Ostia criminale cinematografica del 2015. Certo, fa un po' specie poi ritrovarselo modello di una linea di barbieri hipster al Festival di Venezia:
Ma va bene anche così, perché è davvero bravo. Anche se l'altro, Marinelli, è bravo anche di più.
Caligari. Una filmografia di tre film. Il riconoscimento assoluto postumo. Che beffa, la vita la morte, non puoi neanche sputare in faccia a quelli che, di certo, un tempo ti hanno chiuso porte e portoni (Martino compreso) e ora "Non essere cattivo è da oscar".
Stemperiamo l'incazzatura con una delle mie solite cose irrispettose

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