giovedì 19 giugno 2014

SIAMOVIE SERIAL • Genny o' camorrista

Gomorra - La serie
Trama: 
Addeshstr'/assinistr'/addeshstr'/assinistr'
A foll gguard crit'e prottesht'
Chisht'alegg del fil 'e ferro
Ci shvist o' coll
Si stacc' a capa!
Genny! Oh Genny! Shtoria d'ammore!

Succede che quando inizi a vedere Gomorra, serie tv "tratta" dal libro di Saviano, non fai in tempo a finire la prima puntata, che parli napoletano anche per chiedere un bicchier d'acqua al bar, anzi, parli camorrista "Uè uagliuncell' daciteme nu bicchierell' d'aqqua che c'hagg l'arsur int'a ggola! Che noi simm' frate! Comm? Me lo volevi fare pagare? MA IO TI SHPARO INTO A QUELLA CAPA DELLA UALLERA! OMMEMMERRDA! IO SONG' GENNY SAVASHTANO! IO SONG' I FIGGH' E DON PIETR'! IO SONG' O BOSS! NUN LA PAGGH'L'AQQUA!"
Ebbene sì, Sollima ci è riuscito di nuovo.
Con Romanzo Criminale ci aveva fatto scrivere e pensare che il crimine è bello anche se fa male, che i banditi con i pantaloni a zampa e i capelli cotonati della Roma anni Settanta erano stati i più fichi del mondo, che quasi quasi era meglio essere stati loro che non esserlo stati, e che i nostri genitori che invece negli anni Settanta non andavano in giro a urlare IOSTOCOLLIBANESE erano un po' scemi. Ed era successo che ad assecondare gli articoli di sdegno di critici un po' tromboni (me compreso), erano arrivate le apologie pop (le apoplogie, quindi) di quei giovinastri che quegli anni non li avevano vissuti e che se ne andavano a Via del Corso a comprarsi le magliette con le frasi di Dandi, Freddo e Libano senza pensare che quelli erano degli assassini. Romanzo Criminale aveva definitivamente ricoperto di patina fashionista il crimine italiano - aiutato sicuramente da un cast di superfichissimi, quasi più fichi di quelli del film di Placido - ed (via polemiche e ammirazione in egual misura) era diventato cult, anche per essere, finalmente, una serie televisiva italiana che poteva competere con quelle straniere in quanto a regia e forza espressiva. Purtroppo già al secondo capitolo si era perso quello smalto e, comunque, nessuno aveva imparato la lezione: a quanto mi risulta (sono sempre senza televisione) nessuna altra serie TV ha fino ad oggi raggiunto quella qualità, a meno che non mi smentiate raccontandomi di qualche serie con Gabriel Garko e Sabrina Ferilli che risponde a questi requisiti.
E oggi Sollima torna in TV e fa a pezzi il monumento al criminale che lui stesso ha cesellato con quelle due serie, e lo fa con Gomorra. Che è una splendida fiction criminale, un largo arco narrativo teso per dodici episodi che non conoscono tregua, che costruiscono un mosaico fatto di personaggi fissi, questi

tutti deliniati alla grande (lo vedi quel ciccione alla sinistra del divano trono? Ecco, scordatelo...) e di tasselli molto più piccoli, di storie di profilo, di comprimari, di "pedine", per dirla in gergo criminale, che insieme compongono uno sguardo molto ampio su quello che è il crimine organizzato, almeno quello partenopeo, almeno quello camorrista.
Anche io, come tutti gli altri italiani, ho letto il libro, e posso ben dire che la serie, con il libro, condivide il lessico, qualche personaggio satellite, ma non c'entra veramente nulla. Ad esempio aveva molto più a che fare con il libro, il film:
Gomorra
Trama: Gomorra cinese

