mercoledì 18 novembre 2015

Polpo di stato

No Escape
Trama: Owen fa un casino quest'anno

VI ricordate di quella volte che andai in Thailandia e mentre vedevo un film per poco non mi scoppia una bomba sotto il culo?
Ecco, in No Escape si racconta quello che è successo un anno prima di quell'avvenimento, cioè un colpo di stato militare (correva l'anno 2014), anche se non è mai dichiarata la nazione in cui si svolge il film (ma è quella, è palesemente quella).
Ci sta una famigliola - padre, madre, due figlie piccole - che si è appena trasferita dall'Ameriga per il lavoro di lui, lei sta stressata, le ragazzine peggio.
Scoppia il finimondo, ribelli che sparano, entrano negli hotel e ammazzano tutti e guarda caso vogliono proprio lui, cioè proprio hanno la foto sua (tanto per aumentare il senso di paura), in quanto amerigano impiegato in una società multimiliardaria che con la scusa di portare acqua a tutti avrebbe poi impoverito ancora di più il paese mettendoci le scimmie di mare dentro.
Come ogni persona normale catapultata in una situazione eccezionale, il povero Owen non può far altro che scappare, cercando di ricongiungersi alla famiglia, trovare una vita di fuga e scaraventare le figlie da un palazzo all'altro
Già. C'è questa scena qui (giustamente rinominata da Vulture "most movie GONZO moment"), ed è l'inizio della fine, del film intendo, che tempo altri due minuti (cioè quando Owen scaraventa anche l'altra figlia dal parapetto) diventa di un insulsaggine quasi inspiegabile. 
Quasi, infatti la posso spiegare.
Dove fino a quel momento il film era stato sopportabile, ad un certo punto si spande per la stanza un odore di stronzata galattica che appesta l'aria. -
Anche facendo lo sforzo di acccettare il fatto che hanno scelto come protagonista di un film tragico uno come Owen Wilson, che poveraccio non è più in grado di tenere a bada i fantasmi dei personaggi (fantastici eh!) che si porta dietro, tipo questo:
o questo:
il film non si spinge fino alla deriva supereroistica di un disaster movie, che ne so, tipo San Andreas, quindi anche se Owen non inizia a imbracciare fucili e ammazzare la gente a colpi di karate, facendo battutine sceme, poco ci manca
movie s fight family thriller
Ma cercano di mascherare il tutto con "la disperazione del momento", ci riescono male. Ripensi a Captain Philips e capisci.
Per la deriva supereroistica ci pensa un redivivo e ridicolo Pierce Brosnan, nei panni di un agente segreto inglese sotto copertura. Vi ricorda qualcosa?
Eccolo alla premiere del film coi suoi figli, da destra, Paris, Dylan e Aramis.
Tornando al film. Tutto quello che fanno, Owen e famiglia, diventa stupido in un battito di ciglia, prendono decisioni talmente imbecilli (una su tutte prendere un motorino, mettersi dei cappelli con visiera bassa e passare, quattro sul catorcio e sguardo a terra, in mezzo a centinaio di manifestanti armati) che ad un certo punto ti chiedi se l'idea più stupida sia la tua che continui a vedere il film. Diventano insopportabili, vuoi che finiscano male, inizi a patteggiare coi rivoltosi. 
Particolarmente fastidiose le lamentele imbecilli della moglie, interpretata da Lake Bell, che sarà pure bell, anzi proprio una topa stellare che merita persino una foto gigante tutta sua perché comunque una rosa è una rosa è una rosa è bell
ma rimane un maledetto macinino a pedali in quanto a recitazione, non si sa se è più cagna quando fa la disperata impaurita immobile che dico io fai qualcosa ci stanno sparando addosso da un elicottero! o quando, sul finale, prende pure lei coraggio e diventa salvatrice di figlie, marito, patria, casa, famiglia.
Un film del genere - che potremmo, con uno sforzo di immaginazione, accostare a quel bel The Impossible, che era sempre famiglia impegnata a salvarsi da gigante casino inimmaginabile - pareva interessante perché è sempre interessante vedere la gente normale insieguita dai cattivi e alla fine salvarsi, ma devi prendere una posizione: o mi fai Die Hard e allora trasformi tutto in un filmazzo dove il padre di famiglia si trasforma in Rambo (vedi alla voce Olympus Has Fallen), oppure me lo fai serio, pesantone, anche un po' politicizzato (vedi alla voce Argo).
Per tornare un attimo a Owen, non sto dicendo che sia un attore incapace di ruoli "drammatici", non scordiamoci questo o questo, ma è quando ce lo fanno credere che non riesce proprio. Una cosa è la commedia impegnata, una cosa è lanciare le figlie dal parapetto. 
Per fortuna manca poco ad un film dove lo ritroveremo nel suo profilo migliore:

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