lunedì 12 dicembre 2011

ANTEPRIMA C&B • IL GATTO CON GLI STIVALI

E alla fine doveva succedere, vivere l'empasse di essere invitato ad un'anteprima (beneamate!) e dover - in un modo che pur cercherà di essere il più interessante possibile - steccare il film.
Ma prima di entrare nel vivo della discussione fatemi lanciare in una filippica lunghissima sulla grande differenza tra i cineblog di Critica e i cineblogpuntoit da Cartellina Stampa. Mettiamola così; esistono due scuole di pensiero, la prima, quella che spero di percorrere finché campo, è quella di avere una voce personale che, con il suo lessico e la sua grammatica, critica i film. Il web è pieno di gente che ne sa (o magari no), ma che comunque si vede il film e poi fa sentire la sua voce. Alcuni poi diventano "qualcuno" (anche se il concetto di "qualcuno sul web è davvero poca cosa), e lo diventano proprio grazie alla loro voce, alla loro visione delle cose. Poi ci sono i cineblogpuntoit che io definisco da Cartellina Stampa, quelli che ti pubblicano sette otto post al giorno, un fulmicotone di notiziole, gossip, trailer che non fai in tempo a leggerne una che è già vecchia; immancabilmente sono questi i cineblog più seguiti dalla massa. Sono i cineblog nazionalpopolari, perché sono facili, perché non ti richiedono sforzi, perché non hanno un loro stile se non quello di averli tutti, non ti chiedono implicitamente "ti piace il mio stile? mi stai seguendo?", non ti chiedono " e tu? Che personalità hai? E se ce l'hai, avrai il coraggio di farla valere anche in combattimento impari?". Sono quelli che ti richiedono impegno zero. Sono cineblogpanettoni. 
Davide e Golia, ma senza fionda.
Quindi cosa c'entra una sparata del genere - una specie di sfida al darsi le arie compresse - con un film come Il Gatto con gli Stivali? C'entra che Il Gatto con gli Stivali è uno spin-off della celeberrima serie Shrek, che, nonostante il bel verdognolo broccolo del protagonista, da queste parti è sempre stata trattata come la peste, toccata col bastoncino diciamo [roba che quando  rubò l'Oscar per il Miglior Film d'animazione a Monster & co. nel 2002 (tral'altro l'anno in cui inaugurarono la categoria) io misi il muso (musi quindi) per una settimana]. Quello che IO penso di Shrek (di tutta la tetralogia) è riassunto in questo post, e ve lo riassumo per i pigri: mi repelle, perché non rispetta il pubblico più importante di tutti: i bambini, gli spettatori del futuro (C&B parla come un politico, su C&B!). Ma andiamo a incominciare!
Trama: Il Gatto con gli Stivali e Kitty: i migliori mici dell'uovo.
Il Gatto con gli Stivali, lo abbiamo appena detto, è uno spin-off (e contemporaneamente un prequel) di Shrek ed è interamente dedicato allo spadaccino rosso di pelo e veloce di lingua doppiato da  Antonio Banderas, un uomo dal dubbio gusto in fatto di donne, che per la quarta volta presta il suo accento spagnolo al micione. L'ambientazione del film - un paesino che sembra uscito dalla caliente costa spagnola - è adatta al suo temperamento ispanico, pare un set de El Mariachi, Desperado o Once Upon a Time in Mexico ricreato al computer (tanto che infatti perde quasi del tutto l'accezione fiabesca), e proprio come in questi ultimi due titoli ritrova al suo fianco Salma Hayek, materna attrice dalle glorie alterne (glorie materne) che presta la flessione suadente a Kitty, gatta ladra e ballerina lucha libre
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Così simbiotiche son state le precedenti performances tra Banderas e Hayek che Antonio ha presentato una richiesta esplicita ai filmmakers. “Ho lavorato con Salma fin dall’inizio degli anni ’90, ed è una cara amica. Normalmente, nell’animazione, lavoriamo da soli. Ma questa è l’unica volta che ho chiesto di registrare le sessioni con un altro attore, perché con Salma lo so che abbiamo quella speciale alchimia e soprattutto, so che combattiamo davvero bene davanti la camera. Abbiamo un tale ritmo e capacità di improvvisazione. Così ho chiesto loro di portarla qui con me, e abbiamo registrato una sessione insieme. Ottenendo un sacco di momenti strepitosi. È stato puro piacere lavorare ancora con lei”.
“Antonio è stupendo in questo ruolo” risponde Hayek.  “È nato per interpretare questo Gatto. Abbiamo lavorato insieme per molto tempo, realizzando molti film. È sempre una gioia e un piacere. Siamo stati fortunati ad aver avuto concessa una sessione insieme, seppur di solito non succeda mai, tutti sono spesso così impegnati e in parti diverse del mondo, ma ci siamo impegnati per far combaciare i nostri impegni. Abbiamo molto improvvisato, e diverse cose della nostra interpretazione sono poi finite nella versione finale del film. È così simile al suo personaggio, e dopo quella sessione posso dire di conoscerlo ancora meglio, tanto che andando avanti col mio doppiaggio avvertivo come se con me ci fosse una parte fantasma di Antonio che leggeva le altre battute. Lo adoro in questo ruolo, e so esattamente cosa avrebbe detto come Gatto, anche quando non era con me nella cabina di registrazione”.
Non so se i due sono ormai stanchi di ripetere sempre le stesse scene, ma evidentemente no perché ne IlGcgS ci regalano esattamente il tipo di rocamboleschi inseguimenti e battibecchi verbali con le esse finali che già abbiamo visto nei film di Rodriguez:

