martedì 9 ottobre 2012

Anderson Kingdom

Moorise Kingdom
Trama: Volevamo stupirvi con affetti speciali.

Non serviva certo un gruppetto hipster per dirci che la cosa più giusta da fare nella vita è di desiderare fortemente di vivere in un film di Wes Anderson. In effetti servivo io, visto che lo dicevo anche da prima (data canta belli miei, ok loro pure cantano, ma la data è più intonata).
La verità però è che è lo stesso Wes ad avercelo detto, quando, nel suo capolavoro ritratto (a pastelli) d'interno con famiglia - certo, anche il suo film più commerciale, ma se quello è commerciale, ben venga, riempitemi di commerciale - «ho sempre voluto essere un Anderson Tenenbaum».
Ecco, ogni singolo film di Anderson tu stai lì e vuoi che la tua vita si trasformi in un suo film, ma non col tempo, tra un mese, domani, lo vuoi ORA. Adesso la mia vita deve diventare un film dove "partono i kinks e i cattivi non sono mai cattivi, davvero".
Vogliamo fare a gara di chi è lo studente preferito della prof? Di chi ha la famiglia più astrusa? Di chi è più elegante col il naso rotto, di chi ha i peli della coda più rossi? Wes Anderson è lo stile.
E lo sa.
Ora Wes è cresciuto e non ha più nessuna remora nell'affondare totalmente nel suo stesso meccanismo visivo. Lui indugia su inquadrature dove inevitabilmente c'è dentro tanto, tutto, ci sono millemila particolari e ninnoli e nessuno è fuori posto. L'ordine naturale degli oggetti per Anderson, ci si potrebbe scrivere una tesi, quasi una tesi d'archittettura.
Wes indugia su scenografie che sono sempre diorami giganti, formato essere umano. Indugia sui colori (in questo caso il Giallo). 

C'è chi li studia:
Indugia su movimenti di macchina sempre uguali, che ormai lo caratterizzano come le inquadrature da sotto tarantiniane o i paesaggi aerei di Jackson.
E mentre lui indugia consapevole e ossessivo con i suoi stilemi, noi indulgenti gli perdoniamo tutto. Anche un certo microscopico "arrovellamento" degli stessi.
Perché Anderson è la rappresentazione che l'intelligenza e la creatività indomita è una roulette russa, colpisce senza soluzione di continuità, e, guarda un po', può anche colpire il rampollo di una famiglia benestante. Poi quella creatività riesce a diventare una valvola critica e di sfogo fino a diventare uno stile (suo e quello del fratello illustratore) (tralascio di proposito lo stantio discorso delle "possibilità", della "bambagia", della "vita facile").
Quindi arriva il nuovo film di Wes Anderson e tu sai già che la tua vita ruoterà intorno al giorno in cui lo vedrai. L'aspettativa sale sempre di più ad ogni nuovo teaser, ad ogni nuovo nome di cast (Bruce Willis?!? Ma quel Bruce Willis?!), ad ogni nuova gif:
E poi lo vedi. E per una volta l'unica cosa che ti viene da pensare è "lo devo rivedere".
Ma non perché non ti ha convinto o davvero NON ti è piaciuto, quello no. Perché è IMPOSSIBILE non innamorarsi dei primi 10 minuti perfetti del film, è IMPOSSIBILE non voler vivere su un'isola che ci viene presentata così:
IMPOSSIBILE non voler iscriversi subito ai boy scout per mostrare fieri tutte le toppe vinte per la costruzione della canadese perfetta o per aver fatto il fuoco coi bastoncini in pochissimi minuti.
IMPOSSIBILE anche non volere Bill Murray (o Bruce Willis, ma questo Bruce Willis) come papà.
IMPOSSIBILE non adorare gli adulti del film, sempre più deboli, isterici, un po' patetici, e inevitabilmente più infantili degli infanti stessi

