mercoledì 22 luglio 2015

Mamma, ho perso il fratello

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet
Trama: "Il Brutto" + "Film Americano" + "di Jean-Pierre" 

C'è un lampante parallelismo geografico/contenutistico nell'ultimo film di J.P. Jeunet - che tutti ricordiamo per capolavori come Delicatessen o La città perduta e film che per un attimo (ok, forse più di un attimo) ci hanno fatto credere che quella cosa che comincia con A può esistere davvero) - ed è questo: più lontano Jeunet si allontana da Parigi (ma oserei dire dal 10° arrondissement), più fa film impersonali, scialbi, in una parola... terribbblè!
E questo film si svolge nel Montana. Io del montana so solo che le mucche producono carne in gelatina.
Lo straordinario viaggio dei titoli italiani che ormai il pover Jean c'ha la maledizione di "aggettivo meglio se superlativo" + "sostantivo" + "nome di persona" (ricorderete anche "l'esplosivo"+ "piano" + di "Bazil") è quello che fa il giovane Spivet, un ragazzino odioso che va dritto dritto nel cesto dei ragazzini odiosi di quest'anno (insieme a quello di Babadook e quello di Poltergeist), piccolo genio di matematica, fisica, scienze e pensieri banali che vive insieme alla mamma (Helena Bonham Carter che non fa le faccine gionnideppiane, e rivela quindi le sua "banale" + "insulsaggine" + "di Helena"), il padre (un cowboy cowboy), una sorella adolescente e il fratello, no, il fratello muore.
A questo punto Spivet rimane solo e nessuno lo capisce perché lui è genio, tanto genio da vincere un concorso per scienziati geni, allora intraprende questo (poco) straordinario viaggio per andare a ritirare il premio, anche se non ha detto che è solo un bambino.
Da una trama del genere (bambino on the road in America) e ancora di più da un regista del genere ci si sarebbe aspettati un tripudio di idee e personaggi, carambolesche avventure, meraviglie visive.
Niente di tutto questo. Piuttosto un piatto e noiosetto blaterare continuo di questo ragazzino saccente, un Macauley Culkin prima di drogarsi.
E questo, per un regista che ha fatto della sua ferrea visione fantasiosa del mondo (come dicevamo, quella fantasia indomita tenuta in ferreo controllo... un'altro del genere è era Michel Gondry. Devo ancora vedere quel film con Amelie... adesso mi è venuta voglia. Anche se parla di quella cosa con la A.) il suo punto di forza equivale al più grande fallimento.
Non c'è uno straccio di idea, di invenzione, di stupore. Tutte le idee (registiche e non) sembrano venire da "i precisetti"  + "film" + "di Wes Anderson":


il che è un gran peccato, intanto perché Jeunet è arrivato anni e anni prima di Anderson e poi si vede benissimo che Wes se l'è studiato a fondo "l'inventivo" + "cinema" + di "Jeanne Pierre".
Poi c'è altro rubato qui e lì, c'è anche roba Pixar:

E Terry Gilliam, tipo paura e delirio in Montana

e altre cose che se non si fossero viste mille volte sarebbero anche carine, ma non alla millesima volta che le vedi. I pop up che si aprono non stupiscono più neanche me, che amo i pop up.
In nessuna parte del film si vede la firma di Jeunet, neanche scritta piccola piccola con l'inchiostro simpatico. Era molto più jeunettiano la "schifosa" + "clonazione" + di "Ellen" che questo.

La cosa che comincia con A è ovviamente l'Antimateria.

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