solo che questa volta erano in uno studio di doppiaggio e tutta la fatica l'hanno fatta gli animatori. Oddio, "fatica" neanche troppa visto che, purtroppo, quello che risulta più evidente in questo film è una certa svogliatezza nella realizzazione grafica. Vi ricordate Rango? Ecco, ricordatevelo. Rango quest'anno ci ha dimostrato che "oh, ormai col computer fanno proprio quello che gli pare" e quindi è un po' tristanzuolo ritrovarsi a vedere fondali desertici con cactus ripetuti col copia/incolla (giuro!) e ambientazioni sempre uguali tanto da farti pensare che abbiano semplicemente ricolorato alcuni ambienti già "costruiti" in passato per farli sembrare nuovi. 
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Ouaou, produttrice, afferma, “Penso che abbiamo davvero voluto giocare con le leggende. Abbiamo avuto influenze dai vecchi film di Sergio Leone, e dall’architettura presente in Spagna. Ma eravamo consapevoli di non dover andare troppo lontano da dove Gatto era stato introdotto. Se solo fossimo andati troppo lontano forse il personaggio non si sarebbe più potuto comprendere. Abbiamo voluto riaggiornare la fiaba de’Il Gatto Con Gli Stivali’, seppur non abbiamo voluto raccordarla con la storia originale”. Nella divisione delle responsabilità nel disegnare il mondo de “Il Gatto con gli Stivali” fa parte anche lo scenografo Guillaume Aretos, già direttore artistico nel secondo e nel terzo film di “Shrek”. Aretos afferma, “Ero nella franchise già da molto tempo, e oggi quella squadra è per me una sorta di famiglia. Gatto Con Gli Stivali è un personaggio eccitante da portare sullo schermo, perché penso sia molto speciale. Quello che mi ha entusiasmato maggiormente di questo progetto, è stato poter creare qualcosa di differente, lo abbiamo inserito in un mondo stilizzato e spinto, dove abbiamo potuto giocare con grandi e simboliche ombre, e quantità di colori”. Il regista era fermamente convinto che il mondo creato avrebbe sostenuto questo gioiello di personaggio. Il loro obiettivo comune era creare un luogo che si prestasse alla grandezza cinematografica voluta, attraverso l’uso di cineprese da ogni angolazione. Così come Gatto è, tutti possono vederlo, un personaggio ‘colorato’, anche il paesaggio doveva sostenere una tavolozza di colori ricchi, caldi e saturi. Soprattutto, questo doveva essere un luogo d’azione, avventura, commedia e romanticismo, perché, “questo mondo doveva risultare come riflesso di ciò che Gatto è nella sua essenza”. Il regista ha lavorato a stretto contatto con gli artisti per creare un mondo dal vernacolo familiare di stile. “Abbiamo davvero affrontato il tutto come un vecchio Spaghetti Western di Leone, che abbiamo ritenuto esattamente in linea con il personaggio e la sua grandezza. Abbiamo fatto largo uso della camera, spesso usata in split-screen. Ma non volevamo limitarci soltanto ad un genere, perché se è vero che Gatto si adatta a questo genere, è pur vero che si presta anche ad altri generi ed eroi, intrisi di lotte e combattimenti, come per esempio, Indiana Jones, 007, Zorro. Così alla fine, abbiamo iniziato guardando alla storia del film per poi prendere ispirazione anche da altri grandi eroi della cinematografia”. Lo scenografo Aretos: “Se guardate al design, l’ispirazione in esso, nel suo complesso, è molto semplice: è il personaggio stesso. È un personaggio contorto, in senso letterale. In termini di forma del linguaggio, abbiamo iniziato a torcere le forme delle cose. Se si guarda ai set, si può vedere che tutte le case risultano non allineate. Niente è davvero dritto. Abbiamo asimmetria, e personaggi molto sbilanciati, che vanno dall’essere piccolissimi all’essere giganteschi. Così tutto ciò che è raffigurato diventa linguaggio. L’altro aspetto riguarda Gatto, personaggio estremamente colorato. Abbiamo tratto ispirazione dalla cultura Latina e abbiamo visto alcuni film spagnoli. Abbiamo scelto una luce meno realistica, per essere più pazzi e liberi. Abbiamo giocato con grandi ombre, perché Gatto è molto piccolo e si muove in un mondo molto grande. Nei film di “Shrek”, Gatto è alto circa 90 cm, compresi gli stivali, ed è sempre insieme a Shrek, un gigante di 2,10 metri. Abbiamo realizzato che, in questo mondo, quella misura non avrebbe funzionato, siamo adesso in un mondo umano senza giganti, così lo abbiamo ridimensionato alla grandezza reale di un gatto… sempre che un gatto si metta in piedi e indossi