martedì 17 maggio 2016

2x1 • Crowefunding

Russel Crowe, che mistero della fede.
Voi forse non ve lo ricordate Russel Crowe nei panni di naziskin in Romper Stomper (anche detto Skinheads), io sì, perché vidi il film senza minimamente sapere chi fosse Russel e, madonna che intepretazione. 
Anticipava di anni roba tipo This Is England (il personaggio di Combo) e American History X. Nonché The Believer.
25 anni e chili dopo oggi Russel Crowe è diventato un attore da oscar (almeno lo era negli anni 2000, in cui lo candidavano anche se starnutiva). Inanellava filmoni tipo L.A. Confidential, Master & Commander, e megaipersuccessi (francamente non la cosa miglioere che ha fatto, certo non da oscar) tipo il Gladiatore di cui abbiamo una diapositiva
Poi si è imbolsito e ha iniziato a sembrare sempre di più Umberto Smaila (ricordate questo film? Ecco.), e non si può dire che sia una certezza di qualità (vi sono piaciuto Noah? L'uomo d'acciaio? STORIA D'INVERNO VI È PIACIUTO?! Ecco.)
E insomma nel bel mezzo di carriera che sembra un inferno ecco che Russel incrocia sulla sua storta via Gabriele Muccino, un altro che in quanto a chili di troppo non scherza. Non è che si sono incontrati in qualche clinica di Los Angeles tipo Seven Pounds in Seven Days? Può essere...
Dall'unione di questi due si rompe una bilancia
esce fuori il filmastro intitolato con particolare gioia per tumblr (NON andate a cercare "fathers and daughters" su Tumblr.):
Padri e Figlie
Trama: Insalata Russel

Gabriele Muccino, che mistero della fede.
Ogni volta che parlo di Muccino (quello grande, non il piccolo, quello non si può certo considerare un regista) mi sento in dovere di premettere che il mio giudizio su Muccino è assolutamente (sto per dire quello che temete) POSITIVO!
A me Muccino non ha mai fatto totalmente schifo - almeno nelle sue uscite italiane. Oddio, magari il seguito di L'ultimo bacio era un tantinello noioso - ma l'ho sempre trovato uno capace di raccontare una parte dell'italianità, o meglio della romanità, che altri tentavano di raccontare ma senza riuscirci, vuoi per troppa puzza sotto il naso, quindi ipercritici, vuoi per troppa noia (vedi un film qualunque con Margherita Buy). Insomma non dico che fossero capolavori, ma è innegabile che per la sua generazione era un regista capace. Poi certo quando dice che Pasolini ha rovinato il cinema italiano capisci che deve cambiare spacciatore, ma atteniamoci ai film, perché la sua vita privata è davvero una sceneggiata che ha raggiungo il punto di non ritorno. Il punto e accapo.
Insomma dopo i film italiani Muccinone è andato in america. Ha fatto un film piacevole con Will Smith, un film noioso con Will Smith, un film MOSTRUOSO con Gerald Butler e ora ci riprova con Russel... ci riesce? No.
Padri e figlie è un film meno pretestuoso di Sette anime e un po' più strutturato di Quello che so sull'amore, ma cade spesso, troppo spesso, diciamo pure sempre, in una retorica da "l'amore ci salverà" che ti viene voglia di rasarti i capelli, farti dei tatuaggi brutti, indossare delle Fred Perry e dire solo
fuck off russell crowe
Il film incastra due piani temporali, piove spesso infatti, in cui la protagonista è una ragazz(in)a. La versione adulta è Amanda Seynfield, ricordiamo l'attrice con gli occhi più grandi di tutta Hollywood, che siccome ha un grande vuoto interiore lo cerca di riempire con dei membri maschili, non su tumbrl, proprio dal vivo, diciamo che fa sesso con chiunque perché non vuole pensare alle sue turbe. Insomma ci starebbe bene un gioco di parole con "pene" ma non lo farò, non sono più il ragazzino di una volta, di Febbraio scorso.
La versione bambina invece è una bionda qualunque, perché in quella sezione l'importante è Russel Crowe, che fa il padre. I due rimangono soli perché la moglie/madre muore e da quel momento il padre deve prendersi cura della piccola. Ci sono due piccoli particolari da tenere a mente: lui è uno scrittore premio pulitzer ed è anche tipo psicotico con crisi epilettiche pure gravi, tipo che non riesce a firmare il suo libro, e quando non riesci a firmare la copia del tuo libro scrivendoci dentro il tuo numero di telefono sei uno scrittore finito.
Seguono tutta una sequela di brutture della vita che segnano la ragazzina ancora di più, che culminano con la bruttura più brutta di tutte. Dai si capisce, basta pensare che ci risparmiano Russel Crowe col cerone da vecchio.
Ma il film sembra venire da anni diversi, da una filmografia americana diversa. Sa di naftalina.
Anche volendo accettare le regole di questo tipo di cinema sentimentale, anche volendo perdonare quel certo populismo un po' "jovanottiano" o "fabiovoleschiano" che Muccino non ha mai nascosto (anzi a me piaceva anche per quello), il film è un vaso che trabocca banalità, troppe da sopportare anche per me che sono naturalmente accondiscendente con Muccino.
Ribadisco, non è inguardabile com'era il precedente, ma manca il ritmo e la convinzione di quando faceva i suoi primi film. Roba che Ecco fatto io lo cito ancora.
Come se Muccino, volente o nolente, non si sentisse mai davvero a suo agio alle prese con questi attoroni o con la produzione americana. O forse è solo entrato nel circuito dei "un regista vale l'altro", visto che questo film non l'ha nè scritto né pensato, l'ha solo girato.
Certo fa sempre specie pensare che proprio lui, specializzatosi nel ritratto dei sentimenti faciloni, nei salotti, nelle coppie, nelle storie di famiglia, poi sia protagonista (quanto involontario non lo so eh...) di una sceneggiata che manco la telenovela piemontese. Che baluba.
Uno che ci fa la figura del megabaluba è Aaron Paul, hai presente? Jesse Pinkman. Qui a suo agissimo sotto l'ascella pezzata di Muccino
L'unica nota "mucciniana" del film è Amanda che fa sballonzolare le tette nella classica scena del protagonista che corre:
E una litigata in stile "mezzogiorno-accorsi" tra Pinkman (vorrei sapere a chi è venuto in mente di farlo doppiare da Giannini Jr, una voce che c'entra zero con Aaron Paul) e la solita Amanda ipertiroidea. Nulla più.
Sentite un po'. Vi ho mai raccontato di quando sono andato in Thailandia? Ah sì? Maddai... Vabbé insomma sull'aereo per la Thailandia ho visto un film (in realtà ho visto più film, come sapete quando salgo su un aereo vedo per prima cosa che film fanno, e rosico tantissimo quando il capitano interrompe il film per dire "STIAMO PRECIPITANDO!", ma come ti permetti! fammi finire almeno il film no!) Insomma uno di questi film era
The Water Diviner
Trama: Versace un po' diviner

