The book of Eli
Trama: western post apoCattolittico
Problema. Fare un film postapocalittico... non è che mica ti puoi svegliare la mattina e dire Mo' faccio un film postapocalittico. Eh no. Perché la postapocalisse non è che te la puoi scordare dopo mezz'ora. Book of Eli parte al solito con lande desolate, aria satura di polvere, macchine distrutte e un protagonista solitario. Ma scordatevi del tutto la bellezza di The Road, qui l'ambientazione postapocalittica se la dimenticano presto e il tutto diventa un western (tanto che un odegli scagnozzi si ostina a fischiettare Morricone così, tanto per) con colori meno giallognoli e al posto degli speroni, gli stivaloni da operaio. Insomma il primo quarto d'ora uno ci spera pure, in un film livido e senza speranza (sperare di non avere speranze, è la nostra ultima speranza), poi quando Denzel ne fa fuori 6 ho detto 6 con 3 aiutami a dire 3 colpi di karate matrixiano, niente, tutto da rifare, ti resetti il cervello, ti metti comodo e ti prepari alla cazzata, e non rimani deluso. Nonostante questo il film si trascina per troppo tempo, tra un Gary Oldman che francamente ha davvero rotto il cazzo con i suoi personaggi borderline che da Leon in poi, sempre quello è, e una scena di sparatoria molto bella ma che da sola non salva certo il film.
Il problema più evidente poi è che il film si riduce ad una cattopropanganda che nei nomi dei produttori ti aspetti di trovarci Joseph Alois Ratzinger.
Insomma, la cosa peggiore è che il fattore "apocalisse" è del tutto irrilevante già dopo 15 minuti... in The Road, mai.
già pensano al reboot...
Nessun commento:
Posta un commento