martedì 17 maggio 2016

2x1 • Carlo, Grosso e Albanese

L'abbiamo fatta grossa
Trama: CarlAntonio e AntoCarlo

Io non lo so se a Napoli citano Troisi tutti i giorni, se a Firenze citano Benigni tutti i giorni, se a Milano citano Boldi tutti i giorni, se a Palermo... a Palermo... Vabbé... io so solo che a Roma almeno una volta al giorno, il romano vero, cita Verdone. Io compreso.
Magari lo facciamo anche solo con un gesto, con una posa, con un braccio alzato e chi non te ce manda, ma Roma è piena di Verdoni, così come Verdone è stato pieno di Roma per tanto tempo.
I suoi film sono diventati vasi comunicanti con la città, gli uni arricchivano l'altra, Verdone faceva un film raccontando la romanità, e Roma adottava i personaggi di Verdone come cittadini onorari. Così per tanti anni. Tutti gli Ottanta, gran parte dei Novanta. Poi sono arrivati i Duemila, e da quel momento la caduta inarrestabile, quella di Verdone e quella di Roma. Anche in questo si vede il filo comunicante, indissolubile.
Roma (giuro che non sto per diventare una succursale di Roma fa schifo, sia mai) diventava ogni giorno un po' più brutta - perché sì, Roma è diventata ogni giorno un po' più brutta, e non è colpa del sindaco di destra o del questore che chiude i locali, non è colpa del centro sociale che non paga le tasse o dell'immigrato che non rispetta la città, non è colpa del cittadino che guarda passa e se ne va e non è colpa del turista che imbratta la colonna antica, è colpa di tutti loro messi insieme. Non si salva nessuno. - così Verdone faceva film sempre un po' più stanchi, ripetitivi, meno geniali, meno divertenti, meno ispirati. La sua musa moriva, e lui con lei.
Lo scorso anno siamo rimasti basiti, ammutoliti, increduli di fronte al patetico (e non sapete quanto dolore nell'usare la parola patetico, ma non ce n'è altra che rende meglio) Sotto una buona stella, un film girato con una pochezza di... tutto (attori, sceneggiatura, scenografia, regia, fotografia) che un video della comunione a Canigattì girato col NOKIA 3310 (!) era Kubrick al confronto, un film che ci aveva fatto veramente mettere una pietra su, sui bei ricordi di quel Verdone incredibile, divertente e amaro, esplosivo e caratterista, tenero e feroce a volte, quel Verdone che è stato per tutti una specie di zio simpaticissimo, un concittadino di cui andare fieri, un grande, un grandissimo. 
Non ho amato Io, loro e Lara, tantomeno quello con Muccino piccolo (un unto dal signore vero, per fortuna decaduto), quello con la Rocca, e quegli altri in cui Verdone voleva solo lavorare con attori giovani che gli piacevano in quel momento (ad esempio non era male Posti in piedi in paradiso, se non ci fosse stato... proprio Verdone), ma un gradino basso come Sotto una buona stella, Verdone non l'aveva mai toccato.
Ora Verdone ritorna al cinema, si porta dietro Albanese, ma, e si vede, si porta dietro soprattutto la voglia di riprendersi dalla batosta precedente. Io avevo scritto peste e corna di quel film, col mio solito fare pacato, ma nessuno, e dico nessuno, ha speso parole accondiscendenti per quella "roba". A Verdone deve essere bruciato.
La sceneggiatura di L'AFG per fortuna è più meglio strutturata, carina anzichenò, una commedia degli equivoci classica in cui una coppia di scemotti scapestrati ma teneri si ritrova ad avere a che fare, per una serie di coincidenze sfortunate e per la loro naturale sfigataggine, con qualcosa più grande di loro. La trama è cosa nota: c'è un investigatore ex-carabieniere che vive con la zia rincoglionita che scrive manoscritti gialli (mai pubblicati ovviamente) cui giusto una barista dà una letta appassionata e a cui lui può sfoggiare un attempato Manuel Fantoni (un'autocitazione carina, a cui possiamo voler bene...) e un attore in disgrazia perché mollato dalla moglie e in bolletta che si incontrano, scontrano, diventano amici, e vivono un'avventura ai limiti della legalità e della farsa. I due, per tutto un giro che non sto a spiegarvi, si titrovano con un milione (darò un milione!) di soldi in mano, milione che ovviamente è di qualcuno di malaffare, che lo rivuole indietro. Seguono equivoci, inseguimenti, gag e tutto il cucuzzaro.
Il ritmo è ben giostrato, Verdone e Albanese hanno una buona alchimia (anche se non sono contrastati, non ci sono, per dire, il precisino e il pecione, il coatto e l'altolocato, quegli estremi funzionano sempre, sono un po' intercambiabili invece) e non si può dire che non scappino risatine accondiscendenti.
Certo, il ricordo dell'innominabile ancora brucia, era letteralmente impossibile fare peggio.
E quindi dai, L'AFG si salva alla menopeggio, con un Verdone caricato e finalmente più deciso su che ruolo avere nel film, per fortuna non il solito Verdone vittima delle donne (intese sia come personaggi che come attrici che lui mette sempre sotto i riflettori, anche quando non se lo meritano) o dei famigliari o dei personaggi macchietta (ricordate l'altro capitombolo del suo ultimo film a episodi) o della vita, ma un Verdone un po' più caustico e "virile", sempre con le sue classiche sferzate da bambacione romano per cui lo abbiamo amato tanto per carità, ma almeno risoluto e dinamico.
Certo se pensi che quest'anno si è gridato al miracolo per un film come Perfetti sconosciuti, che va bene, è stato carino e tutto quanto, ma insomma, il Verdone che sappiamo noi quel film se lo sarebbe mangiato a pranzo a cena e a colazione, e avrebbe chiesto il bis.
Verdone purtroppo è invecchiato come alcuni cantanti che hanno fatto grandi, grandissime canzoni, e che oggi continuano a cantare roba che sembra la copia della copia della copia dei loro successi, cantata da una cover band.
Il problema è che a Verdone non piace più la realtà che lo circonda, non finisce mai di sottolinearlo, è nostalgico (e lo siamo anche noi coi suoi film) ma nel modo sbagliato, non romanticamente nostalgico, piuttosto criticamente nostalgico. Non riesce più a capire la Roma che lo circonda, quindi non riesce più ad amarla, quindi a raccontarla. Sembra che la frase che dice ne La grande Bellezza sia stata veramente profetica, o forse l'ha aggiunta proprio lui in un'improvvisata confessione. "Roma mi ha molto deluso".
Non ci sono mai flashback nei suoi film. Non sono mai e poi mai ambientati in epoche diverse da quelle che vive. Non ci sono guizzi di regia (montaggi alternati, video musicali, guizzi). E se Verdone ci provasse? Provasse a fare un film ambientato in una Roma come piaceva a lui? Quella degli anni Settanta e Ottanta? Chissà cosa verrebbe fuori...
Questo suo ultimo film è carino, non posso dire il contrario, carino, caruccio, tanta 'na brava persona, ma non è Verdone. Il nostro Verdone.
Anche il pernacchione finale, di "totòiana" memoria