stivali”. Una frase di Aretos pronunciata all’inizio della produzione è diventata uno dei principi guida dell’intero progetto di realizzazione: ‘personaggi contorti, mondo storto’. Aretos illustra, “Abbiamo visionato dei paesaggi del nord della Spagna, aridi ma bellissimi, e abbiamo inoltre notato come gli alberi d’ulivo e i pini lungo le coste vengano implacabilmente piegati dal vento. Abbiamo anche guardato ad altri climi desertici del Sud e del Centro America. Questi squilibri visivi sono confluiti sia nei nostri personaggi che nei loro ambienti”. Uno dei siti che maggiormente avevano influenzato la visione dei filmmakers è stata la città di San Miguel de Allende, nel Messico centrale, con i suoi edifici color terra di Siena, coloniali e neo-classici.
Ed è un problema che si ripresenta anche in intere sequenze. Ce ne sono in particolare tre, che sono anche quelle più rutilanti o "fiabesche" del film. Scene che se confrontate ad altre simili (il confronto, mi dispiace, è una cosa con cui devi sempre fare i conti, dalle storie d'amore ai film, il confronto è costante!) e anche abbastanza recenti.
Gatto e Kitty sono coinvolti (proprio come lo erano Antonio e Salma in Once Upon a time in Mexico) in molti inseguimenti tra i tetti di questa cittadina spagnoleggiante. Gli inseguimenti sono al limite del parkour ma con le fusa (quindi parkpourrrrrr), niente di male in questo, si sa che ai bambini piacciono gli inseguimenti rocamboleschi. C'è di male però che le scene hanno una regia piatta, e - TAC!confronto - la mente rivà subito all'incredibile piano sequenza nelle strade di Bagghard visto un mese fa in Tin Tin.
I due si ritrovano coinvolti anche in una sorta di "attacco alla diligenza" di sapore western, ed ecco che - TAC!confronto - la mente ripesca l'esaltante inseguimento cum pipistrelli di RANGO.
E poi, questa è la peggiore, Gatto, Kitty e Humpty (questo è poi il plot generale del film) una volta piantati i tre fagioli magici e scalata la pianta per arrivare al castello del gigante e rubare l'Oca dalle Uova d'Oro, si ritrovano in una sorta di Posto delle Nuvole.
[FERMI TUTTI! Questa immagine qui sopra sembra una ficata è!? Ma non è vera. Cioè è vera perché è uno studio preparatorio, ma nel film non è così. L'ho trovata sul sito della Dreamworks, dove ce ne sono in vendita di bellissime:
Quindi, castello+nuvole+gigante: elementi che apriti cielo (!). Invece perché il massimo che sono riusciti a "inventare" è stato fa mettere baffi e barba finta all'uovo?
E per due (quasi tre) volte nel film fare la gag della "botta sulle palle"?
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Una sequenza che spiega chiaramente la dimensione e il ritmo della storia è la rapina alla diligenza, in cui Gatto Con Gli Stivali, Kitty e Humpty tentano di rubare i fagioli magici proprio sotto il naso dei criminali Jack e Jill… Che viaggiano a folle velocità. Chris Miller riferisce, “Ho pensato fosse importante che, nelle scene d’azione, fosse presente un senso di eccitazione e pericolo, pur restando scene divertenti, e risultano adrenaliniche come una folle corsa in pista. Volevamo divertimento, cercavamo esperienze quasi tattili”.
Un’altra sequenza che offre eccitazione (in un modo molto diverso), è il primo incontro e il successivo faccia a faccia tra Gatto e una ladra rivale molto degna. Dopo che Gatto si è trovato di fronte un nemico mascherato, lo porta in una cantina per ‘soli gatti’, intenzionato a sfidare il felino sornione. Purtroppo le regole della cantina dicono che il martedì i combattimenti debbano limitarsi alle sfide di ballo, quindi il nostro eroe e l’ancora mascherato avversario si cimentano in un turbinio di danze, per la gioia del pubblico felino presente.
La chiave del successo della sequenza è stata la coreografia, astuta ed intelligente, che mescola tutti i generi con umorismo, dal flamenco ai balli latini, alla danza contemporanea; la sequenza è stata studiata da Laura Gorenstein Miller, fondatrice, coreografa e direttrice artistica della troupe di danza moderna di Los Angeles, la Helios Dance Theater.  Chris Miller commenta, “Siamo stati molto fortunati ad avere Laura in diverse sequenze coreografiche del film. Ha veramente aiutato ad aggiungere quel senso di autenticità a queste scene molto complesse, intrise di giocoleria, tra narrazione e recitazione. Ha enormemente aiutato i nostri animatori. Prendeva i movimenti dalle semplici linee guida della nostra sceneggiatura e le trasformava in bellissime coreografie per due ballerini, prendevamo poi i passi di quelle danze e i nostri animatori li mettevano nelle zampe del nostro eroe e della sua Kitty”. 
