mercoledì 5 aprile 2017

A Soret'

Indivisibili
Trama: Nate sotto il segno delle gemelle

Dopo due giorni infimi come quelli precedenti, ci voleva un bel film. L'ho cercato in Indivisibili. Ne ho trovati due.
Indivisibili non solo è un gran bel film, ma anche un film importante.
È un film che, visto da lontano, poco si distanzia dall'abitudine italiana (glocal) di raccontare una storia famigliare tragica, in una situazione altrettanto tragica, con le maschere piangenti, con le vite che "poveri cristi", con la pesantezza che pian piano ti avvolge tutto intorno perché capisci quanto sei fortunato ad non essere nato lì (stessa effetto che fece Non essere cattivo) e che, contemporaneamente, inquadra questo racconto in una realtà tutta campana (local) fatta di cantanti neomelodici, di prediciottesimi, di serenate e di religiosità folkloristica.
Eppure, dentro questa scatola non innovativa (Napoli/Famiglia/Tristezza), si legge una voglia di fare un cinema ben diverso.
Prima di tutto il film non spinge mai sul pietismo spicciolo. Ed è una grandissima conquista.
La storia di due sorelle siamesi "costrette" a cantare neomelodiche ai matrimoni, per gente che le vede come fenomeni da baraccone, o alla meglio come santini portafortuna di cui carezzare le gambe unite per tornaconto religioso personale. Ma c'è una grande fierezza negli sguardi delle due ragazzine, non si perde mai, per tutto il film.
E anche quello che le circonda non desta pianterelli e "poverine".
Vedi un padre che "sfrutta" l'handicapp delle figlie, che rinnega la possibilità di dividerle perché unite sono più "vendibili" e che, non fosse abbastanza, poi dilapida i soldi guadagnati coi videopoker. Vedi una madre alcolista che non si ribella. Vedi altri parenti vari ed eventuali che mangiano sulle spalle delle due ragazze. E scusi tutti. Non odi nessuno. Perché per quanto infimi siano i loro comportamenti, il loro passato (solo immaginato, ma presentissimo) racconta che nessun'altra strada gli è stata offerta. In una vita di nulla, la ricerca di una dignità può passare anche attraverso un'infamità. Perlomeno non è una strada criminale, ed è già tantissimo.
E poi i luoghi del racconto, che da soli trasudano l'impossibilità di scollarsi di dosso quella povertà, quella disperazione. Non serve raccontare tante storie, ma basta farle passare dietro le protagoniste per farcene sentire gli odori e i sapori (tutti acri). C'è questa pesantezza nel film, nei suoi luoghi, nelle sue facce, negli sfondi suggeriti di storie altrettanto tristi (le prostitute che scendono dalla barca nella primissima scena

la coppia promessa sposa che Lombroso ci scriveva due tomi, i ragazzini in posa per il book del prediciottesimo, le ragazze che sottostanno al produttore mefitico)

che bastano per raccontarci molto di più della storia delle due sorelle, il fulcro del film. Ognuna di quelle sarebbe stata un film a sé.

Stupende, perfette, incredibili le due esordienti gemelle Fontana, che riescono a sfumare una quantità di emozioni alle due (o una?) protagoniste che ti fa venire voglia di sapere ora dove sono, cosa fanno, se stanno bene, se sono felici (le sorelle del film, non le attrici).
Una più dura, più risoluta, più "femmina", l'altra più dolce, debole: insieme un corpo unico (giustissimo averle candidate insieme ai David), sono una scoperta che va oltre al casting azzeccato per la parte.
Indivisibili è un film italiano che non ha goduto della tanto acclamata riscoperta del genere (Jeeg, Veloce come il vento) e che infatti al botteghino è andato maluccio (per poi rifarsi agli ultimi David, giustamente) ma che invece fa assolutamente parte di quella rinascita che, speriamo, non venga arrestata dalle commedie di merda di Bisio, dai drammoni patetici, dai cinepanettoni che si sarà pure chiuso il capitolo Boldi-De Sica, ma non mi sembra che la coppia Lillo-Greg sia tanto meglio, diciamoglielo un po':
Ecco un bell'illustraposter:
L'ha fatta Fran De Martino. Bravissima! Ci facciamo un poster?
E chiudiamo, tanto per abbassare i toni del discorso, con una lista di DIECI (che poi sono venti) GEMELLI (con particolare attenzione ai siamesi) DEL CINEMA!
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(E qui si ride.)

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