martedì 11 febbraio 2014

Grande Racconto Anulare

Sacro GRA
Trama: Amore e Roma è un palindromo.

C'è uno squallido bar lungo il Raccordo Anulare - strada ad alta velocità, se non irrimediabilmente bloccata dal traffico, che circonda la capitale e ti aiuta o almeno dovrebbe aiutarti a percorrere da Punto A a Punto B senza passare per il centro - che non ha niente di particolare, un baraccio come ce ne sono migliaia, coi frigo vetrati, i liquori dietro il bancone metallizzato, le seggiolette mezze spaccate. La sera due ragazze si spogliano nel retrobottega, tra prosciutti e casse di birra, e entrano nel baraccio per ballare sul bancone. Sotto qualche annoiato ragazzetto si scola una birra. La scena è di una tristezza unica, lontana anni luce anche dal più squallido degli strip-bar che esistano.
Lungo il raccordo c'è anche un tizio un po' attempato, dice di essere un conte, se ne sta lì sull'amaca con un accappatoio bianco, i capelli brizzolati tirati indietro e raccolti in una coda di cavallo fuori tempo massimo, col sigaro in bocca, e assiste agli scatti che un fotografo improvvisato fa a dei modelli ancora più improvvisati per un fotoromanzo, ha affittato la location, il suo kitschissimo castelletto come set.
Proprio a pochi metri dal raccordo c'è un campo. Ogni tanto puoi trovare dei tizi che scavano. Scavano una fossa lunga 12 metri x 3 metri, profonda circa due. Ci buttano dentro delle bare vuote. Sono le bare che fino a poco prima contenevano i corpi di quelli che erano sepolti al Verano - il cimitero di Roma - e che, forse perché non hanno più famigliari, o perché quelli che hanno se ne sono dimenticati o solo perché la crisi si fa sentire anche in frangenti a cui usualmente tu non pensi, si vedono costretti a liberare il loculo. Il corpo viene portato non si sa dove, e la bara, sepolta di nuovo in una fossa comune.
Qualche chilometro più in là c'è un uomo in guerra. Una guerra contro l'armata dei parassiti della palma, che mai si ferma, che tutto fagocita. L'uomo studia il modo migliore per ucciderli tutti, quegli schifosi bacarozzi. Non parla d'altro. Non pensa ad altro. In cuor suo lo sa, sa che non vuole davvero debellare la piaga, perché sono gli stessi insetti a dargli una ragione per vivere.
Sacro G.R.A. è questo. Un documentario senza una storia, ma con molte storie. A legare i personaggi di cui ci racconta uno stralcio di vita, stralcio che pare poter raccontare la vita intera (basta pensare al barelliere), alcuni in più riprese, altri per pochi minuti, c'è solo l'asfalto che d'estate sembra bagnato e d'inverno si ghiaccia, il Grande Raccordo Anulare, che tiene insieme in un abbraccio rumoroso di clacson e gomme che stridono prima dello SBRAANG e tutti si girano e rallentano per vedere il morto tutte le vite della Città Eterna ed eternamente disgraziata. 
Se le strade fossero vene, un paragone più volte utilizzato, allora il GRA sarebbe quella vena che gira tutta intorno al cuore e lo tiene unito e fermo al suo posto, lo tiene in vita e lo fa continuare a battere, ma il più delle volte l'abbraccio diventa troppo stretto e lo strizza come un cappio.
Non so se davvero Sacro GRA è un film che merita di ricevere un premio in un festival cinematografico (ha vinto Venezia 70), ma di certo è un film che si apre diversi varchi nella sensibilità dello spettatore (forse essere romani aiuta, ma non è una discriminante), è un documentario di limpida pure, che non ha bisogno di artifici, voci off, colonne sonore, montaggi curati per raccontare la Vita, quella di questi tristi personaggi, è verismo cinematografico senza orpelli, è Gadda, è Verga, è Pasolini, è De Sica, ma più dei paragoni funziona un solo aggettivo: è emozinante.
Guardi vite non tue, e pensi alla tua. E poi l'unica cosa che puoi fare è continuare a guidare sperando di non sbagliare uscita, che non esistono inversioni di marcia.





Non resisto.





Scusate. 





Nonostante lo sconcerto e la malinconia e la tristezza che il film ti infonde ad ogni stralcio di vita, e il più delle volte non ci sia nulla da ridere, io proprio non resisto:

Nessun commento:

Posta un commento