venerdì 28 ottobre 2011

FFR2011 Extra • The Dark Side of the Sun

The Dark Side of the Sun
Trama:  - Mamma andiamo al mare? - No.

Il che non fa per niente ridere. Perché Dark Side of the Sun è un film che parla di una cosa che se solo ci pensi un secondo di più stai male, tipo per sempre.
Parla di XP. Per spiegarvi l'XP, intanto, copio/incollo le parole usate nel comunicato stampa:
Lo Xeroderma Pigmentosum è una malattia, estremamente rara, che consiste principalmente in una deficienza della Nucleotide Excision Repair (NER), ossia della capacità delle cellule umane di riparare i danni provocati dall'esposizione ai raggi ultravioletti. Questo comporta nei pazienti di XP un'esposizione ai tumori della pelle mille volte superiore rispetto a quella di un soggetto sano. Non si può guarire da questa malattia. I raggi ultravioletti, principalmente provenienti dal sole, ma anche generati da alcuni sistemi di illuminazione artificiale, sono sempre e comunque dannosi per i malati; non esiste un livello di esposizione sicura ai raggi ultravioletti e i danni sono cumulativi: maggiore è l'esposizione, peggiori le conseguenze. Le aspettative di vita di un malato di XP sono molto basse. Questo costringe i malati a una vita letteralmente rovesciata, che si svolge principalmente di notte. Dove finisce la giornata di un bambino sano comincia quella di un bambino affetto da XP.
Capite? Riuscite solo a immaginare una vita vissuta combattendo contro un nemico grande 1.392.000 Km che per 12 ore al giorno sta lì, instancabile, immenso, bruciante, che ti guarda ardere senza pietà. E così, tutta. la. vita. No, non lo possiamo immaginare, perché è una di quelle cose che non ci pensi proprio: arriva Marzo e la prima cosa che tu pensi è "Bello! Da adesso tutte le domeniche al parco!". Invece chi ha l'XP non lo pensa. Chi ha l'XP non vive il sole. Di loro parla TDSotS, un documentario. E lo fa documentando un progetto, il Camp Sundown, una sorta di campo estivo dove bambini di tutto il mondo, affetti da XP, sono accolti per recuperare il senso stesso di gruppo, di amicizia, di "società". Quando sono al Camp Sundown, i bambini vivono la notte, la scoprono, si lasciano avvolgere dall'oscurità e capiscono che la loro è una vita privata di luce, ma piena di calore. 
Di questo racconta il documentario, di come un bambino può stupirsi di fronte ad un gufo, o giocare con le lucciole, senza sentirsi diverso, malato, disperato. Di come la fantasia di un bambino vince qualsiasi malattia, qualsiasi tragedia. Di come un bambino vive (e vivrà sempre) in un cartone animato romantico e bellissimo. 
Un cartone animato che nel film c'è. E che fa di TDSotS una produzione diversa e coraggiosa, un film che può essesere con cognizione di causa preso come un faro da seguire nell'oscurità produttiva in cui vive il cinema italiano. Ed è della parte a cartoni animati, gli inserti d'animazione che voglio parlare, e tanto.
L'animazione è stata diretta da LRNZ (Lorenzo Ceccotti, qui il suo sito, nuovo). Un artista (del fumetto, dell'illustrazione, dell'animazione) che conosco (ho fatto i conti, stupendomi) da 13 anni. Vicini, anche se non insieme, ci siamo affacciati nel mondo del fumetto che poi è diventato illustrazione e grafica che poi sono diventati lavoro (e la parola Arte non la metto che a me non mi si addice, a lui sì); e per tutti questi ultimi 13 ci siamo incrociati, tante volte. Come avrete capito C&B, nella sua vita extra-film (sì, ho una vita extra-film) fa le cose di carta, le chiamano riviste o magazine. Facendo un rapido calcolo non c'è stato un singolo progetto dove non abbia chiesto a LRNZ di partecipare, di arricchire una o più pagine con il suo stile. Neanche uno. Mi ricordo l'incipit di una mail che gli spedii tempo fa: "Ogni giorno in Italia giorno una rivista viene stampata e si mette a correre dietro a LRNZ". Ecco, LRNZ è uno di quelli che "vai sul sicuro". Hai la pagina, gli dai le misure, e sai che lui quella pagina te la trasforma in un capolavoro. Una volta ne ho scritto, brevemente, così:
Lorenzo Ceccotti ha tutte le caratteristiche di un supereroe. Prima di tutto ha due personalità. Una la “indossa” nei luoghi pubblici, con le persone che conosce poco: tranquilla e taciturna. Poi c’è l'identità segreta (che porta il suo nome con qualche vocale in meno); è questa che crea illustrazioni che mozzano il fiato ai cattivi (gusti) e come implosioni siderali sbaragliano centomila nemici in un colpo solo. Lrnz è l’identità segreta di Lorenzo Ceccotti. O forse è più vero il contrario.
E un'altra volta abbiamo fatto un'intervista, 2 stralci:
Nei tuoi disegni ci sono spesso creature gigantesche e distruttive, ma con eleganza. Da dove vengono i tuoi giganti? 
Mi piace raccontare cose belle. Trovo la bellezza di un fiorellino piccolissimo pari alla bellezza di un’onda anomala. Detto questo mi piace lavorare con la stilizzazione, non tanto grafica quanto della messa in scena. Esaltare con un fuoriscala un elemento piuttosto che un altro mi consente di arrivare a una rappresentazione simbolica senza abbandonare uno stile figurativo. Posso avere un approccio che sposta le gerarchie semantiche sul piano grafico compositivo senza perdere l’uso della prospettiva, ad esempio; è come unire la tecnica narrativa dei dipinti rupestri preistorici ai canoni del disegno rinascimentale. Poi è innegabile che una cosa gigante è sempre, sempre, sempre interessante. Gamberetti giganti? Interessantissimi! 

