giovedì 20 novembre 2014

Intersquallor

Space Station 76
Trama: Retto futuro

C'è questa pratica di fare la rétro-fantascienza (o il rétro-horror), cioè fare dei film oggi, che sembrano fatti ieri, ma che propongono il domani. Ma lo propongono come fosse il domani pensato ieri, solo che lo fanno oggi.
Capito?
Insomma Space Station 76 è tutto nel titolo: una stazione spaziale, ma ferma all'anno 1976. Quindi robot, ma pantaloni a zampa, iperspazio, ma camicioni a fiori e magliettine strette
paesaggi siderali e carte da parati optical
problemi intergalattici, ma in fondo in fondo è solo una telenovela. 
Ecco. SS76 è una telenovela, solo che ambientata nello spazio. Era intenzione degli autori? Forse sì, ma anche essendo riusciti, tutto sommato, a rendere il profilo basso di quel tipo di produzioni - robot di plastica, scemette bionde e invidiose
drammi della gelosia, rivelazioni alla Chichito & Pachito - dopo circa una ventina di minuti già arriva inesorabile la noia. No, non ho detto Nolan.
SArà anche che tutti gli attori coinvolti sono di serie B (sarà voluto anche questo?), c'è Patrick Wilson, che pur avendo il ruolo più interessante, il capitano tutto d'un pezzo e supergay ma che non può ammetterlo, scommetto avete tutti difficoltà a capire esattamente chi è,
c'è Liv Tayler, ormai sprofondata in produzioni televisive o semplicemente di medio-basso budget, e altri vari che abbiamo visto qui e lì ma di cui mi riufiuto di imparare il nome. Ah, c'è anche il nostro amico Ultraman, un uomo che ha ragion d'essere solo perché dimostra che quello che siamo da bambini:
non è detto che poi saremo da adulti:
Il film è noiosetto forte, con una manciata di idee che avrebbero retto (!) bene per uno sketch di un quarto d'ora al SNL, ma di certo non reggono un intero film.
Averlo visto prima di Interstellar non ha rovinato la visione di quel film, averne parlato dopo forse ha rovinato un po' la recensione. Poi sarà, ma di fantascienza datata 1976 (anzi 77, vabbé) ce n'è una e una soltanto:
Recensione che in mancanza di altri spunti arricchiremo con il lavoro di Josh Ln, che di navi spaziali e robot (ma con un gusto un po' macabro) se ne intende:

Nessun commento:

Posta un commento