martedì 19 marzo 2013

Fratello Solo, Sorella Lunatica

Io e te
Trama: Ammattiti


Era logico che Bertolucci (costretto su una sedie a rotelle) ricominciasse a fare film stando il più lontano possibile dai fasti e gli sforzi di un nuovo Ultimo Imperatore. Sceglie quindi un (piccolo) libro di Niccolò Ammaniti (che a me personalmente piace, e anche molto. Ma questo non l'ho letto.) e ne fa un film intimo, non perfettamente riuscito, ma con una carica sentimentale evidente. Almeno una trasposizione lontana mille miglia dalla brutta trasposizione che Salvatores fece di un altro Ammaniti (grande), Come Dio comanda.
E tanto (non tutto, ovviamente) lo deve ai suoi protagonisti.
Entrambi esordienti, sfoggiano senza paura quella recitazione acerba che ti permette di essere "te stesso" (come era successo con Scialla!, per altri versi) senza pensarci troppo, e anzi, solo nelle occasioni dove per sbaglio "carichi" il personaggio, fai male. Non è un caso se le parti più fastidiose siano quelle dove i due protagonisti si lasciano andare a isterie e urla (finte), mentre addolcisce la tenera semplicità con cui i due approcciano a certe scene piccole, naturali.
Ed è molto piacevole, superata l'iniziale antipatia che i due protagonisti "incutono" con naturale attitudine, capire che certi stridori erano dovuta all'emozione, e alla fine ritrovarseli vicini. Più del maschio (che pur rappresenta alla perfezione i tumulti nevrotici tipici dei quattordici anni da maschio, fidatevi), la femmina, che arriva fiera e tronfia del suo accento del sud (e sono due), odiosa davvero ma che, man mano che passano i minuti, proprio come il suo personaggio, diventa, molto semplicemente, tenera, dolce, brava.
90 minuti di piacevolezza, con momenti meno riusciti ed altri perfetti. Un Chicken meritato.
E poi c'è la scena più bella, una scena che ripete i fasti danzerecci di una Liv Tayler che balla da sola - quando parte David Bowie che canta in italiano Space Oddity (testi Mogol)...
...tu piangi. E balli. E ti viene da dire «Non sarà l'ultimo film per noi»
Il fermo immagine finale, Truffaut allo stato puro, è una botta di vita pura e sincera. 

3 commenti:

  1. non riuscito al 100%, però anche a me è piaciuto.
    caso più unico che raro con il cinema italiano recente

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  2. anche a me è piaciuto molto, recensione perfetta!

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