Dopo una settimana di prove, i ballerini di Laura Miller sono stati dotati di abiti per la motion-capture, e ciò che ne derivò ha aiutato gli animatori per i riferimenti visivi e la messa in scena, non era un semplice trasferimento di movimento ai personaggi. Aguilar spiega, “Abbiamo usato la camera e il filmato per capire come meglio progettare le riprese”.
          Molto divertente per la coreografa era il mistero che avvolgeva l’avversario mascherato. Commenta Laura Miller, “Una delle cose, a mio avviso, interessante, a proposito del coreografare questa scena, era data dal fatto che Gatto non dovesse capire che Kitty era una ragazza. Così da coreografa, ho dovuto studiare per lei dei movimenti più mascolini, più spavaldi, un po’ più aggressivi di quanto un personaggio femminile richiederebbe”. 
Prima di girare le danze, Miller ha portato lo storyboard nel suo studio, insieme alla musica, e ha costruito le danze passo dopo passo, grazie anche ai consigli lasciati sugli storyboard. “Mi hanno detto che Gatto sarebbe andato davanti la camera per otto volte, e che avrebbero avuto bisogno di un passo in mezzo e di un veloce gioco di gambe. Ho allestito qualcosa con i miei ballerini, e l’ho poi valutata con Chris giorno dopo giorno, e questo è stato davvero un ottimo modo di lavorare. Mi diceva ogni cambiamento che desiderava venisse affrontato, potendo così tracciare dei progressi quotidiani”.
Vi ricordate - TAC!confronto - il delizioso appuntamento dei due protagonisti di Piovono Polpette nella casa di gelatina? Ecco, è una questione di avere un'idea iniziale e poi sfruttarla al massimo, non fermarsi alle prime due che vengono in mente.
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La scala dimensionale della sequenza è stata abbastanza scoraggiante, scherza Miller, “Questa pianta di fagioli, cresce per miglia, miglia e miglia, portando in alto due gatti e un uovo”! Come quasi tutti sanno, le masse amorfe (acqua, fuoco, pellicce, piume) rappresentano le sfide maggiori per gli animatori digitali. E in questo caso avevamo un mondo composto prevalentemente da nubi.
Commenta il regista, “Abbiamo avuto l’opportunità di creare un paesaggio mai esplorato prima, dove la forza di gravità non funziona del tutto, come invece accade sulla terra. Le nubi sono in costante mutamento e cambiano forma di continuo, si può giocare con le nuvole, è possibile trasformarle in palle di neve, è possibile passare sotto di loro, ed è possible rimbalzarci sopra. Abbiamo trascorso mesi e affrontato moltissimi brainstorming per capire come saremmo riusciti a realizzare tutto ciò. E il nostro reparto effetti speciali ha svolto un lavoro incredibile creando questo mondo e la sua profondità, che si adatta in maniera eccellente al 3D, un’esperienza coinvolgente. È etereo e un po’ surreale. È un mondo così lontano dal sole, che in effetti il sole si trova al di sotto dei personaggi. Queste nubi che costantemente cambiano forma hanno rappresentato un vero e proprio parco giochi per tutti noi”.
Il responsabile agli effetti, Amaury Aubel, spiega, “È stata una sfida durissima, animare e modellare le nuvole in un modo realistico, senza dimenticare l’interazione che avrebbero avuto con i personaggi. Sono circondati e sostenuti da nuvole. Ci sono le nuvole in primo piano, con cui interagiscono, e ci sono le nuvole di sfondo,  che si estendono lungo tutto l’orizzonte. Anche l’illuminazione è stata problematica, inducendoci a cercare una luce il più realistica possibile, senza tralasciare comunque l’aspetto squisitamente artistico. Questa nuvola ha bisogno di più oro, quest’altra un po’ più minacciosa…”.
  Problematico era anche il comportamento e il movimento delle nubi. Aubel: “Vediamo il cielo ogni giorno, e sappiamo che le nubi sono trasparenti e semi-trasparenti, a seconda della vicinanza dell’osservatore, e senza entrare in questioni complesse di fisica, un altro problema per le nostre nubi era rappresentato dal modo in cui la luce penetra o rimbalza su di esse, composte di particelle d’acqua, sulle quali ogni raggio di luce viene disperso in molteplici direzioni. Non sono solide come una roccia”.
