lunedì 12 dicembre 2016

2x1 • Giro dantesco

Inferno
Trama: Collezione autunno/inferno

I film tratti da Dan Brown (nell'ordine Il codice Da Vinci, Angeli e Demoni e questo Inferno) sono tutti collegati da un comune denominatore: fanno cagare ci trascinano in un'investigazione a metà tra modernissime tecnologie e segreti nascosti in dipinti antichi studiati da migliaia di esperti da centinaia di anni a questa parte poi arriva Tom Hanks, li guarda un minuto e fa "Eh ragazzi ma che non avete capito? Dai su sveglia pure voi! Qui c'è nascosto un codice! Guardate, se lo fissi per quaranta minuti con faccia attonita con in testa un cappello da alce allora vedrai un segreto che nessuno ha mai scoperto! “
Tutti così, sempre. Non ricordo bene cosa scoprissero nel secondo, ma nel primo c'entrava qualcosa Da Vinci... e Gandalf...
Insomma questi film sono tutti dannatamente uguali, come immagino siano i libri, i suoi e quelli di tutti i suoi epigoni (io, in una botta di puro masochismo estivo, sono circa 4 anni che ogni estate leggo un libro di Glenn Cooper, non lo vado a dire in giro, ma lo faccio): libri faciloni di misteri ancora più faciloni che ti rimettono in pace col concetto di amaca.
Poi oh, ogni cosa che vende milioni di copie per me un certo rispetto lo deve avere, ha pur sempre capito come fottere la gente gira il vento. O almeno l'ha di certo capito meglio di me e dei miei TOT (che non sono milioni, sennò che stavo qui a mettere testi d'alce su Tom Hanks?) lettori. Ma io vi amo lo stesso! A tutti e tre.
Il problema principale del film non è Tom Hanks, non è la sempre BELLA LEI Felicity Jones (t'aspetto al varco dopodomani, Felicity Wars

), non è la regia di Howard, che anzi questa volta si lascia andare a delle visioni infernali manco malaccio (per un film del genere, che si aspetta un pubblico di un certo genere, non erano scontate)... il problema è proprio il meccanismo "danbrowniano" dello svelamento dell'enigma, anche se sono i pallini di grasso di una mortadella a svelartelo.
Pensavo - tanto per fare un esempio recente - a come ci ha mandato matti Westworld, ma matti sul serio, eppure ci siamo visti tutti e dieci le ore senza mai sentire l'effetto "lost" (quello che dici "sivvabbemavvaffanculomopureilfumonero"), cioè con l'attesa vera di svelare un Segreto con la S maiuscola. Insomma ci ha dimostrato che se ci danno del materiale valido, anche se intriso di "ma che cazzo sta succedendo", noi spettatori ci impegnamo, creiamo anche una sorta di coscienza comune e telepatica (nei commenti di FB) e iniziamo a fare ipotesi su ipotesi. Insomma tanto scemi non siamo.
In Inferno ci sono milleducento misterielli, segretini, enigmetti, che vengono svelati sempre nel giro di cinque/sei minuti, non fosse che poi il pubblico non capisce, mi raccomando eh! 
Il meccanismo già a mezzora dall'inizio del film diventa noiosissimo, non c'è una singola cosa che non sia degna di uno spiegone immadiato del tutto innaturale, ci mancava solo una scena di Tom con in mano un coltello mentre dice "Ecco con questo arnese ci si tagliano le cose! Lo sapevate? Presto ora tutti a Istanbul seguendo le indicazioni che ci dà questo manone da stadio!"
Insomma la fiera dello spiegazionismo terrorizzato da chi ha paura che il pubblico imbecille non capisca anche la più micragnosa sfumatura, questo Inferno. Un film che - infatti mi pare che non se lo sia cagato quasi nessuno o sbaglio? - diventa una blanda rappresentazione del modello enigma-svelamento.
Gli ultimi americani che erano stati così sempliciotti per le strade di Firenze erano stati quelli di Jersey Shore
Non tutti i film devono sempre essere geniali, capolavori, soprattutto quelli americani che puzzano di "famo un po' di soldi" lontano un miglio come Inferno, ma neanche così dannatamente impauriti dal loro stesso pubblico di riferimento. 
«Chi ci pensa agli spettatori che hanno la soglia dell'attenzione di tre minuti? Nessuno ci pensa?»
Il voltafaccia finale è il fiocchetto nero su questa disfatta: c'è SEMPRE un voltafaccia finale che in teoria non dovesti aspettarti e via di speculazioni su quale sarà il personaggio che come il signor Ivo pare buono ma è cattivo, ma questa volta si odora dall'apparizione in locandina.

Tom Hanks non le deve fare le parti dell'eroe, deve fare l'uomo normale, l'abbiamo appunto detto qualche giorno fa, solo. l'uomo. normale.
Al limite a fare le parti di Tom Hanks che fa l'eroe la può fare un uomo normale:

In Inferno c'è un attore che quest'anno, in un solo anno, ha veramente buttato al cesso una carriera più che dignitosa. Si chiama Ben Foster (ricordete che insieme a Giovanni Ribisi e Ryan Gosling era di quel triunvirato un po' intercambiabile che avrei tanto voluto vedere recitare in un solo film. Lui dei tre era quello più "cattivo".)
Ecco, in un solo anno è stato il mago pasticcione di Warcraft, un marinaio poraccio nel noiosissimo L'ultima tempesta, il cattivo apocalittico di Inferno e ha recitato anche nel biopic del ciclista Armstrong (ma non avrebbe dovuto chiamarsi Legstrong? Interrogarsi.), quello che è guarito da cancro, ha vinto il ciclismo (che sport noioso è il ciclismo?) e poi però si è scoperto che si dopava che manco i cavalli nelle corse clandestine nel salernitano, film in cui si millantavana una grande interpretazione di Foster. Aspetta un attimo che me lo vedo un attimo e vi dico com'è.

Ecco l'ho visto.
The program

Trama: Taglia rosa

Fa schifo.
Ma proprio di una bruttezza brutta che ti stupisci come il regista sia lo stesso di The Queen.
Forse si salva solo la locandina crocifissa, non fosse per quel payoff
E sì, mi dispiace realizzare che Ben Foster, proprio quando è riuscito a lavorare di più (ha fatto pure un western che però adesso non è che me li posso vedere proprio tutti tutti), ha fatto tutti film sbagliati.

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