venerdì 6 agosto 2010

Una famiglia di patziki

Κυνόδοντας (Kynodontos – Dogtooth)

Trama: Attenzione al caldo greco, gioca brutti scherzi. Ad esempio potresti impazzire e costringere la tua famiglia (moglia, tre figli) a vivere reclusi in una villa recintata per sempre, cambiando i significati delle parole, creando falsi atroci miti sui gatti, inducendo l'incesto, prendendo a VHS in testa le persone. Ho vissuto tanti anni in una gabbia d'oro, sì lo so era bruttissimo, ma sempre in gabbia ero. Un grande film. Grandissimo. Davvero.

Innanzitutto si parte con uno degli incipit più belli, stranianti, curiosi (nel senso che catturano la curiosità dello spettatore già alla primissima frase. Ed è quel tipo di attenzione che ti dici: dio, aspettta un attimo, qui sto per vedere qualcosa per cui non potrò distrarmi neanche un secondo (e questo, è un gran bene, quando si tratta di film). Kynodontas (canini in ellenico) è un film esemplare per una serie interminabile di motivi. Dal peso specifico di ogni inquadratura, sempre ricercata (ma mai virtuosa e fine a se stessa), per una sceneggiatura serrata, impenetrabile, durissima e pesante come una cotta di maglia che il regista ti mette addosso e non ti toglie più, neanche a film finito. La recitazione perfetta di ogni protagonista (MI RACCOMANDO! VEDETELO IN LINGUA ORIGINALE - a parte il fatto che sarà un miracolo divino se questo film arriverà mai in italia - vederlo in greco apre una serie di sensazioni auditive e sensoriali durante la visione che ti fa capire quando il doppiaggio (in sè, in generale) ci abbia impigrito nella fruizione di un qualunque film/serial, che possiamo ben dire di NON aver visto davvero se non in lingua originale, anche quando non è lo sputtanato inglese.)
Il film, dicevamo, è un masterpiece di tensione sottopelle, di violenza parlata (e mentre parla lo fa usando parole inconsuete): niente a che vedere con sangue, coltelli, denti strappati, violenze sessuali dei film americani, nel film ci sono invece sangue, coltelli, denti strappati e violenze sessuali (e sembro matto lo so, ma guardando il film capirete).
La prigione fisica e mentale in cui un padre chiude la propria famiglia, scarnificando il senso stesso di educazione, è un'allegoria servita su un piatto senza condimento. Un film, e ce ne sono pochissimi, pochissimi, che ti solleva mille domande, ma non domande del tipo "chi è l'assassino?", "riuscirà a conquistarla?", "sono tutti morti e quello è un limbo?". Le domande sono più del genere: "il nostro cervello è un campo incolto su cui chiunque può seminare ciò che vuole? e noi faremo crescere i suoi pensieri come fossero nostri. Intendo, l'educazione è il potere assoluto? Nati e cresciuti con dogmi e credi altrui, inculcatici sin dalla nascita , saremo cechi credenti di pensieri non nostri? Oppure alla fine, la nostra natura, la curiosità, l'indole ci farebbe cercare altro? Ci farebbe scappare comunque? Basterebbe magari un qualsiasi stimolo esterno (fosse la parola "zombi" come un film di Rocky) ad "aprirci un mondo nuovo"?
La risposta non è poi così scontata.
L'unica certezza è che l'atmosfera di Kynodontas ti si appiccica addosso come sudore canicolare e non la lavi per un bel po'. Un film incredibile, forte di un budget palesemente risibile e di un'idea, una regia, una scenggiatura da manuale del cinema (e non solo). Una cosa così la si potrebbe augurare al cinema italiano, se solo esistesse, un cinema italiano.
Come già nel favoloso Calvaire, ecco come la danza può avere un effetto di "inquietanza" unica:

1 commento:

  1. mi hai fatto venire voglia di vederlo, sperando di riuscire a recuperarlo ...

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