venerdì 11 novembre 2011

Un tranquillo week end di pausa

At the end of the day - Un giorno senza fine (Eh? n.d.C&B)
Trama: E se prima eravamo in sei a giocare alla guerra, adesso siamo in cinque a giocare alla guerra / E se prima eravamo in cinque a... [continua fino a 1]

Cosimo Alemà è un bel personaggio. Chi minimamente ha a che fare con una qualsiasi scena di [proto]cultura romana (scena musicale, scena cinematografica, scena artistica) lo conosce,di vista o anche meglio. Ha un carattere mi sembra schivo, sa il fatto suo (a livello registico) e ha un appeal internazionale, nel senso buono del termine (no tipo i milanesi che fanno gli hypster, per dire. Ciao Milano, ti voglio bene.), inoltre coltiva una gran bella barba.
Alemà lo conoscono però anche tutti gli altri perché sono anni che MTV e tutti gli altri gli riservano (magari senza saperlo) almeno metà programmazione videomusicale, infatti Alemà ha fatto video per TUTTI, e quando dico tutti vogli dire TUTTI.

Quindi il lavoro e la passione, l'amour e la violence; ci siamo passati tutti. Certe cose le fai perché le ami certe altre perché l'amore non ti riempie la pancia.
Ora Alemà ha fatto il suo primo film, che è un film di genere (un survival-horror; vedi anche Frontiers, Rovdyr, Severance, ma più che altro vedi Paintball) ma è anche un film d'amore, quello di Alemà, che ne esce vincitore per ogni singolo aspetto tecnico, visivo, di regia, professionale; mentre qualche livido se lo ritrova per colpa della sceneggiatura, di qualche stacco di montaggio poco contrallato, di attori non sempre all'altezza e di doppiatori cani (ma questo vabbè, non è  colpa sua).
In ordine: At the end of the day è un film ineccepibile dal punto di vista tecnico-registico perché Alemà NON si è inventato regista da un giorno all'altro come certi zampognari di cui non dirò il Zampaglione; dopo tutte le ore di videoclip musicali fatti nell'ultimo decennio, Alemà sa esattamente cosa fare, sa fare il regista e lo fa pure bene. Una mano fortissima la riceve dal suo direttore della fotografia, che - forse giusto un tantinello preso dal filtro Hipstamatic - dà al film un tono etereo naturalistico perfetto; talmente ben fatto che, purtroppo, la formalità stilistica si mangia il film. A volte sembra di vedere questo:
E nel finale inutile nascondere il richiamo a questo: 
Ora, non voglio fare la figura del cagacazzi per partito preso (!) "e quando lo fanno male è perché lo fanno troppo male e quando lo fanno bene e perché lo fanno troppo bene" ma davvero Alemà &Co. si sono un po' troppo persi nella natura, bella per carità, bello il ragno, bello il pipistrello, belli tutti gli altri stacchi sulla natura che continua a fare il suo corso e assiste impassibile al massacro dell'uomo contro uomo, ma ci si doveva concentrare un po' di più sulla sceneggiatura, giusto un po' di più, per evitare quella ventina di minuti di noia totale che arrivano poco prima del finale, peraltro anche quello niente di che, che forse un tantinello di violenza in più ci stava bene? In fondo è un survivor horror no?
Alemà si è innamorato delle facce da galera che manco in Dick Tracy dei cattivi:
ma poi questi cattivi non è che fanno cose così atroci (sempre tenendo conto dell'economia di un horror, chiaro che già mettere mine antiuomo per divertirsi e sparare ai cani non è che sono abitudini da chierichetti), o almeno non gliele vediamo fare, il che stempera la loro crudeltà e di conseguenza il senso di minaccia. Che poi continuo a chiedermi, ma le realtà rurali italiane, quelle piene di redneck padani, altoatesini, sardi, non sarebbero un'inquietante e più vicina/riconoscibile "location antropologica" naturale? Perché andare a scomodare gli est-europei?
Quindi, ad Alemà riconosciamo tutta la qualità possibile e capisco che quando per anni fai videoclip, inevitabilmente riversi sul tuo primo film la tua professionalità, riconosciamo che questo è forse il primo vero film di genere che ha un sapore professionale e non fa la solita figura barbina se messo a confronto con altri, riconosciamo la passione e l'onestà (e questa volta unita con un tocco registico di classe, non come Eaters - per esempio - che era pure pieno di passione, ma in quanto a regia...), e aspettiamo il suo prossimo film. Speriamo un po' più "grezzo" e scritto meglio.

1 commento:

  1. mah, non mi ispira un granché, ma magari una possibilità gliela darò. prima o poi...

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