mercoledì 13 settembre 2017

From nero to hero

Message from the King
Trama: King of the corco

In questo film di Netflix ci sta il principe di Whallala.. Whachoska... Wolfanga... come si chiama... quel paese della Marvel dove ci sta Black Panther? Wakanda.. Wakanda...
Insomma ci sta il principe di Wakanda, che ricordiamo non essere il principe di Zamunda
anche se vedendo il trailer sembra proprio lui


che va in America dall'Africa (te l'ho detto che fa i film sempre uguali!) perché non ha più notizie della sorella da troppo tempo e allora la va a cercare.,
Sorella che si chiama con un nome che mi fa consigliare fortemente di vedere il film originale perché
Ecco. La sorella la trova pure. Ma non è né Bianca né nera, è morta.
A quel punto il nostro si inalbera un pochetto
 
e, per vendicare la cara Bianca, si arma dell'arma (bianca pure quella) più pericolosa che uomo africano conosca, una catena per motorini rubata da un Ciaetto della Piaggio

Inizia a menare tutti quelli che hanno portato la sorella alla prostituzione, alla droga e infine alla morte, sì insomma sulla cattiva strada. E pensare che bastava prendere l'altro svincolo e diventava suora.
Da quel momento il fim diventa un revenge movie senza tante spiegazioni. Si picchia, si spacca, si strozza con la catena e via che si va. C'è il tempo di innamorarsi di una prostituta bionda interpretata da Teresa Palmer, il clone di Kristen Stewart (pensa che culo):

Giuro che sono due persone diverse!
...salvare il figliastro della sorella che lei aveva venduto a un produttore cinematografico laido e gay (diciamo che ecco non era proprio uno stinco di santo questa sorella), ammazzare il di cui sopra produttore cinematografico laido e gay (è tutto un tripudio di politically scorrect, forse l'unica cosa interessante del film), interpretato da Alfred Molina che WHY ANCORA NON HA FATTO UN FILM IN CUI FA PABLO ESCOBAR, ALFRED MOLINA?! Lo vuole l'internet! Lo chiedono tutti! Se googli "Alfred Molina Pablo Escobar" scopri che in tantissimi ci hanno già pensato:

e poi ammazza pure un dentista interpretato da Luke Evans, che è gay per davvero nella vita vera, ma qui non lo è, qui è solo un dentista stronzo, è quello che nelle pubblicità in cui 9 dentisti su 10 consigliano, lui è quello fuori dal coro. Perché ammazza un dentista credo sia perché si sa che i neri hanno dentature perfette e quindi i dentisti non gli servono a un cazzo... ah no, è quello che ha indicato la strada sbagliata alla sorella.
Comunque, tralasciando il film che è poca cosa, mi si scaturisce internamente un pensiero. Dopo aver visto anche altri audiovisivi originali Netflix sto maturando un'idea che non mi sembra del tutto campata in aria: e se Netflix utilizzasse le pellicole che produce - e anche certi serial - per RICICLARE I SOLDI?
No perché questo film, a metà tra un exploitation anni 70 e Drive, non è propriamente brutto (cioè, non è una roba SyFy, per dire...) ma è tanto tanto inutile, come stanno diventando un bel po' di prodotti targati Netflix (ogni riferimento ai Defenders e al fatto di aver distribuito quella MERDA di The Mist). Ragioniamoci tutti insieme quando perdiamo ore e ore e ore davanti a una serie che dura 10 episodi mentre palesemente andavano benissimo anche solo 3. Ho pure recuperato Narcos 2 e sto vedendo la 3... mai sonnifero fu migliore. Ne riparleremo...
Intanto chissà se Netflix, per accaparrarsi più pubblico black, metterà nel suo nutrito catalogo anche questi stupendi esempi di action e a fantascienza africani:

Io me li vedrei.

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