venerdì 5 settembre 2014

2x1 • WW2

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
Trama: Oompa Loompa ompadidù / se non l'hai visto fallo ora su!

Pare incredibile che uno dei film seminali del sottoscritto (e non solo) non sia mai apparso su questo sito. Possibile non averlo visto neanche una volta negli ultimi cinque anni? Quando per almeno 17/18 anni della vita del sottoscritto figlio unico che sognava di trovare il biglietto d'oro la visione annuale era quantomeno assicurata? Ogni Natale che Babbo Natale mandava in terra, durante le vacanze da scuola, il piccolo CB univa due divani per creare una sorta di lettino e si sedeva lì, con una copertina sempre quella se ne passava tutto il giorno a vedere i film che passavano dalla mattina alla sera su Italia 1. Nonno CB già a dieci anni. E tra un Piccolo Lord e un Howard e il destino del mondo spuntava sempre quel cappotto viola, quel cilindro marrone e quello sguardo da pazza che un po' ti ammaliava e un po' ti inquietava. 
Sì perché la vera forza di Willy Wonka è stata sempre il suo essere un film fortemente "doppio": per bambini, certo, perché a partire dai titoli di testa, con quelle riprese ad una fabbrica di cioccolato con le colate di dolce pralinato fuso che ti ci volevi buttare che altro che Augustus Glump

con le carte da parati da leccare che erano il sogno di ogni ragazzino goloso (e non), con il volo ruttato e tutte le invenzioni dolciarie era un sogno ad occhi aperti, solo che eri piccolo, e mentre ti godevi la docezza filmica del film non ti accorgevi che intanto il "buon" Willy ti stava somministrando anche una buona dose di sostanze psicotrope, e lo faceva con questa faccia:

Esatto, lo spirito psichedelico del film, fortissimo e più che evidente ad una visione adulta, ci investiva ignari e ci faceva del tutto dipendenti (e via che ogni natale ricadevamo nel tunnel:
               
Mentre noi sognavamo stanze di marzapane e di avere un oompa loompa che farebbe i compiti miei così il più bravo di tutta la squola sarei, lui ci spingeva l'LSD. 
Ecco allora che - in un periodo in cui la mia attenzione per Buoni e Cattivi è accesissima, sapete tutti il perché - il personaggio di Willy Wonka riesce ad essere esempio di duplicità più unico che raro. È buono, Willy?

Oppure è cattivo? È un "corporation man" viziato e schizoide? Geniale sì, ma con voragini di follia neanche troppo nascoste. Facciamo un rapido elenco? E facciamolo.
Willy Wonka, eccentrico miliardario
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Che fa lavorare gratis (a suo dire sono felice, certo...) un'intera etnia, i poveri Oompa Loompa che lavorano e cantano, cantano e lavorano.

Lo sai chi erano storicamente altri che lavoravano e cantavano, cantavano e lavoravano? Loro. Come risponde a queste accuse signor Wonka?

A parte che poi nel libro erano così:

Ma noi teniamo per buoni gli stupendi nanetti del film, chi non ne avrebbe voluto uno, dicevamo. Io lo volevo tantissimo.
Ma continuiamo. Oltre all'evidente propensione allo schiavismo, il buon Willy è anche capace di inventare dei dolcetti che si chiamano Succhia Succhia che mai si Consuma.
Succhia.
Succhia.
Che mai.
Si consuma.
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Ora. Io capisco che se nella realtà dei cartelloni Algida sono finiti gelati come il Calippo e il Piedone (true story) allora un frattale multicolore che si chiama così non fa nè caldo nè freddo a un mastro pasticcere, ma qualche dubbio sulla morale del tipo io ce l'avrei. Poteva chiamarlo semplicemente il Gusto Infinito, o il Mai si consuma e basta e buona così. 
E poi, più dei precedenti nei che magari sono dati anche a scivoloni di doppiaggio o di sceneggiatura, c'è il fatto che Willy sa essere atrocemente cattivo, quasi sadico, spietato oserei dire. A parte il fatto che non capiamo - nell'originale - se davvero i bambini sopravvivono o meno, la loro salvezza è sempre messa in forte dubbio da Willy (mentre vedremo come per Burton ci fu il bisogno di mostrare i bambini sopravvissuti) ma sono certi feroci e selvaggi scatti isterici che Willy riserva ai suoi ospiti
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sono proprio da passivo ossessivo dei peggiori eh! Insomma, a me metterebbe paura uno che ha una stanza dove tutto, ma proprio tutto, è diviso in due. Non la dice lunga sulla sua dualità? Ora, non dico che me lo immagino proprio così:

Ma avvisaglie da ricovero ci sono eccome.
Allora ecco che, io sul mio doppio divano e voi dove stavate non lo so, ci siamo innamorati di WW (Walt Whitman? Willy Wonka.? Walter White? Crap!) perché faceva il cioccolato, perché canticchiava, perché metteva dei biglietti dorati nelle sue barrette

e non capivamo che avevamo davanti un pazzo schiavista con strane derive per l'infante sessualità, probabilmente alcolizzato, con una personalità se non doppia, almeno traballante, il cui sentimento primario verso i ragazzini cui rimpinzava le vene di zuccheri saturi era quantomeno fastidio, se non proprio odio e disprezzo.
E siamo cresciuti benissimo, io di certo sì.
Proprio in questo momento, ragionandoci su, potrei azzardare che sin dall'inizio, sin dalla leccatina a quella carta da parati che tanto potrebbe essere una lunga striscia di LSD (Lucy era volata in cielo con i diamanti pochi anni fa) e dall'entrata di quella porta minuscola (Alice anyone? Dolcetti che rimpiccioliscono, biscottini che ingrandiscono...) si sia trattato per tutti soltanto di un lungo trip, insomma sì che sia trattato solo di "pure imagination"
Invece due che proprio sono cresciuti (invecchiati) malissimo sono il poco dinamico duo Brutton-Depp. Che hanno fatto uno dei remake più brutti, inutili e criminali che mente ricordi, ben peggiore:
La fabbrica di cioccolato
Trama: Oompa Loompa ompadidà / Tim e Johnny ormai fanno cagà!

