martedì 5 novembre 2013

C&B ANTEPRIMA • Prisoners

Prisoners
Trama: Amabili mesti

Ci sono i Mommy Thriller (per chi fosse capitato qui per caso ricordiamo essere i film che fanno paura alle nostre mamme, esempi esplicativi qui), e poi ci sono quei film che hanno sì gli elementi mommythrillereschi del genere (serial killer, persone normali costrette a diventare loro malgrado degli acchiappa-serial killer, poliziotti che brancolano nel buio), ma che non puoi definire in tutto e per tutto MT perché 1) sono fatti meglio 2) hanno attori più famosi 3) durano un'eternità (si sa che le mamme più di 90 minuti si annoiano...)
Prisoners è un film uscito dritto dritto dai dannatissimi Anni Novanta, sin dal plot: in una poco ridente cittadina dell'america rurale (pick up, camicione a quadri, gente che si spacca il culo in falegnameria, mogli che guardano la tv, case che al posto dei muri hanno sempre dei listelli di legno e dei ninnoli di ceramica orrendi tipo cerbiattini o pagliaccini) due ragazzine spariscono nel nulla durante il giorno del ringraziamento (grazie al ca...), il seguito è tristemente noto: ricerche infruttuose, sospetti che matematicamente hanno degli alibi di ferro, poliziotti che alla fine se ne fregano pure un po', genitori disperati, distrutti e [qual è quella parola che indica l'impossibilità di aiutare qualcuno ma non è inerme, maledetti lapsus dei martedì mattina].
Da questo momento si scatenano gli attori, che sono poi l'unico motivo per cui il film - lungo, troppo lungo con le sue due ore e mezza e passa - riesce ad arrivare alla fine e si becca un bonario Chicken: il candidato all'oscar Wolverine, il candidato all'oscar Jake Gyllenahaal (che finalmente abbiamo capito come si pronuncia:
la candidata all'oscar Viola Davis, la vincitrice dell'oscar (almeno una in questa sequela di candidati, che ti fa pensare proprio che ormai le candidature le danno a cani e porci) Melissa Leo, il candidato all'oscar Terrence Howard, la candidata al Golden Globe (povera) Maria Bello e l'unico che l'oscar lo dovrebbe aver preso da tempo Paul Dano (quanto è bello Paul Dano quanto è bello anche se fa lo scemo matto ritardato) sono l'ipercast del film, ognuno inscatolato nel suo personaggi. 

C'è il padre che si trasforma in aguzzino (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi lunga così, su tutto il discorso del "chiudete l'assassino per cinque minuti nella stessa stanza dei genitori della vittima, quella è la giustizia), il poliziotto muscolare, un po' disturbato, pieno di tic e tatuaggi, l'altro padre più mesto, le madri per nulla coraggio (ecco, le madri ci fanno proprio delle figure barbine), il cattivo sospettato fino alla fine, la nonnina che... ok, non vi spoilero tutto perché poi mi vorrete male, anche perché, ripeto, nonostante due e mezza si facciano sentire, la storia si segue, non senza qualche inciampo e falsa pista (le false piste ti lasciano sempre l'amaro in bocca, perché pensi a quei venti minuti che poi si rivelano inutili) e al penoso spiegone finale.
Ecco, forse la cosa veramente brutta del film - che non è un brutto film, ma neanche memorabile - è lo spiegone finale, quando in un thrillerone del genere sei costretto a fare uno spiegone finale, in più spiegato dall'assassino in persona che sente proprio quel bisogno di dire e spiegare e fare lo schemino di cose, come e quando ha commesso i suoi crimini, ecco, hai perso come sceneggiatore (esatto), vuol dire che non sei stato capace di spargere per il film gli elementi giusti per far arrivare lo spettatore alla soluzione con le sue forze. Lo fai sentire scemo allo spettatore se per due e 25 non ha capito nulla e poi per gli ultimi 5 minuti si sorbisce la lavagna nera con tutto lo schema scritto bene.

Insomma, uno dei pochi esempi dove hanno fatto proprio bene a fare il listone delle candidature nella locandina, perché bastava che anche uno solo degli attori coinvolti non fosse più che famoso, ecco che il film perderebbe di ogni mordente. 
Il silenzio degli innocenti è lontano anni luce.
Mentre il sorriso sornione di Jake, anche se il suo personaggio non è per nulla di quel tipo, non si lascia attendere

Diciamo che è lo stesso sorriso di me che vado alle anteprime anche quando non sono  invitato e entro lo stesso, e questa settimana ce ne sono state come mai tra aerei, viaggi del tempo e LOLki... per non parlare del fatto che mi è appena arrivata la conferma dell'accredito (certo ormai gli accrediti sono proprio come le candidature agli oscar) per il Festival di Roma. Bullarsi è un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo.

5 commenti:

  1. Invidia, invidia.
    Comunque, quando uscirà anche per noi comuni mortali, andrò a vederlo!

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  2. Anonimo: giusto, impotenti... e tralascio battute.
    Babol mi sa che esce tra pochissimo... no?

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  3. ....senza aver visto i due capitoli iniziali debbo dire che questo terzo l'ho trovato veramente meraviglioso...

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