sabato 18 febbraio 2012

ARTE & BROCCOLI • Pixar - 25 anni di animazione

Benvenuti, deliziosi lettori, dentro una nuova rubrica di Chicken & Broccoli, il cineblog che negli ultimi mesi si è distinto soprattutto per essere quello che inizia una nuova rubrica ogni mese e poi dopo due appuntamenti si stufa e non ne fa più. I lettori si lamentano, le ragazze non più tanto che C&B fa sempre così pure con loro, dopo due appuntamenti... si stufa.
Dopo giorni e giorni e giorni di ragionamenti sui massimi sistemi, ecco che inaspettatamente è venuto fuori il nome di rubrica più divertente, intelligente, "curato" dell'intero cineblog: Arte&Broccoli
E già vi vedo lì a spremervi le tempie con domande del tipo: "Di che parlerà questa rubrica? Ma di cosa? Ma che nome criptico questa rubrica! Quale ricerca, quanto surrealismo!".
Bene, detto questo andiamo a incominciare. Si parte con una roba di un'attualità sconvolgente, una mostra pazzesca che dopo aver letto/visto quanto segue, vi verrà una voglia indomita di correre a vederla. La mostra è finita quattro giorni fa. C&B, e sai con chi avercela per il resto della giornata.
A raccontarci quello che vi siete persi per sempre, la nostra vecchia conoscenza (anzi direi più conoscenza vecchia) Alabama, che avete imparato ad odiare conoscere nelle sue incursioni da queste parti con i film japponesi (esatto proprio quei giorni dove venite qui e dite "eh no! I film japponesi no. Io lo faccio...). Fidatevi del suo giudizio, io mi sono fidato, ma solo perché incredibilmente per la prima volta in vita mia ho schiodato il culo da Roma e sono andato a vederla con i miei occhi, più che altro per vedere se la relatrice diceva cose sensate.
Prego, si accomodino, l'uscita è dopo il negozio di souvenir.
Il curatore [fallimentare], C&B
Non solo trasferte filmiche per Alabama. L’inviata speciale normale di C&B sbarca in quel di Milàn per una toccata e fuga di circa sei ore solo per vedere la magnifica mostra PIXAR - 25 Anni di animazione.
Tutto ciò è avvenuto oltre un mese fa, non chiedete perché ci ho messo tanto a scrivere 'sto report (risponderei: pigrizia). La parola Pixar oggi vuol dire tanto per chi è cresciuto a pane e cartoni animati, per chi non ha mai smesso di vederli e pensa che la questione dell’età anagrafica non c’entri nulla con le storie raccontate bene. Il risultato del lavoro dello studio in questione è sotto gli occhi di tutti e C&B ha già ampiamente provveduto a sviscerare molti (o tutti) i film degli ultimi anni (tipo qui e qui. N.del.C&B). 
Ma che cosa c’è DIETRO? La domanda è banale ma la risposta non è facile come sembra. La mostra ha l’enorme merito di far vedere quello che al cinema non si vede, la mastodontica mole di lavoro necessaria per realizzare un film di un’ora e mezza che i profani (e gli ignoranti) bollano come “fatto al computer” senza sapere che “il computer” è solo l’ultimo dei passaggi nel percorso che va da “schizzo su carta” a “proiezione in sala”.
Il padiglione è organizzato non per film ma per temi. Inizialmente sembra un’idea confusa e tirata via, invece è la cosa migliore che si potesse fare per mostrare al meglio lo studio, la preparazione e il lavoro dietro ogni singolo elemento di ogni singolo film. I temi sono fondamentali e cioè “Personaggio”, “Storia” e “Mondo”. Delle cosette da poco. 
Il personaggio è il motore di tutto, è quello in cui lo spettatore si identifica e ha una propria personalità, i propri sentimenti e pensieri. 
La storia è la chiave del successo della Pixar. Circa tre quarti (!) del processo di costruzione di un film sono dedicati allo sviluppo della storia, dal concept iniziale al copione allo storyboard, molto prima di mettere mano ai famigerati (?) computer. 
Il mondo è quello che viene letteralmente inventato, insieme ad ogni sua minuscola caratteristica e peculiarità, per ogni singolo film. Quindi vediamo appeso alle pareti un immenso patrimonio artistico fatto di schizzi, acquerelli, matite, quadri, elaborazioni di qualsiasi tipo riguardanti personaggi e situazioni, una sorta di brainstorming creativo che sottende alla lavorazione di ogni film donandogli linfa vitale e anima. 
Sulle pareti delle sale è ricostruito e spiegato tutto il processo creativo, molto più lungo ed elaborato di quanto si pensi. 
Il punto di partenza è naturalmente l’idea, il “pitch”, il lancio in due parole del plot. Poi viene il copione, il momento in cui l’idea viene trasferita su carta e i personaggi vengono dotati di azioni, sentimenti, missioni. 