Computer al salvataggio! Ken Museth, ricerca e sviluppo alla DreamWorks Animation, elaborò un nuovo software per la gestione di enormi e gigantesche masse di materia. Forme modellate sono state convertite in nuvole grafiche, attraverso la randerizzazione della superficie, ed è stato aggiunto loro un aspetto soffice, si è giunti dunque, a ciò che gli spettatori, guidati dalla pianta di fagioli, potranno avvertire come nuvole reali.
Come se la necessità impellente di monetizzare il franchise abbia costretto tutti ad un certa fretta. Ragioniamo: le Fiabe (lo sapete) sono una materia importante per me, cresciuto a marzapane burro e marmellata: sono o non sono la summa di tutto quello che la letteratura può offrire (noir, fantascientifica, romantica, avventurosa, horror, fantasy). Le fiabe ci formano come persone, come adulti. Forse è un pensiero snob, ma credo che i film d'animazione abbiano il dovere morale di essere belli, di essere frutto del doppio, il triplo dello sforzo: i film d'animazione, quelli che chiamiano "film per bambini", DEVONO avere un valore pedagogico più alto di una maestra d'asilo, quasi più alto di un padre e di una madre. Perché i nostri figli (noi, vent'anni fa) prendono per ORO COLATO tutto quello che gli dicono i cartoni animati, sono maestri, sono tate, sono la nostra scuola, li vedono incessantemente ancora e ancora, non fanno in tempo a finire i titoli di coda che già ripartono quelli di testa. Tutto quello che sappiamo, lo impariamo da loro (ieri dai film Disney e da quelli Made in Japan, oggi dai Pixar e tutti gli altri). 
E quindi pensare che un mio ipotetico figlio possa imparare cos'è l'amicizia da Buzz e Woody mi dà un senso di maggior sicurezza dall'insegnamento che ci fa Shrek: e cioè che alla fine gli orchi verdi devono sposarsi con le orche verdi e non con le umane rosa. 
Il gatto con gli Stivali ci risparmia - per fortuna - una lezione morale e rimane su un livello più superficiale (ma questo è meglio o peggio?) raccontandoci una blanda storia di redenzione avventurosa dove alla fine non c'è nessun vero cattivo. Anzi un cattivo c'è, e siccome il pacchetto Anteprima-Recensione prevedeva che vi facessi un approfondimento su uno dei tre personaggi ecco che non potevo che scegliere quello che è - disney docet - il vero ago della bilancia di un buon film "per bambini": il villain: HUMPTY DUMPTY, un vero criminale da strapazzo (!).
Humpy Dumpty, un grosso uovo antropomorfo che, mi ha detto wiki, è un personaggio di una filastrocca, ma poi Lewis Carrol l'ha portato nel Paese delle Meraviglie e l'ha fatto diventare quello che dovrebbe essere un maestro per ogni persona che si arroga il diritto di scrivere su libri, giornali, blog siti (ma chi si credono di essere!).
Humpty Dumpty è un letterato, un giocoliere delle parole, uno che, testuali "quando io uso una parola [...] essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi."
Non vorremmo fare tutti la stessa cosa? Io ci provo, ogni giorno, ad ogni post.
Nel film Humpty Dumpty è un bambino orfano e solitario, un vero reietto (certo già sei partorito da un culo, non deve essere facile). Quando Gatto viene abbandonato nello stesso orfanotrofio (e scatta il momento super-kitty)
i due diventano amici per la pelle (o per i peli. o per la coccia.) e sognano un giorno di trovare i Fagioli magici di Jack (ma non li aveva già trovati Topolino?) per poter arricchirsi con le uova d'oro. Ma succede quello che succede e i due prendono strade diverse: l'avventura per Gatto, la galera per Humpty, che solo con il suo albume inizia a meditare vendetta (la solitudine è il teatro dei risentimenti, dillo a me!). I due si incontrano anni dopo e da qui parte l'avventura (ma non la fiaba.).
Il personaggio nel film è poco coraggioso (in ogni senso, oltre ad essere un pavido cicciobombo, è anche delineato con poco spessore) e si rivela un po' un'occasione sprecata, vista la sua natura di paroliere poteva essere divertentissimo e assai "colto" farlo diventare un professorino geek sottutoio, poi magari constantemente messo alla berlina dalla sua stessa saccenza. Il carattere intelligente dell'originale rimane (nel film è lui la vera mente del piano per rubare i fagioli prima e le uova poi - queste ultime con una trovata a dir la verità simpatica, un rimando dorato a Mission Impossible, anche se nella serie di Shrek, quanto risultano "semplicistici" i rimandi e le citazioni. 
