martedì 31 gennaio 2017

CB ANTEPRIMA • Billy Lynn

Billy Lynn
Trama: Billy the kid

Questa settimana escono due film di guerra e anche se sono diversissimi e le guerre che trattano sono lontane 50 anni e quasi 8.000 chilometri, li metto uno di seguito all'altro, in un uno-due lungo due giorni che fino a un secondo fa era un 2x1 fatto di 2 anteprime belligeranti e invece poi ho deciso di dividerli perché veniva un post troppo lungo e ormai vi ho capito a voi sarapiche che i post lunghi non li leggete. Ho il netto sospetto che spesso vi fermate al logo Chicken o Broccolo accanto alla locandina. Dài almeno le trame leggetele. 
Comunque, il primo film di guerra che metto è questo film di Ang Lee che fa un film di guerra atipico infatti della guerra si vede poco e niente e invece si vede il culo di Beyoncé. 
La cosa che salta agli occhi (oltre alla risoluzione della pellicola) è che vedendo la sequela di saluti militari, bandiere a stelle e strisce e soldati che si dicono "ti amo", ti viene da chiedere ma le origini orientali di Ang Lee, dove sono finite? Perché insomma un film così american-patriottico non te l'aspetteresti da un regista che non è cresciuto a pancake e bandiera americana.
È molto strano, perché ci sono delle cose così profondamente patriottiche, che superano ampiamente la retorica più yankee, veramente siamo dalle parti del "trumpismo", che ti chiedi se non siano fatte di proposito per risultare ridicole... Dài possibile? Dài non è possibile! Eppure stanno Lee e mi sa che ci stanno proprio per dire che brutta la guerra ma che belli in fondo gli Americani che la fanno. L'ha fatto di proposito non c'è altra spiegazione, Ang Lee non è un cretino, non è Peter Berg, non è Clint Eastwood. Però ecco, ha scelto proprio una strada difficile per racconare la bruttezza della guerra.
Billy Lynn è un giovanissimo reduce dell'ultima guerra, quella in Iraq. 

Protagonista di un atto di eroismo (a dire il vero improvvisato, come spesso gli atti di eroismo sono, non è che pianifichi di buttarti al di là della trincea per salvare il tuo compagno ferito già quando sei nella tua casetta in  North Carolina a cogliere pannocchie), Billy e la sua squadra, una volta tornati in patria, vengono invitati a presenziare a una partita di football per il giorno del ringraziamento, con tanto di esibizione delle Destiny Child's a metà tempo; insomma dai fuochi di bengala che illuminano la notte mediorientale ai fuochi d'artificio che illuminano le panze degli spettatori sugli spalti il passo militare è breve.
Come quella volta che usarono Cap per fare il Bagaglino propagandistico.