sembra essere una chiusa grottesca per un'avventura che ha un sacco di sconfitti, ma non sconfitti tristi tipo commedia all'italiana, quelli per cui ti stracci di lacrime, sconfitti solo perché sfigati, incapaci di avere il guizzo finale che li salva dalla situazione incasinata in cui si sono cacciati.
Ci fosse stato Sergio Benvenuti, in arte Manuel Fantoni, avrebbe trovato il modo di rigirare tutto all'ultimo secondo, chiamando in causa magari finte amicizie altolocate, e uscirne pulito, non vincitore, quello no, ma neanche così tristemente sconfitto.
Verdone! Solo Finocchiaro può riassumere il pensiero mio e di molti altri:

Ah... 
Compagni di scuola

Trama: Ma che capolavoro è Compagni di scuola?

L'ho rivisto qualche mese, e ridevo, pur sapendo OGNI. SINGOLA. BATTUTA.
Vi giuro, faccio impressione anche a me stesso.
Non posso dire molto su Compagni di scuola perché quel molto si trasformerebbe in un trattato, quel trattato in un libro, quel libro in un'enciclopedia.
Compagni di scuola è il capolavoro di Verdone. Sì lo so che l'ho già detto di Borotalco, ma questa volta è diverso. È un capolavoro corale, densissimo, e rivederlo oggi, in cui sono diventato a tutti gli effetti un compagno di scuola (nel senco che entro alle feste e vedo tutti pelati e dico ammazza come ce siamo ridotti), capisco ancora meglio e ancora e ancora la perfezione di ogni sfumatura del film. Di ogni personaggio.
Non mi dilungo, che divento nostalgico, ma mi sembra di ricordare ogni volta che l'ho visto, ogni volta che l'ho citato recitandolo, ogni volta che sono stato Postiglione (e Busirivici!) e Fabris (m'arenno, chi dovresti da esse?), Ciardulli (che ha solo anticipato il discorso di Madonna, di Prinsss) e PÀTATÀaahh, Santolamazza (è ancora lu-ci-di-ssimo!) e tutti gli altri, perchè i compagni di scuola sono tutti noi e gli amici nostri.
Che razza di capolavoro. Da rivedere cento, mille volte, senza stancarsi mai. 
Verdone, ogni volta che rivedo questo film ti perdono tutti i tuoi ultimi vent'anni, non importa, non importa che hai dato il pane ad Asia Argento e Muccinino, a Fiorellino e alla Gerini, importa la grandezza che hai rappresentato per Roma. E ancora rappresenti.
E adesso alziamoci tutti piano applaudendo lentamente e fortissimo a chi ha fatto questo:
Verdone ha da poco aperto una pagina facebook ufficiale dove mette ricordi e aneddoti e foto, alcune bellissime tipo questa in cui Tony Brando e Patata sono in barca con Troisi

Io lo seguo, fatelo anche voi.

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