Azzeccato è però il doppiatore, Moussakone (Zach Galifianakis, che abbiamo amato alla follia in Bored to Death e in Hangover, il primo): un doppiaggio simbiotico: quasi che il modello 3D dell'uovo fosse in motion capture sull'attore!
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Miller dice: “Humpty Dumpty è interpretato da Zach Galifianakis, e penso che Zach sia estremamente brillante in questo ruolo. Adoro la sua interpretazione, è straordinariamente buffo e il suo acuto spirito estemporaneo è molto attraente. La cosa che preferisco di Zach in questo ruolo è l’inaspettato contorno che ha donato al personaggio. Humpty è un personaggio un tantinello danneggiato, rotto, e non approda a nulla di buono per gran parte del film, Zach riesce ad esprimere questa sensazione in modo completo nel personaggio: Humpty sentiva che stava perdendo il suo migliore amico, che tanto lo aveva fatto divertire”.
Latifa Ouaou:  “Sapevamo quanto Zach fosse ilare, ma quello che ha apportato al personaggio di Humpty Dumpty è stata la vulnerabilità e quella dolcezza infantile che ha reso la multi-dimensionalità del cattivo. Si può provare empatia con lui, e per noi era importante che il cattivo non fosse solo ‘bianco o nero’”. 
L’attore comico parla delle sfide nel doppiare un personaggio di animazione “Penso che una delle cose più difficili sia stato interpretare un personaggio soltanto attraverso la voce. All’inizio, ti viene mostrato un mock-up di come apparirà il personaggio visivamente. Si deve allora trovare il giusto atteggiamento, solo attraverso la voce. Poi una volta che gli animatori guardano le tue performance, per esempio se si muovono le mani o le braccia durante la recitazione, loro inseriranno questi particolari nei disegni. Ma si deve usare molta più forza espressiva rispetto ad un classico ruolo live-action”. 
Ouaou ricorda, “Quando abbiamo iniziato, abbiamo subito chiarito, ‘Si, sei un uovo’, e gli abbiamo detto quanto questo fosse in linea con lo script e funzionasse bene, ma che ci sarebbero sempre state possibilità di cambiamenti e miglioramenti; volevamo sia produrre che sviluppare il film allo stesso tempo. Abbiamo anche voluto che fosse libero di lavorare e recitare al di là dello script. Zach si è fidato totalmente di Chris e ha permesso a Chris di guidarlo. Maggiore familiarità otteneva con il personaggio, e più si sentiva a suo agio con il materiale nel complesso, maggior numero di idee personali portava all’interno del personaggio, anche improvvisando, e migliore sarebbe stato il risultato finale di tutto il progetto”.
            Galifianakis ha raccolto la sfida “un uomo in una cabina con un microfono” e lo ha fatto a testa alta. “Mi piace la semplicità di questo processo. Il mio background è da stand-up comico, per questo sono così a mio agio davanti un microfono per esprimere me stesso. È quello che più mi riesce meglio. Ricordo, qualsiasi sessione di registrazione e qualsiasi cosa avvenisse, pensavo sempre tra me e me, ‘È stato un ottimo lavoro!’, senza contare la gratificazione che derivava man mano che veniva esplorato il personaggio, quella scioltezza iniziava ad avvolgere tutto. Io sono abbastanza riservato come persona, così è stato molto interessante per me misurarmi con un personaggio tanto fuori luogo”. 
Sherza inoltre, “Pensavo… Come poter interpretare un uovo? Ho fatto una ricerca? Hummm… Non proprio! Son dovuto semplicemente andare alla corsia numero sette del supermercato per incontrare le uova e parlare un po’ con loro, per conoscerle meglio. Ma non ho mangiato uova. Però ho lanciato delle uova a delle persone che urlavano forte in strada, alle due del mattino nel mio quartiere. Ora che ci penso… Si! Le uova son davvero sfruttate nella vita, la gente le mangia, le butta, possono andare a male o essere indiavolate. Le uova sono buffe per principio, per quella forma non troppo rispettata. Credo che questo film dimostri, o forse porterà in luce, il modo in cui le uova vengono trattate di solito. O no?!?”.
Ma insomma, Il Gatto con gli Stivali è un film da buttare? Davvero non c'è UNA singola cosa che non va? No, una cosa c'è: il suo protagonista così dannatamente gatto.
Vi sforzerete da matti ma non ci riuscirete: OGNI volta che Gatto o Kitty si distraggono dal loro primario scopo (rubare un fagiolo magico, tirar di spada, inseguire un cattivone, scappare da un'oca gigante) per fare una "cosa da gatto" (inseguire una lucina, vomitare una palla di pelo, leccarsi forsennatamente le parti intime) riderete, e pure tanto: 


