martedì 1 marzo 2016

Superburra

Lo chiamavamo Jeeg Robot
Trama: Se da Tor Bella arriverà / Una gran fica novità / Noi ce stamo Mainetti con te / Perché tuuuUUuu / Hai fatto JeeeEEEeeg / Tatatà Tum Tum Tatatatà 

Prima di tutto prendetevi un bel po' di minuti per guardarvi questo:
e poi questo:
Fatto? No? Dài fatelo. Davvero.
Fatto? Facciamo che mi fido (t'ho visto a te:
che hai mandato avanti! Te possino...)
Ecco, vedere i due corti di Mainetti prima di iniziare a parlare di (o andare a vedere) Lo chiamavano Jeeg Robot - per gli amici Jeeg e di amici ne ha tanti, tipo tutto il fumettomondo, che è una cosa positiva perché il fumettomondo è abbastanza incazzato e guardingo in generale e se un altro media, soprattutto il cinema, lo invade, non perde occasione per spalarci merda, non è questo il caso - è importante perché aiutano a far capire cosa aspettarsi dal film: periferia + cartoni animati. 
In quei due corti la filosofia e lo stile di Mainetti ci sono già tutti. E sono una filosofia e una stile che ci piacciono tantissimo.
Attore (già), regista, cugino di una amica mia, Mainetti se ne esce con questo gioiello inaspettato (che ho perso mangiandomi le mani alla Festa der Cinema de Roma, ma che non sfuggì a Margherita) che sbaraglia in poco meno di due ore tutti i discorsi del tipo "in ItaGlia i film cinecomics non li sappiamo fare", o anche "in ItaGlia i film di genere non li sappiamo fare" o anche "in itaGlia i film non li sappiamo fare": Jeeg È un cinecomics, È un film di genere e soprattutto È un film.
E se ci sono tante cose che Jeeg È, ci sono anche tante cose che NON È: prima di tutto NON È una fan fiction, e questo è importantissimo, perché per quanto la puoi fare bene, una fan fiction, non riuscirai mai veramente a fare una figura oltre a quella dell'appassionato con una telecamera in mano. 
Diciamo che Jeeg è un'opera di fiction fatta da un fan, un appassionato, uno che come gli altri diversamente trentenni che si aggirano per la penisola a cantare in autoradio la sigla di Daitarn 3, a collezionare robot a forma di leone che si montano e diventano un robot più grande, a far vestire la ragazza con le tutine di Miss Dronio, è cresciuto a pane e robottoni.
Della passione nerd abbiamo parlato e straparlato, ed è ormai un argomento di cui non frega più niente a nessuno: l'essere nerd ha fatto tre volte il giro e da sfigati i nerd (noi nerd) sono diventati fighi e poi, con una giravolta doppia carpiata, sono diventati di nuovo sfigati, perché ad un certo punto TUTTI ci siamo scoperti nerd e alla fine anche il coatto col tribale sull'avambraccio faceva il saluto romano al concerto dei Gem Boy e Cristina D'Avena a Saremo e non ha neanche citato le fettine panate: tutta roba con cui conviviamo ogni giorno tra portachiavi a forma di Pi-Chan e gruppi su Facebook e poi arriva Zerocalcare che ci ha capito bene (anche perché è uno di noi) e ci ha fatto centinaia di tavole di fumetto intorno, anzi, ci ha fatto anche il fumetto sulla sua opinione su Jeeg 
(oltra alla cover delle edizioni speciali curate da Recchioni, un altro che sta promuovendo il film, e anche questo è un dato positivo, visto che lui sta quasi sempre col fucile puntato e se una roba che invade il fumettomondo non gli piace lo sottolinea sempre con puntualità.)
Jeeg dà uno spintone fortissimo a quell'effetto fastidioso che tutte quelle operazioni di ripescaggio nostalgico dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi si portano dietro tipo condanna: quella certa sfigataggine. Sì ok ah ah che ridere i cartoni, Kiss Me Licia, Pollon con la polverina, Dragon Ball poi è diventato tutto combattimenti, ridateci le canzoni originali, e anche l'operazione di riabilitazione passa per l'ammissione del "brutto ma bello" troppo spesso (ok. c'erano cartoni dannatamente belli, ma non tutti tutti eh.)
Mainetti inserisce la sua passione per i robottoni e i fumetti in un contesto da Romanzo Criminale, senza esagerare né da una parte né dall'altra. Quindi se il cattivo e l'eroe sono fumettosissimi, l'ambiente in cui si muovono e gli altri protagonisti non lo sono per niente. Jeeg è un miracolo d'equilibrio (e mangia libri di matematica): esalta il realismo che molto spesso è nascosto sotto le tutine colorate del fumetto (vi ricordate quando abbiamo visto per la prima volta un Joker che più che un esagitato che rideva era un serial killer in carne e ossa? Tutti felici quella volta. Che poi la voce di Batman sia di Santamaria è puro meta-cinema.), e riduce a macchietta da fumetto certi personaggi che dal successo di Romanzo criminale in poi sono stati troppo esaltati e assurti a "miti", roba che a un certo punto sembrava fichissimo fare parte della Banda della Magliana. Sembravano dei supereroi, quelli della banda - poi supereroi in qualche modo ci sono anche diventati:

Poi c'è la questione cinema, anzi cinecomics.
Avevamo lasciato l'ItaGlia fanalino di coda con un solo cinecomics dalla produzione degna di questo nome, e faceva VERAMENTE SCHIFO, una roba fatta da un regista che bene che va leggeva l'Uomo Ragno negli anni 70 e che ha tentato di accontentare tutti, ma proprio tutti, con un compitino scialbo e senza personalità per "turisti del cinecomics".
Mainetti invece ci va col piede pesante, perché i fumetti questo fanno, da sempre: iperviolenza e battute che stemperano, pagina dopo pagina, qui scena dopo scena.
Dita mozzate, violenze sessuali, patologie paranoidi, Santamaria grosso come un orso tenero ma anche violento, eroe bellissimo perché senza motivazioni se non quella di essere buono, anche se tutto quello che ha intorno è cattivo, e gli fa credere di essere cattivo pure lui, sparatorie, morti male (ovuli di roba scoppiati nella pancia) e morti peggio (rottwailer affamati), c'è tutto il compendio delle cattiverie da film criminale di ultima generazione (l'ipercitato Romanzo Criminale, ma anche Gomorra), e poi tutti a pigliarsi a superpizze durante il derby.
Lo chiamavano Jeeg Robot ci sta tutto e di più, e ora vogliamo il seguito. 
Non ho ancora parlato della cosa più GRANDIOSA del film? L'ho fatto di proposito perché lo hanno detto talmente TUTTI che aggiungere la mia voce al coro è praticamente inutile. Posso solo dire: fate fare tutti i film Italiani a Marinelli, che basta e avanza per coprire tutti gli altri attori itaGliani del mondo.
Marinelli che già era totale in Non essere cattivo, ora cattivo lo è davvero, il suo Zingaro è il miglior villain da cinecomics dai tempi del Joker di Ledger, m'hai detto cazzo. 

Ma non è solo la copia di quel Joker, attenzione, sarebbe stato facile, è anche un romanissimo pazzoide con manie di grandezza e la passione per le cantanti anni 80 (questi sono i particolari da fumetto che tanto ci piacciono (come l'eroe che mangia solo crema di vaniglia):
E dopo il film subito in heavy rotation la Oxa che a 17 anni era mille volte più di rottura di quando si tinge i capelli di giallo e in un'epoca in cui i cantanti potevano ben definirsi performer era così:

Ultima ma non ultima quella coatta del Grande Fratello che in un'operazione quasi neorealista diventa l'unica scelta possibile per la protagonista femminile (e comunque belle tette)

Giusto ieri mi stavo per incastrare in una discussione su Facebook dopo un commento che suonava più o meno così "Ai romani basta che je fai vede Roma, la bamba e il pezzo e gridano subito al capolavoro". Ecco. 
Guardando Jeeg non dici capolavoro perché ci sta Roma o la droga o le pistole (queste ultime due sono anzi le cose in cui si indugia un po' troppo), ma lo fai perché l'Eroe è davvero un eroe, il cattivo è davvero un cattivo, e il film è davvero un cinecomics.
E non è assolutamente un grido al falso profeta: Mainetti ha fatto un film di cui andare fieri, un film che PER DAVVERO può definirsi il primo cinecomics italiano di nuova generazione (c'è stato un tempo in cui ne facevamo tre l'anno di cinecomics). 
E quindi l'unico grido che fai è FOOORZA JEEEEEEG! Tatatatà Tum Tum taaratatà!

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