domenica 26 febbraio 2012

Kevin Hood

We Need to Talk About Kevin (...e ora parliamo di Kevin)
Trama: Tiro con l'arco e minigolf a Columbine.

Rosso. Rosso pomodoro. Rosso marmellata di fragole. Rosso vernice. Rosso luci stroboscopiche della polizia. Rosso sangue.
We Need to talk about Kevin, durante i primi minuti, ti fa pensare che c'è qualcosa che non va nella lampada del tuo proiettore (o nei LED del tuo televisore, nei pixel del tuo computer). Tutto è rosso. Ma poi capisci che quello è il colore che domina il film, lo stesso che pompa nelle vene del protagonista e che inietta i suoi occhi, belli quanto la sua faccia:
[Una bellezza quasi androgina e davvero fuori dal comune quella di Ezra Miller, già incontrato qui e qui. Gente come lui dovrebbe diventare l'idolo delle ragazzine in un mondo ideale dove non esiste Pattinson.]
Un film che stilla un'inquietudine rara (qualcosa vicino a quella provata con Martha Mercy May Marlene). La trama, brevemente per non rovinarvi i salti temporali del film: Eva (capite da voi l'implicazione di chiamare la madre protagonista con questo bibilico nome) è una scrittrice di guide turistiche, viaggio uguale libertà. Rimasta incinta, Eva mette al mondo Kevin, ed è subito anafettività: 
Eva non sa neanche tenerlo in braccio, quell'abbozzo di creatura. E se è vero che il primo abbraccio di una madre dà l'imprinting, ecco che crescendo, Kevin diventa un ragazzino problematico, ai limiti del mutismo per anni, scostante, inespressivo, incontinente (e la freudianità che ne deriva). Crescendo Kevin diventa sprezzante. Crescendo ancora Kevin diventa inquietante. Crescendo ancora Kevin diventa il Male.
Come Kevin scegliere di sfogare il Male lo trovate, a volerlo cercare, in qualsiasi recensione del film, ma sarebbe meglio non saperlo. Quindi non ve lo dirò. 
Il film parla proprio di questo: il Male. Il Male è congenito? Come lo è la bellezza (o l'assenza di essa)? Nasciamo buoni o cattivi, anafettivi o empatici, savi o deviati? O lo diventiamo? Se non ci abbracciano quando siamo nella culla? O non ci abbracciano perché una madre nel suo inconscio capisce di essere una nuova Rosemary? La domanda è lecita e molto ben posta nel film, in cui Tilda Swinton risulta come la scelta migliore che potesse esserci: aliena in qualsiasi ambiente, in qualsiasi ruolo (figuriamoci in quello di madre); non riesci proprio a immaginartela da nessuna parte Tilda Swinton, meno che mai in un ambiente famigliare american way of life. Bravissima, quando con i muscoli tesi tenta un approccio giocoso con il delfino perfido, quando, dopo il pasticciaccio brutto dell'high school (vabbè avete capito), raccoglie su di sè l'odio della comunità e la punizione somma che il figlio le scaglia contro, con una mira perfetta, dritto al centro del cuore, fino a quel momento muto e necrotico nei confronti del figlio. n cerca di una dannata reazione.
Ma tornando al succo (di pomodoro) della questione: nasciamo come siamo? Siamo già come siamo oggi quando emettiamo il primo vagito? Potessimo avere uno di quei rétrofuturibili traduttori istantanei per neaonati, non è che quel primo vagito è una dichiarazione di intenti: "Sarò Amore" oppure "Sarò Odio", solo che noi non lo sappiamo tradurre e partiamo dal presupposto che bambino: buono? Insomma la Colpa, di chi è? Dei genitori? O del dannato DNA (DNnAto)?
Io, in età da figli come natura crea, mi chiedo spesso: "Sì ok, piccolo broccolino per casa, ma se poi non gli piacciono i film? O, più in generale, se poi cresce e mi sta antipatico?" [Da notare come non metto neanche in conto di avere una femmina che al solo pensiero che poi dopo soli 15 anni di "mio padre che eroe" mi porta a casa un ragazzino brufoloso emo tutto tatuato (male) e io "ehy tu porco come osi mettere le mani addosso alla mia bambina vieni qui che ti spacco le rotule". Bel problema, che va oltre l'educazione, il DNA va sempre oltre l'educazione.
We Need to Talk About Kevin - preferisco usare il titolo originale che è molto più azzeccato per intonazione e significato di quello italiano che mi pare di vedere la famiglia seduta ad un tavolo con il cuscino della parola e qualcuno dice "...e ora parliamo di Kevin", mentre quello inglese mi fa venire in mente un discorso sempre rimandato "we need to talk about kevin" e poi non lo fai mai, perché sai che sarebbe un discorso doloroso, fino a che Kevin richiama l'attenzione su di sè nel modo più atroce - è un film denso, bello, recitato benissimo da tutti i protagonisti (anche dal sempre grande John C. Reilly che quest'anno ci ha regalato interpretazioni dimesse e sempre memorabili nella loro quotidianità sropicciata, vedi Terri e Carnage). Gli attori, scelti davvero con occhio clinico (i bambini che diventano Kevin, sono allucinanti, una nidiata del Diavolo, sul serio, qui le fasi della crescita:
e su tutti Tilda Swinton in un'interpretazione di spanne superiore alle mascherate attualmente candidate all'Oscar (La mascehra di Marylin. La maschera di Hacker. La maschera di Thacher. La maschera di Stanlia. La maschera di Whoopi.). 
Certo sarebbe stato un premio controverso: il film - come fosse appunto un Bowling a Columbine visto con occhi genitoriali, e ormai vi ho detto tutto. Scusate, è che sono cattivo - ci racconta il Male e il suo fascino tinto di rosso. Irresistibile, sempre.
Delle altre belle locandine fatte per il film, oltre a quella là sopra, la migliore:
chiaramente noi in itaglia la più squallidina. Palesi citazioni grafiche da RosemaryIl perché del titolo di questo post è in queste tre foto; le prime due "ricordi di famiglia":
l'ultima una cosa trovata sul web che rende l'idea:
Guglielmo, Tell me something Evil.

2 commenti:

  1. Ma le domeniche di Gosling sono finite quindi? Tempo un paio di film a già ti sei stancato? Ora ti piace sto tizio con la faccia da femminuccia? E io che aspettavo di sapere che ne pensavi del caso di Thomas Crawford...
    Non che non mi interessi il tema di cui sopra,anzi, per la cronaca penso che il dna non c'entri nulla se non per l'aspetto esteriore. Credo che tutti i bambini nascano uguali, e che siano i genitori/ambiente/caso a renderli cattivi o buoni. Ci sono figli di coppie che conosco che ne sono una prova. Il film comunque incuriosisce, se uno di questi giorni avrò il livello di disillusione sul mondo basso, me lo vedrò. Ma il protagonista da piccolo è una reincarnazione di Joseph Gordon-Levitt da piccolo?

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  2. non preoccuparti imelda, non mi scordo di Ryan e di voi. Solo che riunirò i film che francamente poi la tiriamo troppo per le lunghe e non so se hai notato che a nessuno gli frega più nulla pure di Ryan. Le ragazze serie son rimaste in tre...
    no invece, anche se nel post non prendevo una posizione definita, io credo che il DNA c'entri anche con la crudeltà o l'assenza di essa.
    non posso (voglio) credere che siamo solo stampini che vegono "modellati" poi (dalla famiglia e dal contesto)...

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