mercoledì 9 novembre 2016

CB ANTEPRIMA • Genius

Genius
Trama: Genio!

Ah, la parola "genio", croce e delizia di noi arguti parolieri.
Voi avete presente il peso specifico della parola "genio", no perché certe volte proprio non sembra. 
Non dico che non sappiate l'italiano, ma mi sembra che a volte vi facciate un po' prendere dall'entusiasmo, con tutti questi GENIO! GENIALE! GENIACCIO! che vi piace tanto scrivere sotto cose che francamente, il più delle volte, meriterebbero poco più che questo:
Ah, la parola "genio". No perché per essere geni guarda che ce ne vuole, ma ce ne vuole... anzi macché sto dicendo! Ad essere geni non ci vuole nulla, non servono studi, non servono maestri, non serve altro che... nascerci. Solo che ecco, c'è questo piccolo particolare che di geni veri ne nascono uno ogni cinquanta anni, forse cento. Come per i grandissimi sportivi, i poeti e per i critici cinematografici (fortunelli a essere nati nello stesso tempo di uno di questi ultimi, ve'?), invece se uno dà un'occhiata a Facebook proprio ORA sembra che ne sia pieno il mondo, di geni. GENIO! GENIACCIO! GENIALE!
Allora il film parla di geni, e di quelli veri, gente della letteratura, gente come Scott Fitzgerald (di cui ho letto un po'), come Hemingway (di cui ho letto il necessario), come (e non che stia facendo il letterato, ammetto anzi che se avessi letto tanto tempo quanto ne ho passato vedendo film ora a Babilonia avrebbero scaffali e scaffali a prendere polvere) Thomas Wolfe (di cui non ho letto un fico secco) e soprattutto di quello che nell'intento del regista è palesemente riferito il titolo: Max Perkins, uno che dirigeva la casa editrice che ha scoperto i grandi sopracitati e che a tutti gli effetti ha creato la figura dell'editor.
Piccolo riassunto dell'editoria precedente: cos'è un editor? Quello che non ha ChickenBroccoli, mi pare evidente. Oltre a questo l'editor è quello che dice allo scrittore "guarda, bello tutto, ma lo devi riscrivere. Ah. E ci cambi pure titolo". L'editor è quello che prende l'arte del genio, la mette da parte, e ne fa uscire i libri che conosciamo. L'editor è il regista del libro? Facciamo più il produttore musicale. Insomma uno che potrebbe addirittura essere più bravo dello scrittore stesso, ovviamente fazioso e non obiettivo sul proprio lavoro.
Ve lo immaginate un editor alle prese con le recensioni di CB? Finisce in manicomio dopo tre refuis (anche se quello lo fa il correttore di bozze).
Comunque, il tema editoria era di sommo interesse per me, e mi aspettavo un film con tutti i puntini sulle i, anche perché se in un film c'è un attore che interpreta Scott Fitzy è sempre una curiosità, ricordate l'ultimo, perfetto Scott Fitzy?
In questo c'è Guy Pearce, che bisogna ammettere, nelle sue due pose, se la cava, anzi interessano più le sorti sue e di Zelda che quelle dei veri protagonisti, pensa te.
I veri protagonisti che invece sono Colit Fitt e Jude Law.
Il primo, come sapete, mi è stato più o meno insopportabile sempre, con picchi massimi quando vinse l'oscar più facile della storia col film più facile del mondo, mentre incredibile a dirsi negli ultimi film quantomeno non mi ha creato dei rush cutanei (qui sopportabile, qui addirittura bravo). La sua interpretazione di Perkins non è sarà certo ricordata negli annali, ma la parte del brav'uomo pacato, gelido e insomma con una scopa in culo (praticamente il nonno di Darcy) la fa, al momento, come nessun altro. Serviva, questo ruolo sottotono, per dare tutto lo spazio alla prova di Jude Law, che invece, con un accento americano superstrascicato, i modi da istrione ipercomunicativo quando invece a noi piace quando è ben più impettito e english, tutto genio+sregolatezza quando però, insomma, non mi pare dia veramente di matto mai, avrebbe dovuto magnarsi il film in un paio di bocconi, invece boccheggia. Non è il suo ruolo, punto. Non è che puoi fare l'istrionico se istrionico non sei, anche se sei attore. È come se mettessero Vin Diesel a fare l'hacker nerd. Dai su.
