lunedì 30 agosto 2010

Vedovo la gente morta...

The eclipse

Trama: Rimasto solo con due figli, la famiglia si allarga coi fantasmi che iniziano a palesarsi. Ma l'amore e la letteratura esorcizzeranno il dolore.

Uno dice fantasmi e subito pensa a facili salti dalla sedia, tazzine che volano in giro, gente posseduta e case costruite su cimiteri indiani. Invece no. Invece da qualche anno i fantasmi hanno deciso di farci vedere come sono fatti dentro, attraverso. Anche gli ectoplasmi hanno dei sentimenti.
Direttamente dall'irlanda un film che si insinua nel genere fantasmagorico, ma lo fa con una delicatezza e un'attenzione alle emozioni tutta particolare. Non so, forse sono gli ambienti freddi, o le distese di prati infiniti che si interrompono improvvisamente sul mare ghiacciato, ma da qualche anno la gente del nord ha deciso che anche loro hanno dei cuori, e forse sono cuori che battono più veloci, per proteggersi dal freddo. Lo fanno soprattutto in letteratura, assistiamo all'invasione degli svedesi nelle librerie (che non è un'orda di vichinghi che mettono a ferro e salmone Feltrinelli, intendo gli scrittori). Al cinema, esempio lampante è Lasciami Entrare, che è un film horror, ma non lo è, perché è un film d'amore.
Anche questo The Eclipse (che ha la sfortunata omonimia con quell'altra serie canini e cagnolini che non voglio nominare) è così: i sentimenti sono repressi, gli amori rinchiusi, la vita solo un susseguirsi di giorni, sperando che quello successivo porti un po' meno dolore di quello precedente. Poi arrivano i fantasmi, che ti vogliono dire qualcosa, ma da una parte tu non li capisci e dall'altra anche loro non è che fanno qualcosa per apparire in maniera serena. Però poi, il lutto e la sua elaborazione, passano anche da chi è già dall'altra parte.
Un regia vellutata, perfetta, e la scrittura di due personaggi maschili (su tutti il protagonista) di rara capacità descrittiva. Uno triste come non mai e l'altro uno dei più fastidiosi caratteri che io ricordi da molto tempo.
Un film di fantasmi, dove non ci sono sorprese finali e porte che cigolano, ma che mette un'angoscia molto, molto profonda.

VVVE CHI CHIAMERAI?VVVV
Ci sta ci sta! Non si vede ma ci sta (tranquilli, non è uno di quegli attentati alle coronarie tipo che fanno BU!

«Me lo potevi anche dire che con quella creta stavamo facendo la tua urna...»

Papà Robinson, almeno la smetterai di fare figli...

«Pensa se alla fine si scopre che sono morto... a.»

«MAMMA! CI PIACCIONO LE TENDE, CI PIACCIONO!!!»

«TI prego dammi la forza, o almeno due tappi per le orecchie che questo c'ha un trattore in gola»

«Chiudete la finestra sul cimitero indiano!»

«Bare? Dove state andando non c'è bisogno di.. bare!»

(non lo fate il 3. vi prego.)

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