mercoledì 30 marzo 2016

CB ANTEPRIMA STORIA VERA • Love & Mercy

Love & Mercy
Trama: Life's a beach, boys

Si sarebbe potuto intitolare Love & Merdy, perché è proprio diviso tra questi due opposti, il film. Amore e merda.
Love & MerCy racconta la STORIA VERA di Brian Wilson, uno che quando sei piccolo canticchi senza sapere che è lui perché hai visto millemilavolte questa scena qui:

poi cresci un po' e ti chiedi chi erano i Beach Boys chiedi chi erano i Beach Booòys
ma non li consideri proprio dei Grandi, non al pari dei Beatles almeno. 
Poi cresci ancora un po' e capisci che ti sbagliavi, che c'era del genio, pari se non più grande di quello di Lennon e McCartney; tipo che nelle classifiche dei migliori album della storia loro stanno sempre tra i primi due (come se poi le classifiche valessero davvero, in quelle dei film di IMDB per esempio c'è Le ali della libertà al primo posto da anni, che voglio dire...) e però, dopo tutti questi anni, tu continui a pensare solo che vuoi fare surf su un camioncino con il bomber del tuo liceo addosso e i peli lunghissimi.
Quindi quando arriva il film sulla storia di Brian Wilson per te è una pagina bianca che viene riempita. Mica come quando hanno fatto quello su John Lennon e sua mamma.
Il film è un biopic atipico, non sceglie la strada facile dell'"ascesa + caduta + rinascita", ma racconta solo la caduta; una brutta caduta peraltro, in cui una forma di schizofrenia non diagnosticata in tempo si scontra pure con un dottore dai metodi discutibili che invece di curarla la cavalca, intontendo il paziente di paure, false regole e psicofarmaci
approfittando così per anni del "povero" Wilson, un che fu l'incarnazione stessa di genio e sregolatezza e che ha pagato molto la sua indole naif (tipo che ha perso anche tutti i soldi dei diritti delle canzoni). 
Una doppia caduta carpiata con avvitamento.
Il biopic si divide in due epoche che si fondono, saltando nel tempo prima e dopo (e se vogliamo si fondono anche troppo, in una scena che cita palesemente 2001: Odissea nello spazio, con un certo slancio autoriale troppo... slanciato, appunto.) 
Insomma c'è l'epoca dei Beach Boys sulla cresta dell'onda (ok, la smetto) e quella di Wilson solo, malato, in balìa dal maledetto medico opprimente. 
Entrambi sono periodi tragici ma con i loro sprazzi di bellezza: nella parte giovanile ci sono le voci nella testa 


ma anche la composizione di canzoni con l'aiuto dell'LSD 
 nella parte adulta  c'è la schiavitù psicologica ma finalmente la liberazione nell'amore. Nel finale ovviamente vediamo il vero Wilson cantare una canzone. Se gliel'hanno suggerita le voci nella testa o la moglie non sappiamo. Probabilmente la voce della moglie nella testa.
Purtroppo questi due piani sono diversissimi anche nella resa: il primo è bello, interessante e coinvolgente, il secondo banale e maccheronico. Ciò che colpisce è che questa spaccatura tra bello e brutto per una volta è tutta, ma proprio tutta, merito/colpa degli attori.
Il merito maggiore ce l'ha Paul Dano, attore mai troppo osannato, spesso dimenticato ma sempre incredibile (da qui a qui), assurdo e bravissimo (proprio grazie al suo Wilson si è beccato la sua prima candidatura importante, agli ultimi Golden Globe). Paul è pazzesco davvero, da applausi. Paul è anche abbonato a scene... subbaqque!

Quest'ultima informazione non c'entrava nulla col film.
E poi ci sono John Cusack (Wilson da adulto) e Elizabeth Banks (la moglie). Il primo sembra per tutto il tempo quell'alieno gallina verde che si vedeva nei cartoni animati Warner, questo:
instant martian
Vi giuro è uguale:
La seconda sta sempre vestita come una coatta anni 80 (che vabbé, almeno il fisico ce l'ha) e non riesce proprio a infondere nessunissimo spessore al suo personaggio, sembra appena uscita dal quel film micidiale in cui andava in giro col vestito giallo. I due insieme hanno un'alchimia da vecchio pervertito e casalinga disperata che riesce a rovinare ogni scena di cui sono protagonisti
Tra i due pessimi a godere è un altro Paul, Giamatti, che è già al suo terzo "agente/impresario/manager" di merda (dopo questo e questo), e fa veramente paura per la sua flaccida violenza psicosomatica.
Giamatti, io ancora ci credo in un Giamatti villain di qualche cinecomics pazzesco, non come l'ultima volta. Come fa il matto lui. Giamatto.
Insomma possibile che il film sia davvero così "diviso"? La parte con Dano bella e quella con Cusack brutta? Lo è. Dano collaterale proprio.
Che poi uno si dice "ma figurati se Paul Dano da grande può diventare John Cusack", uno c'ha la faccia a pancake e l'altro a banana... e invece, in effetti:



...ma la faccia di Wilson?
Alla fine comunque, vince la parte bella quindi il film è da vedere.
A questo punto volevo fare tutto un discorso sul fatto che dall'inizio dell'anno ho visto circa 100 film e se faccio il conto tra biopic, cinecomics, remake e reboot, di sceneggiature O-RI-GI-NA-LI (voglio dire del tipo "ora scrivo un film senza basarmi su qualcosa di preesistente) ne avrò visti quanti? Tre... quattro... forse cinque. Però poi mi sono messo a sentire il best of dei Beach Boys e ho deciso che era la cosa migliore da fare piuttosto che pensare a biopic, cinecomics, remake, sequel e reboot.

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