martedì 12 luglio 2016

Green rosso sangue

Green Room
Trama: Il verde è un colore caldo

Succede spesso così. Quando arriva il film bomba è proprio la volta che non hai molto tempo per dire tuttissimi i motivi per cui quel film è una bomba.
Green Room è una bomba. Vi basta? Vedetelo. Punto.
Ma, volendo proprio rubare tempo ad altro:
Green Room è violento e spietato, dal ritmo serratissimo e con zero sentimentalismi da survival horror (sai quando poi il bello anche se martoriato di torture torna indietro per salvare qualcuno rimasto nelle mani dei cattivi?), perché di questo si tratta: un survival horror del tipo "o muoio io o muori tu" su una band spiantata di punk che si ritrova a fare un gig in un covo di neonazisti assassini - che detta così non si sa quale delle due cose è peggio 
e per uno "stupido imprevisto" (dove l'imprevisto che ti può capitare in un covo di nazisti dell'Illinois o di dove stanno è assistere a un omicidio) vengono chiusi in una stanza, se escono, muoiono
La stanza è verde, ma non è la sola cosa verde del film, che è il colore complementare del rosso. Verde-Rosso. Natura-Sangue. 
Ci sta attento ai colori Jeremy Saulnier, uno che ha iniziato un po' comico e che poi ha fatto Blue Ruin (che era da tenere sott'occhio l'avevamo capito da lì, anche se qui la crescita, di ritmo e qualità, è tangibilissima), li calibra benissimo e ci sono tante scene pazzeschissima, dove la fotografia quando livida, quando calda, ti trascina un po' fuori dal solito film di violenza del genere.
Poi l'ambientazione, per quando possa essere facile avvicinare la violenza ai gruppi neonazisti, risulta originale. Certo viene da ridere pensare che questi proprio non possono alzare la cresta - l'avessero ambientata in qualsiasi altro gruppo si sarebbero letti titoli del tipo "Vegani contro il film Green Room al grido di «È troppo poco verde!»" e via dicendo. Invece questi, i gruppi neonazi, che professano il razzismo, l'ultraviolenza e peggio ancora quelle bretelle orrende, che possono dire? Che il branco, e non dico branco a caso
del film non li rappresenta? Che in realtà loro si riuniscono per ascoltare un po' di musichetta e farsi qualche birretta al grido di HEIL HITLER? 
Certo, non sono tutti assassini, ma molto probabilmente solo perché non hanno il leader pazzo del film (un PERFETTO Patrick Stewart, che altrove è il Prof X, qui è degno di American History X.)
e le palle. Questo film purtroppo - mischiato ai fatti di cronaca selvaggia di qualche giorno fa - diventa veramente attuale, per nulla distopico, horror/ultraviolento, ma lugubremente possibile.
Un film che non ti aspetti essere così violento, esplosivo, preciso, che mette al bando tutti gli orpelli di organizzazione, che ti sorprende spesso per scelte che non ti aspetti e che, soprattutto, non sfrutta la solita dinamica della claustrofobia col protagonista tutto impaurito se ne va nei corridoi coi neon alternati e BU arriva l'assassino mascherato. Qui è tutto molto reale (anche se ci sono i corridoi e i neon), e gli assassini quasi asettici sono più paurosi di quelli con la maschera da hockey.
Tristezza e mestizia nel vedere martoriato il povero Anton Yelchin, uno che tra Star Trek e film bruttarelli te lo trovavi in mezzo spesso. Che morte veramente assurda. Avessero detto che stavano facendo il reebot di Final Destination ci avremmo creduto tutti.
Mentre Imogen Pota Pota
che dopo una sequela di film in cui lasciava meno ricordi dell'addetto ai cestini (tipo questo e questo) finalmente si fa notare, bastava una pettinatura nazi:
e un personaggio strano, di quelle che fino alla fine davvero non capisci che le passa per la testa, poi lo capisci, e capisci quando diavolo è scritto bene.
Illustragreen:


Bomba verde. La citazione della locandina è chiaramente questa, giusto?

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