E quando dico OGNI volta intendo OGNI volta (io rimettendo i video ho riso ancora!). E ancora di più se, come il sottoscritto, siete fieri genitori di fiere. Riconoscerete i vostri "figli con la coda" nelle assurde distrazioni dei due protagonisti del film o quando "fanno quella cosa":

e vi piacerà tantissimo tornare a casa per parlargli in spagnolo e farvi guardare con quel caratteristico sguardo che assumono quando gli parlate (ai vostri gatti intendo) come potessero capirvi, quello sguardo che fa proprio uscire un fumetto con scritto dentro "questo è ritardato". Infatti quando poi vengono "umanizzati" troppo perdono di fascino, ad esempio quando ballano, scena che però piacerà tantissimo al pubblico. C'è pure il giochino.
E quindi, parlando di gatti e della loro supremazia su di noi insipidi e banali esseri umani, ma anche di disegni miciosi, ecco che vi faccio vedere le cose di Jeffrey Brown, uno che DAVVERO ha capito l'essenza dell'essere gatto e ce la mostra nei suoi fumetti:
Oppure, se proprio non avete nulla da fare nelle prossime tre ore, guardatevi questi gatti che fanno cose. Domanda non richiesta: visto che io da bambino stavo in fissa con il Marchese di Carabas, mi potete rimettere la storia vera de Il Gatto con gli Stivali? Perché guarda che è proprio un bel personaggino, scaltro, furbo, anche cattivello (è un gatto). Poi mi dite dove trovare quei libri che facevano negli Anni80 fatti da tanti quadrati di cartoncino che si univano tra loro tipo puzzle e alla fine avevi tipo un tappeto con tutta la storia illustrata (io ce l'avevo del Gatto)!? E poi fate un film d'animazione tratto della illustrazioni di Dorè sul Gatto con gli Stivali? Grazie di tutto.
Quindi, Il Gatto con gli Stivali avrà successo, avrà successo nonostante il fatto non mi sia piaciuto, avrà successo anche se i lettori di C&B saranno un po' scoraggiati dal vederlo,  avrà successo perché la serie Shrek ha successo di default, perché la gente non lo sanno la differenza tra la Personalità e "quello che piace a tutti", la gente ha solo voglia di non mettere alla prova le proprie capacità intellettive (o paura di scoprire che non ne ha).
È probabile sicuro che mi sia giocato tutte le anteprime del Regno da qui all'eternità, ma ChickenBroccoli è o non è un cineblog che ha la sua personalità? Non è un minusocolo Davide che (al contrario di quell'altro) matematicamente perde la sua lotta impari? Preferite un cineblog che vi dice quella che pensa o un cineblogpuntoit che vi copia/incolla la Cartellina Stampa e ha perfino il coraggio di firmare il pezzo come suo? Io intanto per farmi perdonare regalo a tutti delle cose bellissime da stampare e ritagliare! I fermaporta per quando fate i cuccioli e non volete essere disturbati! Il ventaglio per quando vi vengono le caldane! Le maschere per il vostro furry-love! Il giochino Anche i Gatti saltano i Fagioli!
Evviva, ho scritto così tanto da far passare la voglia alla chiunque di leggere e quindi la stroncatura è passata in cavalleria, vero? Furbo come un gatto proprio. Prossima anteprima?