Viene facile ipotizzare anche un’ascendenza giapponese per i tuoi giganti… 
Totale, e infatti la loro tecnica di composizione va oltre la nostra banale rappresentazione secondo i canoni prospettici rinascimentali. I giapponesi hanno il puro segnale con il massimo abbattimento di rumore, senza incappare nella stilizzazione sterile. Il dettaglio dove serve.
Per farvi capire, queste sono alcune cose di LRNZ:
E poi non fate finta di non conoscerlo perché l'avete visti tutti i cartelloni della Festa del Cinema di Roma del 2009 (a proposito):
E se proprio non vi basta, sappiate che LRNZ ha scritto quello che è e rimane il miglior fumetto breve erotico mai scritto (sì, altro che Manara), questo.
Quindi le vite si incrociano e ricordo un giorno di vari mesi fa, quando incontrandolo per caso mi ha detto: "Oh. Faccio il mio primo film d'animazione". Ricordo di aver visto quello sguardo e sentito quel tono solo un'altra volta in vita mia, quando un (altro) mio amico mi ha detto che aspettava un figlio. Voluto. Ecco, questo è l'autore del cartoon contenuto nel documentario. E ti accorgi che questa definizione è sbagliata, perché TDSotD è un documentario contenuto in un film d'animazione, NON è un film dal vero con inserti cartoon, è un cartoon con inserti documentaristici. E il motivo è semplice: la parte animata è di gran lunga più potente di quella filmata.
Una recensione di un documentario del genere non è semplice, prima di tutto perché sono coinvolte persone che conosci e rispetti, ma proprio per questo sai di poter dire esattamente quello che pensi. Ed eccolo qui.
Un documentario su "poveri bambini malati" ha di per sè un rischio "ricatattorio" grosso come una casa, e per fortuna il regista - Carlo Shalom Hintermann - dribbla la tristezza pornografica del dolore mostrandoci bambini, a loro modo e con i loro tempi, felici. Basta la condizione in sè, il pensiero, quel secondo in più di cui parlavo all'inizio, per farti stritolare il cuore; ma quelli che vedi sullo schermo sono bambini che vivono, non sono bambini reietti, sono una società. Purtroppo però è il documentario in sè a funzionare poco, forse è proprio la scelta di non farci sfiorare, se non in maniera fin troppo blanda, la tragedia? (Non ho appena detto il contrario?) Le idee si confondono perché il materiale è difficile, delicato. 