Maledetta lobby delle cheerleaders, quanto poco rispetto per chi ci salvò dalle diaboliche trame di Teschio Rosso.
La base di partenza è buona, è molto valido il contrasto tra le tragedie della guerra, le sindromi da stress post-traumatico dei soldati, il ritorno a casa da eroi ma con la tragedia nel cuore e negli occhi contrapposti alla vacuità con cui politici (Steve Martin, un comico) e agenti di hollywood (Chris Tucker, un altro comico. Non è un caso appassionati di casting!) cercano di trarre profitto dall'accaduto, circuendo i soldati chiamandolo "eroi" per i loro interessi; o come la "gente" gli dice "siete eroi" e poi chiede se il sangue si lava via dalla divisa o li tratta a tutti gli effetti come fenomeni da baraccone. Lee, come trattato sulla falsità umana, già ha fatto Tempesta di Ghiaccio, questo poteva essere una bella tempesta di sabbia, ci sa fare con questo tipo di dinamiche.
Invece, probabilmente accecato dalla tecnologia - vi spiego tra un attimo - Ang Lee mette su un film stranissimo per andamento (racconta quello che succede durante questa partita, quindi un totale di tre ore di vita, diciamo, e ci incastra dentro flashback di guerra e della vita provinciale di Billy prima di partire per il fronte), che poteva essere davvero una mosca bianca rispetto a tanti altri film del genere (lontano dalla verbosità di Jarhead o dalla spettacolarità di Black Hawk Down o dalla noia di Zero Dark Thirty), e invece niente, si riduce a tutta una serie di scene senza molto costrutto, in attesa della scena madre, quella dell'esibizione delle Destiny (finte) su questa canzone:
con loro dietro a fare i G.I. Joe scemi a marciare sul posto coi ballerini intorno quando un mese prima schivavano pallottole vere e ammazzavano terroristi ancora più veri. Ecco quella scena rende tutto il significato del film, ma non basta per toccare corde profonde.
Un approccio originale, ma troppo incerto nell'andamento.
La tecnologia che acceca, dicevamo. Lee ha girato questo film con un framerate 3D a 120 fotogrammi al secondo, di solito se ne usano 24 e Peter Jackson pensava di esser il più fico coi 48 de Lo Hobbit (ovviamente i dati li ho copiati da internet, figurati che ne so io...). Il bello è che comunque una sala normale non ha la tecnologia necessaria per proiettarlo in quell'HD assurdo, in America CINQUE sale l'hanno trasmesso così, quindi cavoli e tutt'uno.
Poi siccome io ODIO le televisioni HD che mi fanno sembrare qualsiasi cosa fredda e digitale come l'avessi girata nella stanza accanto con una telecamerina - roba che se fossi Lubezki me ne fregherei perché avrei una sala cinematografica in casa mi incatenerei fuori gli uffici della SONY col cartello "IL CALORE DELL'IMMAGINE NON È CHE CE LO SIAMO INVENTATO PER CAZZEGGIARE! " oppure "L'ULTIMO IMPERATORE NON È MASTER CHEF!" e via protestando - anche l'effetto iperreale delle riprese di Billy Lynn assumono un contorno, dettagliatissimo d'accordo, immersivo, quasi che stai lì e conti i capelli in testa a Vin Diesel (!), che però mi fa schifo pure lui quindi preferisco la pellicola.
Insomma retorica a pacchi, pacifismo, ragazzini mandati a morire come bestie al macello, politici merda, agenti di hollywood merda, sorelle sfregiate buone (la solita cagnaccia inespressiva di Kristen Stewart, che si conferma veramente la peggior attrice del momento anche se monopolizza le gif se ne cerchi di questo film) e Vin Diesel in una versione "non sono solo un coatto pompato ma anche un soldato filosofo, ma talmente filosofo che la pelata l'ho fatta per Buddha, mica per fare il fico".

ATTENZIONE però alla cheerleader che fa le moine al giovane Billy e che ha la parte più importante del film - è lei quella che dice le cose più banali di tutte. Dài l'hanno fatto di proposito, dài non è possibile... Sì ho deciso. L'hanno fatto proprio apposta: le corbellerie patriottiche con cui anche i soldati partono, pieni di "Ochimin! Viva il corpo dei marine!" si frantumano quando la vita che togli è vera, quando senti esalare l'ultimo respiro e tu sei cambiato per sempre e gli altri non se ne accorgono, anche se ti vedono in altissima definizione - Makenzie Leigh, che in HD fa l'effetto di quel bengala di cui sopra, però nei pantaloni
La potevo dire questa cosa simpaticissima del bengala nei pantaloni senza denunce alla Spotlight? Fammi controllare... 1990... dài sì la potevo dire... Grazie all'HD puoi contare anche a lei i peli. Ah vedi, sono lo stesso numero di quelli in testa di Vin.
Ok, ok la smetto.
Insomma speriamo che la prossima volta 120 fotogrammi al secondo Ang Lee li usi per un bel film pieno di effetti speciali ed emozioni e poesia orientale come sa fare lui, anche se applicata agli yankee.
Ang lui s'ha fare bei film.
Domani ci spostiamo indietro di quei 50 anni e a destra di quei quasi 9.000 chilometri e arriviamo dritti dritti in Giappone, dove si è combattuta...

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