Non è propriamente orrendo, o noioso, o brutto, questo Genius, ma non viene aiutato da quasi nessuna dei capitoli che lo compongono. La regia è iperpiatta (si sente che il regista è alla sua prima regia dopo decenni di teatro) e la scansione temporale della storia crea dei vuoti cosmici che manco un buco nero: l'arco narrativo del film dura quanto? Cinque, sette anni? Eppure viene dipanato con trucchetti tipo uno che dice all'altro "ehy amico! sono due anni che ci lavoriamo!" e tu pensi MA CHE IN DUE ANNI NON HAI MAI CAMBIATO VESTITI?! Manco le figlie crescono, mai un taglio di capelli diverso, mai una ruga in più, mai niente che mi dica "sono passati due anni". Era meglio una didascalia allora.
Si respira quella sensazione di film che doveva durare quattro ore ma poi non si poteva e allora via di tagli e sforbiciate, facendo restare dei passaggi che tu rimani un po'  boh, proprio come i romanzi di Wolfe che li portava da Perkins coi portantini e quello armato di matita rossa glieli dimezzava.
Si respira la sensazione di un film non riuscito, di emozioni che sarebbero potute esplodere e non lo fanno, di amicizia virile al limite del bromance che non arriva mai al giusto zenith di tensione, non scarica mai.
Non aiuta tutto un corollario di personaggi (Laura Linney moglie repressa di Perkins, Nicole Kidman amante frustrata di Wolfe) che non si guadagnano né spessorre né almeno una scena di commiato decente; entrambe spariscono da un momento all'altro.
Comunque fa ridere che la carriera del trittico Kidman-Law- Firth si sia già incrociata diverse volte. Avranno lo stesso agente? Ma perché li fa recitare sempre insieme? Agente è strana.
Però il film, o meglio l'ambientazione sia geografico-temporale (quest'anno New York inizi Novecento va un casino, un mese fa Woody, tra una settimana i maghi) che proprio come ambiente (gli scrittori, le loro menti, le loro parole, le loro follie, lo scrivere per scrivere e lo scrivere perché poi diventa un lavoro), fa proprio venire in mente quell'adagio, che ci definisce tutti nani sulle spalle dei giganti, che se ci pensi, a quello che è venuto prima di te, di qualsiasi te, sei sempre niente, o quantomeno pochissimo, altro che GENIO!
So benissimo che avrei dovuto mettere questo film nella rubrica STORIA VERA e mettervi questo link, ma accettate la mia sregolatezza...
E ADESSO! TANTO PER ABBASSARE IL LIVELLO, CINQUE SCRITTORI CINEMATOGRAFICI DI CUI VORREMMO AVERE I LIBRI SUL COMODINO!
5. Eli Cash
4. Christian
3. Charlie Kaufman
2. Paul Sheldon
1. Jack Torrance
Questa lista ti ha fatto venire voglia di leggere un libro? Ti potrebbero piacere anche:
- La lista dei viaggi lunghi in treno adatti a leggere un libro a meno che quello accanto non si attacca al telefono a raccontare quanti peli dal naso si è tolto quella mattina.
Io intanto ci ho rimediato l'unico gadget rimediabile da un film come questo... il libro:

L'ha edito la Elliot, una casa editrice che, si direbbe, sa benissimo come scegliere la propria ufficio stampa (come? perché sto muovendo le sopracciglia su e giù con fare ammiccante? È un tic...)

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