Ma la verità è che la parte documentaristica non "entra dentro", non scalfisce, funziona poco, sfiata alla costante ricerca di una poesia che non riesce a trovare, inciampa in sequenze troppo "ammiccanti" e a volte un po' troppo "teatrali" (la scena delle lampade luminose che volano è fin troppo didascalica e l'averla evidentemente coreografata - uno al centro tutti gli altri in cerchio - distrugge in qualche modo la quinta della realtà documentata). Il che è un peccato perché la forza del materiale di partenza era prepotente e poteva venire fuori qualcosa di davvero memorabile (senza falsi buonismi o lacrime da sabato sera in TV). E poi c'è la parte a cartoni animati. 
LRNZ non nasconde - non l'ha MAI fatto - il suo Amore, direi simbiotico, per autori come Otomo, Nagai e soprattutto Miyazaki, e il character design dei personaggi è frutto di quell'Amore. 
Ma c'è un dato che prevalica l'amore o l'omaggio o la similitudine: è la Realtà stessa che regala a LRNZ l'occasione di omaggiare l'animazione giapponese. Tra i ragazzi che frequentano il Camp Sundown, infatti, ci sono PROPRIO TUTTI i caratteri che abbiamo imparato a conoscere quando stavamo incollati davanti ai cartoni animati giapponesi negli Anni80: c'è il ciccio bonaccione:
C'è la ragazzina magrolina ma dal carattere forte:
C'è la chiacchierona:
Sono loro che diventano protagonisti della sezione animata (e i piccoli doppiano sè stessi), ma prima di tutto, esistono davvero. Questo è oltre la finzione cinematografica, oltre il documentario; è una cosa, pare banale, vera. Loro sono veri. E quindi si superano anche le sequenze che raccontano forse troppo, un po' di parole in meno, forse, ma è tutto perdonato, perché in ogni singolo frame prevalica l'amore per quello che si sta facendo. Si vede. Si sente.
Un'ultima cosa mi viene in mente. Lo sforzo produttivo di un'operazione del genere - 4 (QUATTRO) animatori che MERITANO UNO PER UNO I NOMI E I COGNOMI in ogni dove, anche qui: 
Pamela Poltronieri - Albo Ramiro Rossin 
Giorgia Velluso - Mariachiara Di Giorgio
sono riusciti a creare un prodotto così definito, completo, anche se con alcune minuscole incertezze, ma innegabilmente potente, riuscito... professionale - a cosa porterà? La traccia è segnata, qualcuno inizierà a seguirla? Fa un po' specie, in effetti, pensare che la comunicazione del film debba fare leva sugli inserti animati come fossero qualcosa di "unico", "speciale", "incredibile", "wow novità!"... la dice lunga sulla povertà d'intenti in cui navighiamo (al cinema intendo). C'è da chiedersi se siamo finalmente davanti al momento in cui qualcosa (e qualcuno) ha capito che l'animazione ha la stessa identica dignità di quello che i critici chiamano Cinema. Che l'animazione è Cinema. La domanda forse è retorica, perché qualcosa mi dice che tra qualche anno incontrerò LRNZ dopo una lunghissima pausa e mi racconterà di come negli ultimi due/tre anni ha lavorato in Giappone o in America o in Cina, o sul lato oscuro del Sole, al suo primo lungometraggio animato, con la sua equipe; e lo farà sempre con lo stesso sguardo che regala a tutto quello che fa.
Ma queste sono solo parole. The Dark Side of the Sun è un film che merita tutto il successo possibile perché trasuda passione ogni secondo, e getta una luce - che però non uccide - su un gruppo di ragazzini coraggiosi, molto più coraggiosi di quelli dei film di Spielberg. 
Un film che ci racconta di bambini, che possono sembrare piccoli e soli. E invece sono piccoli Soli. E il loro calore è più forte di mille Supernova.
• Il film sarà proiettato il 3 Novembre durante la FFR2011, andateci •

7 commenti:

  1. Voglio vederlo! come faccio? non posso venire a ROma... Complimenti a LRNZ!

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  2. sembra interessante, soprattutto la parte animata...

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  3. lrnz: :)
    squ@lo: vedrai che uscirà presto in dvd...tieni d'occhio il sito di lrnz sicuro lo annuncia
    m@rco: sì, visioni non mainstream da vedere!

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  4. Diamnine, son commossa!!!!


    isa

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  5. Pure io sono commossa... wow!
    E' un articolo pieno d'amore (quello puro intendo, niente malintesi)...
    ; )

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  6. mi associo all'entusiasmo generale!
    :)

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