lunedì 17 novembre 2014

United States of ChickenBroccoli • Episodio 1

Vi eravate accorti per caso che la scorsa settimana CB non ha messo neanche un post? Neanche una recensione piccinapicciò. Neanche una fotina, un ciao, un saluto con la mano. Niente. Silenzio stampa. 
E voi?
Neanche un commento preoccupato, neanche una chiamata a Chi l’ha visto?, neanche una corona di fiori pure finti andavano bene. 
Insomma ci vogliamo bene questo è chiaro.
Ma dov’ero? Che fine avevo fatto? Ero forse stato ingoiato dal roboante mondo della televisione e stavo girando un reality sulla mia incredibilmente movimentata vita - te lo immagini? Io che per venti minuti vedo un film. Fine. Successo assicurato e più Telegatti di Mike? Mi ero forse sposato con una VJ? Macché! Vi pare che vi lascerei per la prima VJ che passa? Casomai per una con la quarta.
Insomma com’è e come non è, anzi how it is how is not, CB GOES TO AMERIGA! Come avreta anche capito dalla bellissima gif in pure stile americano che ho fatto.
Che poi manco è la prima volta, diciamocelo, dai diciamocelo. L’altra volta però era stato caos, era stato Batman, era stato poco Bob De Niro è un po’ troppo Nando Meniconi in quanto a “amerigano, m’hai provocato, io te distruggo”.
Insomma il grande broccolo per una settimana nella grande mela, gustoso no? Se apro un ristorante che fa solo Chicken Broccoli sfondo o m'abbrucio?
Allora, per festeggiare gli Stati Unti di America e soprattuto New York City ora vi beccate un paio di giornate amerigane! Che poi già vi sento: "E sai che novità! Tanto te te vedi solo film amerigani, appena uno c’ha gli occhi a mandorla, anche se è di diciottesima generazione statunitense, dici che non lo vedi perché è japponese e a te i film japponesi non ti piacciono".
Dai iniziamo con:
JFK - Un caso ancora aperto
Trama: Kennedy.ci?

Quando, esattamente, Oliver Stone si è totalmente rincoglionito? Ripassiamo un attimo gli archivi broccoli. I due Wall e Street, il suo ultimo (speriamo proprio nel senso di ultimo) filmaccio.
Poca roba da queste parti - senza contare la STUPENDA recensione di Assassini Nati che sta sul CHICKEN BROCCOLI MAGAZINE CHE DOVETE COMPRARE ORA QUI -  ma me lo spiego, Olive Stone non è mai stato, almeno da questo parti, visto come un Grande regista. 
Certo, ha fatto grandi film (almeno 3) e JFK è di certo uno di questi - probabilmente il migliore - ma c'è stata sempre quella piccola caratteristica della coerenza che mi fa storcere il naso sul suo lavoro. 
In poche ma decise parole: come fai ad essere un autore veramente critico e scomodo per l'America, criticandola con voce rivoluzionaria e fuori dal coro e in totale libertà, se poi sei anche un dannato patriota? E non venite a dirmi che Stone non è un patriota, perché eccome se lo è: di quelli che crede alla costituzione, alla patria delle occasioni, alla libertà che ogni uomo, animale, albero ha in America, insomma le cose su cui - se solo fossero vere anche all'1% - l'americano medio fonda la sua vita media. Peccato che poi la libertà per l'americano medio è quella di comprare una pistola e tenersela sotto il cuscino hai visto mai che qualcuno fa un passo nel suo giardino gli fa esplodere le testa e che lallero non ve li vogliamo i venditori porta a porta qui e le famose occasioni sono più che altro quelle di andare a fare la guerra a qualcuno in giro per il mondo.
Insomma il patriottismo, quello americano più di tutti, è veramente un'arma affilata che ha fatto più morti della bomba atomica (valgono anche le morti cerebrali o quelle professionali tipo gli esili o le carcerazioni) e poco importa se Stone è stato, soprattutto negli anni 80, la voce più importante in quanto a cinema anti-americanismo (ma mai anti-america), la cosa mi sembra non essere coerente comunque. Certo, so bene che questo discorso possa sembrare un voler escludere a priori la possibilità che possa nascere all'interno di una nazione/società qualcuno che la sappia criticare/decomporre/combattere dal suo interno quella stessa , così facendo escluderei in un colpo solo poeti, filosofi, intellettuali, scienziati, liberi pensatori, dissidenti... chiunque abbia mai fatto la storia, diciamo. Ma per gli americani sento sempre che qualcosa di insincero viene a galla, anche se la loro storia è piena di dissidenti, filosofi, politici e artisti che hanno destrutturato dall'interno
E per Stone questo dubbio, sempre serpeggiato ogni volta che vedevo un suo film, anche quando avevo diciotto anni e non sapevo bene neanche cosa fosse il Vietnam e avevo un amico che come me amava i Queen e gli 883 e ci vedevamo Platoon ma senza capirne molto, è diventato certezza vedendo quella cagata di World Trade Center. Ecco quello è il contraltare uguale ma opposto di JFK. Un patriottismo stantio da bandiera che sventola e aquila che vola da voltastomaco.
Però atteniamoci al film, a questo JFK, una maratona mattonata di parole, incontri, poca azione, molto sudore, ancora parole, grandi interpretazioni che durano giusto il tempo di un cammeo (vedere Lemmon e Matthau nello stesso film è sempre una gioia), una toto-attore che fa la felicità di noi imdb-dipendenti, un grandissimo Kevin Costner - anche molto bello, mi viene da pensare che John Hamm se lo sia guardato molto nel creare la fisicità immobile ed elegantemente americana (gli americani, si sa, non sono mai veramente eleganti, ma alcuni riescono a non sembrare solo dei quarteback col vestito buono ogni tanto) - e la miglior interpretazione di Gary Oldman di sempre (sì, più di Dracula, e sapete che a me non piace tipo mai, Gary Oldman).
JFK ti fa capire che l'America è lontana, dall'altra parte della luna, e non ha per nulla paura, paura di muovere le sue pedine come più gli piace, anche se queste pedine sono il presidente in carica che sta simpatico alle casalinghe di Voghera del Wyoming ma per nulla ai potenti e ai cubani, porci o no. E non credete che tra qualche anno qualcuno farà un film veramente cospirazionista sull'11 Settembre? E noi diremo, proprio come facciamo vedendo JFK, "Ma certo! Non può che essere così, altro che Bin Laden, l'attacco è interno."
JFK è comunque un grande mattone, un film che possiamo veramente inscrivere tra i Classici americani, perché non ha troppa velleità autoriale, ma non è neanche un documentario della CNN, ha una struttura investigativa a scatole cinesi che pian piano si schiudono esemplare e non stanca nonostante abbia l'azione di un'autostrada bloccata dal traffico.
Il discorso finale, che adesso ripropongo in tutto il suo “spieghiamo il concetto di libertà ai giovani americani con la speranza che l’ossigenazone al cervello non sia già stata compromessa dalla quantità di hamburger che si mangiano si dalla scuola media”...

