mercoledì 21 gennaio 2015

3x1 • L'orrore. L'errore.

E adesso senza nessun motivo apparente ci facciamo due passi nell'orrore e uno nell'errore. Iniziamo proprio da questo, traducibile con:
Trama: Finché la bara va, lasciala andare

È un film orribile.
Il che è un gran peccato. Perché la serie •REC è stata foriera di bellezza zombesca per tanti motivi.
Il primo fu che era uno dei pochi horror a lanciare la moda Telecamerina con piglio davvero, davvero valido: la Telecamerina in quel caso serviva, era addirittura necessaria a tutto l'impianto scenografico e stilistico: sballonzolavamo come stessimo ballando il flamenco seguendo la giovane giornalista e i pompieri in fuga dal palazzo zombificato. Scelta perfetta del palazzo vecchio con quelle case dai lunghi corridoi e alla fine la vecchia che ti inizia a correre contro indemoniata, le scale che non finiscono mai, la casa all'ultimo piano con zero illuminazione che nasconde la bambina portoghese; bel film quello, insieme a 28 giorni dopo (a proposito, di parla sempre più seriamente di 28 mesi dopo) e il remake di Dawn of the dead tra i miei preferiti del nuovo corso di Zombie di corsa, quelli che corrono per intenderci, altro che Walking Dead, io non ho nulla contro lo zombi centometrista, tanto che comunque sia in 28 che in •REC si parla di virus, il che giustifica il NOS messo ai morti. Quindi •REC 1 bello. (Mentre il remake uno schifo inutile. Il seguito del remake qualcosa di imbarazzante.)
Poi venne •REC 2, che nonostante ci rivelasse una piega della storia che non ci piaceva poi molto (il fatto che l'origine della zombificazione fosse effettivamente una roba di possessione demoniaca e non di virus) era ancora non male come regia, ancora Telecamerina e ancora paella horror che non si faceva parlare dietro e prendeva a schiaffi qualsiasi tentativo di horror italico, checché ne dissi io.
Poi due registi (Balaguerò e Plaze) decisero di dividersi e fare ognuno un seguito di •REC da soli. Intanto con filmastri i beata solitudo tipo questo. E poi con due •REC lontani ma cugini.
•REC 3 - Genesis fu molto importante perché con una scena ai limiti dell'iconografia definiva la fine di Telecamerina. Telecamerina no mas, guapa. Ed era un divertente mix di matrimonio e zombi, con la protagonista cazzutissima e un aumento per l'attesa di questo ultimo capitolo.
Che è arrivato, e per ripetere il concetto, è un film orribile.
La storia parte dalla fine di •REC2, con la stessa protagonista del primo che, salvata dai pompieri, viene trascinata su una nave. Infatti è tutto ambientato su una nave.
Ora, l'ambientazione navale poteva essere interessante (già questo era un horror marino niente male) e dopo gli zombi in aereo ci divertiva pensare agli zombi in crociera. Peccato che tutto, ma proprio tutto, sia a dir poco dilettantesco.
Dalla recitazione ignobile (e capire che uno spagnolo, lingua musicale anche se dici "Olè!", sta recitando male vuol dire che proprio sei un perro) a una storia buttata lì (ora non è più possessione, ma neanche virus, ora è addirittura parassita vermone (sì, ok, nel 2 l'avevamo visto il vermone ma pensavamo fosse una rappresentazione del demone):
che passa di corpo in corpo, ma non zombificandolo, il famoso portatore sano.
La cosa peggiore è di certo la regia, disordinata e incapace di creare ordine tra l'indecisione di fare ancora un po' di Telecamerina e fare un film normale. Quindi tra videocamere montate sul ponte di coperta e vere e proprie cineprese ma tenute a steadycam da uno col delirium tremens, il film ricopre di ridicolo un po' tutta la serie. Certe scene sembrano un comica
I morti correnti non sono brutti (anche se ormai basta un po' di sangue, due lenti rosse e qualche attore che urla)...
...ma ci sono delle scimmie zombi che pare di vedere un film della Troma, nel senso negativo del termine.
Speriamo quindi che la serie •REC sia finita - anche se così malamante, il che è un gran peccato - e nonostante la locandina animata (avete spinto ►?). A proposito di grandi miracoli del computer che comunque basta che spingi un pulsante fa tutto lui ecco un making of delle foto per le locandine. In effetti inizio a crederci a quella cosa che "poi con Photoshop fai tutto tu no?".
La metamorfosi del male
Trama: Luna park

E invece pensa che qui siamo dalle parti di un godibilissimo film horror di lup mann. Esatto, ora siamo nel pieno di moda uomini loop! Basta vampiri, lup mann va un casino quest'anno. E se vi dicessi che io ne so qualcosa fidatevi, e non è perché ho sempre la luna storta...
Ma prima di parlarne - sostanzialmente bene, c'è da dire una cosa: non ti ho appena detto che Telecamerina è morta (lo dice proprio •REC3)? E perché non accettiamo questo fatto con la pace nel cuore e la smettiamo di fare film FINTI-Telecamerina? Cioè fatti con una regia a tutti gli effetti per essere gestita con cineprese vere, ma poi le usi come fossero telecamerine. Questo errore veniale è lo strascico dello strapotere di Telecamerina negli horror (vedi anche questi tre horror, o questo film che horror non è ma paura la fa anche di più). Infatti il film ha la struttura del film telecamerina (interviste, corse sballonzolose, riprese che si interrompono perché la pila è scarica)... ma lo fa con attrezzi professionali e spesso e volentieri si scorda proprio di essere finto-Telecamerina.
Detto questo La metamorfosi del male (complimenti per il titolo che in originale è WER, capito come? Wer... ewolf) si fa guardare bene, e il protagonista lupacchiotto, lui
Oltre a sembrare me quando lo scorso agosto mi è venuta la congiuntivite acuta (referto horror-medico QUI) è davvero pauroso. Un gigante che per un po' te lo fa pure credere che potrebbe essere buono, ma poi...
Oltre a questo poco da dire in effetti, il film è semplicemente onesto e il fatto che si parli di Uomini Lupo, quando ultimamente la categoria horror licantropa - che personalmente adoro dai tempi di Voglia di vincere, quindi molto prima della moda delle barbe - è sempre un po' bistrattata. Benicio non fu male, quello cartoon penoso, Leo non c'entra nulla.
Auuululiamo tutti insieme come faceva Pippo:

The Babadook
Trama: Mammina bara

E questo è un caso molto particolare, il più consigliabile dei tre, e anche il più autoriale.
Un'autrice donna per essere precisi, Jennifer Kent, che viene da Babe va in città, quindi insomma un bel cambio di marcia, e sembra che la cosa abbia bisogno di essere sottolineata, perché in effetti un horror a mano femminile è difficile da trovare e, soprattutto, il piglio del film, nonché la storia raccontata, è così al femminile che acquista un valore proprio, specialmente, per quello.
La storia è semplice - e per chi la volesse leggere a fumetti ci ha pensato la prode Eleonora Antonioni QUI , anche se quando avevo letto "la storia di "un uomo nero che entra nella tua stanza di notte per possederti" avevo capito altro- mamma ha problemi perché bambino ha problemi, bambino urla sbraita fa cose violente lo sai a che ora si è svegliato? Alle 6 di mattina. Bambino ha vomitato.
I problemi della mamma sono più che altro che il marito/padre di bambino è morto portando lei all'ospedale (il secondo o terzo che muore così se non ricordo male. Uno dovrebbe essere quello di A l'enteriour, l'altro di quel film spagnolo. Poi dici che non ho figli...). Lei rimane solo con bambino, solo che bambino è questo matto qui:
Solo che questo non è un video di Internet col bambino uscito dal dentista


e neanche la sua presa in giro ad opera di Gordon-Levitt


questo è un film dell'horror.
Dunque mamma non sta bene, questo è chiaro: mutismo, rassegnazione, insonnia. 
I due non si aiutano molto a vicenda: il bambino è matto, la mamma depressa, non ne può uscire nulla di buono. Non fosse che in questa coppia di assurdi si insinua una figura maschile tutta particolare: il Babadook.
Ora, prendete il Mago Galbusera (che già si suo un bel po' di paura la faceva) e intingetelo nel bitume, ecco a voi il Babadook:
Ha il cilindro per cappello due canini per gemelli... A parte gli scherzi è ovvio che il Baba(u)dook è preso pari pari dal cinema espressionista tedesco e tizi come Chaney:
Insomma 'sto Babau con la faccia da pagliaccio con la paresi facciale arriva da un libro che mamma trova per caso
un bellissimo pop-up (lo sappiamo che i pop-up sono stupendi sempre) con la filastrocca del Babadook dentro. Non fosse che il libro difficilmente potrebbe essere considerato un libro della buonanotte:
Da quel momento il Babadook infesta i sogni di mamma e figlio, solo che se prima lui era sciroccato e lei la parte pacata, quando arriva il Babadook le parti si invertono e la mamma diventa una sbiellata completa mentre il ragazzino inizia a fare cose sensatissime come costruire tracobetti per difendersi che manco Mamma ho perso l'aereo.
Certo bisogna dire che se un uomo ti arriva nel letto e ti dice queste paroline dolci all'orecchio


un po' paura la fa. 'Na mentina no eh?
Il film è oltremodo interessante (anche se in effetti l'osservazione di Eleonora è giustissima, cioè che pare molto più lungo di quello che realmente è), che regala visioni non comuni per un film la cui storia comune lo è eccome (Questo bimbo a chi lo do, lo darà all'Uomo Nero) e ha più rimandi al thriller psicologico neuropsichiatrico simil-Polansky (soprattutto L'inquilino del terzo piano) che agli horror moderni tipo quelli di Oren Peli. E meglio di quello di due anni fa che era sempre "maternità vissuta come roba che fa davvero paura", notate please la forma del Babadook quando apre la pagina, notate la fine simbologia triangolare e oscura: palesempre uterino, il mostrone.
Armadi che cigolano, qualcosa/qualcuno che gratta alla porta, vestiti appesi che al buio sembrano uomini cattivi, il compendio classico dei film sull'Uomo Nero è al completo e l'atmosfera è davvero il punto saliente del film, atmosfera pesante e di follia che cresce cresce e finisce in... 
Fa paura (o perlomeno mette inquietudine) in più punti questo Babadook, e la fa bene, quel tipo di paura che quando finisce il film (con una domanda aperto a cui io rispondo: lo fa. lo fa eccome.) e tu vai a letto, un'occhiata di più alla chiave dell'armadio per non sapere né leggere né scrivere né prendere la melatonina la dai.
Il film viene da questo corto:


L'illustratore autore del Baba non è Tim Burton ma tale Alex Juhasz. Il tipo lavora molto al cinema. Suoi i titoli di testa di United State of Tara (condividiamo la passione per i pop up):


e il prossimo Piccolo Principe al cinema. Detto questo non mi piace.
Invece sai chi mi piace horror?
Sempre lui, David SandbergOrmai va così, ogni film horror che vedo non penso ad altro che a un film fatto da lui. Fategli fare un film, eddai.
Vi metto qualche short horror (sono la mia nuova passione).




E come se questo post non fosse abbastanza lungo e pauroso ora vi beccate anche le gif stereoscopiche dei mostri di Saline Project
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CBOOO!

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