martedì 8 aprile 2014

P( )RN( ) SUBIT( )

Nymph( )maniac – VOL.I / VOL. II
Trama: Ceci n'est pas una pippa.


Ho visto il Volume I al cinema. Appena iniziato subito una dicitura, una delusione, come quando ti accorgi che quello che slacci è un push-up: ci avvertono che la versione che stiamo per vedere è tagliata e che i tagli non li ha realizzati Von Trier, non li ha neanche visionati, approvati sulla fiducia sì, ma non sono fatti di suo pugno. E già il filtro del nervosismo si frappone fra me e il film. Finito il Volume I, praticamente un coitus interruptus, una volta a casa, ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la visione del secondo volume. Ma non prima di essermi accertato che la versione torrenziale del VOL. I fosse la stessa vista al cinema, e lo era. Poi leggo su wikipedia che Lars sta montando la sua versione, che uscirà in data da definirsi, con un'ora e mezza in più. Quindi questa recensione si riferisce al film nella sua censurata intierezza.
Sigla

Quando vedi un film di Lars Von Trier, immancabilmente, ti ritrovi nella scomoda situazione di sentirti in dovere di dire cose intelligenti. Non puoi fare il buffone, non puoi dire che tu avevi il posto 6 e volevi fare "amicizia" con chi aveva il posto 9, non puoi fare giochi di parole di dubbio gusto tipo Cazz Von Trier, non puoi insomma affrontare il film come farebbe un bambino delle medie.

Ma come un bambino delle medie farebbe, puoi ricordare degli approcci timidi ad una sessualità (non al sesso) che sboccia, che scopre se stessa e che vuole scoprirsi. I cuscini, i dorsi dei divani, le corde appese da salire a ginnastica

e poi le mani, sono il modo in cui ci apriamo, letteralmente, al mondo di quella cosa bella che poi non si sa perché finiamo col chiamare "le cosacce": scopare.
Pensavate dicessi l'Amore? Oh be' quello, come dice Lars, è l'ingrediente segreto del sesso, ma anche scopare va bene. Anzi, certe volte va anche meglio.
La scelta si limita quindi a innamorarsi e soffrire o scopare e non soffrire? E se decidessimo di scopare e soffrire? Perché sappiamo bene che innamorarsi e non soffrire è fantascienza.
E allora, in medio stat virtus come sempre? Ci dicono che non puoi andare in giro a fottere tutto quello che cammina, ma ci dicono anche che non puoi rimanere vergine, che non puoi darla alla prima sera anche se il tuo corpo è teso come una corda di pianoforte che suona la nota del Diavolo

ma se te la tieni diventi un'"allisciacazzi", tutto questo se sei Donna, perché la natura ha deciso di dare all'uomo un cervello che ha questa forma.
La parola sesso esiste. E in Nymph( )maniac c'è eccome, il sesso, ma il film non è il porno che tutti sbandieravano, che tutti aspettavano, che tutti volevano. Ci sono i cazzi, le fiche, le tette, i culi. Anzi ci sono proprio le scopate in primo piano, tipo questa

Ma nessuna, neanche una ti alza (!) (e adesso ogni volta che apro una parentesi mi sembra di fare qualcosa di erotomane a spingerci dentro le parole) l'eccitazione, perché la sex addiction ninfomania non è uno vaso che si riempie, non bastano tutti i falli del mondo per riempire i buchi di Joe, protagonista di questa storia divisa in due film e 



Nymph( )maniac non è 50 sfumature di Joe, non è un romanzetto erotico per casalinghe disparate, ma di sfumature ce ne sono eccome.
Forse manca la potenza visiva di un Melancholia, ma di visioni ce ne sono ad ogni scena, forse manca il dolore estremizzato de Le onde del destino e di Dancer in the dark ma di dolore se ne prova molto, sia inferto sulle carni sia interiore, e forse manca la sperimentazione di Dogville, ma Von Trier è sempre lui, un Regista, che regala invenzioni visive a più non posso, come fa un Tarantino o uno Scorsese, sai quelle scene che non ti aspetti? Quelle che diventano una gif o un ridordo preciso
 
Così come hanno già fatto tutte le splendide locandine, grafiche e minimali, perfette
e che vantano già ridanciani e ridicoli (davvero, quanto povertà intellettuale, sempre a copiare, sempre, ma chi siamo un popolo di Shia LeBouf?) tentativi di imitazione.

