martedì 23 luglio 2013

Quartetto c'era

Quartet

Trama: Downtown Vecchei

Per andare a vedere questo film ho voluto rispettare l'età media degli attori in scena, e quindi l'ho visto in un'arena; le arene sono quei posti bellissimi che ci vai coi pantaloni corti, la maglietta lisa, le infradito e ti vedi il film su schermi dove a un certo punto spunta immancabilmente un geco che si piazza proprio sopra il naso dell'attore in primo piano e tu ti diverti moltissimo a immaginare che a un certo punto l'attore si gratta il naso e il geco scappa, quei posti con le sedie che c'hanno vent'anni, pe' gamba, coperte da cuscinetti floreali che mi sa che li mettono lì per quei fastidini emorroidali che arrivano verso i sessanta e ci sono i pitali sotto il seggiolino per ogni evenienza…. ok i pitali no, ma tutto il resto sì. Le arene sono bellissime.
E Quartet è - letteralmente - il film PERFETTO da vedere in un'arena, circondato da vecchi a guardare i vecchi. Vecchi intorno, vecchi sullo schermo… per fortuna appena entri in un'arena anche tu diventi vecchio nonostante i tuoi 34 anni - quasi 35 - e inizi a lamentarti col tuo vicino che i cuscini sono troppo fini e gli chiedi "che mi aiuta a prendere il pitale sotto il seggiolino che ho la schiena a pezzi se mi piego ci resto secco"; insomma Quartet è perfetto per le arene perché nessuno di quelli coinvolti tra attori e registi e secondo me anche macchinisti e tecnici, ha meno di millemila lune, come gli spettatori.
In una casa di riposo per musicisti ritirati si battibeccano rincoglionite vecchie glorie dell'Opera e delle Filarmoniche. Il luogo è una sorta di Downton Abbey, popolata di carampane canterine e nonnini musichini che manco Cocoon, tutti con la passione smodata per le sviolinate. 
Il cast è alle stelle (quasi cadute): prima di tutto l'adorata e adorabile Maggie, che amore di nonna, che amore di donna, lei e le sue espressioni di eterno disappunto
E poi altri tre di cui non ricordo il nome (alla mia età succede) che sono però tutti e tre perfetti. E poi Micheal Gambon, che ci ha preso molto gusto a vestirsi da Albus Silente:
"Delizioso", "Adorabile", "Delicatissimo" sono gli aggettivi che ti vengono in mente quando piano piano, passetto dopo passetto, pensi al tuo pacemaker ti avvii verso l'uscita dell'arena, cercando di ricordare se hai preso la tua medicina alle 8. O l'avevi già presa? O era ieri? Che film hai visto?
Comunque si è aperta la discussione (in realtà se ne sono aperte due, ma siccome una è quella tristissima del "cazzo farò da vecchio, aiuto la vecchiaia, mamma come stai vediamoci non ci vediamo mai", non la faccio, va bene?!?) che è questa: è giusto andare in una casa di riposo - tralasciando il fatto che andare in una casa di riposo è triste comunque - abitata solo da gente che ha fatto il tuo stesso lavoro per tutta la vita? La mia opinione - manco a dirlo - è Sì, perché: visto che io so già che da vecchio sarò uno scorbutico rompicoglioni alterosclerotico che ripeterà senza sosta "quanto ero bravo quanto ero intelligente quanto ne sapevo io di cinema aivoglia, non come i giovani d'oggi con tutte quelle cose tecnologiche di psico-blog e neuro-facebook non come ai tempi miei che avevamo i cineblog veri digitali in 2D altro che", ecco, visto che sarò così di certo, sempre meglio starsene circondati da altri vecchi rincoglioniti che parlano anche loro sempre della stessa cosa che però almeno è la STESSA cosa, piuttosto che rompere l'anima a gente a cui non glie ne frega nulla. E anche il fatto di ritrovare magari gente che hai incontrato (o con cui ti sei scontrato) nell'arco della tua "carriera", secondo me non può far altro che farti sentire più vivo. Poi certo muori, quello sì, ma sai che bello andarsene dicendo al vecchio cineblogger che hai sempre considerato più pippa di te "E comunque Cloud Atlas era una merda! Ah. *STUMP*
A proposito per chi non lo sapesse questo è l'esordio alla regia  (certo un po' prematuro(!) di Dustin Hoffman, uno che gli è presa la stessa malattia geriatrica di Robert DeNiro, il piagnisteo televisivo (che se hai una TV col Dolby si chiama piangistereo):
E se non bastasse ecco che il film definisce definitivamente un altro trend del 2013: i vecchi, ma non tipo sì ok c'è il cast e nel cast c'è il vecchio. No, il trend vuole proprio che TUTTO il cast non abbia meno di 70 anni e i deambulatori. Vecchi innamorati, vecchi leoni e ora vecchi musicisti.
C'è in giro un altro film su un quartetto, si chiama A late quartet

lo vediamo?

3 commenti:

  1. Comunque c'era già la mia rece da Torino dello scorso novembre.

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  2. ah già... :D vedi la vecchiaia...
    eccola qui:
    http://chickenbroccoli.blogspot.it/2012/12/speciale-torino-film-festival-2012-1.html
    mazza abbiamo detto le stesse cose ma tu più acida, vecchia acida...
    pensa quando ci ritroveremo in ospizio insieme alaba'!

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