Il copione a sua volta diventa storyboard, e qui entrano in gioco gli artisti, quelli che nei titoli di coda troviamo alla voce “story artists” (e non animatori). Lo storyboard è fatto di carta e colori, matite e inchiostro, dà un volto ai personaggi e al mondo in cui la storia è ambientata. Tra gli story artist troviamo anche chi realizza i modellini dei personaggi, fondamentali per dare l’idea della tridimensionalità e studiarli da qualsiasi angolazione. 
Dallo storyboard si passa allo story reel, cioè un montaggio digitale dei disegni, con aggiunta di dialoghi, effetti sonori e musica in modo che la storia possa essere vista in un formato più simile a quello del film. 
Poi viene una cosa che non conoscevo (non è che posso sapere tutto) cioè il colorscript, ovvero lo “storyboard dei sentimenti”, il montaggio di sequenze non più a matita ma a colori, in modo da determinare la mappa delle atmosfere predominanti, le emozioni e la parabola emotiva del film, resa a colpi di sfumature, saturazioni e pennellate larghe. 
Solo dopo tutta questa mole di lavoro si arriva alla trasposizione in CGI, prima del singolo personaggio o movimento, poi con aggiunta del background, poi le luci, la musica, il doppiaggio e così via fino alla fine. Il tutto è realmente affascinante. Ti viene voglia di rinascere impiegato della Pixar, anche solo come lavacessi. Seriamente, chi è che pensa ancora che “sono solo cartoni animati”? 
La mostra non ha però solo questi meriti. Il pezzo forte è chiuso in una stanzetta a parte, una roba che a pronunciarne il nome fa ridere. Lo ZOOTROPIO. 
Ecco, lo zootropio è l’essenza del cinema, è la ricostruzione fisica, concreta, dei fotogrammi che fatti girare velocemente e illuminati con una strobo creano IL CINEMA. Avete presente quelle cose antiche chiamate lanterne magiche, i cilindri con le immagini in sequenza che viste attraverso un buco sembrano animate? Ecco in realtà non sono lanterne magiche, ma zootropi, e quello della Pixar è uno zootropio in 3D, non con disegni ma con pupazzi veri, un aggeggio grande quanto una stanza. Roba da restare lì davanti per ore con la bocca spalancata. 
Lo zootropio Pixar è realizzato sull’impronta di quello Ghibli, che la sottoscritta ha visto *cough* al museo omonimo in Giappone svariati anni fa. Mettiamo Woody e Buzz al posto di Totoro e voilà, tutti tornano bambini (ma TUTTI eh!!) ipnotizzati dalla macchina dei sogni. Perché quello che realmente ci impressiona, il fascino primitivo della pellicola, non sono gli attori né le storie, quello che veramente ci fa dimenticare tutto il resto quando siamo seduti in sala è il fatto che una cosa del genere sia possibile, il fatto che una sequenza di immagini illuminate generi l’illusione del movimento, quella è la magia di cui non ci stancheremo mai.
Lo so, sembrano smielate frasi fatte ma ne riparliamo davanti a uno zootropio! 
L’altro pezzo forte, meno di quello precedente ma comunque affascinante, è l’ARTSCAPE, cioè un montaggio sequenziale di tutte le opere esposte in mostra proiettato su uno schermo enorme, come fosse un film che racchiuda tutti i personaggi di tutti i film Pixar. Decisamente suggestivo. 
La mostra ha chiuso il 14 febbraio, peccato per chi se l’è persa e bravo chi se l’è vista. Meno brava io che dovevo scrivere questo post molto tempo fa. Il prossimo obiettivo è il premio Oscar al nuovo cortometraggio Pixar, intitolato La Luna (proprio così, in italiano) e diretto dall’eccezionale Enrico Casarosa, italianissimo story artist di Ratatouille e Up alla sua prima prova come regista. Il corto sarà abbinato al prossimo film Pixar, Brave, e ha ricevuto la nomination dell’Academy. 
Go Enrico go! [Qui il blog di Casarosa, lettura obbligata per ogni pixariano che si rispetti.]

4 commenti:

  1. Non vedo la firma MIA e il link al blog MIO >__<

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  2. io la mostra non l'ho vista ma sono anni che sogno di fare la lavacessi alla Pixar.

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  3. emmaaaddooòò chi te le tocca le cose TUE!
    giiulia: guarda che poi finisce che non lavi manco piu i cessi perché nei cessi della pixar quando non c'è nessuno i saponi da WC prendono vita e hanno delle voci stupendissime e hanno un'anima! E vivono nei pisciatoi che in realtà sono le loro case e quando non li vedi si trasformano in astronavi spaziali e poi c'è un nemico temibilissimo... ti lascio immaginare cosa.... :D

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