mercoledì 24 dicembre 2014

FURY by MAURO GATTI

Se c'è una cosa che tira davvero tanto sull'internet è la figa GATTI! Non parlo ovviamente di micetti che fanno cose di ridere tipo fallire i salti (anche perché pure i cani che falliscono le prese fanno ridere), ma parlo di... Mauro Gatti!
Mauro Gatti è un illustratore, un art director, uno degli ILLUSTRI, ha una barba molto bella, ma SOPRATTUTTO è colui che, con un colpo di coda micidiale, ha fatto raggiungere - era luglio, sembra ieri - il 100% al crowdfunding per il Chicken Broccoli Magazine, aggiudicandosi tutto il pacchetto più costoso, ivi compresa l'uscita al cinema con me!
E poi è anche l'unico Gatti proprietario di cani.
Ok la smetto di fare giochi di parole sul cognome felino e passo al motivo di questa presentazione in pompa magna! Mauro è da poco sbarcato nelle americhe, precisamente a LA, un tiro di schioppo dalla scritta Hollywood! 
E allora quale insider più illustre (!) poteva raccontarci il cinema americano se non lui? Da oggi che è la vigilia di Natale - e quando gli pare e piace a lui - Mauro ci racconterà i film che vede laggiù, illustrando o fotografando quello che c'è lì. Sì insomma è una specie di inviato specialissimo, ma di quelli bravi e belli, non quelli che ti fanno rosicare con le foto di vacanze al mare mentre tu stai aspettando il tram sotto la pioggia.
Io ovviamente se non riesce ad entrare come invitato speciale per ChickenBroccoli alla Notte degli Oscar, lo licenzio.
Il primo film illustrato e recensito da Mauro è...
Inizio con il botto.
Se non consideriamo i maestosi primi 30 minuti del Saving private Ryan di Spielberg, assegno a Fury il primo posto sul podio per il miglior film sulla seconda guerra mondiale degli ultimi 10 anni. 
Attenzione, prima che partano gli “Ohhhhhh” e i “Seeeeeee”, non sto parlando di un capolavoro senza difetti ma di un film che arriva alle budella e che racconta quella sporca guerra senza la patina di eroismo / sciovinismo / moralismo plastificato che è un po’ denominatore comune dei war movies hollywoodiani. 
Ci sono altri grandi film del passato che si sono spinti alla ricerca del realismo duro e puro come Il grande Uno rosso di Fuller o Cross of Iron del mitico Peckinpah, ma Ayer alza l’asticella e ci scarica addosso sangue, vomito, fango e morte in 2 ore che condensano una giornata di guerra vista dall’interno di un tank (una sorta di Training day nel 1945). 
E a differenza di molti suoi predecessori toglie di mezzo l’eroica missione da compiere (salvare soldato, far scoppiare il ponte, far fuori il cecchino) per lasciare spazio ad una giornata tipo sul fronte tedesco dove la vita dei soldati è scandita da un inesorabile “andare avanti di città in città”. 
E Brad Pitt e compagni di carro, incrostati nel fango e nel sudore, ci regalano alcune scene d’azione memorabili che fanno il verso a Call of Duty ma con un realismo ed una crudezza impressionanti da farti coprire gli occhi. 
Gli attori: Brad Pitt, che si distanzia incredibilmente dal suo precedente ammazza nazisti visto in Inglourious Basterds, che recita nel ruolo di Collier, comandante veterano e cazzutissimo del tank, un’autoritaria figura paterna per i suoi compagni di carro che sintetizza il suo pensiero in “Ideals are peaceful, history is violent” , poi ci sono il pazzo Grady “Coon Ass” Travis (Jon Bernthal direttamente da Walking Dead) che incarna il cinismo del conflitto, il religioso Boyd “Bible” Swan (Shia LaBeouf) a rappresentare l’anomalia e ambiguità della guerra vs religione, il simpatico driver messicano Trini “Gordo” Garcia (Michael Peña) che, be', fa il simpatico driver messicano ed il novellino sbarbato Norman Ellison (Logan Lerman) che a suon di ceffoni - ceffoni veri - passerà in 24 ore dall’avere crisi di coscienza pacifiste a mietere nazisti ed SS al grido di “Die motherfuckers!”. 
Stereotipi? Assolutamente sí ma necessari a dare un’anima ad un film di 2 ore e condensare all’interno di un piccolo Sherman tank la fratellanza, l’eroismo, la codardia, l’adrenalina, la paura, la claustrofobia e tutto ciò che di più bieco, orribile e nobile ha creato quel conflitto. Insomma, in Fury ci sono tutti gli ingredienti per un grande film americano, dai dialoghi violenti e diretti, all’azione iper realistica e cruda, all’incredibile e maniacale ricostruzione del conflitto, all’affiatamento palpabile tra i soldati in quel carro che vanno avanti al grido di “Best job I've ever had” e per finire alla conclusione forse un po’ scontata ma che ti guardi intorno e vedi le persone arpionate alle poltrone del cinema. 
Manca qualcosa e forse c’è qualcosa di troppo ma sinceramente credo che gli unici che possono davvero dare un’opinione critica sono i veterani che in quei carri armati ci sono stati davvero ed io l’unico carro in cui sono stato è quello del carnevale di Viareggio.
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Ma quanto è bello quel Brad? Più dell'originale! E siccome una così bella illustrazione è quasi sprecata messa 400x400 pixel ecco il 
per scaricarla in alta risoluzione e stamparvela! 
Bel regalo di Natale ve'?

Al cinema non ci siamo mai andati alla fine, io e Mauro. Facciamo che vengo lì e andiamo al Chinese Theatre, così io metto pure le zampe sulla stella sul marciapiede? Un uovo da marciapiede.
Alla prossima Gatti, mia... ciao!

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