martedì 15 aprile 2014

Malattie Venere

Venere in pelliccia
Trama: Mai rimanere a corto di Dee

Roman Polanskiavo realizza un altro film teatrale - dopo Carnage - e lo fa proprio nel luogo prestabilito, un teatro. Ci sono un palco, due attori, una scenografia, le quinte, i dietro le quinte.
Dopo una giornata di estenuante ricerca per la prima attrice di un suo adattamento di Venere in pelliccia di Masoc (masoc-hismo, sapete no?), il regista (quello del film), disperato e senza più speranze dopo aver provinato solo ochette e vedette inutili, sta per gettare la spugna quando ecco che dalle porte chiuse che si spalancano come mosse da una forza ultraterrena appare Wanda: eccessiva, maleducata, grossolana, forse un po' puttana, bellissima.
Il Regista si rifiuta di starla anche solo ad ascoltare, figurarsi se quella sguaiata donnetta può diventare una Venere, ma l'Attrice insiste, da gatta che fa le fusa e graffia, e riesce quantomeno a recitare la prima battuta, e da quel momento il Regista è suo. È suo, nel vero senso della parola.
In una discesa (o ascesa?) nei meandri mentali del regista, represso ma voluttuoso, egocentrico ma insicuro, permaloso ma romantico, Wanda, la venere in pelliccia (ma anche in autoreggenti, tacchi alti, bustino e labbra rosse) assisteremo ad un continuo cambio di registro, sia nella recitazione di Emmanuelle Signer (moglie e musa del regista

Lavera protagonista del film, splendida "gatta" (è arruffata e ammaliante, graffia e fa le fusa, è indipendente e chiede attenzioni) è quella che più di ogni altra è stata Musa per Polanski: conturbante terremoto in Frantic, mistress lubrica in Luna di Fiele, la moglie di Roman è una donna che a 44 anni ha il coraggio e il permesso (non a tutte è permesso, ci sono giovani ragazze che tentano di stupire con abiti esagerati non raggiungendo ) di presentarsi rosse sul tappeto rosso così

e tutti gli uomini diventano rossi, per il solo imbarazzo di esistere, piccoli, inutili, ometti. Bellissima.
Ed è più che evidente che l'attore francese (attualmente tra i più famosi anche all'estero) Mathieu Amalric È, in un'operazione di "totally look like", anzi "totalement ressembler", Roman Polanski


E Venere in pelliccia, quindi, travalica lo schermo, e il palco, per diventare quasi una seduta psicanalitica di coppia ma anche una dichiarazione d'amore, fare della propria compagna una Dea, anzi LA Dea dell'Amore, del Sesso, del Tutto, non è forse quello che ogni uomo dovrebbe fare?
È sessista e il contrario di sessista questo film, la distruzione delle sparate banali e banalizzanti del maschio che, arrogante, pensa di poter sapere cosa passa nella testa di una donna e addirittura poterne scrivere una piece teatrale e, il massimo della tracotanza, mettere in bocca ad una donna parole non sue, fa ritrovare l'equilibrio delicato della coppia (non intendo, ovviamente, i fidanzatini) ma della Coppia Maxima, la Donna e l'Uomo.
Anche se poi - come sempre d'altronde - l'alloro se lo porta via in una risata sarcastica che ha il sapore della vittoria, Lei, la Venere, che dopo questa notte di prove, di scambi di ruoli, di amore e odio, abbandona il nostro omuncolo legato ad un cactus (!) spogliato di ogni "mascolinità" e lo rivela per quello che è, per quello che tutti gli uomini sono, siamo: dei fessi.
Venere in pelliccia ha il merito di essere un film intelligente, ce ne sono così pochi. Ogni artista ha bisogno di una Musa, Polanski sembra aver trovato quella definitiva, la Donna, anche quella che si nasconde dentro ogni uomo, basta vedere il divertente (e un po' inquietante) ribaltamente en travesti del finale, che tanto richiama quella scena de L'inquilino del terzo piano.
A proposito di donne. Trovavo tempo fa questo testo di Ennio Flaiano
La donna invisibile.
Un uomo sui trentacinque, simpatico, con le sue manie. Moglie adeguata, brava, un po' gelosa, sogni di tenerezza. La donna invisibile viene a turbare la fantasia di lui un giorno a tavola. La moglie non vede la donna, che lui vede. La invisibile è bella, simpaticissima. Cambierà volta a volta di tipo e carattere. Sarà infantile, matura, affascinante, debole, innamorata, indifferente, gelosa, amabile, in una parola perfetta. Mette un po' a disagio lui perché ha sempre paura che ella riveli la sua presenza. La prima parte è la storia di quest'amore tra lui e la donna che si tende invisibile. Poi, un bel giorno, anche la moglie ha un uomo invisibile. Ragazzo, maturo, canaglia, operaio, gran signore, tenero, rude, adorabile. La coppia vive con questi invisibili in casa. Felicità. Aria nuova. Le abitudini vengono leggermente sconvolte. Terzo tempo: i due invisibili si conoscono. Fanno amicizia. Un bel giorno scoprono di amarsi. Lasciano soli i due.
E pensavo "cavolo, ma è Her, sessant'anni fa".
Donne, né con l'oro né senza l'alloro.

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