mercoledì 2 marzo 2016

Caro sicario

Sicario
Trama: La ragazza col fucile mitragliatore

Mi aspettavo molto ma molto di più.
C'era che il regista è uno di quelli tosti, che fa film d'azione ma con uno spessore e una regia che potremmo definire "manniana" (in un momento in cui Mann fa una schifezza e quando glielo fanno notare lui rosica e continua a lavorarci sopra invece di passare oltre) o film pesantoni dove le scene di tortura non te la mandano a dire o altri film psicologici belli saturati.
Adesso fa il passo nel cinema universalmente riconosciuto (anche se non prodotto dalla Universal) e lo fa con un film che mischia le atmosfere di The Hurt Locker e Jarhead
con le sparatorie in mezzo alle macchine tipo Heat - La sfida.
Quelli del film non sono proprio sicari ma agenti dell'FBI, solo che fanno un lavoro così di merda (non sono né Clarice né Mulder&Scully) che fare i sicari era meglio: vanno a distruggere il cartel, il solito cartello della droga messicano, che, lo avrete notato, è ufficialmente il nuovo nemico degli stati uniti cinematografici d'america: ci sono stati gli indiani. Poi i russi. Poi gli arabi. Per un piccolo periodo i koreani/cinesi. Ora sono proprio solo e soltanto i narcotrafficanti messicani. Grazie Breaking Bad.
Una di questi agenti è la sempre splendida e cazzutissima Emily Blunt (si può ancora dire cazzutissima dopo il femminismo del 2015? Diciamo fichissima, proprio nel senso di fica, che oggiggiorno rende molto più e non si offende nessuno) in versione ragazza con la pistola
Vera mattatrice del film in evidente modalità "candidatemi all'oscar che della mia generazione manco solo io avete già candidato Emma e pure Anne l'ha vinto per un'apparizione di 10 minuti"
La ragazza è attorniata da uomini più o meno di merda, chi la sfrutta, chi la tradisce, chi cerca proprio di ammazzarla, il tutto tra sparatorie e inseguimenti fatti benone (per fortuna non è un film di Micheal Bay e tantomento di Tony Scott). 
Eppure volevo meglio. Il film, che mi era stato presentato come uno dei migliori del 2015, non è riuscito ad avere la mia completa attenzione, aveva la mia curiosità quello sì, ma poi sembra che ci sia una ricerca di serietà e veridicità un po'... innaturale (bell'ossimoro, non c'è che dire). Forse alle volta la veridicità a tutti i costi diventa un freno a mano tirato. 
Quello che viene più in mente è lo stile True Detective.
Certo è un film che non può prendersi un Broccolo, perché Emily è brava, perché ci sono scene belle pesanti (di più quelle di tortura, di tentato strozzamento o di giustizia privata che quelle di guerriglia in strada, a dire il vero) e perché Villeneuve è un regista che conosce il peso specifico dei corpi che cadono per terra morti ammazzati. E poi se gli dessi il Broccolo lo accumunerei a Blackhat, ma quello là sopra è un Chicken con riserve. Del tipo che Sabotage mi era piaciuto di più e il tema non era poi così distante.
Benicio del Toro che in tutta la sua carriera passa da una parte all'altra del cartel (Traffic deqquà, Escobar - Paradise Lost dellà, Sicario un po' deqquà un po' dellà) è ormai argomento da metacinema. 
Josh Brolin continua a essere un attore che non capisco, fa mille film ma per me sarà sempre e solo il fratellone stronzo in biciclettina
Qualche illustracosa per passare il tempo:
Ah. Un'ultima cosa. Avete visto il poster? Dite che dobbiamo ringraziare proprio la sigla di True Detective per questo nuovo trend cineposteresco?
Che sta pure pericolosamente arrivando in itaGlia. Certo noi siamo sempre un passo oltre:

Nessun commento:

Posta un commento