Ecco, l'analisi del personaggio WW (che a Dahl fece letteralmente schifo, ma credo faccia parte del gioco, ditemi voi uno scrittore pienamente convinto del risultato della sua opera su grande schermo. Uno scrittore che non faccia J.K. Rowling di nome intendo. Credo molto c'entri anche con gli entroiti del film, ma questa è un'altra storia...) fatta per il primo film è fondamentale per capire il motivo dello SCHIFO che sale quando si vede il remake bruttoniano.
Il Willy Wonka di Brutton, a livello di scrittura, diventa una sorta di triste rockstar alla (solita) ricerca dell'amore paterno, un eccentrico ma banalissimo personaggio come se ne riempiono i cestoni vicino alle casse dell'Auchan, sentimenti all'ingrosso, nessuna sfaccettatura, nessun approfondimento. 
E poi le faccette. Le odiose e imperanti, imperanti e odiose, faccette di Johnny

Io veramente non so. Le volontà camaleontiche di Johnny sono sempre, sempre state dichiarate

E Brutton è sempre stato quello che gli ha dato maggiori libertà (e a volte, all'inizio almeno, soddisfazioni per noi). Solo che ad un certo punto gli è presa la mano e dal "personaggio strambo" al "coglione" il passo è stato veramente brevissimo, e purtroppo è proprio colpa di Brutton. 
Ecco, e tra i personaggi più o meno riusciti dei due Willy è proprio quello peggio uscito fuori. Capelli a caschetto, occhialoni, incisivi giganti e... 

La strana copia proprio.
Il remake di WW è brutto come pochi film lo sono stati, ma oltre al poco divertimento, alla superficialissima riflessione sui bambini viziati e quelli non (riflessione che era un po' "facilona" anche nell'originale)

quello che affonda il film è una pochezza visiva disarmante. Sappiamo bene quanto Brutton ami le tecniche analogiche (ancora si strugge per non aver potuto fare tutti gli alieni di Mars Attack! in stop-motion) e vederlo schiacciato in un'orrida computer grafica fa quasi male. Tipo questa:

Ma che è? L'ha fatto uno studente alla prima lezione di Maya?
Non parliamo per favore dei suoi Oompa Loompa, anzi del suo Oompa Loompa moltiplicato col Mela+C/Mela+V:

Brutto lui e bruttissimi i siparietti musicali, che citano bollywood e i musical anni 50, i concerti rock e non so che altro. 

Non che l'idea fosse brutta in sé, ma la realizzazione, dio santo, da lavanda gastrica immediata. E le vocette da Chipmunks. Riempitemi le orecchie di M&M ora vi prego.
Insomma un film falso e lontano mille milioni di anni luce dalla genuinità e dal gusto agrodolce dell'originale, che se proprio vogliamo forzare un paragone culinario, è come farmi mangiare un soldo di cioccolato di una calza della befana comprata all'autogrill e dirmi che è una sacher svizzera. Svizzero? No, mori!
Non è un caso se le uniche due cosette illustrate decenti che si trovano del remake sono questa

in un mare di orrendi fan art che copiano le illustrazioni del bambino ostrica di Brutton. Cristo Brutton, ne ha sicuramente rovinati più di quanti ne ha salvati. Anche di film (tra remake scimmieschi mostruosi e altre bruttonerie).
Seguono illustravisioni che sarebbe meglio fare in overdose di saccarosio tipo così:


Bonus 1 per ridere:

Bonus 2 per piangere:

Bonus 3 per dire, la locandina originale francese che manco Yellow Submarine (allora qualcosa di buono i francesi lo sanno fare, non solo lumache per loro...)

Bonus 4 volevo dire che avete quasi sfiorato la prima recensione broccolesca ad un musical con attori in carne ed ossa (sì, in effetti il primo Willy è un quasi musical, ma le canzoni, oltre quelle degli Oompa sono tutte bruttarelle), questo, diretto da Sam - American Beauty - Mendes, mica l'ultimo:

Poi per tutta una serie di motivi che non sto qui a dire non l'ho visto. Ora mi duole il pancino per la rosicata però.
Bonus 5 che un po' di autopromozione ci sta sempre bene. Nel Chicken Broccoli Magazine ci saranno come certo sapete dei tatuaggi removibili. E saranno dedicati proprio al cibo nel cinema! No, non è che se li leccate avranno il gusto del disegno (che non quanto vi conviene, uno è la Mela Stregata di Biancaneve!). I design dei tatuaggi sono a cura della diabolica Viola Von Hell e del pacifico Fabio Stazi, anima e core del Ten Bells Studio.
Il magazine, con i tatuaggi annessi, li ordinate sempre QUI! Buon appetito. Ovviamente con i prodotti Wonka, quelli veri.

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