Se vogliamo davvero trovare il cardine della filmografia di Anderson lo dobbiamo cercare proprio qui: negli adulti bambini e nei bambini adulti.
La storia è quella di un ragazzino diversamente sociale (insomma un reietto di prima categoria) che, forte della sua solitudine e del non avere nulla da perdere, una volta rimasto folgorato da una ragazzina dallo sguardo triste, attua la manovra di rimorchio più BELLA, ROMANTICA, CORAGGIOSA (e irresistibile) che la storia ricordi, questa:
Se trovassi mai il coraggio di fare una cosa del genere vorrebbe dire che sarei in un film di Wes Anderson e avrei più ragazze. Cioè voglio dire avrei ancora più ragazze.
Moorise Kingdom ha quindi dalla sua tutta la perfezione, e il romaticismo fanciullesco che pervade la poetica di Anderson, ha tutti quegli elementi che amiamo tanto, anzi forse in questo caso ce ne sono ancora di più. Anderson è arrivato al punto di poter giocare con il suo stesso stile. Così come Tarantino ti prende un attore imbolsito e vicino al coma cerebrale (aveva appena fatto Senti chi parla 3) come Travolta e gli risolleva la carriera mettendolo in un contesto totalmente nuovo (vedi anche Brad Pitt che fa gli scalpi), così Anderson fa l'operazione contraria e trasforma il cazzutissimo John McLane in un poliziotto tristoide e solitario (nel senso di avvinto dalla solitudine) di periferia isolana (e quindi sì, un ALTRO poliziotto si aggiunge alla filmografia di Bruce, ma quanto è umano questa volta), trasforma uno spietato neonazista (o serial killer, o mostro verde spaccatutto) in un tenero e fessacchiotto capo-lupetti, trasforma addirittura Mr. White in un buffonesco generale scout militarizzato che non sa neanche come si resiste ad una diga che esonda.
Anderson attua, consapevolissimo, il processo di trasformazione dell'attore e di cambiamento di punto di vista del suo carattere precedente (Bruce Willis: figo da film d'azione, Edward Norton: esperto di ruoli borderline, Harvey Keitel, risolvi problemi) fino a creare una nuova prospettiva, prende uno che sei abituato a vedere ricoperto di ferite e pistolettate e te lo trasforma in un omuncolo qualunque. Non fa altro (in realtà è la cosa più complicata del mondo) che dissezionare la filmografia dell'attore che sceglie e portarlo a sè, ai suoi stilemi, al suo stile, ai suoi costumi, ai suoi colori. Questo è un processo davvero tanto caro ad Anderson (vedi tutti i Tenenbaum uno ad uno tute rosse e fascette da tennis comprese) ma questa volta è spinto ai limiti. Una cosa è prendere Jason Schwartzman e adattarlo a isterichetto e viziato studente geniale, o usare la maschera impossibile e stupendamente triste di BIll Murray, un'altra è portare Bruce Willis in un film tutto pastello e bizzarie e farcelo stare comodo (sebbene Bruce ha in filmografia grandissimi film).
Wes Anderson vince. Perché Wes Anderson vince sempre.
Mi concentro su Bruce Willis perché davvero questo film è suo.
Si potrebbe dire che i protagonisti sono i due ragazzini e non si sbaglierebbe. Ma sono caratteri già esplorati da Anderson (la bambina triste, il ragazzino ossessivo); certo hanno momenti di puro splendore, di pura poesia come l'inizio (una sorta di chat versione letterina cartacea), gli orecchini cimini
o le frasi da grandi (o da bambini grandi?)

o il balletto stupendo, francioso, anche se leggermente autocelebrativo (ma wes se lo può permettere), della serie "facciamo la scena da ricordare":
Ma Bruce. Ecco, Bruce è il personaggio (e l'attore) che davvero muove tutto il film. Dal rimbrotto (già paterno) iniziale al salvataggio "fulminante" del finale (una scena che sembra uscita da Mr. Fox). Bruce è questo film.
Che devo rivedere, perché comunque credo di essermi distratto troppe volte. Colpa mia, non solo mia. È che avevo appena vinto la gara di coltivazione broccoli e...
Quindi classifica andersoniana aggionata:
Tenenbaum - Darjeeling (e relativo Hotel Chevalier) - Rushmore - Mr. Fox - Moorise - Zizou - Battle Rocket. Vale la pena aggiungere un altro paio di gif perché mi va.
Vale la pena fare una ricerca iconografica degna di nota (ma non avrà note, i nomi mi annoiano, quando non sono il mio)
[mi dite se funziona questa cosa che li metto piccoli voi cliccate e si vedono grandi]
Vale la pena vedere questi sorta di spin-off:


Vale la pena rivedere alcuni stralci di quello strambo personaggio che sembra uscito dallo staff di Zizou e che è il deux ex machina nonché coro greco del film. Qui ci presenta i personaggi:


Che sono special extra-film che non servono solo a spiegarci la location o i personaggi, ma anche a farci mettere comodi ed entrare nel favoloso mondo di Wes. Un mondo da studiare e imparare a memoria. Wes Studi. L'importante è non cercare di copiarlo mai, si rischia di fare la figura degli inetti. 
Poi un behind the scene:

e il nostro amato Bill che ci fa accompagna a fare due passi sul set

e una delle stupendevolezze che - come al solito per Wes - compongono la colonna sonora:
Ma più di tutto vale la pena rivedere subito il film per togliersi dalla testa quei piccoli dubbi sulla sua riuscita, ecco, questo più di tutto.

2 commenti:

  1. C&B ogni volta che apro il tuo sito mi esplode il pc (per par condicio sia win che mac) e un giovane webmaster muore in culla... eppure continuo a volerti beene lo stesso. Questa pagina è così pesante che mi laaagga anche la tastiera.
    Seriamente, mauando esce questo gioiello in Italia? Uscirà mai? Voglio vederlo al cinema comodo comodo con i popcorn e il sorrisino compiaciuto.
    Ho adorato persino Zizou che era un po' moscio e con poco mordente, già solo Bowie in portoghese rendeva il film imperdibile. E ancora adesso vorrrei tanto essere Max Fischer di Rushmore.

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  2. bella recensione anche se io ho ADORATO questo film! Il ragazzino scout hipster è figo dai :D poi finalmente un ruolo quasi decente per Edward Norton.

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