Clicca.
Gli attori, nessuno escluso, ivi compreso quel cazzone di Shia LeBouf - e cazzone non nel senso di superdotato come abbiamo appena evinto ma proprio di stupido imbecille, la sapete la storia di Daniel Clowes, no? Pasticciaccio che, giustamente, lo costringe ad andare in giro così
...danno anima, e corpo, soprattutto corpo nel caso della giovane ed eterea Stacy Martin
A Charlotte Gainsbourg, lontanissima dagli aneliti da innamoratina francese affascinata dagll'america di tanti anni fa


a una libido mai soddisfatta, a un Desiderio insaziabile, il più doloroso.
Forse una, la sola, delusione, è quella di non aver visto le cosidette "star" mettersi davvero in gioco. E alcuni dei protagonisti delle locandine non fanno che brevissime apparizioni (ad esempio Willem Defoe). Basti pensare a Uma Thurman, che nonostante sia parte di uno dei capitoli più spassosi del film, non mostra le grazie, ma solo il lato isterico dell'utero
E se Shia LeBouffon si impegna quanto può, il vero vincitore maschio è Jamie Bell, che da bambino danzerino passa all'essere aguzzino sadico e zoofilo
Un Regista che riconosci, di cui senti la densità, che sa passare da una doppia penetrazione interraziale ad una lezione di matematica senza apparire mai ridicolo

che riesce a centrare perfettamente le domande che ogni spettatore si fa e a cui ogni regista deve rispondere:
Von Trier è un Regista, e questo è innegabile. Di quelli che alza l'hype del film promettendo amplessi scandalosi, con attenzione perfetta alla promozione

e poi mi racconta una storia, di quelli che gioca con la geometria dei corpi e non solo

di quelli che sanno dove mettere la macchina da prese sempre

E sa che un film è fatto di ogni suo elemento, fosse anche una porta a vetri  che fa da filtro allo sguardo della protagonista
C'è un'attenzione maniacale e una cinematografia non comuni. Sono pochi, nel marasma di visioni che ci sorbiamo ogni giorno - e per me è davvero ogni singolo giorno - i film che, mentre li guardi, capisci che sono Cinema. Che ti accendono l'intelletto, film di cui noti la densità, film con una Regia, una volontà cinematografica precisa, film che ti rimangono oltre la visione... e non sto dicendo che quello che ti rimane è solo positività, no. Ad esempio Von Trier, anche qui come per quella storia di nazisti e persona non grata, si lascia andare a una velata apologia per la pedofilia, e dire, testuali: "oltre al 5% dei pedofili che effettivamente nuoce ai ragazzini, il restante 95% vive un'intera vita dalla sessualità negata. Meriterebbero un premio" mi sembra più che un azzardo, una provocazione fine a se stessa, anche un po' stridente se paragonata all'anelito liberale che muove entrambi i volumi di Nymp( )maniac.
Però una cosa è certa, Von Trier fa Cinema. Fa film che poi ritornano, film che nascondono messaggi, film le cui scene non sono mai e poi mai messe lì a casaccio.
Ci sono voli pindarici che ti stupiscono: dal cosmo agli alberi ritorti e nodosi, da capitoli in bianco e nero a un utilizzo della colonna sonora esemplare, basti pensare all"erase/rewind" di questa canzone nella scena del treno:
e addirittura auto-citazioni (il bambino sul terrazzo, lo spazio siderale).
Quando ci incontriamo diciamo "piacere", sarebbe più sincero darselo, quel piacere? Non è quella un'altissima, purissima e sincera forma di conoscenza? La pensa così Joe, e, a volte,
Gli uomini e le donne vogliono e devono scopare. E Forget about Love. Propongo, da oggi , di chiamarlo L( )VE, come dire "amo scopare, amami", è così brutto da dirsi?
E una menzione davvero speciale meritano gli ultimi secondi del film. Quando Joe, una straziata e colpevole Joe sembra, casualmente, aver trovato un uomo che sembra dotato di un cervello al posto giusto, quasi un confessore metafisico, un surrogato di padre anziano e saggio che le spiega come funzionano le cose del mondo e del corpo, che si appassiona al suo racconto senza libido ma con piglio da antropologo, un uomo a cui poter affidare le sue memorie e a cui porgere un corpo svuotato dalla tensione sessuale che l'ha attraversato per tutta la sua esistenza, un uomo di cui, incredibilmente, fidarsi, perché per sua stessa ammissione vergine e asessuato, "puro", un uomo insomma da non soddisfare e da cui non essere soddisfatta se non con una tazza di tè, un pigiama a righe per nulla sensuale e un giaciglio culla, ecco che Von Trier ci scarica in faccia, in un ultimo fiotto potentissimo, tutta la sua oscurità, in una manciata di secondi atroci che ribaltano quattro ore di faticoso, morboso, doloroso amplesso psicologico.
E ora attendiamo ansimanti la versione lunga. Perché non credete a quello che vi dicono, le dimensioni contano. E le ninfomani cantano.

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