...è davvero un esempio. Esempio di  pattriottismo americano in senso positivo ma anche di sceneggiatura, sempre americana anche quella. Nessuna bandiera che sventola al vento della libertà che sembra destinato ad alzarsi sempre alla fine del film anche se fino ad un minuto prima era calma piatta, nessun personaggio che incarna l’”american proudness” col mento voluttuoso tenuto in alto mentre guarda l’orizzonte, nessun inno nazionale; questo discorso accorato e sincero è l’ultimo capitolo di un Oliver Stone ancora capace di fare film di denuncia veri.
Poi magari adesso voi siete dei teorici della cospirazione e avete scoperto su internet dei documenti segretissimi e secretatissimi e avete dei microchip sottopelle lanciati da scie chimiche e sapete chi ha davvero ucciso il presidente e magari vi chiamate Zapruder, e mi direte che JFK è basato su teorie false e tendenziose. E che il proiettile era magico veramente e che il video Zapruder era fatto dalla Industrial Light & Magic

Ecco, magari avrete ragione, ma qui si parla del film JFK per quel che è, un grandissimo film, politico, umano, scritto da dio, anzi no, scritto da Oliver Stone quando ancora sapeva scrivere e dirigere, molto molto prima di diventare il nonno bollito che è ora, vogliamo parlare del suo ultimo film? No, l'abbiamo già fatto, e non è stato piacevole, fammi un film su questo Oliver, un film su un broccolo costretto dalla vita a vedere film brutti e a scriverne, se non è una grande storia di libertà e guerra questa non so io quale altra.
Aspetta un attimo. Mi sono appena ricordato che la roba filmica più bella mai fatta su tutto il pasticciaccio di Dallas è quella coppia di episodi di In Viaggio nel Tempo dedicati a Lee Oswald. Mi sa che me lo rivedo tutto, Quantum Leap.
Allora ve lo dico, mi ero fatto l'idea di scrivervi da lì, almeno una volta al giorno, per dimostrare tutto il mio attacamento alla magli(ett)a, la dedizione e anche la follia di andare in giro per i mondo e poi starmene attaccato al computer. Avevo praparato i due Ghostbuster e Taxi Driver, New York New York e Manhattan... Ma poi, ehy...
E ci siamo capiti. Comunque domani la seconda e ultima puntata con un film ambientato a New York e che con JFK condivide... addirittura... niente. Ma dove al posto di americanone e Oliver & Co. avremo l'occasione di vedere in faccia uno dei più grandi artisti viventi.
A proposito. Sono certo che voi che avete molto a cuore la mia salute vi sarete chiesti dove dormivo, non preoccupatevi, ho comprato il pacchetto Zamunda:

Il mio quartiere? Ma BROOKKOLYN, ovvio!

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