22 commenti:

  1. In effetti per la prima volta ti ho letto a fatica.
    Comunque penso che in questo caso sia solo una storia fatta per vendere e non perché fosse davvero necessario raccontarla, come fin troppo spesso accade.
    E questa cosa è indipendente dal far ridere o meno, dal piacere o meno.

    A presto.
    A.

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  2. mi unisco alla crociata contro i cineblogpanettoni!

    i primi 2 shrek a me erano piaciuti, di gran lunga superiori a quella bambinata di monsters & co., dai!, ma questo gatto con gli stivali me lo evito volentieri...

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  3. anche io mi sono letto a fatica. :D
    ma no cannibal tu dovevi dire: "nonostante questo post IO ANDRò A VEDERE IL FILM E CI PORTERO TUTTI I MIEI AMICI! ANZI PROPRIO PER QUESTO POST!!! :DDD

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  4. Monster & co BAMBINATA?!?!?!?!? ERESIAAA!!!!

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  5. Giassai ♥

    (i libri tappeto sn della Fatatrac, me ne regalarono uno della sirenetta una volta ;-) )

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  6. La cosa pazzesca è che all'inizio del post pensavo già di commentare linkando PROCATINATOR, che ho scoperto ieri sera.
    Vibrisse di tutto il mondo, unitevi!

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  7. E cmq le parole MARCHESE DI CARABAS mi hanno scoperchiato un vaso di madeleine in testa che non sto capendo più niente.

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  8. fatatrac...già...:)
    marchese di carabas RULES!

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  9. bah. i gatti mi stan sul culo.
    cmq, cannibale, non puoi bestemmiare su monsters @ co. credo sia vietato per legge ma dovrei controllare.

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  10. Oi, Broccolèn! Cercati Il Gatto con gli stivali fatto da Miyazaki,,,

    Isa

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  11. no aspe ciku! come ti stanno sul culo! attento a quello che dici che qui veneriamo i gatti che manco gli egiziani!!! :)
    sì è vietato!
    ma sì me lo ricordo isa...la serie tv TOEI...giust?

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  12. Della Toei ma era un film (o lungomentraggio che si dica) vero e proprio...

    isa

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  13. A cartoni, ovviamente...
    hem!
    isa

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  14. (sarebbe "attenta" in realtà. ma fa uguale. cmq secondo me i gatti son le peggio creature dopo le lumache. amen.)

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  15. quindi fammi capire, tu sei una di quelle che entra in una casa con dei gatti e dice "a me i gatti fanno schifo", ho capito bene? e magari adesso verrai a dirmi una di quelle cose tipo "i gatti ti vogliono bene solo quando fa comodo a loro" "i gatti vogliono bene a chi gli dà da mangiare". dico bene? Se dico bene (come dico bene) non discuto neanche, perché come dire, non è che un gatto ci discute con un cane, c'è l'abisso. Ma come sempre in questi casi consiglio la lettura di questo libro: http://www.adelphi.it/libro/9788845910357
    detto questo, ciku, nonostante la mia propensione a broccolare qualsiasi lettrice che passa di qui, ti dico che quella è la porta... vedi in alto...dovrebbe essere colorata di rosso, tipo lucetta.

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  16. non me ne frega in assoluto a chi vogliono bene né se siano o meno biechi profittatori.
    quello che so è che se entro in una casa portatrice di gatti inizio a starnutire, a barlare gosì e a lacrimare copiosamente. ciò me li fa detestare nonostante mi renda conto del fatto che non sia colpa loro.
    ad ogni modo vedo il rosso e mi ci avvicino fischiettando. però ogni tanto passerò a leggere, ti avviso. giuro che muta starò!

    :-)

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  17. non volevo essere maleducato eh! ma IL GATTO NON SI TOCCA!!! GUARDA! puoi toccare tutto ma non il gatto!!! :)
    poi scusa allora non è una questione di simpatia/antipatia caratteriale, si chiama allergia!
    e poi, mi ero scordato di dirlo, le lumache sono animali BELLISSIMI!!! (lumacano infatti...)
    no! muta mai! piuttosto litighiamo! :)

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  18. Lesson n one di broccolaggio dal broccoleiro...
    "Puoi toccare tutto ma non il gatto!!!!
    Quandi si dice "Chiamarsele!"

    isa

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  19. mi fa piacere che non ti sei ancora venduto!Bravo! Avevo avuto qualche dubbio dopo Tower Heist ;D
    Però il post è troppo lungo, cioè se fosse su un altro film l'avrei letto sicuro, ma sul gatto con gli stivali cosa vuoi dire oltre che è ul film demmerda!?

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  20. is@: e notare l'eleganza di aver lasciato fuori la "micina". ahem.
    squ@lo: be' così sarebbe stata troppo corto :D poi ogni post è sempre lungo il giusto..
    cmqo Twer Heist a me è piaciuto, in maniera sincera. penso di non aver MAI detto una balla su C&B. sono cose.

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  21. http://24.media.tumblr.com/tumblr_la0ftkVsTV1qz9t7eo1_500.png

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  22. ad ogni modo stay tuned perché se è vero che [chiaramente] non hanno messo questa rece nella rassegna stampa, mi hanno chiesto un altro tipo di approfondimento. (vedi che in giro ci stanno persone che "sanno";)
    arriverà, tipo nel weekend!

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