Il piano di Maggie
Trama: Greta sgorbio
Ho visto il piano di Maggie qualche settimana fa in anteprima, poi me lo sono mezzo scordato e ho fatto tardi, infatti è uscito ieri e non è un'anteprima manco per nulla.
Ma tanto ci sarebbe comunque stato pochissimo da dire.
Ci sta la solita Greta Gerwig che ormai è la baronetta di tutte le 30enni sfigate coi vestiti di flanellona che non mettono le tette in mostra perché loro leggono libri e mangiano bio mica hanno tempo di farsi le selfie sozzette su Instagram per richiamare l'attenzione del merlo maschio, loro. Quelle un po' goffe, un po' lunatiche, sono così dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate, ma potrai trovarle ancora lì, su Tinder.
Quindi tutte quelle mossette e tic isterichetti da ragazza dai principi sani e ecosolidali, ma anche coi bisogni di ogni donna, coi cappellini di lana in una New York iper-woodyalleniana (si vedono solo le scalette che ti portano nei microappartamenti di Brooklyn e ogni volta parte la musichetta alla Woody, sai quella che fa "peppeppee peepè perperpppeeeè" piano piano).
Greta è diventata davvero odiosa. Capisco che sia facile riconoscercisi, insomma, le ragazze di tutti i giorni, quelle vere e sane, sono più Greta
che Kim
si mettono le calze colorate e quando tornano a casa subito dentro tute comodissime, sono più timide che zoccole, fanno lavori meno interessanti che essere mogli esibizioniste di rapper, eccetera.
E fino a qui, ci sta pure un "ognuno è come cazzo gli pare".
Ma, forse esagero, ormai Greta mi pare un personaggio costruito tanto e quanto una Kim qualunque, uguale e contraria, comunque per un "pubblico", quello che odia Kim e ama Greta.
La conoscemmo in quel film con Ben Stiller (Greenberg), e mi sembra non si sia mossa di un centimetro, film indipendente del marito che non ho visto dopo film indipendente dove balla che non ho visto. È una che ha ottimizzato tutte quelle che sono le sue particolarità (cioè non avere particolarità) e l'ha esaltate all'ennesima potenza; basta vedere la sequela di faccette, faccine, facciotte che ci rifila in questo film. Il problema è che la naturalezza si è andata a farsi benedire.
Oppure sono solo impermeabile all'agricoltura a Km0.
La trama è da commedia dei sentimenti tipica: lei ama lui (un mai così coglione Ethan Hawke, che come fa bene lui il fesso, pochi altri), ma lui sta con l'altra (l'unico sole del film, una divertita - più che divertente - Julianne Moore con accento nordeuropeo e cuore di ghiaccio), ma lei conquista lui che lascia l'altra
ma poi lei non ama più lui allora studia un piano con l'altra per cui lui possa tornare con l'altra e liberarsene. Tutto questo in un putiferio di golfini lisi e dai colori impossibili di lei vs vestiti di designer costosissimi dell'altra, case arredate al mercatino di lei vs case di design con arte contemporanea dell'altra, discorsi iperpsicologici semplici di lei vs discorsi iperpsicologici complicati dell'altra, in un tripudio di luoghi comuni.
Se al posto di Greta ci fosse stata una Julia Roberts qualunque, o una Renee Zellweger qualunque o una Meg Ryan qualunque si sarebbe chiamato Se mi sposi ti lascio o cose del genere e via.
Un film che tira dritto, ma senza arte né parte, lo segui perché è pacato e la scrittura è sopra la media delle commedie attuali (dove la media attuale delle commedie sono scroti al vento e scene di scatologia varia), ma non per questo può essere perdonato per una banalità imperante.
E poi comunque sempre viva viva viva la sofisticatezza di Julianne (quanto mi piace ancora... nonostante tutto quello che c'è stato tra noi...)
che la frikkettonaggine intellettualoide di Greta
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