...che è l'esordio alla regia proprio di Russel. E che ruolo fa? Il padre. Esatto, ormai è abbonato. Pensa quanto rosicherà quando inizierà a fare il nonno.
Allora questo padre australiano ha due tre figli. Tutti insieme vivono nell'australia di cui abbiamo una diapositiva:

e fanno una vita modigerata scavando pozzi per cercare l'acqua.

Dunque, vediamo se mi ricordo, ho aspettato quasi un anno per recensire questo film devo dire che no ho la memoria molto lucida, ancora devo digerire tutto il pat-thai che mi sono mangiato figurati. Allora ad un certo punto i tre figli vanno in guerra, mi pare, e gli muore pure la moglie. Allora lui promette alla moglie morente che avrebbe ritrovato i figli. E se ne va in Turchia. Ehy vi ho mai raccontato di quando sono andato in Turchia? Ah sì? Vabbè insomma Russell arriva in Turchia e scopre che i figli sono tutti e tre morti.
La sfiga vera.
Allora cerca consolazione tra le braccia di quel pezzo di ragazza che è Oga Kurylenko di cui abbiamo due diapositive ma solo perché ho resistito a non metterle 202

Chiamalo scemo a Russel. La fata turchina proprio.
Ma ecco che forse e dico forse un figlio è ancora vivo. E allora via che si va alla ricerca in tutta l'Anatolia ancora sotto belligeranza a cercare 'sto figliol prodigo. Lo trova? Non lo trova? Si fa aiutare dai tutti i turchi?
Il film, proprio come quello di Muccino, è vittima di una grandissima banalità, nulla stupisce, nulla sorprende, eppure, vuoi perché Russell ha fatto copia/incolla delle dinamiche che ha imparato sui set di Ridley Scott, vuoi perché io stavo in vacanza ed ero più buono, the Water Diviner diventa quasi un film appassionante, poi ecco, magari non ti viene voglia di recensirlo per più di un anno, ma quando lo vedi ti sembra di vedere quei filmazzi anni Novanta con le storie un po' avventurose un po' strappacore che ci piacevano, roba che pare un po' di vedere Balla coi lupi, per dire, come epopea umana, così, proprio per tirare fuori qualcosa. 
Agli australiani è piaciuto tantissimo infatti ha vinto l'Australian Academy, un oscar a forma di Russel Crowe di cui abbiamo una diapositiva

Papà li Turchi!

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