Che è venuto prima della serie. Ed è ancora un altro prodotto cinematografico, ottimo anche lui.
Il regista, quel Garrone che ha ridefinito proprio con Gomorra il concetto di neorealismo (e che è rimasto avvinghiato al dialetto anche in seguito): attori - quasi tutti, ovviamente c'è Servillo, che film italiano sarebbe senza Servillo - presi dalla strada, telecamera a mano, storie di quotidiana vita criminale, bassa/alta, organizzata/disorganizzata, mosaico di maschere unite dal comune denominatore geografico.
Il film è episodico, ogni personaggio va da sé su una strada lastricata di sangue e proiettili) e, come un volo planare, scopriamo quali sono le vie della camorra, anche quelle che proprio non ci aspettiamo (esemplare la storia del sarto e dei cinesi, due facce, una razza) e capiamo che sì, nonostante sia un mondo a sé che ci sembra lontano e che noi siamo onesti e mica affiliati alla camorra, finisce che se ci pensi un attimo sei anche tu parte della rete criminale, che ha una trama talmente fitta che ci sei dentro pure tu che compri una merendina al supermercato o che, semplicemente, produci immondizia.
Certo da buttare una busta di monnezza ad andare a sparare coll'AK-47 in mutande come fanno i due poveri e tristissimi mezze tacche del film (i due personaggi più potenti, nella loro idiozia) ce ne passa.
Gomorra la serie è già stata rinnovata, e ne gioiamo, che almeno dimostriamo (all'estero ma prima di tutto a noi stessi) che si può fare, si possono tenere incollati per settimane gli spettatori allo schermo senza dover mettere Barbare D'urso o fattori X. Sono sicuro che nessuno seguirà il consiglio e ci ritroveremo qui tra tre/quattro anni, alla nuova serie di Sollima, a dire le stesse parole (oltre a spaventarci del fatto che siano passati tre/quattro anni e noi siamo ancora qui).
Ora, non so quanto Napoli sia stata contenta di questa nuova ondata di attenzione sui suoi lati oscuri (che sono molto molto oscuri, perché Napoli non ha la Grande Bellezza di Roma a nascondere le magagne), alcuni non molto:

Però il dato è uno: Gomorra è una serie da vedere, perché è scritta bene, tiene conto della sua natura seriale con varie storie verticali e non dimentica però la storia orizzontale. Genny, Ciro (i frate), il micidiale Conte e le sue sigarette elettroniche e tutti gli altri, sono personaggi che non hanno nulla da invidiare ai vari Lannister. È questo che senti vedendo Gomorra: nascosti tra le trame di una sceneggiatura scritta con in testa Shakespeare, Scorsese e Mario Merola, e tra le interpretazioni che da attori che fanno le festicciole sui terrazzini nel privè te le scordi proprio (il ritorno di Genny dopo quelle puntate di "allontanamento" è, come si dice, alta televisione. Anzi no, è Cinema.)
Certo, se il film era neorealista e con una smaccata vena di denuncia mentre la serie è fiction con una particolare attenzione alla coralità, entrambi non fanno fare una gran bella figura a Napoli, e in generale all'Italia (penso al fatto che probabilmente Romanzo Criminale e Gomorra siano gli unici prodotti televisivi venduti all'estero, poi dici che ancora ci chiamano Italiano Mafia Spaghetti Mandolino Baggio)
Insomma, sarà banale dirlo, ma ovviamente se da un lato l'Italia non è solo questo, c'è da dire che in molti (anche quelli che mettono i cartelli) si sono forse già scordati di come un uomo che ha regnato (e regnato è la parola giusta) per vent'anni copriva ogni crimine e problema con un "venite in Italia. C'è il mare, c'è il sole. Consiglierà il suo nome per il ruolo di kapò." Non mi perdo in derive politiche perché non è questo il luogo, e non sono io la persona adatta, la questione da tenere bene in mente è che non è la serie ad essere tratta dal libro, o il film ad essere tratto dal libro, o la serie dal film, o quel che è da quel che è; libro, film e serie sono tratti da Napoli, una città che fa stato a sè, che non è Venezia "tanto bella ma non ci vivrei", no, Napoli è più "ci vivrei, se non mi uccidono prima", e quindi inutili le polemiche, inutili i cartelli di sdegno, qui si parla di cinecultura: Gomorra è una serie splendida, Gomorra è un film accorato, tanto basta per consigliarli senza paura di essere scambiati sia per campanilisti (o campani) sia per disfattisti senza speranza.
E dopo averla canticchiata nel finale di ogni episodio, ecc' a canzuncell' final de Gomorr', E SE NON VI PIAC' CE LO DICIAMO SUBBIT' A DON GENNY SAVASTAN CHE VE SPAR' INTO A CAPA!

3 commenti:

  1. Ma non dovrebbe essere un SIAMOVIE SERIAL?

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  2. E INFATTI! ci credi che mi ero SCORDATO come chiamavo la rubrica serie + film. Per fortuna che voi siete gente seria, al contrario di me...

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